Diario di d. Remo dal 1/11/2016

1 Novembre 2016 Martedì -  SOLENNITà DI TUTTI I SANTI 

"Ogni estremo di male, un bene annuncia ..." 

Questo verso del poeta Saba guida la presente ora. Lo cito al funerale di Vignali Paola, davanti alla comunità, radunata attorno a Giovannina e alle sue bimbe, Lidia, Irene e Anita.  

Il bene che sperimentiamo è la solidarietà che il dolore suscita, abbattendo muri e divisioni.  Il senso della comunità è che nessuno sia solo, nelle sue sofferenze e nelle sue gioie. Anche "La gioia è vera quando è condivisa" (Tolstoi).  Ecco il senso di tutto. Dio è comunione d'amore.

 

Ci chiediamo quale sia il futuro della nostra parrocchia, ora che tante cose crollano, tante istituzioni vengono meno, tante tradizioni si spengono. Sembra tutto desertificarsi o precipitare in una sterile anarchia, "non si impegna più nessuno!".  Invece crediamo che in forme nuove il bene c'è, l'amore che si fa rete, nel vero, nel buono e nel bello.

 

Il Comune di Castelfranco progetta di aprire due nuove Scuole Materne, a Manzolino e Cavazzona, accedendo a fondi Europei per i poli scolastici. E' una scelta giusta e naturale. In una situazione come la presente, col calo demografico e una atmosfera culturale non favorevole alle scuole cattoliche, potrebbe segnare la fine anche del nostro Asilo. E' vero che "Dal dire al fare sta di mezzo il mare". Lo annotiamo per prepararci ad un futuro che potrebbe essere molto diverso da quello attuale. Ma il fine non cambia. In modi nuovi, originali, creativi, umani, la parrocchia deve strutturarsi come "casa di tutti" e "interessata al bene tutto", luogo di formazione alla comunitarietà integrale. "perché nessuno sia solo, nel suo soffrire e gioire". Questa la visione che muove i nostri passi, verso il domani, nel giorno di Tutti i Santi.  Immaginare come può essere, tutto il nostro "polo": chiesa, canonica, sale, asilo, casa delle Grazie, cortili ... centro propulsore di vita comunitaria.

 

La Croce di Gesù è la nostra chiave per interpretare il versetto: "Ogni estremo di male un bene annuncia". Poi lo Spirito Santo, artefice di redenzione e santità, di bellezza e gioia. La comunità si crea non in modo casuale, ma per un amore personale, umile, concreto e sorprendente. 

 

Dopo la bella messa del mattino, all'ospedale visita ai malati: "nessun sia lasciato solo nel dolore". Tocca l'incontro con Elisa Morselli, occhi penosamente fissi sul vuoto. Ha vissuto una vita sola, equilibrio che proteggeva e gratificava, ma ora non è più possibile e l'anima si prostra. Con Luciana di Sorbara parliamo di vini ... "Non amo il lambrusco, preferisco i fermi del nord, come il Muller Targau". La mia antica passione enologica torna utile a stabilire ponti fra anime. Anche con Giuliano di Cavazzona, colpito da ictus, privo di arti inferiori, anni 56

L'approccio con Giuliano si accende si accende alla frase "amo i libri". Gli chiedo il permesso di trascrivere alcune sue massime, che faticosamente vuole pronunciare, sintesi del suo pensiero. 

"L'infinita virtualità mentale,

l'infinita evoluzione mentale,

l'infinita espansione mentale,

pluridimensionale e diversa;

Nelle massime filosofiche

ci vogliono almeno tre punti di vista ...

... vedo il paradiso, come 

la quarta dimensione che si curva sulle altre" 

Tenerezza di una anima umile, ma accarezzata dal talento del pensatore, gratificata da chi lo ascolta e trascrive le sue riflessioni, chiedendo anche il permesso di fargli una foto. 

 

In chiesa un gruppetto prega; i cortili sono pieni di ragazzi, qualcuno finisce il giorno ascoltandone uno, serio e altezzoso, mentre suona il piano al Concerto N 1. op 23 di Ciaikovski 

3 Novembre 2016 Giovedì

La Messa del 2 Novembre è occasione per costruire comunità. Celebrazione composta, fra lapidi, fiori, vialetti; partecipazione ampia e affettuosa. Nella omelia leggo alcune parole misurate, preparate col cuore. Non manca una piccola furbizia, per attirare l'attenzione, vantarsi di uno scoop, "forzare" amabilmente le autorità: annunciare i lavori di ristrutturazione al Cimitero di Piumazzo nel 2017.     

In un dialogo pomeridiano con ospiti si parla del pedagogista Malaguzzi, progettista delle mirabili Scuole dell'Infanzia di Reggio Emilia, riconosciute come le migliori del mondo, e del gerontologo Prof Francesco Antonini, al quale si devono studi e iniziative di grande speranza nei confronti degli anziani, vedendo la loro condizione non solo come fragilità, ma mirabile possibilità. 

 

Prospettiva delle "Città Abbraccio", con la forza non solo di qualche leader, religioso e civile, ma nell'arte di mettere in sapiente relazione le risorse di ciascuno a vantaggio di tutti.          

