DIARIO DON GIANCARLO

Mercoledì 11 settembre 2024

Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,20-26
Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.


In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Parola del Signore.

 

 

 

Le Beatitudini? Il culmine dell’insegnamento di Gesù, l’annuncio della Nuova Legge... Certo, ma ancor di più la proclamazione, oserei dire, la “descrizione” del nostro Dio. Il nostro Dio è un Dio beato perché è la pienezza, l’Amore, la Trinità, cioè la famiglia. Ancora di più: egli è povero d’amore, ha fame e sete d’amore: ecco perché in Gesù, suo Figlio, egli piangerà, sarà odiato, insultato e cacciato. Eppure anche in ciò egli esulta di gioia, si rallegra perché c’era bisogno della croce, delle lacrime e delle sofferenze di un Dio per invitare l’uomo alla beatitudine divina.
Il nostro Dio è pienezza della beatitudine e della gioia. La nostra vocazione è di partecipare a tale beatitudine, a tale gioia: se davanti a lui noi siamo poveri e affamati, allora la nostra gioia sarà perfetta. Buona giornata

 

Martedì 10 settembre 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

 

Eccomi di fronte a questa alternativa: sarò oggi ben radicato e fondato in te, saldo nella fede… abbondando nell’azione di grazie? O sarò invece prigioniero dei vani sogni del mondo? Mi lascerò guidare dal suo spirito menzognero? Con il battesimo sono divenuto tuo figlio, Padre. Io ho così optato per la vita, per Cristo in cui “abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”. Non dico nulla di più, essendo stretto al vuoto: dove andrò io, povero vagabondo che non ha casa? Ma ecco che tu mi prepari all’imprevedibile: tutto andrà bene perché tu, con Cristo, mi hai dato la vita.

 

Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,12-19
Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.


In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Parola del Signore.

 

 

Spesso Gesù si ritirava in preghiera in luoghi solitari. Riusciamo solo vagamente ad immaginare l’intimità di comunione che Egli riusciva a stabilire con il Padre celeste. Si fa più intensa e prolungata la preghiera prima che Gesù compia le sue scelte più importanti. Ha pregato nel deserto per quaranta giorni prima di iniziare la sua vita pubblica. Oggi trascorre la notte in orazione prima di scegliere i dodici. Dovranno condividere «tutto» con il loro maestro e ad essi Egli affiderà l’annuncio del vangelo al mondo. Leggiamo quindi con una certa emozione l’elenco dei dodici. Essi sono i primi di una serie interminabile di apostoli. Ci sono anche i nostri nomi, scelti sempre da Cristo, dopo la sua preghiera per la nostra perseveranza. Gesù nel suo testamento pregherà ancora per loro e per tutti coloro che crederanno nel suo Nome. Dopo la chiamata Gesù vuole mostrare subito e visivamente quale sarà la loro missione: «C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti». Insegnare la verità, guarire dalle infermità; ecco la missione da compiere. C’è una umanità vittima dell’errore e malata. Occorre munirsi di una forza interiore che sia in grado di sanare tutti. noi sappiamo donde Gesù attinge quella forza: non è solo insita nella sua natura divina, Egli l’ha attinta sul Monte, durante la notte trascorsa in preghiera. Che bell’insegnamento per noi! Buona giornata

 

Lunedì 9 settembre 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, in questo nuovo giorno accogli le preghiere e le offerte di coloro che incontrano grossi ostacoli a causa del tuo nome. Essi annunciano, insegnano e pongono ogni sforzo in questa lotta per annunciare il vangelo. In loro agisca la tua potenza. Molti li respingono e vanno erranti, attratti da false dottrine, nella vanità dei loro ragionamenti e della loro misera ricerca. Concedi loro di incontrare te, il Redentore, perché ottengano il dono di una comprensione piena, perché possano toccare te, Cristo, “nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza”.

 

Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,6-11
Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.

 
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Alzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Parola del Signore.

 

Gesù sta insegnando nella Sinagoga in giorno di sabato. Egli insegna, come sempre, con la forza della parola e con i gesti e i segni che pone. Gli scribi e i farisei, più che ad ascoltare gli insegnamenti di Cristo stanno ad osservare, quasi a spiare i suoi comportamenti per trovare qualche appiglio per poi accusarlo. Non è certamente questo il modo di porsi dinanzi al Signore. La sua parola va accolta con fede e gratitudine. È quasi consequenziale poi che neanche dinanzi al miracolo trovino motivo di comprensione e di conversione. L’invidia acceca e la cecità spirituale rilega nelle tenebre e sfocia in aperta avversione. Gesù legge nei loro pensieri e cerca ancora di gettare luce in quei cuori: “Alzati e mettiti nel mezzo!”, dice a quell’uomo. Con quel gesto vuole dire chiaramente che l’uomo va posto al centro di ogni interesse e al disopra di ogni altro calcolo, poi aggiunge: “Stendi la mano!” e la mano guarì. Purtroppo non segue l’ammirazione per l’accaduto, non segue la loro conversione e ancor mano la lode a Dio, ma “pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù”. S’intrecciano in questo episodio la cura amorevole del medico divino, l’attenzione che Cristo ha per ciascuno di noi e la rabbia degli scribi e dei farisei. È una storia che ha avuto e ha ancora il suo seguito. Sono ancora tanti i seguaci degli scribi e dei farisei! Per fortuna sono ancora tanti coloro che fiduciosamente stendono le mani verso Cristo, tanti ad essere guariti, tanti a cantare la misericordia di Dio per i suoi prodigi di grazia e di amore. Buona giornata.

 

 

Domenica 8 settembre 2024, XXIII° del Tempo Ordinario

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, donami la forza di saperti ascoltare e di ascoltare i fratelli che hanno diritto al mio aiuto. Signore, donami la forza di saper parlare secondo verità e carità: offrendo certezze e fiducia; testimoniando te che sei la fonte della vera felicità. Signore, fa che sappia pregare e consolare. Poiché tu sei silenzio e parola che liberano e redimono.

 

Dal Vangelo secondo Marco Mc 7,31-37
Fa udire i sordi e fa parlare i muti.


In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

 

Parola del Signore.

 

Apriti: è l’invocazione che Gesù proclama forte. Egli guarisce miracolosamente il sordomuto e gli apre la bocca e le orecchie. Ora la vita di questo uomo è completamente cambiata, finalmente può comunicare con gli altri. Con il suo intervento Gesù aiuta le persone che lo invocano ed hanno bisogno del suo soccorso; le aiuta perché recuperino le loro facoltà e per diminuire le sofferenze. È l’azione che serve a vincere il male fisico per aiutare il progresso spirituale. Il sordomuto ha complete le sue facoltà di comunicare; alla sua responsabilità però rimane usarle bene; Gesù gli ha fornito la completezza dei mezzi, a lui poi il compito di continuare l’opera perché la vittoria sul male fisico significhi un reale progresso spirituale. Quella che il Vangelo odierno propone, è un’immagine simbolica molto forte ed è ripresa da alcuni momenti importanti della nostra vita cristiana. Nel rito battesimale il sacerdote compie la stessa invocazione sul battezzando. La vittoria non è sul male fisico ma su quello morale, che impedisce la nostra vita piena. Nel battesimo di Cristo, per opera dello Spirito Santo ed in nome della Santa Trinità, siamo generati ad una nuova vita, alla vita divina. Con il battesimo abbiamo gli strumenti di grazia; la Confermazione ci darà la pienezza dei doni dello Spirito Santo. Tali strumenti sono a disposizione; il loro uso poi sarà alla nostra responsabilità e dipenderà dalla nostra disponibilità ad accogliere continuamente il messaggio di Gesù. La grazia di Dio deve operare costantemente in noi; sarà importante alimentarla continuamente con la preghiera ed alla partecipazione alla Celebrazione Eucaristica. Prima di ascoltare il Vangelo, poi ci segniamo con la croce la fronte, la bocca ed il cuore perché dobbiamo aprire tutto il nostro essere all’azione dello Spirito Santo per accogliere degnamente la Parola di Dio e rinnovare la nostra vita in un impegno costante di conversione. Buona Domenica

 

 

Sabato 7 settembre 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

“Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo”. Signore, rinnova la tua Chiesa con veri e propri “stolti a causa di Cristo”, con uomini ebbri di te, che accettino di essere dati in spettacolo agli uomini e agli angeli. Mandaci gli apostoli degli ultimi tempi. Concedi a tutti quelli che hanno ricevuto l’incarico di apostoli nella Chiesa di diventare per il nostro tempo veri e propri imitatori di Paolo. Dà forza ai vescovi e, in particolare, a quelli che soffrono la fame e il freddo, la povertà, la violenza e la mancanza di libertà.

Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,1-5

Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?

 

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Parola del Signore.

