Diario dal 31/7/2016

Il cammino della "apertura"

31 Luglio 2016 Domenica 

Le parole "chiusura" e "apertura" occupano mente e cuore. La prima legata al nostro Circolo che oggi "chiude" e questo evento rattristano tanto il cuore, come una stagione che finisce. La seconda parola è legata alla nostra chiesa, che "apre", e alla parola del Papa alla giornata della Gioventù: "la chiusura è figlia della paura". Vorremmo iniziare un cammino di "apertura".

 

Pregare lo Spirito, per capire la direzione di questa "apertura", la strada nuova indicata da Dio. Preghiera a Maria, ascolto del Papa, ascolto della vita. L'agire divino, dice il Papa, segue tre criteri: il piccolo, il vicino, il concreto.

 

Portare la fede a tutti: solo la fede trasmette la fede. Alcune mamme di prima media esprimono l'auspicio di un servizio ai loro figli, per evitare lo sbandamento di questa età, ed essere vicine, propositive, nel processo di crescita. "Voce" da accogliere, nella linea della "apertura" al nuovo, che può cominciare. Ho ormai sessantaquattro anni, non più l'età della azione, ma dell'ascolto, preghiera e incoraggiamento. 

Durante le Messe, alle 10 in Teatro e alle 11,15 a Sala Bolognese: "certi problemi pesano sulle nostre giornate, ma aiutano l'anima ad andare in profondità, a capire cosa conta veramente e come "arricchire presso Dio". Anche nel mio cammino, non mancano questi problemi  spesso piccoli fastidi, passeggeri, ugualmente deprimenti. Accettarli, ringraziare, chiedere aiuto a Dio, rispondendo con i piccoli atti d'amore. 

 

Ho impressione che manchi un progetto. Benchè abbia già preparato l'agenda 2016-2017, avverto come un vuoto. Il prossimo anno sarà sul Sacramento dell'Ordine Sacro e sulla unità delle tre componenti: evangelizzazione, liturgia carità, ma come se non avessi ancora trovato il punto centrale, quella fiamma, attorno cui articolare il cammino. 

 

Il Papa alla messa conclusiva GMG - sullo sfondo la grande immagine del Gesù Misericordioso -

dice ai giovani: "Siete venuti a Cracovia per incontrare Gesù, colui che attraversa la città, che vuole entrare nella nostra vita". Appello dunque alla vita interiore, stare davanti al Padre, invocando lo Spirito, ascoltando Gesù. Quell'amore personale, nella preghiera, cuore di ogni servizio "mi ami tu più di costoro?". Nello stile di Maria, che cerca il piccolo, il vicino, il concreto. 

 

Mi chiedo se sia meglio chiudere i cortili parrocchiali, in agosto, per riposare un pò, evitare lo stress di presenze disarticolate, randagie, oppure approfittare di questi "ultimi", per ripartire proprio da lì. Anche sulla linea della accoglienza del mondo islamico, che dopo il martirio di padre Jaques, lo Spirito e il Papa paiono indicare. Quel martirio indica un nuovo luogo del cuore: la città di Rouen in Francia, la parrocchia di S. Etienne de Rouvray, in cui volentieri andrei un giorno, in pellegrinaggio. 

 

Nell'ordine delle cose "piccole", che piacciono a Dio, saluto ai ragazzi in cortile, recito il rosario e vespri con le suore, davanti alla grotta della Madonna di Lourdes. Vita senza "programmi", con l'unica preoccupazione di fare bene, momento per momento. Nessun minimalismo rinunciatario, nessun pensiero basso di se stessi, ma scoperta della pace nelle piccole cose, nei piccoli sacrifici d'amore. Questo è "arricchirsi davanti a Dio". 

 

Prima del rosario apro il libretto sullo Spirito di P. Gasparino, commosso al paragrafo indicato: "Diventare flessibile ai cambiamenti" - "Le menti piccole si fossilizzano negli schemi e non ne vogliono sapere dei cambiamenti. Le mente aperte si propongono e godono a tutti i progressi umani, li apprezzano e si aggiornano. Chi non si aggiorna oggi è perduto. E' un bisogno del nostro tempo che corre tanto veloce. Aggiornarsi è anche umiltà, perchè è accettazione di un superamento". 