           DECALOGO PER VIVERE BENE LA VECCHIAIA (Prof. Antonini)

(la vecchiaia è la stagione del tempo libero e della creatività) 

 

  1. Scegliti, per nascere, una famiglia di longevi, che ti insegnino come vivere una vecchiaia serena;
  2. fin dall’infanzia interessa ed educa la tua mente a dei valori, alla conoscenza, alla curiosità, a mettere in dubbio ciò che ti viene dato per sicuro;
  3. dedicati, nei limiti in cui ti è possibile, a un lavoro creativo, l’invecchiamento è diverso a seconda del lavoro che si compie (e del piacere che si ha facendolo);
  4. spostati progressivamente, mano a mano che invecchi, da azioni fisiche ad azioni intellettuali;
  5. continua comunque sempre l’azione che hai scelto di compiere: la rinuncia all’azione è causa di stress, di depressione e di invecchiamento;
  6. mantieni sempre attivi tutti i tuoi interessi;
  7. è importante che tu cominci piano, e che tu cresca sempre, progressivamente: l’invecchiamento può essere uno sviluppo e non soltanto un declino;
  8. pratica l’esercizio fisico soltanto se ti stimola anche la mente. Se no, non serve: e questo vale per tutte le risposte a stimoli fisici (cibo, sesso, piaceri);
  9. cerca di compensare quello che declina o che tu perdi col tempo: una donna bella può diventare interessante, un uomo forte può diventare paziente. Cerca di avere un “tuo” valore, via via che ne perdi altri;
  10. ’ultima battuta di una commedia di Pirandello dice: “Crearsi, per ritrovarsi”. La tua vecchiaia è il frutto della tua azione creativa. Prima di morire, cerca almeno di essere nato.

Nella nostra passeggiata, parliamo anche della pittrice Frida e la sua struggente storia di amore con Diego Rivera. Famosa la sua lettera, sulla "notte": 

        "La mia notte è senza luna. La mia notte ha grandi occhi che guardano fissi una luce grigia che filtra dalle finestre. La mia notte piange e il cuscino diventa umido e freddo. La mia notte è lunga e sembra tesa verso una fine incerta. La mia notte mi precipita nella tua assenza. Ti cerco, cerco il tuo corpo immenso vicino al mio, il tuo respiro, il tuo odore. La mia notte mi risponde: vuoto; la mia notte mi dà freddo e solitudine. Cerco un punto di contatto: la tua pelle. 

 

Dove sei? Dove sei? Mi giro da tutte le parti, il cuscino umido, la mia guancia vi si appiccica, i capelli bagnati contro le tempie. Non è possibile che tu non sia qui. La mie mente vaga, i miei pensieri vanno, vengono e si affollano, il mio corpo non può comprendere. Il mio corpo ti vorrebbe. Il mio corpo, quest’area mutilata, vorrebbe per un attimo dimenticarsi nel tuo calore, il mio corpo reclama qualche ora di serenità. La mia notte è un cuore ridotto a uno straccio. 

 

La mia notte sa che mi piacerebbe guardarti, seguire con le mani ogni curva del tuo corpo, riconoscere il tuo viso e accarezzarlo. La mia notte mi soffoca per la tua mancanza. La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce. Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra. Il mio corpo non può comprendere. Ha bisogno di te quanto me, può darsi che in fondo, io e il mio corpo, formiamo un tutt’uno. Il mio corpo ha bisogno di te, spesso mi hai quasi guarita. La mia notte si scava fino a non sentire più la carne e il sentimento diventa più forte, più acuto, privo della sostanza materiale. La mia notte mi brucia d’amore”.

Frida e Diego Rivera
Frida e Diego Rivera

 All'incontro sacerdotale vicariale del giovedì, in ciascun confratello cerco il "dio che è in lui": Il dio-giovane, in don Alessandro, il dio-poeta in don Adriano, il dio-ironico in don Claudio, ecc.  Si condivide il metodo, fecondo e gioioso, di affrontare tutte le nostre questioni, anche pratico organizzative, partendo dalla "lectio divina". 

Padulle, incontro vicariale: don Guido, don Gianluca, don Giuseppe, don Simone ...
Padulle, incontro vicariale: don Guido, don Gianluca, don Giuseppe, don Simone ...

Don Francesco Scimè conclude:  "La parabola del Seminatore identifica Il nostro destino con quello della Parola di Dio; l'ascolto della quale, ci rende una cosa sola con Gesù, sia nell'affrontare gli ostacoli, che nello sperimentarne fecondità e potenza"

 

Inizio del doposcuola Parrocchiale "Oltre", C'è fervore di novità, condivisione di impegno, Stefano e Valeria e tutti i responsabili sono contenti, anche se il riscaldamento non funziona! Quando Cè una meta anche le difficoltà divengono strada.

 

 

 

Entra nell'ex Bar Gerry anche Bruno Calanchi; Silvia gli offre un caffè e, a molti, ispira, oltre che rallegrarsi dei ragazzi, pensare a qualche iniziativa per gli anziani. Il senso comunitario vive oggi il suo piccolo alimento. Andare sempre "Oltre" 

 

 

 

Fra poco c'è la Messa, Gesù è il "chicco di grano" nel terreno del mio cuore, per morirci e portare frutto. La Festa dei primi martiri Bolognesi, Vitale e Agricola, dice la possibilità estrema e finale di amore, in grado di riscattare tutta una vita di attesa, lavoro, nascondimento e magari anche smarrimento. Tutto è grazia!. Raccolgo un segno di oggi, l'incontro con la dolce commessa della Libreria Tre Lune di Castelfranco Emilia, cui ordino libri di Malaguzzi e Antonini.