 

 

 

Gli scribi e i farisei, convinti di essere loro i depositari di tutte le verità, custodi e interpreti autentici della Legge, guardavano con crescente diffidenza Gesù e i suoi apostoli e, con occhio indagatore, cercavano ogni pretesto per coglierli in fallo e poi accusarli e screditarli presso il popolo. L’ultimo pretesto lo colgono dal fatto che i discepoli, passando per i campi, con le messi già biondeggianti, raccolgono delle spighe di grano e ne mangiano il frutto. Ecco pronta l’accusa rivolta allo stesso Gesù: «Perché fate ciò che non è permesso fare nel giorno di festa?» Il Signore confuta l’accusa ricorrendo alla stessa fonte biblica da cui i farisei hanno traggono i motivi dell’accusa: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». Gesù vuol proclamare una nuova legge di libertà, egli vuole svincolare l’uomo dall’osservanza solo esteriore e formale della Legge. Sta per enunciare un comandamento nuovo che si basa sull’amore; egli non vuole che la Legge diventi un capestro per l’uomo, ma che la pratichi come strumento di comunione con Dio, come segnali che indicano la strada del ritorno a lui. è significativa la frase conclusiva del vangelo di oggi: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato». Vuole così dirci che egli sta annunziando un nuovo sabato, che sta dando compimento alla legge antica, sta proclamando la libertà, che è vincolata solo dall’amore e che ci pone dinanzi a Dio come figli e non più come servi e schiavi. Il nuovo sabato sarà il Suo giorno, la sua risurrezione, la nostra domenica. La pasqua settimanale. Buona giornata

 

Venerdì 6 settembre 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, padrone della messe, sposo delle nozze, tu inebri i tuoi invitati perché i tuoi moti d’amore sono migliori del vino. Noi ci inginocchiamo di fronte alla tua maestà. Primogenito di tutte le creature, primizia dei risorti dai morti, tua è la priorità in ogni cosa. Vero uomo e amico degli uomini, amante della loro anima e vero Dio tornato nella gloria del Padre, noi ci avviciniamo a te con la familiarità amorosa degli amici dello Sposo il cui solo timore è quello di essere separati da lui.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 5,33-39
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.

 
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

Parola del Signore.

 

 

Il Signore Gesù con la sua venuta tra noi e con l’annuncio del suo vangelo instaura il suo Regno tra noi. È un annuncio di novità e di gioia perché si sta attuando un piano di liberazione e di salvezza, disegnato da Dio stesso. Egli viene a sciogliere i lacci del peccato, viene a liberare gli oppressi, viene a ridare la libertà ai prigionieri, viene a stabilire con tutti noi un nuovo patto di alleanza, basato non più sulla costrizione e sulla paura, ma solo sull’amore. Per questo Gesù si paragona ad uno sposo, innamorato dell’umanità, con cui vuole celebrare le sue nozze. È tempo di gaudio e di gioia perciò e non di digiuno e di penitenza. Tutti sono invitati alle nozze di Cristo. «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà portato via da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno». Intravediamo in queste parole sia la natura della missione di Cristo, sia ancora un preannuncio della sua e nostra risurrezione. La stessa sua presenza è però già motivo di gaudio: egli è per tutti la garanzia vivente del ritorno a Dio, egli stesso è il Dio con noi, in lui si stanno adempiendo tutte le promesse. Già il profeta Isaia aveva predetto questa novità e questi momenti: «Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Solo coloro che hanno sperimentato le più dure schiavitù e le più estenuanti prigionie sonno descrivere la gioia della riconquistata libertà. È davvero la riscoperta di un mondo nuovo, di tante realtà che sembravano scomparse per sempre, di affetti che sembravano perduti e poi riconquistati con una più forte intensità. L’azione salifica di Cristo è una liberazione totale, è per noi una vera rinascita con una dignità nuova, quella di figli di Dio. Ancora oggi, quando scopriamo e sappiamo vivere i motivi profondi della gioia cristiana, scompaiono per noi i motivi del lutto e del digiuno e ci è dato di rallegrarci nel Signore. Non è poi difficile scoprire le cause del nostro lutto e delle nostre più profonde tristezze: ci manca lo sposo e non siamo tra gli invitati alle nozze; abbiamo anche noi accampato qualche scusa per non aderire all’invito.

 

 

Giovedì 5 settembre 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Tu manifesti la tua gloria e la tua potenza e Simon Pietro esclama: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. La tua luce risplende, non per schiacciarci e spingerci di nuovo verso le tenebre, ma per trasfigurarci con te. La tua risposta al primo degli apostoli significa: non guardare te stesso, poiché, se è vero che tu sei indegno, non c’è nessuno che non lo sia. Non guardare la tua miseria: volgi invece a me il tuo sguardo e io ti farò pescatore di uomini. Le reti sono nelle nostre mani: fa che distogliamo lo sguardo da noi stessi perché tu possa mostrarci l’immensità del compito da svolgere.

 

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 5,1-11
Lasciarono tutto e lo seguirono.


In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Parola del Signore.

 

 

 

Oggi vediamo Gesù salire sulla barca. Egli sta dicendo con i suoi gesti che è impensabile una Chiesa senza Cristo: i malati non potrebbero guarire e ogni sforzo, ogni fatica spesa nel buio della notte, resterebbe senza frutto. È lo stesso Pietro a dichiararlo apertamente: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla». Faticare al buio e senza Cristo inevitabilmente produce solo il nulla e genera le più amare delusioni. Quante energie sprecate per il nulla! Quante delusioni e amarezze ci procuriamo con le nostre stupide presunzioni! Gesù ci ammonisce: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla». San Pietro intuisce l’ammonimento del suo Maestro e fiducioso afferma: «Ma sulla tua parola getterò le reti». La pesca miracolosa, che segue al comando del Signore, è il preludio di quanto accadrà ai ministri del suo Regno che si succederanno nei secoli nella sua Chiesa: tutti coloro che andranno nel suo nome e saranno pieni di fede nella sua parola porteranno molto frutto, faranno pesche miracolose non più di pesci ma di uomini. Già nel chiamarli a sé Gesù aveva preannunciato ai suoi discepoli la missione a cui intendeva destinarli: «E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Quanto Gesù dice ai suoi discepoli per garantire loro la vera fecondità alla missione a cui egli li invierà, serve anche nella vita di ogni fedele: è vero per tutti che senza di Lui non possiamo fare nulla, è vero per tutti che dobbiamo agire in conformità alla sua parola. Tutti diciamo pregando il nostro Padre celeste: «Sia fatta la tua volontà». Tutti vorremmo che ad ogni nostro sforzo segua sempre un frutto buono per noi, per gli altri e soprattutto per la gloria del nostro Dio. Il segreto ci è stato svelato, dobbiamo agire «nel suo nome, sulla sua parola», con Cristo già presente nella nostra casa, nel nostro cuore, nella nostra vita. Buona giornata

 

Mercoledì 4 settembre 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

“Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto”. Hai passato tutto il giorno precedente a guarire, a dare conforto, a cacciare il demonio e vuoi ritirarti come se la tua umanità fosse stanca di questo lavoro di ri-creazione. E questo per riprendere forza, come si pensa spesso? Proprio come quando noi facciamo un ritiro per riprendere forza spirituale. Tu ti ritiri innanzitutto per rendere a Dio la gloria che gli è dovuta. Tu fai salire al Padre, come ringraziamento, tutta la grazia manifestata nelle opere di misericordia, tutte le lodi del popolo guarito. La tua vita non è forse un’Eucaristia?

 

Dal Vangelo secondo Luca Lc 4,38-44
È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato.

 
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

Parola del Signore.

 

“Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò”. Gesù arriva direttamente al male che rode il cuore dell’uomo. La sua diagnosi è chiara. È il peccato e, attraverso il peccato, l’Avversario che è il male dell’uomo. È a lui che Gesù si rivolge. Egli va direttamente allo scopo. E interviene con autorità. L’Avversario non si sbaglia. Il suo regno nel cuore dell’uomo è effimero. Non resiste alla presenza di Gesù. Dio è più forte del male. Dio è al di là del male. “Da molti uscivano demoni gridando: ‘‘Tu sei il Figlio di Dio!”. Se l’uomo riconosce che il suo male ha un nome, che si chiama “peccato”, che è il rifiuto della salvezza, se proclama: “Tu sei il Figlio di Dio”, la salvezza lo raggiunge nel più profondo dell’essere. Buona giornata

 

 

Martedì 3 settembre 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

“Lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio”. Tu hai fatto di noi un popolo di profeti che riempi di Spirito Santo. Se solo prestiamo attenzione a questo mistero e se viviamo secondo lo Spirito, tu ci concedi di partecipare al piano divino. Sulle ali della preghiera noi giungiamo al cuore della Trinità; noi preghiamo infatti attraverso lo Spirito di Cristo. Così, in modo prodigioso, noi scrutiamo l’altezza, la profondità e tutta l’estensione del suo amore. Signore, fa di noi degli uomini come quelli di cui è scritto: Adonai non fa nulla senza prima parlarne ai suoi servi, i profeti.

 

Dal Vangelo secondo Luca Lc 4,31-37
Io so chi tu sei: il santo di Dio!

 
In quel tempo, Gesù scese a Cafarnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Parola del Signore.

 

 

“Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno?”. Perché Dio è venuto ad immischiarsi nei nostri affari? La vita dell’uomo, bene o male, trova sempre un suo equilibrio. Ed ecco che Dio si immischia e sconvolge tale equilibrio: fa ciò con autorità, come se ne avesse il diritto. Infatti, anche nel peccato, l’uomo può dare un certo equilibrio alla propria vita. Perciò la fede, l’intervento di Dio nella vita dell’uomo creano sempre un movimento di reazione, paura. All’uomo non piace essere spinto. “Sei venuto a rovinarci?”. Solo la fede che si muove con fiducia può permettere di superare l’ostacolo, perché se Dio interviene, non lo fa solo per rompere l’equilibrio dell’uomo, ma per farlo partecipare alla sua pienezza. “E il demonio uscì da lui, senza fargli alcun male”. Buona giornata

 

 

Lunedì 2 settembre 2024

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,16-30


Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio... Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.


