Pellegrinaggio da Piumazzo a Santiago di Compostela. Parte 1° Piumazzo - Genova: Prologo 6-7 Giugno, poi 29 Agosto - 7 Settembre 2011

6 Giugno 2011 Lunedì. PIUMAZZO - SANTUARIO DI PUIANELLO km 25

Dalla Madonna della Provvidenza di Piumazzo, alla Madonna della Salute di Puianello.

Con Maria inizia il viaggio: bello invocare la salute, alla partenza; per sè e per gli altri.

Libri guida del cammino: breviario, letture del giorno, Scuola di Preghiera di P. Andrea Gasparino, Filocalia. Il vangelo del giorno recita: "Io non sono solo, il Padre è con me". 

Nelle Lodi del mattino c'è il Salmo 83:

"Beato chi trova in te la sua forza

e decide nel suo cuore il santo viaggio.

Passando per la valle del pianto

la cambia in una sorgente

anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni

cresce lungo il ammino il suo vigore

finchè compare davanti a Dio in Sion

 

Ore 8,00. Dopo Messa partenza verso ovest: in quella direzione è Santiago. Passaggio obbligato davanti all'Asilo. Nella campagna di Luigi Nizzi alcuni volatili, contraddicendo la loro natura, si ostinano a camminarmi accanto: fagiani, piccioni ... come se volessero mettersi a ritmo del pellegrino. Sul percorso "Sole", a dispetto del nome, comincia a piovere forte; l'acqua ravviva gli orti, miseri fazzoletti di terra, resi graziosi dalla cura degli uomini: gigli fioriti, viti che crescono sopra i tetti, arnie colorate delle api. Smette di piovere entrando a Vignola. Atmosfera gentile nelle case e nelle vie: gelsomini, lavanda ed edere sui muri antichi. Sosta nella Parrocchiale per una preghiera.

 

All'imbocco di via Vittorio Veneto sento i piedi non proprio a posto: sotto la tettoia di un bar chiuso per turno, s'impone una ispezione. La pelle dei piedi è cotta dall'acqua: colore livido, increspature repellenti, da anguilla marinata. Per fortuna ho scarpe di ricambio e dopo una accurata asciugatura e sostituzione di calze e tutto, riprendo la salita verso Castelvetro. Qualche ciliegia staccata da alberi grondanti d'acqua è il mio pranzo, ma non di sole ciliegie vive l'uomo. Il corpo chiede qualcosa di diverso, meno rosso, meno acido, meno dolce ... purtroppo ho dimenticato di fare scorta e tutti i locali di Castelvetro e dintorni sono oggi tassativamente chiusi! Al pellegrino non rimane che inchinarsi alla legge della fame.

A Levizzano, nella forzata attesa che apra il negozio Alimentari, ho la possibilità di una prolungata sosta di preghiera in chiesa, provvidenzialmente aperta. Arrivo al Santuario di Puianello alle 17,00: incontro con Maria, con P. Alberto, P. Carlo e a sera con P. Germano.     

 

7 Giugno 2011: SANTUARIO DI PUIANELLO - PRIGNANO SULLA SECCHIA km 26

L'alba del martedì è buia, nebbiosa e diluvia. Ma l'umore del pellegrino è alle stelle, per la stupenda serata e la prospettiva di mettersi subito per strada. Il salmo di lodi dice:"Pioggia abbondanti riversasti o Dio, rinvigorivi la tua eredità esausta". L'ospitalità dei tre frati è stata calda e santa: il Guardiano p. Alberto è il più giovane, di Bagnarola di Budrio, serio, preparato, buono di animo, umile e disponibile. Non conosce l'esperienza del Cammino, ma nei suoi occhi leggo volontà di "imparare". Sono discreto: neppure gli rivelo tutta la mia "storia" e il progetto grande che oggi inizia. Dedicheremo la serata alla conoscenza di P. Raffaele di Mestre, avendo con noi il Postulatore della Causa di beatificazione, P. Carlo: spiritoso, sapiente, energico e appassionato. A lui non pare vero di avere un ascoltatore così interessato e al pellegrino un maestro così unico. A tarda sera, dopo una cena "alla frati", ricca, varia, semplice, cordiale, rientra P. Germano Giuseppe Bernardini, già vescovo di Smirne per quaranta anni: autorità nel mondo della chiesa, col suo ministero in terra di confine e di Tradizione. Purtroppo non cè tempo di parlare, ma dai suoi occhi, e dalla dignità del volto, leggo universi di esperienza e di poesia. E' anche l'ultima persona del Santuario che saluto al mattino, prima di tuffarmi sotto la pioggia. La mantella non solo protegge spalle, fianchi e zaino, ma anche permettere di avere le mani libere per la corona del rosario. Voglia di cantare! Dopo What a Wonderful world, ripesco tutto il mio repertorio, purtroppo penosamente modesto, fino ai canti dei campi scuola estivi della giovinezza. Uno struggimento mi prende l'animo: "come mai allora ero così solo in compagnia e ora così espansivo nella solitudine?". Sono appena le 8,00 e mi pare di avere vissuto intensamente già tutto il giorno. A Riccò, delizioso paesino appenninico, antiche case di sasso restaurate, eleganti ristorantini della domenica, incontro il parroco davanti alla chiesa: anziano, autorevole, cupo. "Sono un pellegrino, potrei avere il timbro della chiesa sulla Credenziale?". Vedo che nè la parola "pellegrino", nè il termine "Credenziale" hanno un qualunque significato sensato per il buonuomo. "Non dò timbri a nessuno, ... io neppure la conosco!"  E se ne va senza neppure salutare. Anche la perpetua, che ha assistito alla scena dalla porta, chiude subitaneamente i battenti. Per fortuna la chiesa è aperta: tolta la mantella, mi inginocchio per ringraziare del cammino, della gioiosa mattina e anche del rifiuto ricevuto: fa molto pellegrino l'essere trattati qualche volta male. Non passano dieci minuti che la perpetua, con la scusa di mettere a posto qualcosa, viene a controllare la situazione: "quel tipo deve essere un poco di buono", pare pensare fra sè. All'uscita del paese colpiscono numerose edicole devozionali e anche una grande croce, che qualcuno ha fatto erigere nel giardino di casa. Dopo S. Dalmazio e l'attraversamento della Estense, inizia la ripida salita per Serramazzoni, fra insegne di caprioli e mucche al pascolo. Continua a piovere e io ho bisogno di mangiare qualcosa. Messaggio di Teresa e Lauro: anche sul loro cammino lluvia (piove). Rispondo: "A Santiago lluvia es art!".

Sotto un piccolissimo ma provvidenziale capanno, sosta per un panino: il pellegrino deve sempre avere un poco di scorta. Ringrazio per il riparo, i vestiti, l'acqua che disseta, il pane e il companatico. Gioiosi questi spuntini volanti, quando il corpo come una spugna assorbe ogni buon nutrimento. Rinfrancato riprendo strada, staccando deliziose piccole ciliegie selvatiche. Uno spiraglio di sole asciuga velocemente gli abiti tecnici; già godo compiaciuto della mia esperienza di cammini, quando una insignificante Punto grigia, guidata da un autista che normalmente viaggia al 40 orari, ma oggi in vena di senili eccessi, passa a tutta velocità nell'unica pozzanghera rimasta sulla strada; il ventaglio d'acqua attraversa l'unico spiraglio fra la parte anteriore e posteriore della mantella. Di nuovo tutto fradicio.

A Serramazzoni preghiera all'Oratorio del Crocifisso e caffè al Bar 2000, servito da una simpatica barista con gran voglia di chiedere: sensazione piacevole, come quella raccontata da Guccini nella canzone Autogrill. Tanto per cambiare ricomincia a piovere e il tratto da Serramazzoni a S. Pellegrinetto, tunnel verde in mezzo al bosco, acquista dimensioni epiche. A Moncerrato sosta nella piazza, dedicata al Ven. Pietro Gazzetti, un umile santo, nato qui, divenuto pellegrino ed eremita, perchè in fondo dà impressione che nessuno lo volesse. Finalmente alla meta: Prignano sulla Secchia, paese di provenienza della famiglia Canali del Quadrifoglio. Torre medioevale, bel Parco pubblico, ma l'emozione più grande è al cimitero, luogo sempre di grande riferimento per il pellegrino. Entro per una preghiera e fotografo a caso una antica tomba di pietra: scopro essere quella del parroco don Alfredo Malavasi, rimasto per tre lustri a Prignano, costruttore del campanile, descritto nella lapide come "IRREQUIETA ANIMA SOGNANTE!" (sic!). A fianco il suo successore don Nerino Franchi: "buono, mite, modesto". Non potevo concludere il mio "prologo" con incontri più belli!

Saluto il parroco attuale, don Giancarlo, ricevo il "sello", chiedendo la strada per La Spezia.

 

(Le foto di queste due prime "tappe prologo" si trovano nel diario CAMMINIAMO IN UNA VITA NUOVA nel sito) 

29 AGOSTO 2011

Chiesetta antica di Debbia
Chiesetta antica di Debbia

29 agosto 2011: Lunedì - Prignano sulla Secchia - Carpineti

 ore 12,10 - chiesetta antica di Debbia
"Beato chi decide nel suo cuore il santo viaggio ... cresce lungo il cammino il suo vigore". Giornata serena, molte soste iniziali, per trovare l'assetto giusto; la schiena va benissimo e tutto quanto. Il paesaggio di medio Appennino e' sufficientemente grazioso per godere, sufficientemente tranquillo per pregare, sufficientemente stimolante per pensare. da Prignano lunga discesa fino al ponte sulla Secchia, oltre il quale salita per Debbia, San Cassiano e Valestra. Macchine pochissime, silenzio rotto solo dal venticello fra i rami e qualche automezzo in lontananza. Zona fuori dal mondo, dove le poche case sono ben curate, sia nei giardini che nei muri. Alcuni borghi in sasso, come quello di Debbia, da cui sto scrivendo, assai graziosi. Poca la gente, ma a tutti faccio per primo il saluto e molti mi augurano Buon Cammino. "Ma dove va?" Mi chiede uno. "In Spagna" rispondo. Mi guarda con simpatia, anche se dai suoi occhi si vede che non sa bene dove sia la Spagna e che comunque e' una stramberia volerci arrivare a piedi. E' bello tendere fin da ora alla meta. Santiago e' un simbolo, la meta reale e' il volto di Dio. Piacevole questa sosta, su tavolo e panche in graniglia, nella solitaria ombra del sagrato di Debbia. 