1 Agosto 2016 Lunedi 

Il compito del sacerdote in cura d'anime è suscitare, vedere, accogliere i carismi di ciascuno. Non dobbiamo affannarci per "salvare il mondo", perchè lo ha già fatto Gesù, perfettamente. A noi spetta entrare e collaborare a questo flusso di vita, ciascuno col carisma suo proprio. Quale è il mio?  Colpisce una frase di Oscar Wilde, anima complessa, geniale, a suo modo di fede: "E' assurdo dividere le persone in buoni e cattivi, in realtà le persone sono o affascinanti o noiose. Io sono stato noioso". Per amore di Gesù mi propongo di essere "affascinante", cominciando da una doccia, una camicia pulita, il riordino dell'ambiente, una preghiera serena. 

2 agosto 2016 Martedi 

Più siamo chiamati alla pace, più siamo tentati a perderla. Accadono fatti che, agitano, disturbano, muovono la rabbia. Eppure la pace è la nostra strada: "Sta in silenzio davanti al Signore e spera in lui".

Ispira imitare Ciccio di Formigine. I suoi racconti di randonee, colpiscono specialmente per la dimensione notturna dei lunghi raid in bicicletta. Partire la sera per affrontare la notte su due ruote ha qualcosa di fascinoso. Parto così di sera per andare a Bologna, verso la chiesa della "Madonna delle Stelle", in via Nosadella, nata da una confraternita di carità che ebbe come motto "pietà, umiltà e pace" (Avvenire domenica 24 Luglio 2016). Allenato come sono, sui pedali volo e dopo una dolce visita alla chiesa, mi porto in Piazza Maggiore per assaporare l'atmosfera di Bologna, in bici di notte. C'è una grande orchestra che suona, con danza e proiezione, davanti ad un pubblico rado, distratto, ciabattone, lì per ammazzare il tempo. La notte si fa fonda, le strade deserte, i locali chiudono e inizia l'entusiasmante ritorno, sotto le stelle. Non mi fermerei mai. Un giorno arriverà, che pedalerò lontano, fino a mattino e poi fino a sera. Come Ciccio.  

D.N. MARIAE SIDERIBUS  (Nostra Signora Maria delle Stelle)
D.N. MARIAE SIDERIBUS (Nostra Signora Maria delle Stelle)

Lo Spirito suscita sempre risposte d'amore ai grandi bisogni della storia. Il nostro tempo di che cosa ha più bisogno? Quale è il dolore maggiore da lenire, l'ingiustizia più cruda da combattere, la povertà più grande da soccorrere? Se mi guardo attorno e cerco negli occhi e nelle parole delle persone, vedo mille bisogni frammentati, di un amore, di una tranquillità ...

 

Sta per iniziare il nuovo anno. La vera questione è quanto di presenza di Dio c'è in ogni nostra azione. Il Papa giustamente parla di "uscita", "apertura", "misericordia",  di questa svolta missionaria abbiamo assolutamente bisogno, ma non dobbiamo dimenticare, quello che lui stesso sottolinea, e il tesoro di Ratzinger, di Biffi, la "centralità" di Dio, inizio e sostanza di tutto.  

3 Agosto 2016 Mercoledi 

"Ogni istante per Dio e per gli altri. Con allegria, semplicità, con la forza di un atleta, l'incoscienza di un bambino, la passione di un amante. Vieni Spirito Santo!!!" Parole postate a facebook a inizio giorno. Programma che ringrazio di aver grazia di realizzare. Come il ciclista dei lunghi raid, misura le forze, si concentra sulla strada, si dispone ad una ininterrotta e gioiosa fatica, così questa giornata, con liturgia delle ore, maratona dagli anziani (desiderio di incontrarle il maggior numero possibile) e, nelle ore calde inadatte agli incontri, pulizia del matronei e di altre zone "oscure" della chiesa. 