In quel tempo, Gesù venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, 
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarepta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naaman, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore.

 

 

 

 

“Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”. Gesù si presenta. Egli è l’inviato, il Messia, colui sul quale è lo Spirito, colui che viene per liberare l’uomo. Non è più soltanto il figlio di Giuseppe. Non è un medico o un consolatore qualsiasi. Egli è il Cristo, l’Unto di Dio. È lui il Messia promesso e annunciato. La salvezza è giunta. E, quando Dio si rivela, l’uomo, ogni uomo assume una nuova dimensione. “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”. L’accoglienza del consacrato dallo Spirito Santo fa sì che l’uomo che accoglie la parola prenda parte a questa consacrazione. La rivelazione di Gesù nel suo ruolo di Messia e di Salvatore è la rivelazione dell’uomo giustificato dallo Spirito. L’uomo che accoglie la parola, che crede, diventa, in lui, a sua volta, ciò che egli è. Sì, oggi si è compiuta questa parola della Scrittura che voi avete ascoltato, può compirsi se credete che Gesù di Nazareth è colui che è stato inviato da Dio. Buona giornata

 

Domenica 1 settembre 2024, XXII° del Tempo Ordinario

PREGHIERA DEL MATTINO

Gesù, Figlio del Dio vivente, solo la tua grazia può salvarmi e liberarmi. Tu sai quanto sia debole la mia volontà e quanto sia incostante il mio cuore. Il mio passato mi domina, le mie abitudini mi limitano, la tentazione mi attira, il futuro mi fa prigioniero della paura e dell’ansia. Ma tu sei la mia speranza, tu sei il mio liberatore. Tu che puoi, non lasciare che io sia sconfitto nella lotta, non lasciare che io accetti la mediocrità come criterio sufficiente per essere tuo discepolo. Colma il mio cuore della tua grazia e allora sarò davvero libero! Io te lo chiedo, o Salvatore risorto, perché ora tu regni col Padre nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Dal Vangelo secondo Marco Mc 7,1-8.14-15.21-23
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

 
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate
la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Parola del Signore.

 

 

Ecco la nostra speranza. Abitare nella casa del Signore. Per sempre. Perché il tempo scorre velocemente. Noi siamo qui, come ogni domenica meditiamo la Parola di Dio. Andiamo in chiesa per dare lode al Signore, per ringraziarlo, per chiedere qualche cosa… Ma anche lui ci accoglie, ci accoglie con gioia. Come sempre ha qualcosa per noi, un messaggio per noi, un insegnamento. Come dice san Giacomo nella seconda lettura «ogni buon regalo, ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce». Ogni insegnamento che Egli ci dà è buono, è per noi, per la nostra vita, per la nostra intelligenza. Purtroppo spesso capita che ciò che ascoltiamo in Chiesa, ciò che apprendiamo di buono e di salutare, finisce lì, ce lo dimentichiamo velocemente, invece di essere un segno, un segno di Dio per noi, un segno che non viene ascoltato, non viene accolto, non diventa parte della nostra vita. Mentre la Parola di Dio di oggi ci insegna, forse anche ci rimprovera: «Siate di quelli che mettono in pratica la parola di Dio e non soltanto ascoltatori». In pratica il Signore ci dice che non basta sapere i comandamenti, non basta sapere come vivere, non basta saper parlare bene, se dietro a tutto questo non viene un impegno, una vita cristiana, una vita conforme a tutto ciò che Egli ci insegna. Siamo sempre nell’Antico Testamento ma si può vedere quanto l’Antico Testamento è attuale anche oggi. La fede deve guidare la nostra vita. Se non fosse così, la nostra fede è vana «perché questo popolo mi onora solo con le labbra ma con il cuore lontano è da me…». Il Vangelo è nella stessa linea, ci invita a guardare nel profondo del nostro cuore, guardare, se non siamo anche noi come quei farisei ipocriti che rispettano la formalità, compiono tutte le prescrizioni per essere visti, per farsi vedere, essere ammirati dalla gente. Questo potrebbe essere anche pericolo nostro. Anche noi potremmo venire in Chiesa, aiutare altri, fare opere di bene, di carità ma non perché ci sentiamo di farlo, non perché il Signore ci chiede di amare il prossimo ma solo perché così dicono i comandamenti, le leggi, o peggio ancora per essere visti da altri, ammirati dagli altri. I farisei si sentono perfetti perché osservano le leggi. Ma Gesù li chiama ipocriti perché il loro cuore è lontano da Dio. Così la risposta di Gesù, la risposta che Egli dà ai farisei, alle accuse che muovono contro Gesù e contro gli Apostoli non si fa attendere. Loro volevano ancora una volta colpire Gesù, discreditandolo davanti alla gente. Farlo vedere in cattiva luce, che lui non è un buon maestro, non è un buon insegnante perché gli apostoli non si comportano bene, secondo la legge dei padri e in questo modo risultare perfetti loro. Ma Gesù non insegna la disubbidienza, non insegna di non dover osservare le leggi di Mosé. Dice che egli è venuto a insegnare la legge dell’amore e solo alla luce di questa legge, del comandamento nuovo si possono interpretare tutte le Scritture. La Nuova Alleanza, non quella scritta sulle tavole di pietra, ma l’alleanza nuova, scritta nei cuori dei fedeli, nei nostri cuori, è il completamento e non il rinnegamento dell’Antica Legge. Chiediamo il Signore perché possiamo non solo averlo scritto nei nostri cuori ma essere sempre capaci, essere ascoltatori di quelle leggi che proprio lì sono scritte. Buona Domenica 



Sabato 31 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO


O Dio Padre nostro, per mezzo di tuo figlio Gesù Cristo tu hai dato la salvezza al mondo. Fà che io riconosca il bene che, oggi, si trova davanti a me come un compito da portare a termine. La luce dello Spirito Santo mi permetta di essere vigile, al servizio del tuo amore, tu che vivi e regni nei secoli.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 25,14-30
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Parola del Signore.

 

 

Nell’attesa del Signore che viene non dobbiamo restare inoperosi e sfaccendati. Non ci è lecito neanche nascondere, con il pretesto di una falsa umiltà, nascondere il prezioso talento che il buon Dio ci ha affidato. Sin dalla creazione egli ha dotato l’uomo di doni particolari affinché diventi il custode e il continuatore della sua opera. Oltre però a quest’impegno che riguarda tutta l’umanità, ad ognuno di noi ha dato un certo numero di talenti, secondo un suo arcano disegno. I talenti sono i doni di anima e di corpo che ci rendono concretamente capaci di operare per la gloria di Dio e per il bene nostro e del nostro prossimo. Ai suoi occhi non è importante che noi stiamo ad arrovellarci il cervello per valutare quali e quanti sono i suoi doni, ciò che conta che tutti, pochi o tanti, siano messi doverosamente a frutto e ciò anche perché egli ci premia con la stessa misura sia se abbiamo fatto fruttificare un solo talento, sia se ne abbiamo moltiplicati cinque: “Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Il premio è la gioia, che ha una duplice manifestazione: sulla terra è la gratificazione che sgorga dall’operare il bene, nel cielo è la beatitudine eterna. Scopriamo poi che ancora una volta la fedeltà al Signore trae origine dall’amore che abbiamo verso di lui, come l’infedeltà ha le sue radici nella concezione erronea che abbiamo del nostro Dio e Signore: “Signore, – sono le parole del servo infedele – so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo”. Forse sono ancora tanti che pensano a Dio come un uomo duro e troppo esigente per cui nei suoi confronti nutrono solo paura e non amore. Buona giornata

 

 

Venerdì 30 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Ti ringrazio, Dio di bontà, del fatto che posso di nuovo, al mio risveglio, contemplare il mondo alla luce del sole, che tu hai creato. Signore, sii allo stesso modo la luce che spazza la nebbia dal mio spirito e dalla mia anima. A coloro che sono morti la notte scorsa concedi, Gesù misericordioso, la grazia di dimorare nella luce eterna che è la tua esistenza, che non ha né inizio né fine. Amen.

 

+ Dal Vangelo secondo Matteo 25,1-13

Ecco lo sposo! Andategli incontro!

 

«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Parola del Signore.