5 Novembre 2016 Sabato S. Carlo Borromeo

Alla riunione col Gruppo Liturgia e Famiglia presento la prima volta il Programma del Congresso Eucaristico Diocesano. I presenti sono molto attenti e sapientemente reattivi, comprendono le intenzioni dell'Arcivescovo e iniziano una cordiale cordata di avvicinamento alla meta. Ne esce come uno slogan: "Abbiamo bisogno della vostra opinione per  rinnovare la comunità" Un rinnovamento umile, come quei discepoli che aveva solo pochi pani e pesci da offrire, cui Gesù dice guardando la folla "date voi stessi loro da mangiare".

 

Dopo le due "guide", per il servizio ai bambini e anziani, oggi ne incontro un'altra verso gli adolescenti. Claudia, maestra di religione a Piumazzo, racconta il suo amore per Alessandro d'Avena. Ho visto di recente l'ultima sua opera nella vetrina di una libreria; so di tante conferenze sulla adolescenza in YouTube, e quanto siano apprezzati alcuni suoi aforismi:
"Non è la complessità del labirinto che conta, ma la luce d'amore che conduce fuori"  oppure "Abbiamo due orecchi e una bocca, per ascoltare il doppio di quanto parliamo"

6 Novembre 2016 Domenica 

"Prendete quel soldatino ingenuo, ieri contadino, che gironzola con lo spadino attorno alle governanti di Luxembourg, o quel giovane studente pallido, curvo su un pezzo anatomico o su un libro, prendeteli entrambi, ispirate loro un soffio di dovere, metteteli là dove si combatte per l'ideale, e getteranno nella lizza la loro ombra, simili agli dei" (V Hugo i Miserabili). Da questa frase,  luce di comprensione della pagina biblica dei Macabri, la storia dei sette fratelli, la cui esperienza di persecuzione è occasione per suscitare una eroica testimonianza di fede. Tutto scorre tranquillo e nascosto, finché la grande prova dà occasione, a chi lo Spirito prepara, per una azione estrema, che onora Dio ed edifica la comunità. 

 

Il Vangelo parla di Risurrezione, in riferimento al tema dell'Amore: "I figli della risurrezione, non prendono moglie né prendono marito".  Il detto evangelico, insegna a "vedere oltre" il meraviglioso dono dell'amore, verso una dimensione altra, non più esclusiva, ma universale; non più umana, ma angelica; non più limitata, ma infinita. Amore capace di volare, verso vette altissime, alle quali neppure sentimento ed eros,  sono in grado di arrivare. E il bellissimo quadro di Chagall, con sullo sfondo i simboli di Gesù: il sole e l'asinello, rappresenta la crescita degli amanti, nella dolcezza umile e trasfigurata del loro amore. 

Quanti accogliamo, nella preghiera, Gesù, vivo, risorto, umilissimo, nella Eucaristia e nello Spirito, sperimentiamo istanti non solo di fede e vita eterna, ma di consolante intimità amorosa.

 

Ilva di Nonantola, colpita dalla "bellezza della nostra messa", è ispirata a venire in sagrestia a salutare (recitammo insieme la Coroncina della Misericordia, in Ospedale, a fianco della mamma morente). Racconta la sua esperienza di catechesi da 0-6 anni, col metodo del buon Pastore; della sua frequentazione del Centro Aletti, con Mons Rupnik;  del ricordo meraviglioso di Padre Emiliano Tardif, leader del movimento Carismatico ... Tutte piste dello Spirito da seguire. 

Durante la visita ai malati dell'ospedale, in bicicletta, ricevo il dono di un tramonto autunnale meraviglioso. Tonalità violacee, striate di giallo, rosa e nero,  nuvole, alberi e case per uno scenario elegante, raffinato, inconsueto, da sciogliere il cuore. Grazie, Signore, di questo silenzio, nell'aria asciutta e mite di una sera domenicale.

 

Ringrazio Gesù della libertà, e anche di quando essa verrà a mancare, nella prigionia della età avanzata, della vita comune forzata. Penso alle fatiche degli anziani, non più autonomi, costretti alla umiliazione delle badanti, delle case di riposo, delle strutture ospedaliere. Sogno una società solidale, preparata ad una vita comune bella, amorevole e non costrittiva, festosa e non mortificante. Una vita che forse non vedrò mai, perché non ne ho alcuna esperienza, e quindi me ne manca l'arte. Ma ne intravedo i contorni, preparando il terreno ai posteri, grato dei tesori ricevuti: lode nella libertà, possibilità di amore anche nella schiavitù. 

7 Novembre 2016 Lunedì 

Inizia bene il mattino, perché si è conclusa bene la sera. M'addormento sul  secondo volume de "i Miserabili" di Victor Hugo, passaggio dal buio alla luce, in termini sociali e romantici. Opera meravigliosa, speranza di un progresso nella storia. Sarà vero? 

Bella la "ultima Omelia di Rupnik" sul vangelo di ieri   http://www.lipaonline.org  

 

Impressione che sia llusorio e inutile il nostro lavoro. A paragone del non-lavoro della creazione, concatenarsi di vita e bellezza, semi, piante, uccelli, animali, luce, acqua, frutti, vita ... "Guardate gli uccelli del cielo, non seminano, non mietono eppure il Padre li nutre .. Guardate i gigli del campo, non tessono, non filano, eppure neppure Salomone era rivestito come uno di loro" . 