5 agosto 2016 Venerdi 

Ai sacerdoti della GMG il Papa dice che "dobbiamo scrivere anche noi il libro" .Può essere il senso del diario, cercare ogni giorno le opere di Dio in mezzo a noi. Più con i fatti, naturalmente, che con la tastiera. Discorso del Papa sulla "parrocchia", nel discorso fatto ai Vescovi:

 

"Io vorrei sottolineare una cosa: la parrocchia è sempre valida! La parrocchia deve rimanere: è una struttura che non dobbiamo buttare dalla finestra. La parrocchia è proprio la casa del Popolo di Dio, quella in cui vive. Il problema è come imposto la parrocchia! Ci sono parrocchie con segretarie parrocchiali che sembrano “discepole di satana”, che spaventano la gente! Parrocchie con le porte chiuse. Ma ci sono anche parrocchie con le porte aperte, parrocchie dove, quando viene qualcuno a domandare, si dice: “Sì, sì… Si accomodi. Qual è il problema?...”. E si ascolta con pazienza… perché prendersi cura del Popolo di Dio è faticoso, è faticoso! Un bravo professore universitario, un gesuita, che ho conosciuto a Buenos Aires, quando è andato in pensione ha chiesto al Provinciale di andare come parroco in un quartiere per fare questa altra esperienza. Un giorno mi dice: “Di’ al tuo professore di ecclesiologia che nel suo trattato mancano due tesi” – “Quali?” – “Prima: il Popolo Santo di Dio è essenzialmente stancante. E la seconda: il Popolo Santo di Dio ontologicamente fa quello che gli sembra meglio. E questo stanca!”. Oggi essere parroco è faticoso: portare avanti una parrocchia è faticoso, in questo mondo di oggi con tanti problemi. E il Signore ha chiamato noi perché ci stanchiamo un pochino, per lavorare e non per riposare. La parrocchia è stancante quando è ben impostata. Il rinnovamento della parrocchia è una delle cose che i vescovi devono avere sempre sotto gli occhi: come va questa parrocchia? Cosa fai? Come va la catechesi? Come la insegni? E’ aperta? Tante cose…  Come si accolgono le persone? Come si ascoltano? C’è sempre qualcuno al confessionale?  Noi vescovi dobbiamo domandare questo ai preti: “Come va la tua parrocchia? E tu esci? Visiti i carcerati, gli ammalati, le vecchiette? E con i bambini cosa fai? Come li fai giocare e come porti avanti l’oratorio? E’ una delle grandi istituzioni parrocchiali, almeno in Italia. L’oratorio: lì i ragazzi giocano e si dà loro una parola, un po’ di catechesi. Tornano a casa stanchi, contenti e con un seme buono. La parrocchia è importante! Qualcuno dice che la parrocchia non va più, perché adesso è l’ora dei movimenti. Questo non è vero! ... Cercare la novità e cambiare la struttura parrocchiale? Quello che vi dico potrà sembrare forse un’eresia, ma è come la vivo io: credo che sia una cosa analoga alla struttura episcopale. La parrocchia non si tocca: deve rimanere come un posto di creatività, di riferimento, di maternità e tutte queste cose. E lì attuare quella capacità inventiva; e quando una parrocchia va avanti così si realizza quello che io chiamo “parrocchia in uscita” ... Inventare, cercare, uscire, cercare la gente, mettersi nelle difficoltà della gente. Ma una parrocchia-ufficio oggi non va! Perché la gente non è disciplinata. Voi avete un popolo disciplinato, e questa è una grazia di Dio! Ma in genere non è disciplinata. Io penso alla mia terra: la gente, se tu non vai a cercarla, se tu non fai un avvicinamento, non viene." Francesco 

 

Ai giovani il Papa dice di evitare la "divano-felicità" ed invece di un divano "meglio procurarsi due scarpe, anzi due scarponcini". In questo sono a posto, ma il Papa non parla di viaggi in montagna o in altri posti ma di viaggio verso gli altri e con gli altri. Qui faccio più fatica. Nei confronti degli altri spesso non ho difese. Allora che fare? Prendere gli altri a piccole dosi e rafforzarci con una overdose di presenza divina. 

"cari giovani, procuratevi due scarpe, anzi due scarponcini e partite" Francesco
"cari giovani, procuratevi due scarpe, anzi due scarponcini e partite" Francesco

