Tre ciclisti sul Cammino di Santiago

Racconto umoristico del viaggio di Massimo Bonifati, Federico Negrini e don Remo Resca

da Astorga a Santiago di Compostela KM 260

 

Poichè molti si sono adoperati a narrare le loro gesta con foto, filmati e canzoni

noi offriremo il nostro contributo con un piccolo racconto.

Il 2012 è un anno speciale nel rapporto fra S. Giacomo di Piumazzo e Santiago di Compostela: ben cinquanta pellegrini, divisi in quattro gruppi, percorrendo cammini diversi, si sono dati appuntamento nello stesso giorno e alla stessa ora davanti all'Apostolo Pellegrino.

Ecco il resoconto del gruppo dei ciclisti

 

Piumazzo - Sabato 30 Giugno 2012 - ore 21

1. I freni VBrake

 

Tutto è pronto: cartine, borse, vestiti, copertoni di ricambio. E’ la prima volta che Massimo, Federico e io facciamo un lungo viaggio insieme in bicicletta. Per caricarle in automobile occorre smontarle, operazione facile se il compagno di viaggio ti sa aiutare. Massimo ha senso pratico, visto come ha risolto il problema del portapacchi; Federico ha tenuto un “laboratorio di meccanica" ai bimbi di estate ragazzi, dunque è un maestro. Ma al momento del carico, l’illusione che gli altri facciano la tua parte crolla miseramente. Il Negrini ne ha abbastanza di capire come funziona la sua Gary Fischer, essendo la prima volta che la prende in mano. Il Bonifati ha acquistato una serie di borse da viaggio, ultima generazione, con manuale di istruzione di 2154 pagine; l’amico ha una vera passione per i manuali di istruzione e quando gliene capita in mano uno, non riesce a resistere alla tentazione di leggerlo; tutto. Così rimango solo e abbandonato davanti alla mia Diamond Back, alla quale timidamente mi avvicino con l’intento di smontarla. La cosa procede a principio con una certa celerità e allegria. Fino al momento dei freni. Questi piccoli aggeggi hanno il potere riconosciuto di togliere la pace anche al più grosso e robusto dei ciclisti. Per smontare la ruota, occorre aprire le ganasce. Ma il mio freno VBrake non obbedisce; o perché trascurato da piccolo, o trattato male dal meccanico, o semplicemente di indole ribelle, non ne vuole affatto sapere di aprirsi. Provo con le buone, con le cattive; con spinta laterale, con tiraggio anteriore ... lo guardo, lo studio, gli parlo, lo accarezzo; le dita sono roventi per sforzo e sfregamento, niente. Passano i minuti, in un bagno di sudore, chiedo compassionevolmente ai miei compagni aiuto, ma invano. Federico guarda  la scena con pedagogico distacco, come il professore osserva immobile il viso angosciato dell’alunno durante un compito in classe. Massimo è tutto assorto nel leggere pagina 378 del suo manuale e nulla lo distoglie dal paragrafo sulle “posizioni delle cinghie”. Allora coadiuvato da un mazzo di brugole, in un’afa indonesiana, riesco da solo a finire l’operazione e caricare il mezzo.

Papà mi vede, sporco e livido di fatica. Nell’ora in cui tutte le persone normali si godono la sera, davanti ad un gelato o una bibita al bar, il figlio di Misaele sembra il “Rànno”, il matto di Castello d’Argile, che dopo avere caricato borse e pacchetti, partiva in bicicletta, gridando: “Vado a Romaaa!”. Eppure nei suoi occhi stanchi brilla una luce bella, che non è esattamente quella del pellegrino, piuttosto quella del neonato meccanico, che ha imparato a cavarsela perfino con i più complicati freni VBrake.