 

Ore 14,30. La strada che sale ripida e ininterrotta verso Volatra somiglia al tratto di 8 km da Savigno a Monteombraro, solo un poco più abitata e un poco più graziosa. Tutto attorno e' immobile, sonnecchioso, pare di udire la musica Summertime di Gerswin; solo una dolcissima brezza indica vita, eco del dono fatto ad Elia, soffio leggero del vento di Dio. Sono proprio contento, le ore scorrono intense e serene. A S. Cassiano la chiesa aperta permette una prolungata sosta davanti al Santissimo. Non c'e' intorno anima viva. Al valico, un uccello prende il volo lasciandosi portare dalle correnti ascensionali; provo ad imitarlo nell'anima, capendo che questo vuole Dio da noi: farci volare, senza sforzo. Apro le braccia come fossero ali, mi butto nel vento e per esercitarmi a prendere le correnti, dico: "lode a te Padre, lode a te Spirito, lode a te Chiesa, lode a voi poveri, lode a te silenzio ..." E senza fatica volo davvero.

Carpineti
Carpineti

Ore 21,30 Serata e notte alla "Ruota" ristorante pizzeria con alcune camere a gestione famigliare. Sono a Carpienti, paesino del Reggiano su cui gia' prorompono le pareti di arenaria, che domani vedro' nel loro trionfo maggiore alla Pietra di Bismantova. Paese ricco di vestigia Matildiche: Castello, Torrazzo e sopratutto una serie di Oratori, che non visito perché di strada i miei piedi ne hanno già fatta basta: San Michele, Santa Maria Maddalena, Santa Liberata. Poi mi accompagna un senso di fastidio per l'enfasi che si da al passato di fede, senza riconoscere sufficientemente la possibilità e il dovere del presente, circa il bene e la gloria. A questi pensieri mi porta una meditazione sul Battesimo, unico testo cartaceo che mi sono portato. I Pad ha problemi di funzionamento, cosi' mi mancano al momento molti strumenti: il breviario, il messale, le cartine e ogni possibilità di ricerca. Sto bene, anche se a tratti affiora la nostalgia di un pellegrinaggio totalmente naturale, dormendo sotto le stelle, col gioco straordinario del cercare il posto giusto, libero da vincoli di tappe, dalla banalità di pensioni e ristoranti. Intanto ringrazio del letto, della buona cena e della gentilezza dei gestori Alfonso e Claudia.

30.AGOSTO

30 Agosto 2011. Martedì. Carpineti - Cervarezza

ore 6,00. "Sono sue le vette dei monti suo e il mare che egli ha creato" Oggi il percorso dovrebbe attraversare zone boschive: cerco di evitare la strada e percorrere il Sentiero Spallanzani, da Carpineti a Cervarezza. I Pad di nuovo a posto, ho già recitato Lodi: " i prati si coprono di greggi, di frumento si ammantano le valli, tutto canta e grida di gioia". In un momento di risveglio, stanotte mi sono ascoltato i primi due canti del Purgatorio, dalla Divina Commedia. Sublime. Riparto col proposito di farmi piccolo nelle braccia di Dio.

 

Ore 9,00 A volte e' bene non saper cosa ci aspetta. Deciso ad evitare oggi la strada asfaltata - ne avro' tantissima domani - forte delle indicazioni in giganteschi cartelli in tutto il paese e di qualche consiglio di chi incontro, mi avvio verso i monti. Il saluto a Carpineti non puo' essere più bello: delizioso questo borgo, pulitissimo, cordiale, pieno di bar e giardini. Anche la chiesa e' ben curata e frequentata. La salita verso Crocetta s'inerpica con un percorso "svizzero", tanto e ' l'ordine e il lindore. Trovo anche una graziosa baita disabitata, con veranda sulla valle e penso: "sarebbe stata perfetta per una notte sotto le stelle"; imitazione dello stile di Werner Herzog nel pellegrinaggio raccontato in "sentieri di ghiaccio". la stradina bella sale, silenzio totale, perfino gli uccellini paiono intimiditi e smettono di cantare. L'asfalto diviene tratturo, poi sentiero. Molti incroci non segnalati, nessuna indicazione e la direzione si volge a est; mentre io dovrei andare a ovest. L'idea di avere sbagliato, di avere fatta tanta fatica per niente, mi angoscia. Poi guardo attorno e considero che sentiero più bello e ambiente piu' dolce non avrei mai potuto trovarlo, disegnato in modo perfetto; leggo chiamarsi "sentiero dorato". Mi saro' anche perso, ma valeva la pena arrivare fin qua. Sono mica in Alaska, da qualche parte la strada giusta saltera' fuori.

Cervarezza
Cervarezza

Ore 13,45. La voglia di natura ha portato ad un percorso lungo il doppio e faticoso il triplo del normale. Entrando nell'eremo di Bismantova mi inginocchio per adorare e prostrato non riesco a trattenere lacrime a fontana. So bene che e' stanchezza estrema, ma non di meno pienezza di gioia, ringraziamento massimo, per una giornata che più ricca di così non si poteva immaginare. La montagna in cui credevo di essermi perso si chiama M. Fasolo, nome banalissimo per una vetta mirabile. Non mi sono sbagliato: ho solo allungato la strada, dando retta ai consigli interessati della amministrazione di Carpineti: il Golden Path, sentiero "dorato", raccoglie il meglio naturale e storico di quel borgo. Sono sotto le pareti vertiginose della Pietra di Bismatova, davanti ad una birra e insalatona gigante e ringrazio il Signore di questa giornata di "pellegrinaggio esplorativo". Per pochi minuti ho attraversato la strada provinciale per Castelnovo, un inferno: meglio le mie salite, i sassi e le apprensioni. Oggi il vangelo dice che Gesù "parlava con autorità". L'autorita e' sentire le cose dentro con verita' e sincerita': quanto chiedo accada in questo pellegrinaggio. 

 

Ore 20,00. Cervarezza, Pensione "Ventasso". Paese termale quello in cui mi trovo, si sente l'aria del Passo Cerreto, fa piuttosto freschino la sera. Dopo la sosta alla Pietra, l'animo e le gambe si rasserenano e pare una sciocchezza arrivare alla meta. Mi concedo perfino una lunga sosta steso in un prato, avendo davanti il panorama delle pareti rocciose. Una maestà, con la immagine della Madonna, recita: "fermati o passegger/ il capo china/ alla vergine Maria/del ciel Regina". Attraverso Carnola e Parisola, poveri borghi, bruciati dal sole meridiano. In quest'ultimo mi fermo a chiedere indicazione ad un signore, con maglietta nera e la scritta "il diavolo veste Prodi". Spalanca gli occhi a vedermi, esito un attimo, poi riconosco il parroco di Ponte Ronca, don Matteo Prodi, li con un gruppetto di giovani, per un campo scuola. E' bellissimo l' incontro. Nonostante le cartine e le spiegazioni, da quel momento inizia una grande difficoltà a trovare il sentiero giusto: giro come su me stesso, e spesso, dopo estenuanti discese e faticosissime salite, sono al punto di partenza. Provo decisamente a cambiare direzione, col risultato di tornare indietro, di tanto, rispetta alla meta. Avvilito e sfinito non ho altra scelta che prendere la corriera. Proprio di fianco c'e' la fermata, e la cosa piu' commovente e' vedere che il mezzo arriva fra due minuti. Grazie Signore! "ci fai passare per l acqua e per il fuoco, ma poi ci dai sollievo". Domani gran traversata del Passo del Cerreto: da Cervarezza a Fivizzano, 40 km di marcia. "Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo e segue con amo il suo cammino".

31.AGOSTO

Appennino
Appennino

31 agosto 2011. Cervarezza - Cormezzano

Da un'ora sono in cammino, dopo avere salutato Cervarezza."citta' dell'acqua", in un'alba dolcissima. Walter si e'alzato premuroso a prepararmi il caffè: ricordo speciale per lui, sua moglie Elisa, i bambini, la nonna. Mi hanno confidato le difficoltà nella gestione dell'albergo per il crollo del turismo appenninico. E' significativo che invece di fare il "pellegrino selvaggio" io abbia modo di condividere questa umanita'. Sono stanchino, ma tutto a posto. Nel vestirmi ho baciato le scarpe e le calze, compagne impagabili di pellegrinaggio. La mia attrezzatura e' ottima, ma la cosa più importante e stare attenti ai propri piedi, ascoltarli, rispettarli, e spesso farli riposare, come io ora. Lungo la via ci sono moltissime "maestà": quella a fianco a fianco della quale sono seduto e' dedicata al crocifisso, ma ha anche una bella preghiera a Maria:
"Se la via di questa vita/ si fa aspra e dura / non ti scordare di me / vergine pura/ Dolce Maria / quando io verserò / nella agonia / non ti scordar di me / dal Parediso / vieni a prendermi tu / col tuo sorriso / per ricondurmi in grembo/ al Creatore/ Non ti scordar di me / Madre d 'amore."

Ore 9,30. Il ritmo stesso del cammino ha qualcosa di sacro, e' preghiera. Per questo il pellegrino cammina in modo composto, eretto, n'è lento, n'è veloce, sentendo nei suoi passi il ritmo della lode, come il respiro, o il battito del cuore. Il paesaggio verso Passo del Cerreto e' di alto Appennino: castagni, querce, faggi; ne avrò per tutta la giornata ed e' molto piacevole oggi lasciarmi trasportare, senza preoccupazioni di direzione e ricerca di via.
Attenta recita della Liturgia delle Ore, lungo una strada neppure troppo trafficata, suggestiva nel suo infinito sviluppo. Sono a Nismozza: dalla mia panchina vedo i tetti della chiesa, del campanile e a fianco "La Fonte dell'Amore", con tre getti d'acqua, evidente riferimento al battesimo, nel quale Dio si rivela come Triade personale: Padre, Figlio, Spirito Santo. Quali doni riserva il pellegrinaggio!