8 Novembre 2016 Martedì 

Aspetto oggi l'incontro coi confratelli, nel nostro appuntamento annuale. Invitati a Piumazzo in occasione della riapertura della chiesa, mostrerò con orgoglio il luogo in cui la Provvidenza mi colloca. Siamo già tutti sui sessantacinque anni, vecchi e navigati, ciascuno con la sua storia e peso da portare. Disincantati, impegnati, segretamente speranzosi. Non lo diamo a vedere, ma tutti abbiamo il sogno di fare qualcosa di nuovo, vivo, bello, utile. Contenti del nostro cammino, con tante domande ancora sul futuro.

 

Ieri incontro con don Roberto Repole, alla formazione vicariale dei catechisti. Vado alle Budrie con Sr Pavana, sr Flora ed Eufemia. Un giovane sacerdote torinese, professore di Ecclesiologia e Presidente della Associazione Teologi Italiani, gli è caro il tema dell' "umiltà della chiesa". Lo ascolto come piccola stella nel cammino. La sua tesi è che il cambiamento culturale del nostro tempo, sia occasione per rivivere più profondamente il vangelo e la missione. Non crollo, ma "chance". 

 

Mi fanno bene queste prospettive. Il tema è "Chiesa povera per i poveri". Capisco la seconda parte: "se ci si dedica ai poveri, allora significa che ci si dedica a tutti". Ma non capisco la prima, perché occorre essere "poveri"? Non sono povero, ma vivo forse qualcosa di peggio: l'impoverimento. Vivo come verso il declino, senza capire come arrestarlo o gestirlo. Mi paragono al conte Malvezzi di Bagnarola, proprietario della omonima villa, una costruzione monumentale, meravigliosa, ereditata dagli avi, ma ormai vuota, che lui, col suo stipendio di professionista, non riesce a mantenere. Così mi pare la mia chiesa e il mio sacerdozio oggi.

Villa Malvezzi a Bagnarola di Budrio
Villa Malvezzi a Bagnarola di Budrio

Eppure la prospettiva dello Spirito, della chiesa, illustrata da don Roberto Repole, non è così. Occorre capire, accettare e corrispondere al cambiamento. Lavorarci su, con sollecita calma. Raccolgo due prospettive: 1. Un modo nuovo di intendere la propria missione universale, che non significa occupare tutti gli spazi, ma, seguendo Cristo e la prima chiesa, vivere un offrirsi eucaristico per tutti. 2. Sguardo nuovo alla figura del pastore, lontano da ogni mitizzazione, cui la cultura contemporanea porta: l'uomo solo al comando, l'eroe, il campione ... piuttosto tendere all'umile costruttore di comunità missionaria, perché l'annuncio di Cristo avvenga nella rete dei rapporti quotidiani. 

Prendo il caffè da Freccia. Il saluto di molti, indica come giocare la carta dei rapporti, costruiti dal tempo, nella prospettiva della "comunità abbraccio". Penso alle Suore, al loro bisogno di integrare rapporto speciale con Gesù, e altrettanto rapporto speciale fraterno, intra ed extra. Forse da lì si deve cominciare. Le nostre parrocchie, dice Repole, "sono spesso circoli chiusi, che non lasciano passare nessunose non succhiato in rapporti che non vogliono cambiare; mentre accogliere l'altro significa ogni volta cambiare". Lavorare ad un cambiamento personale, per aiutare gli altri a cambiare, in ordine alla relazione e alla missione. 

 

Come ci presentiamo? Cosa portiamo? In qualunque contesto sociale o economico, ci presentiamo come "figli", in amorosa dipendenza-fiducia dal Padre. Poverissimi, perché non appoggiati a noi stessi; ricchissimi perché appoggiati a Lui, sicuri del suo amore, volendo condividere questo meraviglioso destino. Se la nostra condizione attuale, di umana incertezza sul futuro, significa alimentare lo spirito di "poveri", per sperimentare ancora di più la gioia della grazia, ben vengano tutte le difficoltà del mondo! 

 

Davvero il futuro non lo conosciamo. Conosciamo la meta, non quello che ci sta in mezzo. Nel cammino, si gustano città e cattedrali, deserti e montagne. Essere pellegrini significa rinunciare a costruire il futuro, ma incontralo insieme, ogni giorno, nella umile concretezza dei propri passi. Solitudine e comunione si intrecciano, fatiche e gioie, lingue famigliari e nuove. Semplici come animali, celesti come angeli. Nulla è più serio che giocare, nulla più costruttivo che camminare, nulla più umano che avere una meta. 

14 Novembre 2016 Lunedì 

Festa del Ringraziamento molto bella. Gioia e serenità di don Giulio, nel 70° anniversario del suo sacerdozio, in una Piumazzo calda e affettuosa. Alla sua lunga omelia-ricordo, la assemblea, bambini compresi, si fa attenta e partecipe. Tutto bello: la Chiesa, il Coro, i chierici, l'Offertorio, il Logo, i Trattori in piazza, la Mostra mercato, il pomeriggio di giochi coi bambini e famiglie ... Grazie Signore! 