10 agosto 2016

Lunedi inizia anche la grande cavalcata delle pulizie alla chiesa, che dura tutta la giornata di martedi. Sono i giorni di partenza degli elettricisti, quindi occorre rimontare la Via Crucis e iniziare lo sgombro. Dopo un colpo di scopa e aspirapolvere ai matronei e alla sacrestia, ispira condividere la gioia di questo "avvento" coi parrocchiani. Intuisco che il pulire, cominciando proprio dallo sporco più grosso, dal mare di polvere da eliminare, dai quintali di rusco da smaltire, ha un enorme potere di appartenenza e di legame con l'ambiente, futuro piacere di abitarlo, sentendolo più proprio. Così faccio appello e una trentina di persone si alternano, con tutti gli strumenti di pulizia immaginabili; il lavorare in tanti, ad un certo punto porta ad alzare la polvere, con risultati compromettenti, ma è un istante. Le porte spalancate, il passare presto alla parte umida degli stracci sul pavimento, risolve ogni problema. Oltre al risultato pratico, si celebra una grande festa di gruppo, un momento di vita comunitaria, operativa, gioiosa, carica di speranza. Riceviamo i complimenti delle maestranze Cogei e di Eva la restauratrice del portale: "E' uno spettacolo incredibile, raro, bellissimo; in città e nella maggior parte dei posti, una cosa del genere sarebbe inimmaginabile"  

Un momento di pausa "eucaristica"in mezzo ai grandi lavori di pulizia
Un momento di pausa "eucaristica"in mezzo ai grandi lavori di pulizia

Adesso si guarda avanti. "Chi semina scarsamente scarsamente raccoglierà, il Signore ama chi dona con gioia" Il tema della croce, la fecondità del sacrificio, sono suggeriti dalle liturgie di S. Giovanni Maria Vianney, di S. Teresa Benedetta della Croce, di S. Lorenzo. Le letture del Concilio Vaticano II, in vista del programma dell'anno 2016 -17, portano ad una "vision" non tanto poggiata su progetti, che ci vogliono, (una buona organizzazione, è grande carità e profonda sapienza comunitaria) ma su uno stile, di vita e di azione, sottile e intima, in ordine alla santità. Mettere al centro Dio non l'uomo, la preghiera non l'azione, il sacrificio non il successo, l'amore non le cose. E' "l'anno sacerdotale", obiettivo non può essere che un volto nuovo, attraverso cui gli uomini, vedendo un uomo, vedano Dio. 

11 Agosto 2016 Giovedi S. Chiara

Senza un immenso lavoro non si ottiene nulla. Certo un lavoro con la consapevolezza che "Se il Signore non costruisce la casa invano faticano i costruttori". Ma anche la fede ha un risvolto di volontà e azione. E' attesa e speranza, ma a questa "attesa" occorre preparasi "riempiendo di olio i vasetti".

 

Io lavoro poco, lavoro male. Devo imparare a lavorare molto e lavorare bene. L'essere vecchio non può giustificare pigrizie o trascuratezze, ma piuttosto motivo per offrire esperienza e competenza. Siamo tutti limitatissimi. Il nostro lavoro non può che realizzare una infinitesima parte del possibile e dell'auspicabile, dell'urgente e del necessario, ma è proprio qui che si manifesta la fede, nel fare tutto il possibile, soffrendo di aver fatto neppure il minimo necessario; allora si può dire: "Signore Pietà! ... fai Tu quello che a noi non riesce". 

 

L'anno sacerdotale cominci da una "regola di vita", semplice, concreta, fedele. "Dire quello che si fa, fare quello che si dice". Poi indicare i punti in cui il parroco intende lavorare e chiede agli altri di lavorare. Alcuni capiranno, alcuni collaboreranno, molti andranno per la loro strada.  Solo Cristo è il Buon Pastore, noi suoi servi, sacerdote compreso. Credere ai carismi in tutti, cercarli, vederli, sostenerli, armonizzarli. Appena si vede una opera buona di qualcuno, apprezzarla e sostenerla. Stare lontano dalle invidie e gelosie. Credere al carisma del dolore, a quella opera segreta e altissima dei piccoli e poveri, della gente comune. Credere ai Sacramenti, alla Parola, alla Comunione con la chiesa, alla educatività dei santi, di ieri e di oggi. Amare ogni uomo, ogni cultura, ogni luogo, ringraziando il Dio della vita

 

Preghiera del Rosario. In essa metto tutto quello che mi capita, tutti quelli che incontro, tutti i pensieri del cuore, tutte le paure, le preoccupazioni, le tristezze, le riuscite, i ringraziamenti. Incontro bello oggi con Daniela, la coordinatrice della RSA di Castelfranco, originaria del Piemonte; ama il suo lavoro e si interroga come vivere bene il rapporto con la malattia cronica e il fine vita. Concordiamo quanto sia importante la presenza di persone "sane e vitali, che sappiano abitare il buio e la solitudine"

 