 

Astorga - Lunedì 2 Luglio 2012

2. I vantaggi della tecnologia

Da Piumazzo ad Astorga sono 2000 km. Viaggiamo nell'auto spaziosa di Massimo, che si assume anche la fatica della guida. Conosce bene il percorso, ma sopratutto sa usare la tecnologia. Col "navigatore" ha simbiosi perfetta; ci dialoga come con un amico, ci scherza come con una fidanzata: sussurra, tocca, guarda, l'ammira, l'ascolta. Tuttavia il vero amore segreto di Massimo è l'iPhone. Col suo sterminato numero di "applicazioni", può venire incontro od ogni più bizzarra esigenza. Ci ha aiutato a cercare la rotta, calcolato chilometri, i dislivelli, i tempi. Ci ha tradotto i menu nei ristoranti, immortalati in bellissime foto e filmati. E' un tentatore: privo di senso etico, qualunque cosa chiedi, te la da. Massimo dice che per capire un luogo e un popolo, occorre apprezzarne le specialità: così col suo iPhone trova sempre "un posticino dietro l'angolo dove si mangiano buone cosine ... " oppure "l'Hotel 4 stelle dove spende pochissimo". Conosce tutte le occasioni di Booking, TripAdvisor, Trivago. Il risultato che ne consegue è un pellegrino curioso e un tantino gaudente, completamente diverso dagli antichi viandanti ingenui, indifesi, affamati, all'addiaccio. Il nostro amico rimedia scegliendo libere e personali penitenze o pazientando quando il raffinato strumento non funziona. E per fortuna ogni tanto succede, lasciando al pellegrino tutta la sua naturale, sana e primitiva incertezza.

 

Ponferrada - Martedì 3 Luglio 2012
3. Discammino

La partenza in bici da Astorga è trionfale: uno dietro l'altro, vestiti tutti e tre di giallo vivo, con le borse appese ai fianchi: una vera spedizione! La giornata serena e il percorso pianeggiante su morbido ghiaino è quanto di più gradito si possa immaginare. All'orizzonte si vedono le montagne, fino alla Cruz de Hierro, punto più alto del cammino. Nella bella cittadina di Rabanal incrociamo un pulmino argentato, nuovissimo, con tanta gente attorno e la scritta "Discammino". E' una associazione per i disabili, che sta realizzando il progetto di portare sul Cammino persone con handicap. Ci sono le telecamere, sopratutto siamo attratti dalle strane e geniali bici-carrozzelle, sicuramente costruite per l'occasione. I pedalatori si danno il cambio, in un percorso a dire poco arduo. Li salutiamo, ci complimentiamo, pensando di non vederci più ... faremo sicuramente il doppio di strada rispetto a loro. Con lieve sorpresa scopriamo che in cima alla montagna arrivano prima loro: "saranno saliti sul pulmino" pensiamo. Ma anche alla tappa seguente ci precedono, finchè li perdiamo di vista. I casi sono due: o loro sono dei fuoriclasse o quelli del "discammino" siamo noi. 

 

O Cebreiro - Mercoledì 4 luglio 2012

4. Federico e la grande salita

La seconda tappa, Il tratto che da Ponferrada sale a O Cebreiro è uno dei più fantastici del Cammino. Si esce dalla turrita città dei Templari e per strade tranquille ci si inoltra in una ondulata, dolcissima, infinita distesa di vigne, fino a Villafranca del Bierzo. Federico incrocia un gruppetto di ciclisti veloci e vi si unisce. E' ragazzo di poche parole: solo quando si parla di sport o politica si scalda, sostenendo con la mimica di tutto il corpo la discussione. Ha passione sviscerata per la bicicletta. Quando sotto un torrenziale acquazzone scendiamo da O Cebreiro verso Triacastela, prima di entrare nel bar, Federico copre con un telo la bici "per evitare che si bagni". Così ogni sera la sgrassa, la pulisce, la asciuga. Non abbiamo certezza, ma fondato sospetto, che le canti anche la ninna nanna. 