 

Non riuscendo ad andare a Bologna, per la fine Anno Santo e inizio Eucaristico, leggo omelia di Papa Francesco nell'ultima celebrazione giubilare per i "senza fissa dimora".  Vivo il tema eucaristico, preparando l'incontro nel 2017 con la Madonna di Fatima. Nella terza apparizione dell'Angelo, ai tre pastorelli, vengono date alcune preziose indicazioni: 

 

Loca do Cabeço - autunno del 1916

«[…] tenendo in mano un calice e su di esso un’Ostia, dalla quale cadevano nel calice alcune gocce di sangue. Lasciando il calice e l’Ostia sospesi in aria, si prostrò per terra e ripeté per tre volte l’orazione:
- Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori.
Dopo, alzatosi, prese di nuovo in mano il calice e l’Ostia e diede a me l’Ostia, quel che c’era nel calice lo diede da bere a Giacinta e a Francesco, dicendo allo stesso tempo:
- Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio.
Di nuovo si prostrò per terra e ripeté con noi, ancora tre volte, la stessa orazione:
 - Santissima Trinità... ecc»

Sentire il senso del dovere non è sempre segno di amore. In alcune anime, il bisogno di accontentare gli altri, di sentirsi approvati, prevale sul vero interesse dell'altro. Esaminare il proprio cuore in questo, cercando di capire dove esso guardi. Il proprio bisogno di "stare bene" da un lato prova corrispondenza fra vita e coscienza, da un altro può indicare una ricaduta su si sè, non cattiva, ma senz'altro limitante.

 

Nella giornata di ieri, stando a fianco di don Giulio, parroco a Piumazzo per 37 anni, sacerdote da settanta, inevitabile una operazione specchio. Come deve essere un sacerdote?  Quello che timidamente spererei - rispetto o indifferenza - oggi non accade. Prete e religione sono sempre al centro di una tensione, nel bene e nel male. Non tranquillo ruolo istituzionale, ma luogo di speranza o di delusione, plauso o sdegno, come un giocatore di Nazionale. O gioca bene oppure è fischiato. 

 

Fatima, unisce la situazione drammatica, della chiesa e del mondo, alla strada di Dio, di scegliere ciò che è piccolo: i bambini, la Madonna, il rosario, i piccoli sacrifici, l'eucaristia, per sanare e salvare. Nel messaggio finale di Fatima, l'ultima parola è "Grazia e Misericordia". Commovente corrispondenza fra quella indicazione e quella di oggi. Cè un modo "grande" di affrontare i problemi, con la necessità che qualcuno si impegni e cerchi di capire e gestire queste dimensioni, e c'è un altro modo, "piccolo", che prescindendo dalla indole di ciascuno, è il modo principale della Provvidenza. Di recente il Papa ha incontrato i Movimenti Popolari, speranza e responsabilità politica per i nostri giorni. 

 

Papa Francesco! Nella confusione dei giorni, nelle difficolta personale e istituzionali, Gesù si fa presente, in un cuore, una parola, un indirizzo, chiaro e pieno di speranza. Lo smarrimento è proibito, seguendo questa via, che credo significativa per tutti, preti e laici, religiosi e profani, gente semplice e di cultura, peccatori e santi. 

Non è facile riassumere in una parola il "vangelo" di Papa Francesco, ma si può sentirne continuamente lo spirito: "L'incoraggiamento" e la laboriosità concreta, benevola e sorridente, nel presente che ci è assegnato. 

16 Novembre 2016 Mercoledi

Due giorni a Cervia. A inizio anno, metto in agenda, una volta al mese, un paio di giornate vuote, che cerco proprio di non riempire. Ho capito di averne bisogno ricevendone del bene. Prendo una cameretta, in una via silenziosa, fra il mare e la piazza. Porto una borsa di libri e materiale per scrivere, un'altra di cibo e bevande, per essere libero. Mi rintano fra queste mura, calde e raccolte, cominciando il viaggio interiore. La lettura mi porta fuori, la scrittura dentro. Come cornice passeggio, come compagnia prego. Il tempo atmosferico è indifferente, pioggia o sole, li sento, li vedo, li amo. Orizzonte di pini, profumo di mare, gentilezza di Cervia d'inverno. Modo per prendere distanza dalle cose, vederle con quel sano distacco, che le rende comprensibili e soprattutto amabili. 

 

Ho con me tanti libri, poi mi concentro su uno o due. Prendo anche uno dei miei vecchi diari: illuminante ripercorrere un poco il cammino passato. Le mani si posano a caso su quello del 2008, l'anno delle Cave, l'anno di Santiago, L'anno di Cavazzona ... Fra i libri, il cuorenindirizza a un testo nuovo di Alessandro d'Avenia: "L'arte di essere fragili", intreccio fra i pensieri dell'autore sulle età della vita, in dialogo con Giacomo Leopardi. E' un testo leggero, facile,, il tipico libro che lascia un sapore di buono. Poi un piccolo volumetto, che contò tanto nella mia giovinezza: "L'arte di amare" di Erich Fromm, rieditato ora da Mondadori. Avevo 18 anni quando lo scoprii, e ricordo ancora vivamente i luoghi, i pensieri, le emozioni, i propositi, che mi suscitava la sua lettura.