Monzone Alto
Monzone Alto

Ore 10,00. Acquabona.
Rifletto sulle mie, le nostre, responsabilità in ordine alla salvezza delle persone. Il destino ci lega gli uni agli altri e l'azione di ciascuno si riversa sugli altri. La mia vocazione e in ordine alla salvezza eterna: so bene che mille occasioni sono date agli altri, oltre e nonostante me. Non dobbiamo sopravvalutarci, ma neppure ignorare tutto il bene che potremmo fare e che, per pigrizia, vizio e soprattutto mancanza di consapevolezza, non facciamo. Chiedo al Signore, che mi dona ora il piacere di giorni intensi, di farmi capire che c'è una " intensità" ancora più importante e bella, la dedizione totale alla salvezza delle anime. Esternamente può cambiare poco, ma cambiando la prospettiva cambia tutto. "I deboli sono rivestiti di vigore". Sosta nella chiesa deliziosa di Acquabona, la piazza e' intitolata al parroco don Iotti. Evidentemente anima dedita alla salvezza del prossimo. Statua e molti pilastrini votivi a S. Rocco di Montpellier, cittadina francese in cui passero', a Dio piacendo, nel cammino verso Santiago. Forse sto andando troppo forte; vedo tanti cartelli: "controllo elettronico della velocità"; a fianco un gabbiotto grigio, che sia un "pellegrinovelox"?

Fivizzano
Fivizzano

Ore 17,30. Una delle esperienze più belle del cammino e' il piacere del riposo; dopo ore di marcia, stare distesi in un prato a bordo della via, o sulla panchina di un giardino senza scarpe e zaino, o al tavolino di un caffè, o nel silenzio di una chiesa, o sul letto la sera: felicita' indicibile. Credo che sia uno dei simboli piu' belli del Paradiso, per chi ha faticato fino all'ultimo, proteso alla meta. 
Mi trovo in un posticino delizioso: Albergo " Il Sicomoro" località Cormezzano, frazione di Fivizzano. Giornata come da programma intensa e serena. Lo snodassi della strada per il Passo Cerreto e' stato lungo fra boschi rigogliosi, senza paesi.  Mi ha fatto venire in mente il tratto del Cammino di Santiago fra Corillon de lo Condes  e Calzadilla de la Queza, i famosi "17 km di nulla": non una casa, non un borgo, solo cielo e terra e, nel nostro caso, miliardi di alberi. Arrivo al Passo alle 14,30. In uno dei due graziosi Chalet, prendo un caffè conversando col gestore Paolo Giannarelli, un personaggio immischiato  in tutte le questioni della zona, dagli Impianti di sci, alla costituzione del Parco dell'Appennino. Anche lui parla della crisi terribile che tocca tutti i settori della economia montana. Alle 15,00 vedo arrivare la corriera, una vocina mi dice di approfittarne, anche per arrivare in tempo sicuro per la messa. Ascolto la vocina. Per fortuna! La strada che scende dal Passo verso Aulla e' strettissima, incassata, molto pericolosa da fare a piedi. All'ingresso del grazioso alloggio in cui sto, una targa colpisce: "Cammini d'Europa: qui passa il Cammino di Santiago". Non è meraviglioso!
Disteso sullo sdraio ai margini della piscina del "Sicomoro" una zanzara m'assedia. In camera quella che poco dopo mi ronza attorno, penso sia la stessa. Di notte e prima dell'alba l'insistente compagna continua a tormentarmi. Tutto ha un senso, quale e' il suo? La sento improvvisamente come metafora di Dio, nel suo essere "fastidiosamente" insistente con noi, per salvarci. Le zanzare sembra non dormano mai, così il Signore. Tuttavia c'e qualcosa davanti al quale anche il buon Dio vuole fermarsi: la nostra liberta'. E' così importante, che per essa vale anche la pena correre il rischio di dannarsi.

 

1.SETTEMBRE

1 Settembre 2011. Giovedi. Cormezzano - La Spezia

Prima del consueto Rosario di ringraziamento, una preghiera per il mese di Settembre e per la Tre Giorni del Clero, con cui si apre l'anno pastorale in diocesi. Sono sulla strada che da Fivizzano va ad Aulla, bruttissima. Brutti i paesi, trasandati e cupi, brutta la strada incassata e piena di traffico, brutto il paesaggio non più montagna ma nemmeno pianura: quando gli uomini trascurano la propria terra, neppure Dio può farci niente. A Rometta colpisce il contrasto fra lo squallido paesino e la candida piazza che un imprudente architetto ha disegnato, con massiccio uso del marmo di Carrara. Già, perché qui siamo in provincia di Carrara. Non la operosità emiliana, non la parsimonia ligure, non la grazia toscana, ma cultura dell'abbandono e della tristezza di una terra di confine. Tuttavia Dio non si dimentica mai degli uomini e la festa locale e' intitolata a "S. Maria della Gioia". Verrebbe da saltare tutto e portarsi subito nella ridente costa, ma il pellegrino attraversa tutto, coi suoi passi tutto accoglie e per tutti prega.

 

Una delle gioie più grandi del pellegrino e raccogliere frutti per la strada. Cerca di farlo con rispetto, parsimonia, ma nulla e' piu buono di una manciata di fichi maturi, quando stanchi, bisognosi di zuccheri e vitamine, incontriamo una pianta lungo la via. More, mele, pere, prugne, uva e' quanto si trova in questa stagione. Si potrebbe andare in negozio e ci si va; ma volete mettere il piacere di saltare un fosso e assaporare, prima con gli occhi, poi con la bocca, quello che Dio attraverso la natura offre?

Aulla panorama
Aulla panorama

Ore 11,00 AULLA (seduto su confortevole panchina, nella isola pedonale di questa importante cittadina). Cartelli indicano qui il passaggio della via Francigena e la storia del Vescovo Adalberto che verso l'anno 1000 fece portare il corpo di un pellegrino eremita, San Caprasio, morto a Lerins (Provenza) nel 430, ora venerato in Duomo. Manifesti con Sagre e specialità mai sentite: a Ceserano il testarolo, a Pallerone gli sgabei ...  

 

Nella Chiesa Abbaziale sosta davanti all'Eucaristia. Dopo andrò a vedere il Museo di San Caprasio, le cui ossa saluto sotto l'altare maggiore, ma adesso solo la Tua Presenza. Nell'attraversare il mondo, si sente bisogno di un centro, di un cuore. Tutto e' interessante, ma Tu, Gesù, sei il senso. E' bella la strada, ma tu sei la meta; e' bello il creato, ma tu ne sei l'artefice; sono belle le parole, ma tu sei la Parola; e' buono il cibo, ma tu sei il Pane e il Vino. Preghiera silenziosa, tranquilla, lenta: come il cammino.

 

Ore 15,30. Gianfranco Angeloni, il custode del museo, e' molto gentile a illustrarmi il materiale, specialmente la storia di quel santo di Lerins, portato qui per difenderne il corpo dalle incursioni dei saraceni, "monaco del deserto", come chiamavano quei padri spirituali che nella antichità univano vita di comunita' a quella del pellegrinaggio, specie in Terrasanta: "il deserto" appunto. 
Dopo Aulla, per evitare la strada provinciale, la cartina indica un sentiero, via "franagena", ben segnalata, ma mi accorgo non frequentato. Dopo un centinaio di metri i rovi e le ortiche la fanno da padroni e al povero pellegrino non rimangono che dolori.
Al Santuario della Madonna degli Angeli, prossimo a S. Stefano Magra, luoghetto delizioso, incastonato fra le montagne, incontro Padre Alexander, parroco di Albiano, originario del Senegal e Bruno Ballardini, pure lui pellegrino in Liguria, ma con tappe diverse dalle mie. E' un bel tipo, consulente di marketing, gran chiacchierone; dal suo sguardo "laico" sulla chiesa credo di avere alcune cose importanti da imparare. 

 

Ore 20,00 La Spezia. Mi sono portato piu' avanti nel programma; dall'alloggio in cui mi trovo, "Le Camere del Corso", non lontano dal porto e dal mare, la città e' molto bella, vivace, allegra. Grazie Signore. Domani mezza giornata di sosta. Le previsioni mettono brutto a fine settimana. 

2.SETTEMBRE

La Spezia
La Spezia

2 Settembre 2011. Venerdi. La Spezia - Biassa
"Il Signore Dio e' la mia forza,
Egli rende i miei piedi come quelli delle cerve,
E sulle alture mi fa camminare".
Notte buona, dopo una cena famigliare e una passeggiata defaticante sul molo. Ho incontrato ancora Bruno e ci siamo fermati a lungo a chiacchierare. Non mi pare vero che da Piumazzo sia già attivato a piedi al' mare ligure: Santiago e' ora meno lontana. Penso molto a casa, al mio ministero di sacerdote, alla frase: "I doni di Dio sono senza pentimento", letta in ordine al battesimo, ma con valore anche per il mio sacerdozio. Cosa ne ho fatto finora della grazia sacerdotale? Si impone seriamente una conversione, un non giocare più, un non fuggire più, e prendere sul serio la lotta e la responsabilità della missione. Arrivero' a casa stanco nel corpo, spero rigenerato nell'anima. Entro nella vicina chiesa dei Salesiani per la messa e ne approfitto anche per la confessione: oggi e' venerdì, giorno della penitenza. Mi accoglie Padre Bocchi, ex missionario in Africa, dice di avere facoltà a darmi indulgenza plenaria e ha parole così belle sulla confessione, da indurmi a praticare in futuro per me e per i fedeli molti di più questo sacramento. Avendo dell'anticipo col programma, decido di raggiungere Biassa via mare. Mi faccio portare in traghetto a Portovenere, di qui, lungo la costa alla meta. 