A Villafranca, Federico, lasciati gli amici ci aspetta. Il primo tratto è pedalabile e la pioggia ci rende veloci, uno dietro l'altro. ma da Valcarge inizia l'inferno. Per il pellegrino a piedi è un tratto difficile, ma affrontabile, il ciclista invece ha un'unica fortuna: non sapere cosa lo aspetta. Dopo un quarto d'ora il parroco di Piumazzo non ha vergogna a scendere di sella e proseguire per l'erta con bici a mano. Massimo resiste sui pedali, ma con fatica. Federico non lo vediamo, se non a tratti, lontano, curvo, nella costante posizione dello scalatore. Una nebbia fredda ci accoglie in cima alla montagna. Salutiamo Federico sul terrazzo del rustico Hotel. 
"Come e andata?" 
Non risponde, ma muove concitato il viso, straripante di perplessità ...
"È stata dura? Sei arrivato molto prima di noi ..."  
Continuano le espressioni sconvolte, afasia da trauma ...
"A cosa paragoneresti questa salita?
Scuote la testa e con tragica aria fantozziana sentenzia: "allo Zoncolan", la più tremenda tappa che sia mai stata inserita nel Giro d'Italia.
Anche i campioni si stancano; noi siamo contenti di non essere stravolti: davanti ad un buon the, consideriamo che lentezza e debolezza qualche volta possono avere dei vantaggi e portare anche molto lontano. 

Ferreiros - Giovedì 5 Luglio 2012

5. D'arte vissi e d'amor

Massimo, oltre al navigatore, ascolta molto anche sua moglie Nadia. Prima di partire hanno studiato insieme il viaggio, scoprendo che lungo il percorso sta un tesoro di storia e d'arte: l'antico monastero di Samos. E' incastonato in mezzo alle montagne, nel tratto terzo del nostro itinerario da O Cebreiro a Sarria. Piove. Da ore pedaliamo nel bagnato, arrivando fradici e congelati davanti alla monumentale costruzione.
Vorrei dare solo una veloce occhiata, ma negli occhi di Massimo sta la imperiosa e dolce sagoma di Nadia, alla quale non può tornare, senza avere visto quanto programmato. Bagnati sono i guanti, la cuffia, la giacca ... congelate le spalle, la schiena, i piedi ...  Ci informano: la visita guidata dura mezz'ora; con aria supplichevole chiedo all'incaricata: "si può ... in venti minuti? .... abbiamo tanta strada da fare!". Massimo propende invece decisamente per la visita lenta e completa: se Nadia lo interroga, vuole saper rispondere con entusiasmo e dovizia di particolari. Fra le colonne del chiostro saltello, mi sbraccio, cammino veloce, per far salire di qualche grado la temperatura. Ma il luogo è così bello e la guida così brava da fugare ogni resistenza e timore. Anche il freddo si inchina all'arte e alla storia e a fine visita siamo contenti e ...asciutti. Unica nota "gelida" è considerare come luoghi un tempo pieni di vita e di fede siano ora deserti, monumenti per turisti, senza chi vi abiti, cantando le lodi del Signore. Ma questo è un altro discorso. 

 