 

 

Alcuni elementi della nota parabola di oggi ci offrono spunti interessanti di riflessione. Il tema dominante rimane ancora quello della vigilanza nell’attesa dello sposo che viene. Viene ribadito che non ci è dato di conoscere il momento e l’ora della sua venuta. Non possiamo perciò abbandonarci al sonno e ancor meno restare al buio perché privi di olio per alimentare le lampade. Vengono definite con chiarezza stolte o sagge le due categorie di vergini, tutte chiamate ad accogliere con puntualità e con il dovuto onore lo sposo in arrivo nel cuore della notte. Tutte e dieci hanno la lampada, tutte hanno avuto, come noi, il dono della fede. Tutte sono in attesa dello sposo e al grido che annuncia il suo arrivo tutte si destano per andargli incontro e illuminare il suo cammino verso la casa della sposa. Tutte sono consapevoli che la loro attesa non sarà priva di un premio adeguato: c’è per loro un invito ed una partecipazione al banchetto nuziale. La differenza è data da un particolare che però risulterà di fondamentale importanza: l’avere o non con sé l’olio per alimentare le lampade. San Giacomo così ammoniva i suoi fedeli: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?”. E a conclusione del suo discorso affermava categoricamente: “La fede senza le opere è morta”. È appunto come una lampada senz’olio. Le conseguenze del ritardo e del mancato appuntamento con lo poso sono davvero tragiche: solo le vergini che erano pronte entrano nel banchetto nuziale, le altre si sentono dire: “In verità vi dico: non vi conosco”. Sono escluse dalla festa, restano fuori perché la porta per loro era già chiusa. Dobbiamo riflettere sui nostri ritardi e sulle nostre sprovvedutezze, potrebbero significare per noi l’esclusione dalla festa finale che attendiamo da tutta la vita. Buona giornata

Giovedì 29 agosto 2024, Memoria del martirio di                 San Giovanni Battista

PREGHIERA DEL MATTINO

O Padre, tu sei santo, tu sei diversità che viene; crea in noi e attorno a noi una situazione in cui appaia ancora la tua santità così diversa, e la tua vicinanza così creatrice di libertà e di alleanza.

 

+ Dal Vangelo secondo Marco 6,17-29

Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista.

In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodiade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Parola del Signore.

 

 

Il peccato genera il peccato. Una condotta riprovevole ed una vita basata solo sull’appagamento dei propri desideri può portare a conclusioni drammatiche, anche se non sempre volute, completamente. È quanto è accaduto ad Erode che si trova “costretto” a far uccidere San Giovanni Battista. La scena che ci presenta San Marco e rapida nei suoi tratti ma profonda nelle rappresentazioni psicologiche dei personaggi. Centrale è la debolezza di Erode, presentato come un peccatore sottomesso alle leggi del desiderio e dal potere sfrenato. La sua carica regale è sfruttata per appagare i suoi desideri con feste e banchetti dove regna la lussuria. Si lascia avvincere dal ballo lascivo di una giovane ragazza: Salomè. Imprudentemente Erode si lascia sfuggire un giuramento che risulterà fatale per la presenza di Erodiade che covava nel suo seno desideri di vendetta. La regina consiglierà perfidamente la figlia che le sembra sottomessa. Erode, Salomè ed Erodiade, seppur con connotati psicologici diversi sembrano essere sottomessi; le loro azioni e le loro decisioni non sono libere ma condizionate da altri fattori A queste figure si contrappone nettamente quella di San Giovanni Evangelista nella sua integrità. Egli si trova in carcere ma dimostra una libertà interiore più forte. È perfettamente consapevole delle conseguenze delle sue azioni e non rinuncia a proclamare la verità, anche se ciò gli costerà la vita. Sono due prospettive di vita completamente diverse; due ideali che si contrappongono che ci insegnato dove si trovi la vera libertà. Il peccato rende schiavo l’uomo, la verità lo rende libero è l’insegnamento di Gesù che in San Giovanni trova la sua piena attuazione. Buona giornata

 

 

Mercoledì 28 agosto 2024, Memoria di Sant'Agostino

 

PREGHIERA DEL MATTINO

Ti lodo, Signore, per il lavoro dell’uomo, che, essendo partecipazione alla tua opera continua di creazione, porta a compimento il mondo che tu costruisci come una cattedrale. Non lasciare che i tuoi figli siano oppressi dal peso di un lavoro divenuto disumano, o peggio, in cui ci si adopera per la morte. Abbi pietà dell’alterazione dell’immagine di Dio nei tuoi figli quando il lavoro non è più originato nell’amore e non mira più alla realizzazione di ogni tuo figlio, ma piuttosto alla tirannia, quando il denaro è Dio. Signore, ascolta i tuoi figli e le loro grida, come già li ascoltasti un tempo in Egitto. Posa la tua mano di Salvatore sulla terra, continuamente in fase di creazione.

 

 

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 23,27-32
Siete figli di chi uccise i profeti.

 
In quel tempo Gesù parlò dicendo: ««Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

Parola del Signore.

 

 

La cosa peggiore è il voler apparire diversi da quello che si è. Quando nella vita sociale, a poco a poco, ci si è guadagnati un’apparenza di onore, quando ci si è procurati una reputazione di uomini di pietà e di moralità, tutto concorre a rafforzarla e ci si dà da fare per non smentire tale immagine, riuscendovi spesso assai bene. Ma che brutture dietro una tale immagine! Gesù svela il pericolo della falsa apparenza, opponendo ad essa, sia pure implicitamente, l’uomo che ha fame e sete di giustizia, che non è mai sicuro di essersi messo sulla retta via, che aspira ad una vita più vicina alla volontà di Dio. Si dice che san Filippo Neri, ormai prossimo alla morte, avendo avuto l’impressione di stare per guarire, avrebbe detto in modo molto serio a coloro che gli stavano intorno: “Se ne esco, mi converto!”. È meglio smentire la propria immagine, riconoscere le proprie debolezze, sopportare l’umiliazione di veder rinascere la tentazione, confessare a sé stessi e a Dio la propria miseria, piuttosto che chiudersi nella sicurezza ingannevole di un’apparenza onorevole, ma falsa. “La verità vi renderà liberi”. Buona giornata

 

 

Martedì 27 agosto 2024, Memoria di Santa Monica

PREGHIERA DEL MATTINO

Come il tuo apostolo Paolo che, “in mezzo a grandi lotte”, ha proclamato il Vangelo e non dottrine false, senza “torbidi motivi”, senza “frode alcuna”, aiutaci a parlare di te, con grande chiarezza, senza vergogna e senza raggiri umani, aiutaci a annunciarti in ogni momento, opportuno e importuno. “Guai a me se non evangelizzassi”. Che nessuno scoglio faccia fallire la missione che ci affidi. Concedici di essere fedeli, di non svignarcela, di darci da fare invece con perseveranza, come un vignaiuolo nella sua vigna, senza indugi e con determinazione, perché tu ci hai infiammati col fuoco della tua Parola. Se questa prova ci distrugge, facci restare in piedi, dandoci sempre conforto e speranza.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,23-26
Queste erano le cose da fare, senza tralasciare quelle.


In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’aneto e sul cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

Parola del Signore.

 

 

Continua il discorso dei guai contro gli scribi e i farisei e contro tutti coloro che li imitano nelle loro falsità e le loro ipocrisie. Essi curano l’esteriorità e trasgrediscono palesemente le prescrizioni fondamentali della legge divina. Trascurano la giustizia, la virtù che ci pone integri e praticanti davanti a Dio e testimoni autentici dinanzi agli uomini. La virtù che ci rende giusti con la vera adesione ai precetti del Signore, ci rende veraci e credibili perché portatori di verità, annunciate e vissute. Ci rende ancora veri dinanzi al nostro prossimo a cui indichiamo la strada giusta per andare a Dio. Non essendo in un rapporto di comunione con il Signore si trascura e si viene meno anche alla misericordia: capita l’assurdo di sentir scandire condanne proprio da chi avrebbe più bisogno di perdono e di pietà. Chi non sperimenta la bontà del Signore e sempre portato alla rigidità verso gli altri. Capita anche ai nostri giorni di incontrare confessori “troppo santi” per essere veramente testimoni della divina ed infinita misericordia. Fanno parte della categoria antica degli scribi e dei farisei che imponevano pesi insopportabili agli altri. Infine, presi dalle esteriorità e induriti nel cuore, vengono meno anche alla bella virtù della fedeltà. È la perseveranza nel bene, la costanza negli impegni assunti, il senso del dovere da esplicare nei confronti del Signore e nei confronti del prossimo nei diversi stati di vita. Ai nostri giorni appare particolarmente urgente riscoprire le tre virtù di cui oggi il Signore ci parla. Viviamo infatti momenti in cui pare che la giustizia sia solo una chimera, una meta quasi irraggiungibile. Sappiamo quanta inquietudine genera la mancanza di giustizia anche solo nelle sue attuazioni umane. Proprio dalla mancanza di misericordia e dall’assenza del perdono sgorgano poi le peggiori lotte interminabili e vendette incrociate in diversi strati della nostra società. Dobbiamo poi aggiungere che la prima ad esprimere questa virtù dovrebbero essere la Chiesa nella persona dei suoi ministri. L’infedeltà poi sgretola i vincoli migliori e le realtà più sacre del nostro vivere e miete vittime prevalentemente proprio dove l’amore dovrebbe regnare sovrano. Buona giornata 

 

 

Lunedì 26 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

 

O mio Signore, concedimi oggi una fede attiva, una carità operosa e una speranza costante. Perché aspettare ancora a proclamare il tuo nome? È una grazia infinita l’essere scelti ad annunciare il tuo Vangelo a quelli che hanno fatto naufragio, annunciarlo agli oppressi, ai cuori insicuri che potranno essere consolati solo da una parola d’amore che venga da te. Acconsenti al mio desiderio: che io divenga l’amore all’interno della madre Chiesa. A motivo del Vangelo e del mio battesimo, rinnova in me lo slancio missionario.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 23,13-22  

Guai a voi, guide cieche.

 

In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geenna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

Parola del Signore.