Pensando a mia madre, realizzo quanto sia difficile cambiare modo di lavorare. Tutti abbiamo abitudini consolidate, debolezze incorreggibili, attenzioni congeniali o meno, ed è tanto difficile, quasi inutile, volere cambiare. A meno che questo non riguardi piccoli dettagli ... come l'accettare volentieri, senza impermalirsi, critiche o lamenti e cogliere tutto come indicazioni per "migliorare un pochino", senza stress, umiliazioni, ma con gioia e allegria. Quello che manca a mia madre, per ragioni "culturali", una sorta di imprintig formativo, è quello che si può chiamare un "programma". Come tutta la gente della sua età, viaggia sempre a giornata, seguendo un binario istintivo, flessibile agli eventi, ma non strutturato. Per il ruolo di parroco invece un minimo di organizzazione è necessaria. Provarci almeno. 

13 Agosto 2016 Sabato 

Visita ad un parrocchiano, recluso nel carcere di S. Anna di Modena. Tutto nasce da una segnalazione ricevuta e desiderio di vivere le opere di misericordia, fra cui "Visitare i carcerati". Ma non ho alcuna esperienza. Accostando la Casa Circondariale di Modena, colpisce innanzitutto il degrado della zona di accesso. Non è una struttura vecchissima, avrò una trentina d'anni, ma l'erbaccia alta, i muri scrostati, i cancelli arrugginiti, danno una cattiva impressione. Le guardie, tante, giovani, ben vestite nella divisa estiva, solerti ai loro impegni. Siamo attesi per il colloqui delle 11,00 e la prima scena è il radunarsi dei parenti a questo turno. Quasi tutte donne, mogli, madri, figlie, molte straniere. Alcune giovani, una incinta, una più matura, col volto sfregiato dall'acido. Nella sala d'aspetto ci sono sedie e banchini piccoli, qualche disegno infantile affisso al muro, dice che è prevista anche la presenza dei bambini. Fra chi aspetta anche un piccolino, di quattro cinque anni, dolce, vivace, simpatico, con la mamma e un fratello. Sorride sempre, scherza, il bimbo usa le sbarre della prigione come una struttura di gioco, per arrampicarsi, come una scala di divertimento. 

 

Dopo tanti passaggi, per il controllo del materiale portato (cibi o vestiti), il controllo dei documenti, dopo quasi un'ora e mezzo di attesa, circondati da quattro guardie, attraverso un lungo corridoio bunker, il gruppo è portato nella sala colloquio, grande stanzone giallo, pieno di tavolini, in ordine simmetrico, ciascuno con una bottiglia di succo di frutta e bicchieri. Entro pieno di timore, perchè non ho mai fato visita ad un carcerato e la visita di gruppo è strutturata nello spazio di un'ora, non meno e non più. Non conoscendo il mio parrocchiano, straniero, di religione islamica, mi chiedo. "Ma come sarà l'impatto? Staremo volentieri vicini l'un l'altro?" Non preparo nulla da dire, mi affido allo Spirito Santo. 

 

L'impatto da subito è commovente. Il suo viso mite rasserena, la evidente gioia di incontrami incoraggia e quasi seguendo una regia del cuore, l'incontro inizia con un lungo abbraccio, come se ci sconoscessimo da sempre, come fossimo fratelli di sangue. Le mie prevenzioni, o le oculate prudenze, non vengono mai meno, ma all'impatto diretto, come un muro cade. Mi è stato detto che i detenuti non sono sinceri, che cercano ogni occasione per chiedere, approfittare ... E' vero, ma c'è anche molto altro. 

"Da due anni sono qui e lei è la prima persona che è venuta a trovarmi!" Non parliamo della causa della detenzione, io del resto non parlo di nulla, non c'è bisogno. E' lui che ha bisogno di dire cose che ha nel cuore. E' una persona intelligente, riconosce i suoi torti,  e nel constatare che il carcere non aiuta nessuno a migliorare, tuttavia ringrazia Dio perchè attraverso la detenzione dice che la sua vita è cambiata. "Non sono più quello di prima". L'unica cosa che chiede è ricollegare i rapporti coi famigliari ...

16 Settembre 2016 Venerdi 

Un fulmine rovina il computer, rendendo impossibile per lungo tempo la stesura del diario-riflessione sul cammino pastorale.

Parto con la pubblicazione di un tratto della prima Conferenza alla tre Giorni, relazione del vescovo di Foligno sui nuovi orizzonti missionari della chiesa. 