Infine un nuovo acquisto, libro importante, monumentale, da tenere nello scaffale per il momento propizio, "Vita e destino" di Vasilij Grossman. 

 

La vacanza-"ritiro" ha lo scopo di fare il punto della situazione, una "sintesi" e rilancio. Il silenzio, la solitudine, la preghiera, la riflessione, il tempo sottratto agli impegni consueti, popolato solo da ciò che lascio entrare, è la condizione adatta per riscoprire il proprio "rapimento", la stella del proprio commino, il sogno che mi ha messo in viaggio, e controllare la rotta. E' sufficiente fermarsi, rispondendo sinceramente alla domanda di Gesù al cieco, nel vangelo del giorno. "Cosa vuoi che io faccia per te?" ... Cosa voglio io veramente?

"Fa che io abbia di nuovo la vista", risponde quell'uomo. 

 

E' bello andare a messa da fedele. Il duomo di Cervia è accogliente, ma quel giallo vivo delle pareti non convince. Se ci fossero stati i nostri Tampieri-Prata, la tinta sarebbe stata più armoniosa, quella chiesa immensamente più bella. Poi ascolto la predica del celebrante, lo esamino in ogni movenza, timbro, con tutto quello che ha di "sottostante". Lo ammiro per la sua cultura, preparazione, energia, fanno bene le sue prediche. Però non è un santo. Troppo superficialmente umano. Con quella compiacenza dei preti che dicono belle parole ... si compiace delle sue pause, delle sue battute, delle sue sottigliezze teologiche, della sua vivacità narrativa ... bravino, che si crede bravissimo.

 

Pensiero alle apparizioni di Fatima, le prime tre "dell'angelo", con quella sottolineatura eucaristica che impressiona. Anche  a Fatima c'è la "scoperta di se stessi": i tre pastorelli testimoniano il bagliore che li avvolge e  "in quella luce vedemmo noi stessi, alla luce di Dio".

Rientrando a casa, bello vedere i genitori, le suore, il personale dell'Asilo, poi i fedeli alla Messa. Si parte per tornare, ed è dolce ricominciare.

18 Novembre 2016 Venerdi 

Le dinamiche dei nostri rapporti d'amore, sono condizionate dalla cultura "commerciale" del mondo attuale. Tutto visto come "cosa", da valutare, soppesare, acquisire, usare e scartare. Dove non c'è da comprare e da consumare, non cè vita. Piumazzo è sempre più povero di commercio, allora pare finire tutta la vita sociale. Non solo cala il mercato scintillante del divertimento, ma diminuisce anche quello dei beni primari. 

 

Occasione per andare contro corrente, cominciando a creare rapporti umani di tipo diverso, "non commerciale", dove non si agisce per un "do un des", non si usa e consuma, ma si impara a discernere fra cose imposte o scelte, di valore o meno. Proprio il venir meno di un mondo problematico, dà la possibilità di ricostruire qualcosa di più maturo, umano, nuovo, più felice.

 

Cena di Classe fra sacerdoti - 8 Novembre 2016 - un compito importante ci aspetta
Cena di Classe fra sacerdoti - 8 Novembre 2016 - un compito importante ci aspetta

21 novembre 2016 Lunedì

Forse sarà utile esaminare gli elementi di questa difficoltà personale, che dura da tempo, ma è più utile lodare Dio, per la salvezza, la speranza, che sempre si rinnova, tanto pìù forte quanto più ardua e dolorosa è la prova. Oltre a notare la bellezza del pomeriggio di sabato, con bambini e genitori di seconda elementare, la bellezza della mattinata domenicale, nella Festa di Cristo Re, il pomeriggio a Castelfranco, per le prime Confessioni, registro ora con gratitudine il "cambio di cuore", avvenuto nella notte, proprio in occasione dell'acuirsi fisico e psichico dei pesi schiaccianti. Il senso della "eternità" in atto, per la presenza di Gesù, che rende secondario e indifferente tutto il tempo, passato e futuro, significativo solo come luogo di attuazione della sua umile ed eterna Presenza. Uno dei momenti più belli della sera, la intervista a Sat 2000 di Papa Francesco a fine Giubileo: 

23 novembre 2016 mercoledì 

Nebbia, grigia e pesante, avvolge ogni cosa. Anche nel cuore. La tristezza passerà, le preoccupazioni si allevieranno, ma quale direzione al cammino? Un responsabile può permettersi l'incertezza? 

 

"Sapete chi è che governa veramente tutto l'universo? Sapete a chi l'universo obbedisce? All'uomo che soffre, all'uomo che è unito a Cristo nella sua passione. E' attraverso la passione che il Cristo regna; è attraverso la nostra passione attuale che noi governiamo col Cristo.

Vi rendete conto di questo fatto? Della grandezza del cristiano che vive la propria dignità nella sofferenza e nel dolore? Tante volte il Cristo sembra essere sordo alla nostra preghiera quando magari siamo provati dal dolore ma è invece il segno della regalità. Il segno significante la regalità è la Croce. 