 

 

Da queste poche righe, noi scopriamo il clima religioso in cui Gesù è cresciuto e, in particolare, le controversie apparentemente meschine a cui è stato posto di fronte. Certo egli, nella sua statura, domina le meschinità che lo circondano. Che profonda differenza fra il suo mettersi al servizio del prossimo, fra il suo offrirsi quotidianamente e, ben presto, fra la sua passione… e questi uomini senza religione! Gesù “maledice”, cioè non “dice del male”, ma “dice il male”. In questo “Guai a voi” non si deve vedere una semplice protesta, un sospiro d’impotenza di fronte a un comportamento deplorevole. Gesù smaschera il male, cerca di aprire gli occhi agli uomini che, non ancora del tutto induriti, possono essere liberati dallo choc della verità. La forza dell’invettiva è ancora al servizio dell’amore. Buona giornata

 

Domenica 25 agosto 2024, XXI° del Tempo Ordinario

PREGHIERA DEL MATTINO

Padre nostro che sei nei cieli, dacci oggi il nostro pane quotidiano, il pane per i nostri corpi, il pane per le nostre anime. Dacci pane sufficiente al nostro fabbisogno quotidiano e fa’ che pensiamo a lasciarne un po’ per coloro che non hanno da mangiare. Dacci soprattutto il nutrimento della tua parola, perché la nostra fede cresca e prenda forza. Dacci oggi il nutrimento della carne di tuo Figlio nella santa Eucaristia, per la vita del mondo. Fà che pensiamo a coloro che muoiono di fame spirituale, concedici di credere anche per loro, per essere insieme, loro e noi, portati a condividere la vita eterna con la Vergine Maria, Madre di Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,60-69
Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.

 

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore.

 

Non è facile credere nel nostro mondo d’oggi. La verità che ci è rivelata da Dio in Gesù Cristo, agli uomini e alle donne del nostro tempo appare spesso un “discorso insostenibile”, a cui non si può chiedere a nessuno dei nostri sapienti contemporanei di credere. Così è, per esempio, per la dottrina della presenza reale del corpo e del sangue del Signore nella santa Eucaristia. Essa sembra essere una sfida al buon senso, alla ragione, alla scienza. Noi diciamo: “Vedere per credere”, esattamente quello che disse san Tommaso: “Se non vedo… e non metto la mia mano, non crederò”. Gesù ci ricorda che il corpo di cui parla è il suo corpo risorto e salito al cielo, liberatosi, nella risurrezione, dai limiti dello spazio e del tempo, riempito e trasformato dallo Spirito Santo. Questo corpo non è meno reale del suo corpo in carne ed ossa, anzi lo è di più. Questo corpo risorto può essere toccato e afferrato personalmente da ogni uomo e donna di ogni tempo e luogo, perché lo Spirito si estende, potente, da un’estremità all’altra. In Gesù Cristo e tramite Gesù Cristo, credere significa vedere e toccare: un modo di vedere più profondo, più vero e più sicuro di quello degli occhi; un modo di toccare più in profondità e un modo di afferrare con una stretta più salda di quanto si possa fare con le mani. Credere significa vedere la realtà al di là del visibile; significa toccare la verità eterna. In questa fede e grazie ad essa, possiamo dire con Pietro; “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Buona Domenica

 

 

Sabato 24 agosto 2024, Festa di San Bartolomeo, Apostolo

PREGHIERA DEL MATTINO

Accresci, Signore, la nostra gioia nel cercarti ogni giorno; cancella le nostre paure e i complessi, che ci impediscono di manifestare la nostra fede nella comunità. Fà che i poveri, i semplici e i non credenti siano interpellati mediante la tua grazia, che agisce nella Chiesa. San Bartolomeo ci aiuti a purificare quello che facciamo e che siamo, ogni giorno, in modo tale che siamo la luce che spinge a seguire Gesù, Via, Verità e Vita.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1,45-51
Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità.

 
In quel tempo, Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazareth». Natanaele gli disse: «Da Nazareth può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Parola del Signore. 

 

 

La festa di un apostolo ha sempre nella liturgia il rimando alla Chiesa. Oggi, la lettura dell’Apocalisse, nella visione della sposa dell’Agnello, ne mette in risalto tutti i pregi e lo splendore che le viene da Dio stesso. Il numero dodici è tra i più frequenti in questo breve brano; il fondamento poi su cui risiede tutta la costruzione sono i dodici apostoli ad indicare che la fede della Chiesa trova la sua ragion d’essere sull’esperienza che essi hanno avuto del Cristo morto e risorto e sulla testimonianza che ne hanno dato. Sappiamo che Bartolomeo è identificato con il personaggio del vangelo di Giovanni il cui nome è Natanaele. Figura ironica e sprezzante, ma altresì pronta a dare credito alle parole di Gesù, il quale lo rimbecca subito dicendogli che quelle cose dette erano quisquilie in confronto a ciò che avrebbe visto in seguito. Addirittura gli preannuncia una visione di gloria. Abbiamo detto che la risposta di Natanaele a Filippo appare carica di ironia, ma non è del tutto ingiustificata. Infatti, proviamo a immaginare la scena: arriva Filippo e con molta enfasi annuncia di aver trovato il Messia: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù figlio di Giuseppe di Nazareth!”. Se uno ci facesse una rivelazione simile ex abrupto non risulteremmo molto gentili nella risposta! Da questo episodio insignificante, potremmo essere invitati a riflettere sulle modalità del nostro annunzio. Molti cristiani, sebbene con retta intenzione, quando parlano del Cristo lo fanno con tale enfasi da suscitare in chi li ascolta rifiuto di ciò che dicono, benché sia vero e santo. La semplicità della testimonianza, insieme ad una conoscenza illuminata dall’intelligenza della persona di Cristo, può evitare molte rispostacce e, al contrario, provocare interesse e coinvolgimento. Non facciamo insomma come chi va a visitare malati, anche molto gravi, e dice parole quali: “Come sei fortunato tu, a soffrire per Gesù”. La risposta a tale tipo di stupidità, credo sia sulla bocca di tutti noi. Buona giornata

 

 

Venerdì 23 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Mio Dio, tu sei la carità e l’amore personificati. Possano la carità e l’amore diventare in me perfetti, perché il tuo amore bruci tutto il mio egoismo e io ti lodi dal mattino alla fine della mia giornata, non solo a parole, ma anche nelle mie azioni.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 22,34-40
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.


In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Parola del Signore.

 

 

Le interrogazioni degli scribi e dei farisei mirano sempre a «mettere alla prova» il Signore. Si ritenevano arbitri infallibili e insindacabili nei loro giudizi e nelle loro interpretazioni della legge e di conseguenza, ritenevano di poter giudicare lo stesso Cristo. Non si arrendono neanche dinanzi all’evidenza e persistono ostinatamente nelle loro trame. La gente semplice ed umile invece accoglie le parole di Cristo e gli riconosce una speciale «autorità», che mancava invece ai falsi dottori della legge, ma proprio questo ulteriormente li ingelosisce. Le loro interrogazioni comunque, a prescindere dalle perverse intenzioni, ci offrono l’occasione propizia di ascoltare le sapienti ed illuminanti risposte del Cristo. Oggi Egli ci informa sul primo e più importante di tutti i comandamenti, quello che tutta la legge contiene e sublima: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Dio va messo al primo posto, va amato con la migliore intensità possibile, nulla, assolutamente nulla dobbiamo anteporre a quell’amore. E ciò perché Dio è Amore e vuole abitare in noi e solo amandoLo gli consentiamo di essere e agire in noi santificandoci con la sua grazia. In virtù di questo amore, che ci rende figli e fratelli in Cristo. diventiamo capaci di amare anche il nostro prossimo come noi stessi. Diventiamo capaci soprattutto di superare la schiavitù della legge e conseguire la vera libertà dei figli di Dio. Così formiamo un solo corpo, «Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito». Non dobbiamo però mai dimenticare che noi amiamo con l’amore che Dio stesso ci dona e di conseguenza non possiamo attingere da noi stessi, è Lui la fonte, da Lui dobbiamo attenderci nell’intensità della preghiera, la capacità e la forza di amarlo e di amare il nostro prossimo e noi stessi nel modo giusto. Sappiamo bene infatti quante deviazioni accadono in nome dell’amore quando questo sgorga soltanto dal cuore inquinato dell’uomo. Buona giornata

 

Giovedì 22 agosto 2024, Memoria della B.V. Maria Regina

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, tu mi chiami ancora e sempre, fra le tante preoccupazioni della mia vita. Tu mi lasci allontanare da te nella mia amarezza e nel mio dolore. Insegnami ogni giorno, per mezzo del sacrificio sempre attuale del tuo Figlio, anticipo dell’eterno banchetto nuziale nei cieli, a non trascurare la grazia delle tue ispirazioni.

+ Dal Vangelo secondo Matteo 22,1-14

Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.

 

 In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.   Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Parola del Signore.