18 Settembre 2016 Domenica

Cerco di seguire il Signore che parla nel cuore. Il Papa dice di "non avere programma" se non il "discernimento", capire dove ti porta lo Spirito in questo preciso momento della storia, tua e del mondo. Si comincia dalla Preghiera, dalla Parola di Dio, dal Silenzio. 

 

Essere se stessi è altrettanto faticoso e importante del cambiare. Gli esempi di Papa Francesco di Matteo Zuppi fanno bene, ma ognuno dve essere se stesso. il mio modo di stare a servizio di Dio e degli altri è più nascosto, composto, con un bisogno di bellezza. Ma fa bene imparare l'umiltà e l'amore di questo stile esuberante e scomposto. Lo Spirito conosce tante forme, tante strade, anche opposte, importante che ci sia lo Spirito. Invocarlo.

 

Il Vescovo Sigismondi dice di amare moltissimo gli ATTI DEGLI APOSTOLI testo guida di una chiesa in missione. "Riceverete forza dallo Spirito Santo e mi sarete testimoni, a Gerusalemme in Samaria, fino ai confini della terra ... Rimanete a Gerusalemme finché non sarete rivestiti di potenza dall'alto". Gerusalemme indica sia la vita interiore, da vivere comunitariamente e con Maria, ma anche la città di residenza, quel "popolo" cui fanno continuamente riferimento i nostri pastori, non solo destinatario, ma anche anima. sostanza, energia, direzione della missione. 

 

Dalle letture del giorno:

1. Sulla preghiera: "Mi raccomanda prima di tutto che si facciano preghiere, suppliche, ringraziamenti, per tutti gli uomini, per i re ... perché possiamo avere una vita calma e tranquilla ... Questa è una cosa bella e gradita a Dio, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità" 

2. Sull'uso delle cose: " Non potete servire Dio e le ricchezze". Tre strade per evitare di essere noi a servire le cose: Ringraziare, Sentirci amministratori, Donare ai poveri. Con la prima riconosciamo che quanto possediamo l'abbiamo ricevuto. Con la seconda diventiamo responsabili, consapevoli che di tutto renderemo conto. Con la terza, non solo costruiamo un mondo più giusto, ma ci prepariamo al giudizio finale. 

27 Settembre 2016 Martedì 

"Pastorale di nomi, dell'incontro e della preghiera". Questa è la parola-guida del risveglio, accompagnata da un'altra parola che condivido in fb "La preghiera a Gesù unisce la grandezza di un orizzonte alla piccolezza di un passo; la drammaticità di un impegno alla dolcezza di un amore; la pluralità dei doveri alla unità del cuore"

 

Dopo aver aperto la chiesa, al bar Sorriso a fare colazione, ma soprattutto a offrirmi all' incontro. Rosa Baccolini, Anna Serafini che mi offre la colazione, cui mi impegno di corrispondere con una preghiera per la sorella di Fabio;  Davide parla della sua posizione matrimoniale, del desiderio di riavvicinarsi alla comunità, benedicendo questo incontro del mattino; poi Gaetano, Walter, Livia, Palmieri, Galletti,  ... tutti nomi da portare a Gesù in preghiera. 

 

Consapevolezza che Gesù ogni giorno, ogni istante, opera per il bene, a noi capire e corrispondere. Al Lavoro! Raccolgo alcune riflessioni, in vista del cambiamento che si impone. 

 

La riunione per i catechisti alle Budrie, guidata da don Romano Zanni, inizia con il detto evangelico; "Non si mette vivo nuovo in otri vecchi se no si perdono vino e orari, ma vino nuovo in orti nuovi" Oggi viviamo un epoca non di cambiamenti, ma un cambiamento di epoca. Se non si vuole morire occorre cambiare. La sua linea è "una esperienza viva di Cristo nella carne da far condividere agli altri scoprendo il Cristo vivo nella carne". Citando Papa Francesco della Evangelii Gaudium "ci sono forme non sono più adatte oggi a incontrare e trasmettere la esperienza di Cristo" "La via del rinnovamento è la Missione, l'andare incontro alle persone, stimola nuova vita, nuove idee e nuove proposte"

 

Silvia e mamma ... problemi di salute ed equilibrio esistenziale, cui risponde con sogni e chimere, cosa possiamo fare comunitariamente per lei. Ecco da dove si può partire. Da un problema concreto, una necessità, un dolore, una sofferenza e creare attorno possibilità di vita, secondo i propri carismi. 