Il segno della eternità di Dio è l'istante: non il rammarico del passato. Il sacramento del momento presente! Vivere nel passato è perdere Dio; vivere nel futuro è perdere Dio. Vivi la presenza! Vivi l'istante nella adesione piena alla volontà di Dio. L'attimo diviene allora, il segno della eternità. il luogo dove tu sei diviene il segno della immensità divina" (don Divo Barsotti) 

 

27 Novembre 2016 Domenica 

Nelle messe domenicali dico una verità molto bella: "Gesù viene ogni istante ... viene adesso! Compiere piccoli atti di amore, per accoglierlo, il più spesso possibile! Gesù viene specialmente attraverso gli imprevisti

Imprevista la caduta, l'insonnia, ma anche il film "L'altra metà del cielo" con Monica Vitti e "La solita Commedia" dei due giovani comici milanesi... Monica Vitti amava ridere e chi la faceva ridere. Tutti amiamo ridere ... questo tema sia il filo conduttore della mia preghiera, delle Ore, nella I° domenica di Avvento.

 

Fa molto bene la meditazione di don Divo Barsotti, sul tempo e l'eterno, sul Suo venire Sempre, Totalmente ... l'Eucaristia: portarci fuori dal tempo, con un lembo di mondo, pane e vino,  dolcezza e allegria ... 

 

Al mattino, per la stanchezza della notte, il male alla spalla, la irrazionale preoccupazione, mi sento brutto, zavorra al mondo, a me stesso, voglia solo di chiudere gli occhi, per non aprirli più. In quell'istante, una voce dice al cuore: "C'e un disegno che solo tu sai fare, una poesia che solo tu sai scrivere, un timbro di voce che solo tu sai vibrare, un atto d'amore che solo tu sai offrire. Possa il mondo rallegrarsi della tua presenza, e anche il tuo cuore". 

 

Difficile accogliere Dio negli imprevisti. Non solo quello che non prevediamo, ma quello che non accettiamo e che fa da specchio alle nostre fragilità. Come ogni istante possiamo accogliere Gesù, così ogni istante possiamo ricominciare da capo, accogliendo noi stessi. 

 

Conclusione di giornata leggendo i manoscritti B e C di S. Teresa di Gesù Bambino: " ...non credevo si potesse soffrire così tanto"

11 Dicembre 2016 - Domenica "laetare" (della gioia)

Gioiosi perché il Padre vuole salvare il mondo e lo salva attraverso Gesù e noi. Pregare lo Spirito di saper corrispondere, nel posto in cui siamo, alla edificazione del Regno.

 

Le letture del giorno parlano di "costanza", nutrita con l'esercizio di "attendere", "rinfrancare", "sopportare" e "non lamentarsi" (Lettera di S Giacomo). Nel Vangelo il tema della"piccolezza": "Fra i nati di donna nessuno è più grande di Giovanni il Battista, ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui

 

Venerdi perdo le chiavi del garage. Ore di ricerca vana in casa, nelle tasche, nei luoghi di passaggio. Memoria della pagina evangelica della "dramma perduta". Ispira l'idea di tornare ad un parcheggio, dove avevo sostato l'auto e, prodigiosamente, per terra, sporca e calpestata, la preziosa chiavetta! Da qui una grande gioia e senso interiore della vicenda: 

"Siamo piccole creature ma abbiamo la chiave per rendere felici molti, anzi siamo noi stessi la chiave. Come è importante non perderci!

21 dicembre 2016 Mercoledì 

"dissoluzione". Questa parola rimane in mente dopo l'ascolto della lunga intervista a Eugenio Corti, autore del romanzo fiume, di ispirazione cattolica, "Il cavallo rosso"; titolo che richiama una figura della Apocalisse di S Giovanni.  

 

Vivo un senso generale di dissoluzione. Nel mondo, nella chiesa, nel cuore. Prima di procedere nella analisi di questo sentimento, nella descrizione dei fatti che lo genera, dico che il senso di fiducia natalizia non deve venir meno. Anzi ha da farsi più forte e concretamente responsabile: Gesù Salvatore viene e pur nelle tenebre più fitte, piena è la sua luce. 

Dopo i "I Miserabili" di Victor Hugo, l'anima cerca un'altra lettura grande. Tanti libri passano fra le mani, tante pubblicazioni nuove in editoria, sfilo i titoli della mia piccola biblioteca, cercando magari un testo riposto per il momento giusto. Tanti libri, pochi veramente grandi. 

 

Dopo l'inizio di "Vita e destino" di Vasily Gromann, ambientato nella battaglia di Stalingrado, sono come risucchiato dalle grandi sofferenze e tragedie di quella epoca e situazione. Riprendo in mano "Centomila gavette di ghiaccio" di Bedeschi, "Il sergente della neve" di Stern, sopratutto "il cavallo rosso" di Corti. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a vedere il profondo umano di oggi con sguardo di fede, cattolico. Il libro di Corti non è un capolavoro. Stupisce che un uomo intelligente e onesto come lui non se ne sia accorto. Sicuramente una opera appassionante, sincera, dignitosa, non di più. Si illude perfino di concorrere al Nobel, perché alcuni brianzoli, per interesse di campanile, promuovono tale ipotesi. Interessa come testimonianza sul cammino della fede nel nostro tempo e amore alla letteratura, scoperta da ragazzino con Omero: "sapeva in ogni evento trovare la bellezza" e Tolstoj. 