Nasce da un bisogno irrefrenabile di comunione da parte di Dio nei nostri confronti l’invito al suo banchetto. Vuole renderci partecipe dei suoi beni, ci vuole come suoi commensali. Per questo ci ha fatto somiglianti a sé con un innato desiderio di essere sfamati e dissetati nel corpo e nello spirito. Il nostro primo peccato e tutti quelli che ne sono seguiti hanno la stessa radice e la stessa origine: abbiamo scelto noi il banchetto a cui sederci e mangiare e ne siamo rimasti avvelenati dentro. È iniziata immediatamente l’opera risanatrice di Dio: ci ha invitati di nuovo alla mensa della sua parola, ha ripreso il dialogo con noi. Poi il banchetto di nozze! Il Figlio di Dio che sposa la nostra umanità, s’incarna, si dona, s’immola, diventa cibo e bevanda di salvezza per noi. È un banchetto di festa per un ritorno alla casa del Padre perché eravamo perduti e morti e siamo tornati in vita. Ci è stato dato un abito nuovo, un abito nuziale dal giorno del nostro battesimo ed abbiamo assunto l’impegno di conservare limpido quell’abito e di non smetterlo mai. È la veste candida che ci rende degni del banchetto e ci autorizza ad entrare nell’intimità di Dio. Dobbiamo stare desti perché l’invito non ci colga distratti e distolti, senz’abito o impegnati nelle nostre cose e diretti a banchetti non salutari o addirittura velenosi. È un assurdo, ma ci può capitare di rifiutare l’invito del Signore perché impegnati nelle nostre vicende quotidiane, magari a bramare le carrube. «Ho paura del Signore che passa!» soleva ripetersi Sant’Agostino. Costatiamo che il mondo è pieno di affamati, che disertano però la mensa del Signore. Conosciamo bene i brani biblici che ci parlano del pane di vita. Ci insegna il Signore che chi non mangia di quel pane e non beve quel sangue non ha la vita. Il festeggiato si fa pane per noi, è Lui a nutrirci di sé. Siamo noi a godere di quel germe di immortalità che solo al banchetto divino possiamo trovare. Il banchetto è ora la nostra Messa, quella cena eterna che ad ogni festa si ripete. Sono ancora pochi a rispondere all’invito e ancora tantissimi gli affamati di Dio. Buona giornata

 

 

Mercoledì 21 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, fà che questa mattina io senta la voce della tua bontà amorosa: che non trascuri mai le tue ispirazioni e abbia, invece, sempre fiducia nella tua bontà. Insegnami a fare la tua volontà e a ricevere da te il frutto della tua vigna, che è il dono del tuo corpo e del tuo sangue, perché tu sei il mio Signore e il mio Dio.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,1-16
Sei invidioso perché io sono buono?


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore.

 

 

Qualsiasi sindacalista avrebbe inoltrato una vibrante protesta nei confronti del padrone della vigna. Egli infatti chiama operai in diverse ore del giorno per cui alcuni lavorano l’intera giornata e gli ultimi solo poche ore. Tutti però ricevono lo stesso salario. Sembrerebbe una palese ingiustizia, è invece una sublime lezione di amore. Questo, quando sgorga dal cuore stesso di Dio, va sempre oltre i criteri umani anche quelli che sembrerebbero i più legittimi. È perciò temerario pretendere di poter valutare la giustizia divina con quella nostra. A noi manca la misura perfetta del bene, abbiamo soltanto briciole di sapienza e, a proposito di giustizia, la pretendiamo dagli altri e non sempre siamo disposti a praticarla noi. Ci mancano soprattutto le dimensioni dell’amore e la giustizia senza amore non può esistere. Rischiamo poi di diventare gelosi della bontà di Dio e vorremmo spegnerla in nome della nostra legge. Anche il fratello maggiore del figlio che ritorna non comprende i motivi della festa che il Padre ha ordinato. Ci risulta difficile comprendere persino la sorte beata del ladrone che con una semplice preghiera e un pentimento finale si accaparra il paradiso. Troppo facile ci verrebbe da dire. Nulla però è impossibile a Dio. Soltanto Lui sa coniugare perfettamente amore e giustizia. Noi no. È già molto se riusciamo a far tacere il desiderio di vendetta e i morsi della rabbia quando reclamiamo giustizia, soprattutto quando l’offesa e grave e ci ha procurato cocenti dolori. Dovremmo mai dimenticare che Dio con noi non ha applicato la giustizia, ma ci ha usato misericordia per cui ci dice: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro celeste». Buona giornata


Martedì 20 agosto 2024, Memoria di Bernardo di Chiaravalle

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio onnipotente, infondi in noi un sentimento d’amore così grande, da amarti in ogni cosa e al di sopra di ogni cosa, da credere che, con te, diventa possibile tutto quanto ci esorti a fare, poiché noi diventiamo capaci di tutte le grandi azioni che il tuo amore può portare a compimento in noi.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 19,23-30
È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

Parola del Signore.

 

 

 

Gesù stesso fa una amara riflessione sull’episodio del ricco, che non ha il coraggio di seguirlo, nonostante le ottime intenzioni che l’animavano: «Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli». Il ricco che s’identifica necessariamente con chi ha molti beni, ma piuttosto con coloro che sono smodatamente attaccati alle ricchezze fino a farle diventare il proprio idolo. Gli stessi apostoli restano sgomenti all’affermazione del loro maestro e Gesù precisa che con l’aiuto di Dio è possibile staccare il cuore dalle cose della terra e aspirare con tutta l’anima a quelli del cielo. Pietro si ricorda allora della chiamata, delle reti, dei suoi cari, della immediata sequela e chiede: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». Il premio è di un valore infinitamente più grande di qualsiasi umana ricchezza. Si tratta della vita eterna oltre i beni indispensabili durante l’esperienza terrena. È forse per questo speciale tipo di contratto che le persone del mondo invidiano i religiosi che hanno lasciato tutto per il nome di Cristo e sin da questo mondo godono di una grande pace e una profonda serenità. È comunque difficile distogliersi dagli assilli della vita che premono e non ripagano mai adeguatamente. È l’inganno delle umane cose, è un ritmo che coinvolge e spesso travolge, delude ma non illumina. Per questo San Paolo raccomandava ai primi cristiani: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra”. Buona giornata

 

Lunedì 19 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Tu esorti chi ti ama ad essere perfetto come il Padre celeste. Fa’ che il nostro amore per i beni materiali non diventi mai un ostacolo a seguirti. Fa che, come celebriamo il mistero della tua morte, così imitiamo il tuo amore perfetto, perché il nostro cuore sarà là dove è il nostro tesoro.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 19,16-22

Se vuoi essere perfetto, vendi quello che possiedi e avrai un tesoro nel cielo.

 

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?».
 Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.

Parola del Signore.

 

 

L’episodio narrato in questo brano del Vangelo secondo Matteo, presente in tutti i sinottici (cf. Mc 10,17-20; Lc 18,18-23), cerca di dare una risposta alle seguenti domande: Come essere veri discepoli? Quali ostacoli si incontrano? Per i farisei, la vita eterna era la ricompensa per avere ben operato e, in particolare, per avere osservato la Legge (Sal 35,13-14). Il giovane ricco, che era forse un impiegato della sinagoga (Luca lo chiama “notabile”), chiede che cosa deve fare di più. Marco dice che Gesù, “fissatolo, lo amò” (Mc 10,21) e vide che l’ostacolo principale era la sua grande ricchezza. Il rabbinismo considerava le miserie della povertà peggiori di tutte quante le piaghe d’Egitto e chiedeva, al massimo, che ogni uomo consacrasse una parte dei propri beni a Dio (Mc 7,11). Ma Gesù desiderava suscitare una generosità più grande in risposta al suo più grande amore. Nel caso dello stesso Matteo, questa risposta vi fu (Mt 9,9). La tristezza del rifiuto del giovane ricco può essere capita solo da chi ha provato la stessa sconfitta e l’angoscia del rimorso. Buona giornata

 

 

Domenica 18 agosto 2024, XXI° del Tempo Ordinario

PREGHIERA DEL MATTINO

 

Solo mangiando e bevendo al tuo santo altare, Signore, abbiamo la vita in tutta la sua ricchezza e pienezza. Pur essendo ancora sulla terra, apprendiamo infatti a gustare la dolcezza e la bontà celesti, la gioia del banchetto nel regno nel quale a nessuno mancherà nulla. Fà che crediamo in modo più profondo che, grazie al nutrimento eucaristico, diventeremo membra del corpo di Cristo, della Chiesa colma dello Spirito Santo..

 

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,51-58

La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore.