10 Ottobre 2013 Lunedì

Ingresso di don Emanuele Nadalini a parroco di Manzolino e Cavazzona. Pomeriggio di pioggia fuori, ma sereno e festoso dentro. Come sempre Mons Zuppi è affettuoso, propositivo, gioioso e trasmette a tutti questo animo pieno di cose belle. Sembra non vedere i problemi, oppure li vede ma più forte lo sguardo al bene. Anche don Emanuele è raggiante di composta letizia, carico di amorevole speranza. Ha alle spalle un vissuto di amicizie e relazioni belle e ora desidera condividerle con chi la Provvidenza gli affida. 

 

Questi inizi fanno da specchio e portano a chiedere: come va il mio ministero? Sono contento della struttura organizzativa, messa in piedi in estate, che indica a tutti un cammino, delle tappe e dei contenuti, nello stesso tempo soffro una serie di difficoltà fisiche e interiori, personali e comunitarie. La chiusura Bar Gerry cambia l'orizzonte di tante cose, un nuovo equilibrio è da cercare e non è facile.

 

Domenica era ospite don Nino Nuzzo di Tortorici, in visita a famigliari e amici, diretto a Milano per alcuni controlli medici, animo sacerdotale fervido, anche se eccessivamente autocentrato. Mentre ascoltavo la sua predica, interminabile, farraginosa, passaggio da un tema all'altro, a seconda dell'estro, idonea in una conversazione amicale, ma non da un pulpito, da cui ci si aspetta parola di Dio, non parole di uomini, per la loro autoglorificazione. Pensavo alla pazienza dei fedeli, a come noi sacerdoti li trattiamo male, ne approfittiamo, svilendo ciò che è sacro e santo, per pavoneggiarci ...  

24 Ottobre 2016 Lunedì 

Da tanto tempo non scrivo. Vivo come una stagione di vento e polvere, dove non si vede bene. Difficoltà personali si intrecciano a istituzionali, il dovere protegge, ma anche affatica. L'agenda è piena, si rincorrono incontri, presenze, servizi, ma è come se l'anima stentasse a vedere l'orizzonte. La preghiera, la Parola di Dio, illuminano un passo alla volta, non di più.

 

Mi preoccupa la parrocchia. Adesso abbiamo la chiesa nuova, bellissima, ma è andato in difficoltà il resto, o almeno così io sento. La chiusura del bar Gerry segna la fine di un'epoca, di cui non vedo la successiva. Riunione per intravedere la strada da percorrere, piena di sapienti diagnosi, ma senza che emerga seme vitale di inizio. Si demanda tutto al parroco, cui corrisponde la tentazione del dire: "ci penso io". In una stagione dove tutto porta a decentrare si è costretti a ricentrare. Senza averne la forza.

 

Questa fragilità, a tratti angosciosa, porta a pregare con più fede, e riscoprire quelle strade che per la nostra presunzione, o immaturità spirituale, spesso vengono sottovalutati, e che invece i problemi e le difficoltà fanno riscoprire: la centralità di Dio, il suo agire continuo, benefico, potente, il nostro dovere di "seguirlo", ascoltarlo, affidandoci a Lui con attiva serenità.

 

La stagione autunnale, corrisponde alla mia età anagrafica. Le foglie che cadono, richiamano  tante bellissime cose che, dopo una stagione di feconda vitalità, vengono meno. Dopo avere raccolto i frutti ultimi e dolcissimi - e la chiesa inaugurata potrebbe essere uno di questi - ma anche sapienza e gentilezza, affetto e memoria, ci si prepara ad un naturale e benefico declino. Autunno, stagione di perdita e di silenzio, stagione di semina e di attesa, stagione cui non segue la primavera, ma l'inverno. Pure esso benedetto. 

La primavera persiste sempre nel piano di Dio. Come se in Lui tutte le stagioni fossero presenti insieme. Vivere con amore la propria, sapendo che Dio benedice quella di ciascuno. Beatrice e Alice, all'incontro missionario di ieri sera, sono due raggi di primavera. Attraversare serenamente l'autunno, lodando per le primavere e le estati nel cuore degli altri.

 

Ogni seme è piccolo, come ogni opera buona che dà vita al futuro.