Manarola
Manarola

Ore 12,30 Alla bella chiesa di S. Pietro a Portovenere, medito sulle indicazioni date da Gesù al primo degli apostoli: cosa significhi autorita', come la si debba esercitare e affrontare i problemi nella chiesa. Vado dietro ai pensieri di Bruno, al suo punto di vista su quella che chiama la"crisi" della chiesa.
Dopo due ore di salita, dal sentiero che dal mare va a Campiglia, fra rocce, mirti, olivi e lecci, mi fermo su un poggio, per far riposare i piedi e mangiare un frutto. Ci sono molti escursionisti, specialmente stranieri. Ascolto la musica "Greensleves" e mentre le prime note attaccano, mi accorgo del mare davanti a me, sovrastante le cime degli alberi. E' di un azzurro spento, ancor più delicato, quasi voglia presentarsi con discrezione: passeremo tanti giorni insieme! "Come sono grandi Signore le tue opere!". La musica e' proprio adatta, parla di pace, di orizzonti sconfinati; il sentiero che sto percorrendo, il n. 1 dei monti liguri, si chiama "dell'infinito". Non riesco a trattenere una lacrima. Poco dopo saluto Ettore, il gestore del Rifugio Muzzerone: si  interessa al mio cammino, vuole sapere tappa per tappa, rassicurando che da qui a Genova sara' tutto ok. Nella parte alta il percorso e' di una bellezza incredibile: di sentieri ne ho visti tanti, ma questi di scogliera hanno un fascino particolare. Il mare si fa sempre più blu, il percorso erto, a tratti strapiombante sul mare. E' un gran dono essere qui. A Campiglia ho bisogno di mangiare. Trovo un localino, "Piccoloblu", un po' new age, dove servono attraenti piatti naturali con forchettine di legno. L'insalata con farro e verdure e' buonissima. Tutti gustano questi luoghi, ma attraversarli da pellegrino sono ancora più belli. 

Ore 17,00 Biassa, Ostello Tramonti. Cè posto per fare bucato, stendere, camerette coi letti in comune e chiesa vicinissima. Il gestore Luca è molto gentile; cosa voglio di più?  

3.SETTEMBRE

Mare di Manarola
Mare di Manarola

3 Settembre 2011. Sabato. Biassa - Madonna di Soviore
Dall'Ostello di Biassa saluto il mio compagno di stanza, James, venuto dall'Irlanda a farsi una vacanza alle "Cinque Terre". Legge libri di Yoga e di Storia. Ha visto il mio libro col nome di Gesù sulla copertina. Abbiamo parlato di fede, della sua attrazione verso la spiritualità orientale. L'Ostello e' pieno di giovani, in massima parte  stranieri, disciplinati, allegri, "belli". 

Parto presto la mattina lungo il sentiero-capolavoro che da Biassa sale a S. Antonio. Col rosario sento il bisogno di una preghiera semplice, senza grandi pensieri, parole, finalita'; solo paga di se stessa, seria e umile. Umiltà e serieta' fanno la purezza.  
Chiedo indicazioni, me le danno sbagliate e per un lungo tratto perdo  il sentiero. Purezza e' dimenticare.
Rientrato sulla via, il lungo tragitto da S. Antonio a Levanto e' meraviglioso: "fra cielo e mare" come recita la pubblicita'. Sembra di vivere in un film. Chi incontro, sale o scende da Riomaggiore o  Manarola. Nessuno fa il sentiero di crinale completo e spesso sono completamente solo "fra cielo e mare".  La solitudine scava dentro, come la preghiera, la lettura, gli incontri, il creato, la fatica, il riposo ... Come se tutto il mondo mi si raccogliesse attorno. Per offrirlo a Dio. Oggi e' giorno di canto: sulle note di greensleeves invento una canzoncina ingenua, dentro la quale pero' ci sono tutto:
"Vicino tu sei, Signore Gesù
Pensiero e sogno dei passi miei
Custode ed amico del mio cuore
Il sole sei tu, Signore Gesù."
Nei boschi, sopra Manarola, si sentono le campane dell'angelus. Il resto tutt'intorno  e' silenzio.

Soviore
Soviore

Ore 18,00. A fine giornata il camminatore entra in una sorte di sbasimento, un torpore generale da fatica, che inibisce ogni pensiero e ovatta ogni sentire. Una specie di "trance", che sarebbe anche  piacevole, senza quelle ansie che emergono sul sentiero a fine giornata: "E se arrivo troppo tardi? E se mi faccio aspettare? E se perdo la  messa? E se non trovo il sentiero nell'ultimo tratto?" malinconia che la stanchezza insinua, bagaglio emotivo di ogni umano pellegrinare. Pero' non toglieresti neppure un metro dal percorso, neppure un minuto del tuo andare; vuoi solo riposare non vedendo l'ora che sia domani.
Il Santuario alla Madonna di Soviore e' molto suggestivo: in mezzo ad una folla di visitatori, seduti nell'arioso cortile antistante, mi accoglie gentile suor Gina e poco dopo don Francesco, della Costa d'Avorio, con cui concelebrerò alle 18,30. Sono molto contento di essere arrivato di sabato nella casa di Maria: a lei affido tutti i miei parrocchiani e tutta la chiesa.

Ore 21,30. Di questa vigilia ricordo: la cena deliziosa con don Nilo e don Francesco, le  loro osservazioni e soprattutto il loro esempio. La chiesa aperta fino a tarda ora, anche nella notte, con le porte spalancate. L'omelia sulla comunita', fondata da rapporti sani e correzione. Gli alberi secolari che scandiscono la bellezza di questa terrazza sul mare, nelle cui acque buie si specchia la luna.

4.SETTEMBRE

Sentiero dei Santuari nei vigneti Cinque Terre
Sentiero dei Santuari nei vigneti Cinque Terre

4 Settembre 2011 Domenica. Madonna di Soviore - Deiva Marina 
"O giorno primo ed ultimo / giorno radioso e splendido / del trionfo di Cristo
L' alleluia pasquale / risplende nella chiesa / pellegrina nel mondo."
Partenza gioiosa dal Santuario, con preghiera del pellegrino davanti a Maria. A Levanto ritengo finita la parte "selvaggia" del mio percorso. Arrivato a valle mi rendo conto che non c'e' zona più difficile da camminare della alta Liguria. Il terreno e' così impervio e aggrovigliato, pieno di gole e pieghe, da dare spesso senso di smarrimento. La Liguria non e' adatta a chi ha problemi di cuore e di ginocchia: continuo alternarsi di salite e discese, zone ariose e amene si susseguono con altre cupe, aspre e spinose.
A Levanto partecipo alla Messa Domenicale parrocchiale: impressione penosa all'omelia, vagolante, moralistica, noiosa, soporifera, interminabile. Il parroco e' un uomo buono, ma in queste cose la bontà non e' sufficiente; occorre preparazione, serietà, rigore, rispetto di Dio e dei fedeli. C'e' gente a messa, ma a confronto con la folla nel paese e' un'inezia. Penso al mio ministero di parroco, all'essere qui col sacco in spalla, e avverto l'importanza di tendete ad una religiosità più viva, fresca, sacra, naturale, semplice, entusiasta, di ricerca, come quella che il Signore mi fa intravedere.
Sul lungomare cerco un sentiero vicino alla costa e scopro essere aperta verso Framura, una nuova ciclopedonabile nel vecchio tracciato della ferrovia. E' bellissima, curata, frequentatissima anche in questo giorno di pioggia. Dalle gigantesche terrazze delle gallerie, si vede il mare ribollire di onde.  Dopo Bonassola incontro Attilio e Cristina, bloccati dalla improvvisa mancanza di luce in galleria. "Lei ha la pila, possiamo seguirla?". Camminiamo insieme per quasi due ore e diventiamo veramente amici. 
"Ma perche cammina da solo?"
"In principio era nevrosi, poi e' divenuto cultura"
"Anche io - dice Attilio - amavo viaggiare da solo; da quando ho incontrato lei non ci riuscirei più." 

Poco più giovani di me, residenti a Lucca, innamoratissimi. L'amore rende espansivi e così  il tempo, chiacchierando protetti dal mare in tempesta, passa veloce. Bonassola e' il luogo dove veniva in ferie il card. Giacomo Biffi.  
Dopo Framura, smette di piovere e il sole colora di turchese il mare. La stradina che porta a Deiva e' oltremodo panoramica. Mi fermo su tutte le panchine a fare il pieno di paesaggio. Vedo un frondoso albero carico di frutti, ma mi dissuade un cartello: "Ladri, morti di fame, giù le mani dai fichi!"

Ore 19,00 Un nubifragio accoglie l'arrivo all'Hotel Caravelle di Deiva. E' l'ultimo albergo del paese direttamente sul mare, nella parte ovest della spiaggia. E' molto bello starsene al sicuro mentre fuori imperversano gli elementi. Finisce così la mia domenica di pellegrinaggio; per forza cenerò qui, anche se mi scoccia, perché e' un posto caro. Tutto e' molto costoso sulla riviera ligure. Il senso del mio viaggio non e' la Liguria, ma Santiago; il vivere con questo riferimento, da' un valore diverso alle cose: alcune diventano più piccole, distanti; altre diventano più grandi, importanti.

Oggi ho incontrato di nuovo Bruno, ci saluteremo definitivamente domani. Ho scoperto che conosce tantissime cose sulla chiesa, il suo aspetto "politico", le sue strategie culturali, la sua posizione nel mondo. Non sapevo che in Italia un 20% dei bambini non vengono battezzati, anche se lo sospettavo. Che crescono smisuratamente i gruppi esoterici, magici, neopagani. Che i gruppi forti della chiesa sono in conflitto con la gerarchia, tendono a volere fare da soli; che anche Medjugorie e Radio Maria danno molti problemi: sete di potere, giro di soldi, esaltazione della persona; la tecnica dei "10 segreti" e' vecchia come il mondo, per tenere agganciate le coscienze. Ci si impegna molto, ma forse perdendo il centro. Dice il mio "maestro" che la salvezza della Chiesa sara' una rinnovata attenzione "al prodotto, più che al cliente": una spiritualità seria, essenziale, motivata, relazionale. Quasi confermata nel vangelo di oggi: visione di comunità fraterna, piccola, dove ci si sente responsabili gli uni degli altri: "senza alcun debito reciproco, se non quello dell'amore".
Fuori piove; e' naturale che mi soffermi a riflettere sulle mie cose. Nella liturgia dei Vespri domenicali e' espressa questa lotta, risolta vittoriosamente dal Re "pellegrino": "Il Signore e' alla tua destra, annienterà i Re nel giorno della sua ira. Lungo il cammino beve al torrente, e solleva alta la testa". Il mare di fronte e' bellissimo con i colori forti della tempesta.