 

 

Oggi Gesù giunge al cuore della sua catechesi, sul pane di vita. E al vertice di questa riflessione fa una grande rivelazione: chi ha fede in lui, in Gesù, come inviato dal Padre, come messia, non solo crederà in lui, non solo professerà la fede in lui, ma si nutrirà di lui, mangerà il suo corpo, berrà il suo sangue. E nell’antichità più o meno lontana, ci sono stati dei personaggi che insegnarono che Gesù pensava solo in termini simbolici, che non si trattava del vero suo corpo ma solo del pane che simboleggiava il corpo… del vino che “non è” suo sangue ma che “significa” suo sangue… Tutte queste teorie sono state sempre condannate dalla chiesa perché Gesù parla molto chiaramente, usa i verbi “mangiare”, “bere”, gli stessi che venivano usati per mangiare, bere un pranzo o una cena. E i discepoli, sentendolo parlare così, sentendo che dovranno mangiare il corpo del Maestro, bere il sangue di Gesù, sicuramente sono rimasti perplessi, e non solo loro… Si sono quasi scandalizzati. Dicono: «lui come può darci il suo corpo (la sua carne) da mangiare? Probabilmente anche noi ci saremmo scandalizzati, se non avessimo l’esperienza di Cristo risorto, con il suo vero corpo, risorto. Ecco, ciò che il Signore vuole dirci oggi è quel suo antico ma mai spento desiderio, abitare in mezzo agli uomini che egli ama, di farsi, diventare, egli stesso cibo, non come la manna del deserto, il cibo per il cammino verso la pienezza della vita, che uomo può trovare solo in lui. Già nella prima lettura, dal Libro dei Proverbi leggiamo dei preparativi. La sapienza che costruisce la casa, che imbandisce la tavola, che invita i commensali: «venite e mangiate il mio pane, venite e bevete il mio vino». Ciò che leggiamo qualche secolo prima di Gesù viene applicato proprio a lui, a Cristo. È lui la sapienza eterna del Padre… Sappiamo allora chi è che invita… Ma potremo chiederci: chi sono gli invitati? Chi sono i commensali della sapienza? Per essere invitato, per essere idoneo a ricevere il suo invito alla festa, sono indispensabili alcune condizioni: la consapevolezza di non possedere la sapienza… di non avere il discernimento…, di non avere l’intelligenza per percorrere la via della vita con le proprie forze… Il cuore dell’uomo deve essere aperto a Dio, al desiderio di Dio e non presuntuoso di sapere tutto e di saper fare tutto da solo. Solo colui che sente dentro di sé la fame di Dio, il desiderio di Dio, può essere invitato, può essere sfamato da lui. Domandiamoci: quante volte abbiamo cercato di costruire sulla nostra sapienza, come sono finite queste prove, questi tentativi? Che cosa abbiamo costruito? La Scrittura dice: «se il Signore non costruisce la casa invano vi faticano i costruttori». E Gesù ci ripete ancora: «chi mangia la mia carne, chi beve il mio sangue, dimora il me e in lui. Colui che mangia di me, vivrà per me…». Chiediamo ora al Signore, perché la nostra vita testimoni sempre la verità di queste parole, che noi viviamo per lui, a causa di lui, e che insieme a tutti i cristiani sappiamo ricevere Gesù. E non solo nel pane eucaristico, ma riceverlo anche nel malato, nel bisognoso, nel povero, nel sofferente… Buona Domenica

 

 

Sabato 17 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

 

Signore, insegnami a diventare simile ad un bambino di fronte a te, perdendo ogni mia arroganza e ogni mia durezza, ogni mio rancore e ogni mio complesso. Aiutami ad avere fiducia, ad essere dolce e sempre riconoscente per la formazione che ricevo dalla santa Madre Chiesa. Fà che la mia fanciullezza d’animo si rinnovi sempre e che il mio spirito non invecchi mai. Possa io essere sempre desideroso di ascoltare la tua parola e di compiere tutti i miei doveri e le mie missioni alla tua presenza, avvolto dal tuo sguardo amoroso. Volgi lo sguardo, Signore, alla tua alleanza, non dimenticare per sempre la vita dei tuoi poveri. Alzati, o Dio, difendi la mia causa, non dimenticare la supplica di chi ti invoca. (Cf. Sal 73, 20.19.22)

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt. 19,13-15

Non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli.

 

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse loro: “Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli”. E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

Parola del Signore

 

 

 

Una scena conosciuta quella del vangelo, anche se non sempre ben compresa e ben interpretata. Infatti, la predilezione di Gesù per i bambini, così come viene espressa dai vangeli sinottici, da qualcuno era fatta risalire ad uno sviato senso della purezza. Niente di tutto ciò! I bambini nelle culture antiche, compresa quella ebraica, erano gli esseri meno considerati, coloro che non godevano di alcun diritto ed è proprio a questa categoria di “esclusi” che si rivolge il Signore. È lo stesso discorso di “prostitute e pubblicani vi precederanno nel Regno dei cieli”. La predilezione di Gesù è quindi verso gli ultimi, i diseredati, coloro la cui situazione, per quanto difficile possa essere, non preclude l’accesso al Regno di Dio, ma sono i primi destinatari. Buona giornata

 

Venerdì 16 agosto 2024

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 19,3-12

Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all'inizio però non fu così.


In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?».
Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Parola del Signore.

 

 

 

Se il discorso sul perdono visto nel vangelo di ieri spinge ad irrobustire la nostra fede e a viverla coerentemente, non meno esigente si mostra la richiesta di fedeltà di cui è portatore il vangelo odierno. L’episodio si inserisce all’interno di una diatriba tra Gesù e i farisei. Questi da rigidi custodi della legge sanno che c’è una norma, fatta risalire a Mosé (Dt 24, 1), per cui è lecito ripudiare la propria moglie, ma Gesù vi si oppone decisamente facendo prevalere i diritti/doveri della persona sulla legge stessa. È la legge a servizio della persona e non questa sottomessa a quella. Nel libro di Giosuè troviamo una grande liturgia commemorativa, probabilmente una celebrazione di rinnovamento dell’Alleanza, in cui Israele fa memoria, attraverso l’ascolto, delle grandi gesta compiute da Dio in favore del suo popolo. Ascolto e Parola sono due dimensioni che troviamo in entrambe le letture. Se l’ascolto avviene come memoriale allora la Parola si attualizza: ciò che viene letto non è la storia di altre persone, ma è la mia storia, ne sono coinvolto personalmente. Così il vangelo ci indica che verso la Parola occorre una “fedeltà creativa”: sappiamo quanto siano deleteri i fondamentalismi di ogni genere, specialmente dove hanno a che fare con il letteralismo. Preservare la lettera è certamente cosa buona, ma esserne ostinatamente vittime è distruttivo per sé e per gli altri. Non c’è bisogno di scandalizzarci per la rigidità dei farisei, pensiamo invece ai vari fondamentalismi, in campo religioso e non, che scorgiamo oggi in questo nostro mondo ed anche, perché no, dentro di noi! Buona giornata

 

Giovedì 15 agosto 2024, Solennità dell'Assunzione              della B. V. Maria

PREGHIERA DEL MATTINO

Stella del mattino, guida del nostro cammino, Vergine Madre elevata nella gloria: ispiraci l’arte di guardare il cielo e di orientare i nostri passi verso Dio. Il cuore umano ha sete di elevarsi. Sommità della perfezione umana, tu sei stata in tutto “Altissima”, Maria: fedele alla terra, in cui sei vissuta; fedele al cielo, solo centro della tua anima. Colma della grazia di Dio, tu la facevi trasparire in effusione d’amore al servizio degli altri. Perché Dio è bontà. Per questo, o madre del Messia, sei salita, rapida e zelante, sulla montagna della Giudea per andare a trovare e assistere in una carità gioiosa la madre del Precursore. Fa’ che la nostra vita davanti al mondo, e quella di tutta la Chiesa, sia un riflesso della tua. Testimone della vocazione celeste nell’esercizio della bontà terrestre. Incenso bruciato nel fuoco interiore (silenzioso, discreto, costante) della grazia di Dio.

 

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,39-56
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente: ha innalzato gli umili.

 
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parola del Signore.

 

 

"Maria si alzò e andò in fretta”: spesso Signore Gesù, schiacciato dal mio peccato, dalla presunzione di vincerlo da solo o dalla poca fede che tu possa cancellarlo (cosa che in concreto hai già fatto!), mi impedisce di “alzarmi” ed anche di aver fretta, quella di amare, di fare il bene senza indugio.. Donami la fede di colei che ha creduto, una fede che va oltre l’immediato della mia pochezza. Ti ringrazio per averci dato una donna così grande! Grazie Signore, grazie Maria per il tuo piccolo, grande sì.
Il bambino sussultò nel suo grembo”: letteralmente “saltellò”, quasi volesse uscire dal ventre materno. L'incontro con Gesù non può lasciarci inermi, statici, fisicamente e spiritualmente. Ti chiedo Gesù, per intercessione di tua madre, e mia, colei che subito si è alzata e in fretta è partita, e di Giovanni, già scalpitante per te al 6° mese di vita, la fede che sposta le montagne ma ancor prima i cuori; il mio a volte mi sembra di pietra! E’ pesante, rigido, bloccato..
Benedetta Tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”: insegnami Elisabetta a dir bene di Dio Figlio, di Dio Spirito e di Dio Padre (quanta fatica a lasciarmi abbracciare da Qualcuno che, evidentemente, continuo a considerare un giudice!?), e dei fratelli che ogni giorno mi ricordano, dovrebbero, che tutto comincia dal parlar bene degli altri, primo passo per iniziare ad amarli davvero.
Appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi”: insegnami ancora, Elisabetta, ad accorgermi del saluto di Dio nei miei confronti, quel saluto quotidiano capace di far sussultare il Giovanni che è in me, cioè la volontà e il desiderio di annunciare Gesù a chiunque incontri, e in maniera decisa, attenta e discreta, ma senza compromessi.
Beata colei che ha creduto”: Maria, sei grande perché hai creduto, ti sei fidata. Così giovane.. era così assurdo, strano, difficile.. hai creduto: brava! Sei beata, mia madre nella fede, in risposta ad Eva che non credette alle parole del Creatore: ti chiedo il dono della fede, quella capace di vedere il bene e la salvezza – già attuata, anche per me! – oltre il mio peccato, nonostante il mio peccato, forse proprio in virtù del mio peccato! Donami la gioia di essere salvato, proprio in quanto peccatore!
Ti voglio bene Maria, aiutami a volertene di più; ti voglio bene Gesù, aiutami a volertene quanto Maria! Buona Festa dell’Assunta

 

 

Mercoledì 14 agosto 2024, Memoria di San Massimiliano Maria Kolbe, Martire

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, fà che sia sempre attento a non allontanarmi dal tuo cammino. Fà che dia sempre ascolto ai consigli, agli aiuti, alle correzioni e ai rimproveri di coloro che vogliono il mio bene; fa che non mi faccia ingannare da coloro che mi adulano, anche se non lo fanno con cattive intenzioni. Dammi il coraggio di fornire a chi mi circonda i criteri da seguire per fare la volontà di Dio.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18,15-20

Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Parola del Signore.