 

Dice che Jaques Maritain, tanto amato da Paolo VI, è figura negativissima, per aver introdotto nella chiesa il "cattocomunismo", portando ad una divisione, evidenziata nelle battaglie su divorzio e aborto, dove accanto allo scontro fra cattolici e laici, si assiste ad una spaccatura nella compagine ecclesiale. Crisi accentuata fino alla attuale "dissoluzione". Mi chiedo: e' in atto un tradimento della fede e della morale, oppure un cammino nuovo guidato dallo Spirito? Stiamo vivendo una dissoluzione colpevole o una grazia di umiltà? 

 

Quale il problema del nostro tempo? Eugenio Corti andò volontario in Russia per capire bene Comunismo e Nazismo. Sentiva necessario attraversare le grandi sfide-tragedie del suo tempo, per conoscere e promuovere la verità. Quali sono le sfide di oggi? Le sto attraversando? 

 

Il cristianesimo di questo Testimone pare sia più legato ad una struttura, umana divina, il cattolicesimo brianzolo, che ad una fede nella "potenza di Dio". D'altro canto i suoi valori di pensatore, imprenditore e militare, sono preziosi per la fede, e oggi oltremodo necessari: riflessione, organizzazione, disciplina e coraggio. 

 

Se la Provvidenza ci preserva da situazioni di estrema tragedia, non possiamo esimerci dall'affrontare ogni istante le sfide. Tuttavia il torpore del nostro mondo vecchio e dissolto, fa da scudo e analgesico. Mentre i nostri giovani "al fronte della vita" combattono e muoiono, noi vecchi stiamo al calduccio inerti, cercando di mantenere vivo il senso della verità e del bene. Come? Trasfigurando ogni cosa, evento e persona, nella fede che la grazia del Natale ci indica.  

 

Una voce! L'amato mio! Eccolo, viene

saltando per i monti, balzando per le colline.

9L'amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto.

Eccolo, egli sta dietro il nostro muro;

guarda dalla finestra, spia dalle inferriate.

10Ora l'amato mio prende a dirmi: «Àlzati, amica mia,

mia bella, e vieni, presto! 11Perché, ecco, l'inverno è passato,

è cessata la pioggia, se n'è andata; 2i fiori sono apparsi nei campi,

il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire

nella nostra campagna.

13Il fico sta maturando i primi frutti  e le viti in fiore spandono profumo.

Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!

14O mia colomba,  che stai nelle fenditure della roccia,

nei nascondigli dei dirupi,  mostrami il tuo viso,

fammi sentire la tua voce,  perché la tua voce è soave,

 il tuo viso è incantevole».  (Cantico dei Cantici cap 2) 

 

Ore 23,00 Bella adorazione eucaristica, in cui si chiede la grazia di "essere sconvolti ... e decidersi definitivamente per Cristo" Nella preghiera finale come un programma di vita:

 

Signore, aiutami a diffondere la tua fragranza dovunque io vada.

Inondami l’anima del tuo Spirito e della tua vita.

Penetra in me e impadronisciti del mio essere, così a fondo che tutta la mia vita sia un’irradiazione della tua.

Illumina, per mezzo mio, ogni anima e prendi possesso di me in modo tale che ogni anima che avvicino possa sentire la tua presenza nella mia anima.

Fa che guardandomi, non veda me, ma te soltanto, o Signore.

Resta con me e io risplenderò come te risplendi tanto da divenire una luce per gli altri.

La mia luce, Signore, verrà tutta da te, nemmeno il più tenue raggio sarà mio.

Sarai tu ad illuminare gli altri per mezzo mio.

Ti renderò lode nel modo che tu preferisci, risplendendo su di chi mi sta accanto.

Fa che io ti predichi senza predicare, non con le parole, ma con il mio esempio, con l’influsso delle mie azioni, con il fulgore visibile dell’animo che il mio cuore riceve da te. Amen

 

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22 Dicembre 2016 Giovedì 

Sempre cercato di nascondermi il 22 dicembre, per disagio da auguri. Questo anno lo vivo diversamente, non per il piacere dell'attenzione, ma gioia della responsabilità. La Adorazione Eucaristica di ieri sera ha operato il cambiamento. Vivo i saluti come faro sul mio ruolo di guida e pastore. Non che creda di svolgerlo meglio, ora, anzi tutto concorre a produrre sentimenti di accentuata confusione e inadeguatezza. Però sento indicata la strada di un combattivo coraggio, un prudente orgoglio, un amorevole impegno. (si vede che ho fra le mani la Iliade di Omero). 

 

Ore antelucane a preparare il teatro per il pomeriggio e sera. Arrivano ragazzi delle medie, con Ubaldo, il loro insegnante di religione, per uno spettacolo natalizio e vorrei tutto indicasse bellezza e accoglienza.  Poi in Scuola Materna e in Ospedale. A volte pesa lo spessore "politico" del ruolo, circa istituzioni e strutture, o per il rischio di decisioni sbagliate, o semplicemente non-decisioni. Avrei bisogno di consigli, che cerco, trovo, accolgo, ma c'è un momento in cui la autorità è intrinsecamente sola, e lo smarrimento è sempre alle porte. 

 

Il bene può essere coltivato in tanti modi; è creativo il bene. Si può fare col costruire o abbattere, col fare o disfare, col piccolo o col grande ... Percorrere con coraggio e libertà la mia strada di bene, espressa dalla preghiera di ieri sera. "Signore aiutami a diffondere la tua fragranza ovunque io vada ..."  

Certi fiori non temono, anzi amano molto, il gelo e la neve. Purché non manchi la luce.