5.SETTEMBRE

Santuario di Montegrazie
Santuario di Montegrazie

5 Settembre 2011. Deiva - Sestri Levante

Lunedi Ore 4,30. Fuori ancora diluvia e riprendo nella notte il filo della meditazione: "Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa". Il torrente e' la Parola di Dio, vangelo di misericordia."E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?" recita il vangelo di oggi. L'immagine della Madonnina di Soviore rappresenta Maria con in braccio Gesù: e' piccolo, da lontano sembra un bambino, poi ti avvicini e vedi che e' tolto dalla croce, una Pietà, e il volto di Gesù e' quello di un vecchietto. Immagine della vita pastorale: non più programmi, ma mistero di consolazione, per rendere ciascuno "perfetto in Cristo". In questo sta la lotta, il soffrire del cristiano, semplice e dolce come il cammino. Le previsioni parlano di piogge frammiste a schiarite e da martedì bel tempo.
Ore 7,00. Notte di acqua: "battesimo!" Rinnovo la professione di fede nel Padre, Figlio e Spirito Santo e la rinuncia a Satana. Verso l'alba smette di piovere; le palme davanti all'albergo sono scosse da un forte vento: "soffio dello Spirito!" Tiro fuori la mia giacca vento e procedo, salendo nella parte alta di Deiva, alla ricerca della via. 

Sestri Levante
Sestri Levante

Il sentiero da Deiva sale ancora sulla montagna. La strada carrozzabile e' impossibile da fare a piedi, per il numero, la lunghezza e l'angustia  delle gallerie. Il percorso e' molto bello, una vera galoppata "fra cielo e mare". Il panorama e' notevole e la conformazione del sentiero rocciosa; utile la tecnica d'arrampicata imparata in giovinezza: appoggio, spaccata, aderenza. Non mi fermo tanto, perché il vento e soprattutto le frequenti "docce" che faccio ogni qualvolta sfioro un ramo grondante d'acqua, impongono di proseguire. Anche il sentiero sovente si fa ruscello.
Perché faccio tutto questo? Per te, Signore. E' il mio modo di cercarti, trovarti, ascoltarti, amarti e in te tutto mi sembra bello, fino alle lacrime.
Verso la sella di Punta Baffe la vegetazione si fa particolarmente rigogliosa: giovani pini di un verde intenso, circondano il sentiero e tutta la sponda. Alzando gli occhi vedo i segni di un colossale incendio avvenuto alcuni anni fa. Scheletri di tronchi bruciati spuntano ovunque; ma quel fiorire di giovani pianticelle dimostra che la vita e' piu' forte della morte. Ho già attraversato molte montagne, abitato molti paesi, incontrate molte persone, l'impressione che leggo negli occhi di tutti e' una grande tristezza, preoccupazione e noia. Anche il turismo sta conoscendo una grande decadenza. Ieri sera ho cenato in un luogo magnifico, una terrazza sul mare, scintillante di cristalli, con cibo buono. Eppur mi parevano tutti tristi, gli avventori, i camerieri, il proprietario. Mi sembrano invece felici  i pochi gruppi che incontro sul sentiero, le comitive di attempati francesi con bastoncini e scarponi; o Francesco e suo papa', che hanno voluto darmi la bottiglia di the "perché il percorso e' lungo". La felicita' viene dalla fatica, dalla libertà, dal creato, dalla semplicità, dalla preghiera, dal dono.
La ospitalità alla Opera Madonnina del Grappa di Sestri Levante e' meravigliosa. Accolto da suor Teresa, Suor Celina vuole lavarmi i vestiti, tutte mi tengono compagnia prima e dopo cena. C'e' un gruppo che sta facendo "esercizi spirituali" e partecipo alla Messa con loro; non mi par vero, dopo tanta natura e solitudine, vivere tanta preghiera e comunità.
E i piedi? Spuntati tre calli, grossi e arrabbiati. "Sin dolor, sin gloria".

6.SETTEMBRE

Opera Madonnina del Grappa
Opera Madonnina del Grappa

6 Settembre 2011  Sestri Levante - Camogli
Martedi - Il sentirsi in famiglia favorisce un sonno profondo, nella camera n 33 della Opera Madonnina del Grappa. Mi alzo presto; belle le preghiere alle prime ore dell'aurora nella cappella interna della casa, il cui presbiterio e' dipinto a conchiglia, particolare che non sfugge al pellegrino. A messa concelebro con don Innocente, del Rwuanda. E' giovane, preparato, devoto: molto bella la sua omelia. Durante il mio viaggio ho incontrato  molti sacerdoti di colore; tutti  bravi, motivati, seri. Più degli italiani, scostanti, spenti, superficiali. Lungamente mi dedico ai piedi e ritengo di aver prodotto efficaci rimedi; così sistemato, con abiti freschi di bucato, l'animo consolato da tanto affetto, riparto fresco, come se stamattina iniziassi il cammino. Tanto per cambiare, il sentiero s'inerpica subito in alto, ma ne vale proprio la pena: davanti alla chiesetta di S. Anna, più che un panorama, si vive una "situazione" paradisiaca. Scendo a Cavi, attraverso Lavagna e finalmente a Chiavari, grande elegante cittadina che percorro a mezzogiorno, al suono dell'angelus. Sul ponte che unisce le due cittadine, uno stormo di piccioni si posa sulla ringhiera e una miriade di gabbiani, oche e anatre sguazzano nell'acqua felici. 
Alla chiesetta della Madonna delle Grazie, sopra Chiavari, comprendo una grande verità spirituale: i sacramenti agiscono dove finiscono i nostri sforzi. Importante impegnarsi per il bene, per conoscere Dio; ma dove le nostre forze limitate si arrendono, qui comincia l'efficacia dei sacramenti; che a loro volta non esauriscono lo sforzo, ma lo rilanciano.
Dopo le ennesime salite a San Pantaleo e Sant' Ambrogio, costretto  a continue soste per sistemare i piedi, arriva  l'elegante città di Rapallo: lungomare col curioso castello, le vie frequentatissime del centro, un sacco di "bella gente". Passa il  tempo, telefono ai monaci Olivetani di Camogli avvisandoli del mio ritardo. Oggi vado proprio piano. Stanchezza o sento aria di casa? La comunità che mi ospita e fatta di cinque anziani monaci che, pieni di benevolenza, si sforzano di interessarsi al mio pellegrinaggio. Passo la serata sopratutto con Stefano, un giovane aspirante di Feltre, davanti ad una luminosa luna crescente, in una terrazza sul mare, sproporzionatamente grande per cinque teneri vecchietti, tutti già a nanna. 

7. SETTEMBRE 2011

Camogli Monastero degli Olivetani
Camogli Monastero degli Olivetani

7 Settembre 2011. Mercoledì. Camogli - Genova (Albaro)
Giornata di crisi. Indisposizione allo stomaco, dolori ai piedi, disagio per il posto in cui ho dormito. Decido di partire all'alba, per evitare d'arrivare tardi come ieri, ma anche per fuggire da questo luogo. Posizione a parte, in questo immenso edificio, apparentemente sontuoso, tutto parla di decrepitezza. Anche la comunità religiosa, con tutta la sua buona volontà, in ogni cosa sa di vecchio. E mi interrogo sul declino dell'uomo, su come fare a serbare "la luce negli occhi" quando attorno a noi tutto decade. Mi sovviene la parola di Gesù a Giovanni : "quando sarai vecchio, un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi: questo disse per indicare con quale morte avrebbe glorificato Dio". E il vangelo di oggi: "Beati voi poveri".
I primi passi sono faticosi, in questa grigia e afosa mattina: anche il mare non sorride, pur vivo e grande fra gli scogli. L'indisposizione allo stomaco impedisce di mangiare e anche le energie vengono meno.  A Pieve Ligure, ispira sdraiarmi su una panchina: ci sono alberi, mare, una fontana. M'addormento; una guardia municipale assiste al risveglio con sguardo interrogativo. Vicino a me passa il treno: in condizioni normali il cuore direbbe: prendilo! Ma e' l'ultimo giorno e cerco di concludere a piedi, lavorando di anima: "tenere fissi gli occhi dove li fissa Gesù".
In località Campolongo, proprio dove appare la prima volta il cartello "Genova",  improvviso attacco intestinale: sono davanti alla casa delle Missioni PIME, mi precipito, suono, busso, urlo. "Non e' scritto nel vangelo dare il bagno a chi lo chiede, ma credo sia compreso" dice padre Achille; dall'alto della sua esperienza di epidemiche dissenterie equatoriali, la scapparella di un pellegrino non e' per lui un problema.
Così, mentre molti pellegrinaggi terminano entrando trionfalmente in antiche piazze, varcando soglie di solenni cattedrali, avvolti da tesori d'arte, al cospetto di Principi e Santi, il nostro termina in un gabinetto, circondato da lavandini e, dopo averla cercata, carta igienica. Vedo lo sguardo di Gesù, che sorride e dice: "te l'ho fatta, eroe!" Importante non prendersi sul serio: non c'e finale migliore di un liberatorio sorriso.