Arzua - Venerdì 6 Luglio 2012

6. Una storia infinita 

La quarta tappa del nostro viaggio è Fereiros - Arzua, quasi 70 km; tanti per un giorno solo. Dobbiamo prepararci ad una giornata lunga, non perdere tempo, pazientare se sarà fatica. Siamo in forma e la prima tappa è presto raggiunta. A Portomarin sosta in chiesa, spuntino e subito di nuovo in sella. Si attraversano i luoghi classici del Cammino, ben conosciuti a chi percorre "gli ultimi cento": Castromajor, Palas de Reis, Lingonde, ecc . A Melide sosta d'obbligo alla pulperia di Ezechiele e alla chiesa della Immacolata per il Rosario, anche se abbiamo ancora tanta strada da fare. Alle 17,00 vien da fare lo spiritoso: "Ho una buona notizia da darvi: ne abbiamo ancora per due ore!" Sul sentiero reso fangoso dalla pioggia, in un tratto di bosco in lieve discesa, ebbro di soddisfazione, ricordando il titolo di un famoso libro, apro le braccia gridando: "Questa è una Storia Infinitaaaa!" La ruota anteriore perde aderenza e in un istante precipito a terra, fra il fango e i sassi del sentiero. Sic! Tento di compormi, minimizzare la cosa, dico "non è niente"; i compagni ovviamente ridono, fanno le foto, filmano ... è proprio "una storia infinita"! Come si fa presto a passare dall'entusiasmo alla desolazione! Sono sporco, sopratutto insanguinato alle ginocchia, ai gomiti. Provo a pulire le ferite con l'acqua della borraccia, ma non conta. Lontani da ogni centro abitato, il timore di infezione non è banale. In una villetta scorta sulla sinistra, fortunatamente ci offrono acqua e anche disinfettante per le ferite. La Provvidenza non manca per i pellegrini, anche se li consiglia di essere prudenti e non lasciarsi andare a infantili entusiasmi, specie a fine giornata, quando si è stanchi e meno concentrati. Arriviamo tardissimo all'alloggio, dove ceneremo e dormiremo benissimo. A messa non riesco a stare in ginocchio, né appoggiato al banco, per le lesioni. Una pellegrina mi si avvicina, viso radioso, sorriso coinvolgente, voglia di comunicare: "Sono ceca" ripete più volte e io realizzo che mi pare ci veda benissimo. Dopo avere detto "Brno" capisco che intende la Cecoslovacchia. Lei non sarà ceca, ma stasera io son proprio suonato. 

 

Sabato 7 Luglio 2012

7. Santiago 

L'ultima tappa è breve, per poter arrivare a Santiago per la Messa delle 12,00. Anzi vorremmo arrivare prima e salutare in Piazza Obradoiro gli amici del Portoghese e tutti quelli di Piumazzo. Il cielo è coperto e pedaliamo sempre sotto l'acqua. Non è molto divertente, anche perchè siamo sulla trafficata provinciale, con lo sguardo continuo all'orologio, nel timore di arrivare tardi. 

Il cuore è a Santiago, alla Basilica, a San Giacomo, al senso del nostro pellegrinaggio. È stato molto bello anche in bicicletta: compagni cordiali e ammirevoli per virtù. La bici concentra molto l'attenzione su di sè e non è facilissimo pregare pedalando; inoltre è più faticoso che procedere a piedi. Anche il vantaggio chilometrico non è eccessivo: su questo percorso si fa appena il doppio di strada. È semplicemente un bel gioco, infantile, non lontano dallo spirito del Cammino. Straordinarie le sensazioni del mettersi in sella, dell'afferrare il manubrio, del sentire il terreno scorrere sotto le ruote e il senso di "carovana" nel viaggiare con le borse appese ai lati. 

Arrivati in Basilica salutiamo tutti: Lauro e Teresa col Coro già pronto per  il canto, il gruppo di Marco Serra e William Ghedini, felice di avere replicato l'esperienza indimenticabile dello scorso anno, salutiamo i parrocchiani arrivati in aereo. Durante la messa, a San Giacomo dico che è l'ultima volta che vengo. Si sarà stancato anche lui di vedermi. Nella vita non esiste solo Santiago. Mi pare di dire una ovvietà, poi improvvisamente, a metà celebrazione, spunta un groppo alla gola, una emozione così bella e piena, da divenire torrente di lacrime: "Come si può non venire più?" dico a san Giacomo, guardandolo nella bella immagine, sull'altare ... Un sacerdote tedesco, vedendomi piangere, si avvicina per chiedere se stia male: "No, sto troppo bene".

Al ristorante Casa Manolo, davanti a piatti speciali, naturalmente consigliati da Massimo, viviamo l'ultimo rituale momento fra noi tre ciclisti. Sono le 4 del pomeriggio, abbiamo già perso la compostela, fatto la doccia e siamo rilassati. Ci guardiamo l'un l'altro con grata tenerezza, contenti di aver pedalato insieme, di esserci "aspettati", di essere entrati, grazie al Cammino, per sempre l'uno nel cuore dell'altro. 

Perchè il Cammino sia così bello non lo so; "di molte cose importanti, per fortuna, non esiste spiegazione. Sono così e basta"(Giovanni Guareschi)