Duomo di Genova
Duomo di Genova

Conclusioni (1) Genova
Gli ultimi 10 kilometri per arrivare a Genova, attraverso Quarto, Priaruggia e Boccadasse, sono facili, dolcissimi e molto belli. Una passeggiata a mare che sembra non finire mai. Molti bagnanti, molte barche, molte case dalle tinte vivaci, decorate, a strisce. Anche il sole ritorna e una brezza piacevole ingentilisce l'aria. Entrando in città, improvviso il cuore si scioglie e riguardando in un istante tutto il cammino, spuntano le lacrime; quelle belle, di gioia, da pellegrino. E' il cammino che decide il modo in cui si svolge tutto: non c'e esperienza che sovrasti questa libertà; a noi spetta solo decidere di partire, accogliere quello che per noi e' preparato.
Qui, a Genova, presso l'alloggio delle Suore Marcelline, dico che anche questo cammino e' stato molto bello; non lo cambierei in nulla, istante per istante. Molto faticoso, il più duro che abbia mai fatto. Ho scoperto di avere gambe buone, ma che non bisogna approfittarne. Ringrazio tutti quelli che mi hanno guidato, sostenuto, accolto. Sulla panchina di Pieve Ligure, in un sonno di sfinimento e di pace, appoggio la testa allo zaino, nella insenatura fra basto e reggifianchi, dove lo zaino sembra avere le braccia. Dopo averlo portato io sulle spalle per tanti giorni, alla fine e' lui a prendermi in braccio e a confortare la conclusione di questo importante viaggio. Così la fede durante la vita. 

Genova
Genova

Conclusioni (2)  Giovedì 8 Settembre. Genova - Piumazzo

8 Settembre 2011. Prima di salutare Suor Ausilia, suor Patrizia, suor Gisella, energiche e gioiose colonne della Casa, celebro la Messa nella Festa della Nativita di Maria. La sento come epilogo spirituale di questo cammino: sottolineatura dell'aspetto sacramentale e del tema della "piccolezza". Volendo rendere omaggio alla allegrezza delle mie ospiti, leggo con loro la preghiera del pellegrino: "... fa che torniamo alle nostre case, pieni di salute e perenne allegria". Commozione, per la consapevolezza di stare andando a Santiago, singolare grazia e chiamata. Pur continuando la mia indisposizione - a cena non ho presso quasi niente - ho passato una notte magnifica, nella bella camera del "pensionato". Il tragitto dalla Casa di via Zara alla Stazione Brignole mostra una Genova bella, ordinata, elegante, quale non si direbbe attraversando la sporca e caotica zona di Porto Vecchio o verso Sanpiedarena. In attesa del treno, mi fermo nella chiesa ottagonale S. M. Assunta e S. Zita. Il parroco nella omelia che sta facendo ad un funerale, parla del "cammino della vita, coi piedi per terra, protesi ad una meta più alta"; riconosco in queste abusate parole il senso di quanto ho fatto, aggiungendo io che il cammino non solo tende all'"oltre" ma a cogliere il "qui ed ora". L'omelia e' dignitosa raccolta di pensieri comuni, dove non spicca n'è amore alla defunta, ne' presa diretta di rapporto con Dio. Ti chiedo, Signore, la grazia di sforzarmi a coltivare un vibrante amore per te e per ogni persona. Il rientro e' sereno e molti parrocchiani di Piumazzo partecipano alla messa per la Natività di Maria alla Provvidenza. M'addormento la sera leggendo il bel libro di Egle Zoffoli, tanti anni fa a piedi sul mio stesso percorso ligure, e la sua conclusione: "Il pellegrinaggio non mi ha ottenuto la grazia che chiedevo, (la guarigione del figlio Donato) ma una grazia spirituale più grande: la conversione. Ovvero la pace, vera, di chi scopre che il significato della vita è Dio amore, presente nella quotidianità delle nostre vicende».

 

La Casa delle Suore Marcelline , con Scuola e Pensionato in via Zara 120 a GENOVA
La Casa delle Suore Marcelline , con Scuola e Pensionato in via Zara 120 a GENOVA

Pellegrinaggio da Piumazzo a Santiago di Compostela - Parte seconda: Genova - Ventimiglia dal 9 al 15 Gennaio 2012.

9.gennaio 2012

Santuario Gesù Bambino di Praga
Santuario Gesù Bambino di Praga

Lunedì 9 Gennaio 2012
Il treno parte in orario da Castelfranco alle 6,43 verso Genova. Una carrozza confortevole, dalle tinte bianche, azzurre e blu, fa presagire l'ambiente del cammino e il tema delle letture. "Gesù passo lungo il mare e vide pescatori che gettavano le reti". Nel cuore, la giornata bella di ieri, specialmente col gruppo di suore incontrato nel pomeriggio al musical. "Signore, spianami davanti il tuo cammino" invoca il salmo 5 nelle Lodi. "Date al Signore la gloria del suo nome ... il Signore tuona sulle immensità delle acque" dice il salmo 28. 
Da Genova - Sestri Ponente il cammino inizia in mezzo al traffico e allo smog, cui cerco di rispondere concentrandomi sul rosario. Dopo mezzora  il bellissimo lungomare di Pegli, con tanta gente a passeggio, come in una una domenica di Maggio. E' caldo, tolgo vestiti in continuazione, fino a rendermi conto che l'unico capo necessario e' quello che mi manca: una maglietta leggera senza maniche. La brezza chiede di riparare il collo, ma per il resto e' primavera inoltrata. Da Voltri il percorso segue una corsia asfaltata pedonabile, a fianco della Aurelia, protetta da gard rail. Sulla sinistra sempre il mare, limpido, scuro, tranquillo. Arrivo allo scoglio Madonna della Agulla, dove ispira pensare ad un programma coi giovani, immaginando di fare con loro questi 7 chilometri di costa. Il testo di Lafrance che sto meditando, parla della difficoltà della preghiera: parlare con Dio non e' cosa facile; ma perseverando, la grazia aiuta a superare gli ostacoli, fino a "rimanere colpiti dalla freccia di Dio". Come in amore.
In parrocchia a Piumazzo si sta celebrando la messa funebre per Iliana Leonardi. Mi unisco alla preghiera. Ho visitato Iliana l'ultimo giorno dell'anno, all'ospedale, era grave, c'era anche il figlio. Mesi fa, aiutai gli infermieri a portarla su per le scale con la barella, nella sua casa in via Ciro Menotti senza ascensore. Fui onorato di questo servizio. Mi ha voluto bene e prego di cuore per lei al Santuario del Gesu Bambino. La lontananza fisica cresce la vicinanza del cuore. 
Arenzano e' una cittadina bellissima, il lungomare elegante, allegro; alberghi di buon gusto, fiori ovunque e tanta bella gente. Le Suore della Visitazione di Maria Vergine, dette "Pietrine", mi ospitano con squisita gentilezza: Suor Elena superiora, Suor Gemma portinaia, Suor Costanza cuoca. La camera e' arredata con una poltrona con alzata elettrica; per gli anziani o i pellegrini acciaccati? Poi messa nel Santuario, curassimo dai padri Carmelitani e assai frequentato. Cerco un aggettivo che esprima il senso di impegno, lindore, compiacenza, grandezza, serietà, ingenuita' di questo Santuario, .. mi viene in mente l'aggettivo "borghese", nel suo senso positivo, quello che il presidente Mario Monti attribuiva al valore positivo della ricchezza. A sera le suore sono oltremodo famigliari, premurose; dopo una cena semplice e buona, aprono il cuore alla preoccupazione per il crollo delle vocazioni e l'impossibilita di continuare le loro opere. Chiedono preghiere. Saluto le anziani ospiti della casa, fra cui la dott. Amelia Arbizzani famosa storica della resistenza, consulente di Giorgio Bocca ed altri. In conclusione giornata bella, piena, serena; gran voglia di andare a letto, grato e pronto a ripartire.

10.gennaio 2012

Santuario Madonna della Pace
Santuario Madonna della Pace

10 gennaio 2012  ARENZANO - ALBISOLA
Nel silenzio della notte ormai terminata, mi porto nella sala da pranzo per la colazione che le buone suore hanno preparato prima della partenza. Suor Gemma mi sta aspettando, nella penombra, col rosario in mano. La abbraccerei, icona di un'anima che la consacrazione a Dio ha reso tutta umilta', disponibilita' e pace. L'aurora ad Arenzano e' splendida. Mi fermo per un saluto alla spiaggia, nella deserta piazzetta Alcide de Gasperi sotto la statua del Bambino Gesù di Praga, qui molto venerato. Il percorso segue il tracciato della vecchia ferrovia, fra rocce e gallerie, palme e pitosfori, onde e silenzi. Celebro il sorgere del sole dall'alto di un dirupo, col Benedictus: "verra a visitarci dall'alto un sole che sorge ... per rischiarare quanti stanno nelle tenebre e dirigere i nostri passi nella via della pace". Sono a  Cogoleto, paese graziosissimo, con le sue palme piantate su colonne, nel lungomare, col suo centro storico, pulito, vivo, ospitale; un vero luogo dell'anima. Mi fermo nella solenne Parrocchiale e più avanti nella piccola chiesetta di S. Sebastiano. Ho una suggestione interiore fortissima: come tutto sia preparato perché noi uomini compiamo un cammino di pace, di dolce potenza, e non dover avere più paura di niente. Continuo il viaggio attraverso la sontuosa Varrazze, inondata di sole; qui mi fermo ad acquistare un libro di Conan Doyle "il segno dei quattro" e preparare in questo modo Estate Ragazzi 2012. Sosta per un caffè al porto turistico; fra gli yacht e gli eleganti tavolini recitando ufficio delle letture. Bello fare il turista, ma l'atteggiamento di chi attraversa il mondo col cuore fisso in Dio, non ha paragoni in quanto a felicita'. Il turista passeggia per un'ora o un giorno, ma poi torna al punto di partenza, il pellegrino invece va sempre avanti. Dopo Varrazze il percorso fiancheggia di nuovo l'Aurelia, fino a Celle "paese dei bambini" e Albissola, dove il sentiero dei pedoni ritorna appartato, aereo, naturale. Una folla sta prendendo il sole, lungo la passeggiata delle ceramiche d'arte. Ricordo che anche all'arrivo a Varazze, lungo l'ultima galleria, era allestita una curiosa mostra: "l'artista e la matematica". Una giornata insomma perfetta, da ogni punto di vista, o quasi. Per un istante perdo il bus da Albissola al Santuario della Pace, dove i padri dehoniani mi aspettano. Sono 3 km di salita, dalla costa verso la collina. Essendo fuori itinerario ritengo lecito ricorrere ai mezzi pubblici, ma si vede che il mio angelo mi vuole pellegrino fino in fondo. Parto subito, di passo svelto, riuscendo ad arrivare per in tempo per messa. L'ambiente circostante mi pare spento, totalmente lontano dalla gioiosa luminosità del mare; il grigiore del luogo, il freddo di questi enormi ambienti vuoti, la piccolezza della comunità, quasi arroccata in una sopravvivenza. Poi col passare delle ore, la Messa devota, la ospitalità squisita, l'adorazione semplice e sincera, la cena con Padre Lorenzo, superiore, Padre Gianni, parroco, Padre Enzo, teologo, che conosco bene per aver insegnato tanti anni a Bologna, ci apre ad una calda comunione sacerdotale, sigillo massimo di una giornata perfetta. 

 

11.gennaio 2012

Monastero di FINALPIA
Monastero di FINALPIA

11 gennaio 2012 Mercoledì  ALBISOLA - FINALE LIGURE
Dopo le Lodi con la Comunità, quando ancora fa buio, prendo il bus verso la città, con due ragazzi nigeriani. Per accordo col governo italiano, il Santuario ospita fino all'estate prossima un gruppo di profughi africani. Vedendo la loro povertà, comprendo come bisogna non dare per scontati i tesori che abbiamo: il lavoro, la casa, una patria, la pace. Il mio cammino ricomincia dal Lungomare degli Artisti, lunga passeggiata, selciata di meravigliose ceramiche, realizzate da tanti artisti negli anni 40-70, rendendo ALBISOLA famosa nel mondo. Incrocio uno in bicicletta che grida "Santiago!", vedendo lo zaino e la conchiglia. Di li a poco m'imbatto anche in un gruppo della Confraternita di San Giacomo di Perugia: sta segnano con la vernice gialla le frecce del Cammino della Costa. Esultano a vedermi, fotografano, dicono che metteranno il nostro incontro nel loro sito wwwviadellacosta. La attraversata di SAVONA e' tranquilla e molto interessante: i cantieri navali, le torri del centro, Fortezza Priamar immensa, e il lungomare ampio, bellissimo, fino a Vado Ligure. Questa cittadina, di fatto e' il grande Porto Commerciale di Savona; mi fermo incantato davanti alle ciclopiche gru che sollevano i conteiners come fossero scatoline. Segue il graziosissimo Bergeggi, con le bianche scogliere piene di gabbiani e ordinatissimi giardini panoramici, a fianco della Aurelia. Strada assai frequentata dai ciclisti, perché e' bella e ha la sua attrazione nell'essere teatro della Milano-Sanremo. Non manco di visitare la Caverna Marina e le cittadine belle di Spotorno e Noli. La guida consiglia di evitare Capo Noli, perché la strada e' stretta, "dantesca", incassata nella roccia e pericolosa per chi va a piedi. Chiedo informazioni in un bar, dove mi sconsigliano anche il percorso indicato dalla mia guida, ma uno più sicuro, per la montagna, attraverso Voze e Le Manie. Intuisco che allungherà di molto il cammino, ma sono contento di lasciare un poco il mare e salire nella solitudine dei monti. Piccolo turbamento a leggere poco dopo la scritta "strada del merlo"; pero' e' veramente il percorso che voglio: silenzioso, gentile, intenso. Su un altipiano, illuminato dal sole, una radura circondata da querce, con un cerchio di pietre inel mezzo, fa tanto atmosfera di Galizia. Padre Mauro, benedettino, mi accoglie verso le 17,00 nel monumentale monastero di S. Maria di Finalpia. Messa solenne con vespri cantati e cena cordiale, semplice e abbondante. Imparo a conoscere l'abate Dom Romano Ceccolin e l'abate emerito, Dom Placido. In questo momento a Piumazzo  si sta celebrando la Liturgia della Parola, guidata da Jasmin e Stefano e anche io col cuore sono li', in cripta, a meditare la chiamata di Samuele. 

 

12. Gennaio 2012

ALASSIO
ALASSIO

12 gennaio 2012 Giovedì. FINALE LIGURE - ALASSIO
"Venite applaudiamo al Signore ... suo e' il mare, egli lo ha fatto"
L'attrazione del mare e' irresistibile. Lo ritrovo subito al mattino, dopo aver salutato l'Abate e il gentilissimo padre Mauro. Il cielo e' coperto: in una fessura nel grigio, si intravede la striscia rossa del sole che sorge. Bisogna avere pazienza e fiducia. Mi ripeto: "E' troppo bello qui, ci devo tornare". So che e' solo un'espressione di felicita', in un posto dove si sta bene si pensa sempre di tornare, ma la bellezza del pellegrino e' andare e basta: in tutti i posti sta bene, come qua. Su un candido tavolino dell'elegante Bar Moroni, recito Ufficio di Letture, colpito dal salmo 17:
"Chi è Dio, se non il Signore? 
O chi è rupe, se non il nostro Dio? 
Il Dio che mi ha cinto di vigore 
e ha reso integro il mio cammino" 
Sono fortunato ad avere ancora gambe buone. Attraversando le varie cittadine, Pietra Ligure, Borgio Bergeggi, Loano, incredibilmente belle, vedo un popolo di pensionati, signore in visone, malinconicamente seduti sulle panchine di splendidi lungomari. Basta un luogo lussuoso e un clima mite a dare senso alla propria vecchiaia? Alcune scritte sulle case suonano monito: "Honorem placeat, non auro, domus" Alla casa piace l'onore non l'oro. E ancora: "Parva domus, magna quies" Piccola casa, grande quiete. Oggi e' giorno del cantare: dopo "Dall'aurora io cerco te", attacco il mio brano: "Vieni e seguimi" commosso dall'inizio "Lascia che il mondo vada per la sua strada ..." I colori del mare sono tenui, rosa, azzurro e oro. A Borghetto S. Spirito la guida consiglia un percorso alternativo all'Aurelia, che seguo senza esitazione. In breve mi trovo in un vero ambiente di montagna, fra rocce e dirupi e soprattutto un panorama stupendo. Al termine del tratto, al cimitero di Ceriale mi fermo per una preghiera e seduto su una panchina levo le scarpe. Mentre procedo alla inestetica operazione di massaggio ai piedi, una coppia mi osserva curiosa, salendo lenta la ripida salita. Sono Tina e Niso di Varese, lui scultore, con all'attivo tante opere a soggetto religioso. La conversazione si fa così cordiale e ampia che mi invitano a pranzo a casa loro. Gentilmente rifiuto, adducendo il motivo del tempo, ma rimango colpito da quanta confidenza può ingenerare lo stato di pellegrini. Ad Albenga vedo le intensive coltivazioni di fiori, per cui e' famosa la riviera. Ammiro le distese di piantine, turbato quando noto che il personale e' tutto nordafricano, giovani piegati tutto il giorno in giu', chini per terra a potare, svasare, etichettare. Il tratto da Loano ad Albenga e' banale, riscattato alla fine da un nuovo straordinario incontro; con Adamo. E' un giovane di trent'anni, che non riesco a guardare negli occhi per il carico di dolore, solitudine, ingenuità, che emana. Lo incrocio chiedendo informazione sulla via Iulia Augusta, dice che sta facendo proprio quel percorso come passeggiata e si offre di accompagnarmi. Vorrei sganciarmi, ma qualcosa mi dice che devo vive pienamente quell'incontro. Davanti alle maestà di Maria e dei Santi si fa sempre il segno di croce, e comincia a raccontarmi di lui. Pare una vita che non abbia parlato con qualcuno, e io cerco di ascoltarlo ed esprimergli tutta la mia simpatia e stima. Il precorso fatto in coppia e' bellissimo, ardito, culturalmente significativo, panoramico, facile. Arriviamo dopo un'ora abbondante ad Alassio e vuole accompagnarmi a trovare l'albergo, poi la chiesa, indi, commosso mi saluta, e col bus torna a casa. La messa della sera nella chiesa dei Cappuccini e' tutta per lui. L'Hotel Florida presso cui alloggio e' un po' vecchiotto come struttura, ma in compenso l'accoglienza, la bellezza della camera, la raffinatezza abbondante della cena, (Maltagliati al ragout di Gallinella di mare) compensano largamente. Dopo i primi bellissimi giorni pensavo: cosa potrò vivere di più? Invece anche oggi, grande giornata! Grazie, Signore, benedici tutti.  

13. gennaio 2012

Sono le 4,30, voglia di ripartire. Com'e la vita vera del pellegrino? Il senso del suo interminabile camminare? Solo una collezione di incontri, di luoghi interessanti? Il suo lavoro e' la preghiera, semplicissima, universale, costante: "Signore, benedici il mondo", oppure: "Signore, grazie," o ancora "Abbi pietà di noi". La differenza dai monaci benedettini è che invece di stare nel coro, si sta nel creato; invece di una comunità fissa, si vive col mondo. Il camminare ha potere di saziare, e' un vero ordine per l'anima e il corpo, ritmato dal cibo, dal riposo e dal sonno. Dal dolcissimo lavoro degli occhi. Il sacco sulle spalle e il segno della tua povertà e della tua ricchezza. Hai poco, ma tutto quello che hai e' prezioso, utile e caro, ne sei responsabile, per questo lo porti sulle spalle. La vita del pellegrino e' pura felicita', per questo e' gradita a Dio e utile al mondo. Nessuno e' più utile al mondo di chi e' veramente felice. Potrei passare il tempo a leggere un divertente racconto, potrei curiosare in questo o quel luogo, potrei studiare questa storia o quel personaggio, potrei mangiare questa specialità o visitare quel negozio, ma il tempo non e' da perdere, non si  possono sciupare le ore. La cosa più sensata e gioiosa e' camminare e pregare. Grazie, Signore, della ripartenza. 

Sul ponte rosso, che ad Albenga attraversa il fiume Centa, meditando sulla preghiera di Gesù e dei primi cristiani, "assidui nella frazione del pane e nella preghiera", ho il pensiero che il segno da lasciare in questo anno del battesimo e' una comunità orante. Aiutati dagli strumenti di un vademecum scritto e della Confraternita della Madonna della Provvidenza, come braccio operativo, cercare di aiutare tutti a pregare, costituendo i filoni portanti di una comunità orante. Insieme. Non si tratta di inventare niente di nuovo, ma di mettere cura, ordine ed educazione in quello che si fa già. Testimoniare la preghiera, insegnare la preghiera, per vivere meglio le preghiere. In essa, la prima cosa da curare e' la preparazione. 

 

13 Gennaio 2012 Venerdì ALASSIO - IMPERIA
Alassio e' una delle pochi posti di mare in Liguria con una grande spiaggia di sabbia. Saluto la bella città, gli sfarzosi Hotel, contento del mio camminare. Una signora sorpassandomi esclama: "E stato a Santiago?" "Ci sto andando!" rispondo. Se non fosse per Santiago davvero non sarei qua. Avere una grande meta rende significativi anche i punti intermedi. A Laigueglia visito la monumentale chiesa, profumata di incenso e attacco la salita di Capo Mele, "luogo dell'anima". Immagino di esser un campione di ciclismo e qui sferrare l'attacco per Sanremo. Ad Andora un signore affacciato alla sponda del fiume mi indica una moltitudine di grandi cefali nuotare tranquilli nell'acqua salata della foce: "Come e bella la natura! esclama, e non siamo disposti a vederla!". Poco dopo, chiedendo indicazioni, converso con Roberto, un addetto comunale: "Abbiamo costruito troppo - dice - gli hotel sono tutti in crisi, le seconde case pure; c'è richiesta di un turismo ambientale e povero, la gente ha bisogno di natura e salute. E ispirato aggiunge: ... ha bisogno di sentieri". Sul tratto bellissimo da Rollo a Cervo, senza la guida della Monica D'Atti mi perderei, fra terrazzamenti dismessi, cisterne dismesse e sentieri aerei, talvolta invasi dalla natura: piccolo tratto di pellegrinaggio esplorativo. Oggi vado lento; forse per la colazione eccessiva, o perche' comincio a sentire la stanchezza. Anche il piede destro comincia a chiedere pause e la schiena ogni tanto duole. Ma in fondo sono tutte scuse, per fermarmi, guardare il mare e ascoltare il cuore. Verso la fine di Diano Marina, quando ormai "l'animo sazio anela all'arrivo", inizia la grande sorpresa della giornata: una strada lungo un promontorio, che non si capisce bene se dismessa, o in via di costruzione. Per quattro chilometri sovrasta solitaria un fragoroso mare selvaggio. Un vero paradiso per il camminatore o il ciclista. Per 180 gradi, lo sguardo scorre la linea del mare con cerchio netto e colori degradanti dal grigio-azzurro a levante, fino a tinte accese del tramonto a ponente. Scopro che si chiama proprio ufficialmente "l'incompiuta". Non e' sempre male lasciare le cose non finite, anche se un semplice sentiero sarebbe costato meno, appagando di più. Ad Oneglia dopo il pastificio Agnesi inizia un viale di giganteschi eucalipti, l'albero che domina in Galizia, e mi commuove ritrovarlo qua. Scopro che Imperia ... non esiste. E' una invenzione mussoliniana, per unire i due paesi vicini e antagonisti: la popolosa Oneglia e la antica e aristocratica Porto San Maurizio, alta sulla collina. In questa ultima nacque S.Leonardo, inventore della Via Crucis e naturalmente da questa parte sta il mio grazioso Hotel, Croce di Malta, camera 306, con vista mare. Un saluto a tutti i parrocchiani. Fra due giorni sono a casa. 

 

14. Gennaio 2012

14 gennaio 2012 Sabato. IMPERIA - SANREMO 
Ho tenuto nella notte gli scuri spalancati: non capita spesso di dormire affacciati al mare, al suono vivo delle onde. La giornata si preannuncia serena. Il primo tratto e' il lungomare Moroni, passeggiata romantica, "la più bella che abbia vista", penso; ma ormai questi superlativi si sprecano. Il cammino della Riviera Ponente e' un susseguirsi di  percorsi uno più bello dell'altro, fra rocce, pini, oleandri e scintillio del mare. Banale il tratto da Prino fino alla bella S. Lorenzo, dove riprende una nuovissima pedonabile. Guardando al lindo porto turistico, ancora in costruzione come quello di Borgo Maurizio, penso positivi questi segni di cura e crescita, ma ho sospetto siano in una direzione sola: quella del lusso, "quel che si vede di più", senza una corrispettiva cura del semplice, del comune, del popolare. Ne ricavo monito per il mio ministero: investire nelle persone, nelle cose che interessano tutti, quelle quotidiane, normali. 

Mentre percorro la lunga bellissima galleria incrocio squadre di sportivi in allenamento, forse la nazionale cinese di marcia, dal taglio degli occhi, dal numero di atleti e allenatori e dalla velocità. 
Mi fermo a raccogliere alcuni pensieri di meditazione. La preghiera non e' solo per noi un mezzo, ma un fine. Se non la lasciamo mai, se la coltiviamo con perseveranza e umiltà di cuore, ogni nostro desiderio si realizzerà. I genitori saranno certi della salvezza dei figli, gli sposi del bene della loro casa, i sacerdoti della loro comunità, i governanti della loro nazione. Solo questo Dio ci chiede, di avere fede e la fede significa preghiera. "Tutto il resto sarà dato in aggiunta". Dalla fede nasce lo svolgimento perfetto dei nostri doveri e il perdono dei peccati. Prego per le vocazione e per i giovani, ma senza ansie, con la certezza che tutto andrà bene, al di sopra di ogni desiderio. Il mare davanti a me e' gioioso e soffia forte il vento dello Spirito.

La ciclabile da S. Lorenzo arriva fino a Sanremo, 20 km lungo il mare, sul tracciato della vecchia ferrovia. E' pienissima di gente, anche di giovani: realizzo che oggi e' sabato. In un prato sul mare, in mezzo a cuscini di ranuncoli gialli, ringrazio Dio per questa incredibile giornata, 
Comunicazione telefonica della morte di Leardo Vecchi: lunedì celebrerò il funerale; uomo veramente buono, ha sofferto tanto per la morte del figlio giovane; in questi giorni prego molto per lui.
Mi ritorna in mente anche il film visto ieri sera in tv: "Le regole della casa del sidro". Formalmente bello, complesso, anche se dolorosamente abortista. Ne traggo la conclusione che molti si sanno chinare sulle pene del prossimo, ma pochissimi sanno scendere nel loro inferno. 

Sanremo e' una città bellissima. Solo percorrendola a piedi tutta, ci si renda conto di cosa contenga, in parchi, palazzi storici, vicoli intriganti, strade eleganti e affollatissime, specialmente di stranieri. Mi fermo per la Messa alla Cattedrale di S. Siro e poi immancabile giro a vedere il teatro Ariston e il Casino Minicipale. Domani finisce il cammino e raccoglierò le mie conclusioni. Mi manchera' non terminare in una gran piazza di pietra, dove sedersi per terra a guardare le guglie; entrare dal portico di Mastro Mateo e fissare quel volto dolce, aspettando l'abbraccio. Credo che San Giacomo mi sia non meno vicino così e benedica questo suo figlio partito da tanto lontano. 

 

15. Gennaio 20012

15 gennaio 2012 Domenica. SANREMO - VENTIMIGLIA - PIUMAZZO
Imparo solo stamattina la tragedia della nave. Alle 7,00 saluto Sanremo. Nel pieno della notte, causa l'eccessiva temperatura della stanza, la gola comincia a far male. Mi dispiace moltissimo tornare a casa malato, senza voce, ma al risveglio "miracolosamente" non ho più niente. Scendo ancora davanti alla Cattedrale nella piazzetta di San Siro, poi lungo Corso Matteotti e la Chiesa Russa. La città a questa ora e' deserta, magica alle prime luci dell'aurora. Infilo l'elegante lungomare di marmo e travertino, direzione Ventimiglia. Gli unici movimenti sono quelli in preparazione di una gara di ciclismo a cronometro che mi farà compagnia tutta la mattina. A Ospedaletti messa nella chiesa della Risurrezione: il parroco mio coetaneo, e' persona dignitosa, diligente e alla comunione benedice tutti i bambini piccoli in braccio o a fianco dei genitori. Il cammino e' tranquillo, raccolto, tutto compreso dalla tragedia della nave "Concordia" naufragata davanti all isola del Giglio. Prego per questo. Dopo Bordighera, il  cui lungomare  "argentina" comincia ad essere affollato per la corsa e perché e' domenica, vedo gente uscire dalle chiese ed e' spettacolo bellissimo ammirare sguardi radiosi dopo la preghiera. Ho proprio desiderio di tornare a casa e fare in modo che quando i miei parrocchiani escono dalla liturgia, sentano la gioia di essere stati in compagnia di Dio. In questo momento a Piumazzo ci stanno celebrando le messe e mi unisco spiritualmente. "Si ritorna, solo andando via" dice Laura Pausini in una canzone. Sono contento d'aver fatto questo cammino, facile e straordinariamente bello. Ricorderò le palme, che in ogni paese costeggiano i viali; ricorderò le focacce liguri: classiche, al formaggio, al pomodoro, alla cipolla, allo stracchino, alle olive e quella buonissima tortina alle verdure comprata oggi in forno. Ricorderò il vento e il sole, il clima fresco di mattina e caldissimo al meriggio; ricorderò il piacere di camminare e quelle nuove interminabili strade ciclabili, che fan proprio voglia di ritornare per lunghe gite a due ruote sul mare. Alla fine di Bordighera, ripensando al senso di questo cammino, sentendo che forse sarà una conclusione, viene groppo alla gola. Le belle lacrime che hanno accompagnato gli inizi di Santiago, per grazia di Dio ricompaiono anche alla fine. Prima di salire in treno, torno a salutare il mare, ed ecco gli occhi inumidirsi ancora, nel vedere la freccia gialla e la conchiglia che indicano la Francia. 

 

Pellegrinaggio da Piumazzo a Santiago di Compostela. Parte terza: Da Ventimiglia a Lourdes, in bici, dal 15 al 25 Aprile 2013