 

 

Com’è triste vedere persone che alzano le spalle o si voltano quando il prossimo ha bisogno del loro aiuto! Ma ancora più brutto è scoprire a volte in noi stessi la tentazione di rispondere come Caino quando, interrogato a proposito del fratello Abele, da lui appena ucciso per invidia, disse: “Sono forse il guardiano di mio fratello?” (Gen 4,9). Ascoltando le parole del Signore nel brano del Vangelo di oggi, dovremmo pregare perché ci venga concesso di saper rispondere a questo invito alla vicendevole carità cristiana in modo da avere a cuore il dovere di amare, incoraggiare e proteggere i nostri fratelli e le nostre sorelle nel corpo mistico di Cristo. In particolare, dovremmo assumerci l’impegno di correggere un nostro fratello solo quando siamo sicuri che è davvero necessario e dopo aver pregato lo Spirito Santo perché ci aiuti a dire la verità con carità. Buona giornata

 

 

Martedì 13 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, quando infine capirò che cosa ami nei bambini? Come posso contribuire a mantenere in me e negli altri le qualità che, nei bambini, ti sono care? Devo resistere alla tendenza di assumere quei modi “mondani”, indipendenti, “adulti” che non sono altro che vanità ed egoismo e devo, invece, rivolgermi docilmente verso la Madre Chiesa perché mi sostenga e mi guidi, affinché continui a nutrirmi dei suoi sacramenti e ad apprendere il suo insegnamento.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18,1-5.10.12-14

Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli.

 

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
«In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

Parola del Signore.

 

 

 

Un poema inglese risalente al Medioevo racconta come un gioielliere sogni di aver ritrovato sua figlia, Perla, morta in tenera età. La piccola gli appare in Paradiso, vestita come una regina, la sposa dell’Agnello. Suo padre è contento di rivederla, ma, nello stesso tempo, è sorpreso per via della sua veste regale. La bimba gli spiega che la Vergine, Madre di Gesù, che, in quanto Imperatrice del cielo, comanda su ogni cosa, non rifiuta a nessuno la sua eredità, se purificato dal sangue di Cristo. Così Perla aveva ottenuto quella ricompensa non di diritto, non grazie alla preghiera e al sacrificio, ma soltanto grazie alla sua innocenza. Può essere illuminante il riferimento al brano del Vangelo di Matteo letto oggi. Mentre i discepoli rimproverano le madri per aver portato i loro bambini con la speranza che Gesù li toccasse, sentiamo dire proprio da Gesù che il regno dei cieli è per i bambini, per coloro cioè che sono innocenti, senza macchia e senza peccato. Si svela così il senso allegorico della perla “di grande valore” per comprare la quale il mercante vende tutti i suoi averi (Mt 13,45-46). Noi dobbiamo diventare come bambini, cioè rinascere per la grazia e per mezzo di un’umile penitenza. Buona giornata

 

Lunedì 12 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore Gesù, proteggici dalle ansietà della nostra vita quotidiana, aiutaci ad affidarci alle tue braccia. I nostri cuori, che sono il nostro tesoro, restino nel tuo amore e nella tua pace. Aiutaci a rimanere svegli e pronti nella nostra vita di fede e d’amore qui sulla terra, perché possiamo aprirti la porta senza indugio quando busserai.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 17,22-27
Lo uccideranno, ma risorgerà. I figli sono liberi dal tributo.

 
In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafarnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

Parola del Signore.

 

 

La prima parte di questo vangelo la si comprende bene, è il secondo dei tre annunzi della passione, sappiamo la profondità teologica che questi hanno nei sinottici, ma la seconda parte, quella del tributo e della moneta nella bocca del pesce ci è difficile afferrarla, stentiamo ad immaginarci una storia che sembra uscita da un libro di fiabe. I commenti che si trovano su tale pericope sono tutti improntati a rapporti cristiano e stato, chiesa e società, pagare o meno le tasse non provocando scandalo, all’essere, insomma, buoni cristiani e bravi cittadini. Cose queste che hanno una loro bontà e che pur giuste, non mettono tuttavia in evidenza il fatto che Gesù qui sta nuovamente proclamando la sua divinità. Le applicazioni pratiche non dovrebbero mai far perdere di vista che i vangeli sono stati scritti non come una istruzione morale ma come un’opera catechetica che vuol far comprendere il fondamento della fede, il quale risiede nella proclamazione del Cristo vero Figlio di Dio, uguale al Padre nella sostanza, e vero uomo che è morto ed è risorto. Tale realtà, al tempo in cui l’evangelista scrive, aveva trovato il suo compimento e la sia pur breve tradizione di allora che cercava di metterla in risalto. Allora, ciò che deve spiccare è il breve discorso di Gesù e non tanto la conclusione, che pur avendo un suo valore didattico, non ha certamente la portata delle parole di Cristo, che si proclama, Figlio di Dio e uguale al Padre, al quale l’unico tributo è la figliale obbedienza. Buona giornata

 

 

Domenica 11 agosto 2024, XIX° del Tempo Ordinario

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore Gesù, perdonaci se noi, che riceviamo la manna del tuo corpo e del tuo sangue nel deserto di questa vita, qualche volta abbiamo mormorato tra di noi e contestato contro la volontà del tuo Padre. Aiutaci ad ascoltare umilmente la tua parola e ad apprendere la verità. Concedici di rispondere nella fede e nell’amore al tuo Pane vivo, qui ed ora, in modo da essere innalzati alla pienezza della vita nell’ultimo giorno.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,41-51
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.


In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Parola del Signore.

 

 

La fame è diventata avidità in noi e ci ha indotto al peccato sin dal principio. Un cibo proibito e venefico ci ha procurato la morte. Quella bramosia insaziata rode ancora nel cuore dell’uomo; si esprime nelle voglie incontenibili e nei desideri smodati. Sperimentiamo, come il profeta Elia, con il peccato e la morte, la corruzione della carne, la debolezza e tutte le umane fragilità. Abbiamo bisogno di rinascere ed essere rinvigoriti con un cibo buono e salutare, urge rinverdire tutto il nostro essere e restituirgli l’originario divino splendore. Ecco allora il capolavoro di Dio: incarna il suo Figlio unigenito Gesù Cristo con la carne purissima e incorrotta della Vergine Immacolata; ora quella stessa carne, consacrata sugli altari del mondo, ci viene offerta come pane di vita. È il pane vivo disceso dal cielo. Ci viene dato gratuitamente per essere rigenerati a vita nuova, perché la nostra carne perda la debolezza della corruzione e torni ad essere candida come Dio l’aveva creata. È carne di comunione che così rinsalda i nostri vincoli con il nostro Creatore e con i nostri fratelli. È carne traboccante di energia divina che ci consente di superare tutti gli ostacoli e le prove della vita e di raggiungere l’obiettivo finale della nostra esistenza. Per noi partecipi del banchetto celeste il cammino non è troppo lungo perché l’energia abbonda. In virtù di quel cibo ci è concesso di orientare al bene tutta la nostra vita. Ecco perché san Paolo, sapendo del pane di cui possiamo nutrirci, proprio oggi così ci esorta: “Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore”. Chi si nutre di Dio è pervaso dal suo Spirito; è interiormente rinnovato e purificato dal quel Soffio divino, possiamo davvero diventare imitatori e figli di Dio. Buona Domenica

 

 

Sabato 10 agosto 2024. Festa di San Lorenzo, Martire

PREGHIERA DEL MATTINO

Che io mi conosca, Signore! Che io ti conosca! (S. Agostino)

 

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 12,24-26

Se il chicco di grano muore, produce molto frutto.

 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

 

Parola del Signore.

 

 

La figura di un martire così lontano da noi crea non pochi problemi. Alle già scarse notizie si aggiunga che il suo ricordo si è sedimentato in tradizioni che ne offuscano la veridicità storica. È come se celebrassimo un personaggio mitologico che poco o niente ha a che fare con la fede. È solo la Parola di Dio che può dare spessore a questi santi, ormai messi nel dimenticatoio se non fosse per i vari onomastici che vi si celebrano. Il servizio e il martirio sono due componenti basilari del dinamismo cristiano, attraverso di essi la fede trova la sua pienezza e la sua ragion d’essere. Sarebbe interessante sapere quale risonanza aveva nella vita di questi santi la parola che abbiamo letta e come percepivano il “dare testimonianza”, qual era la loro relazione con la morte che essi affrontavano coerentemente con la loro scelta di servizio. Ma ciò che si chiede ad un tempo così lontano, non si può fare a meno di vederlo intorno a noi in molte persone che vivono il loro cristianesimo con slancio e semplicità. Il celebrare i martiri ha senso in quanto in essi celebriamo tutti quei cristiani che nella vita testimoniano Cristo attraverso i piccoli, ma altrettanto dolorosi, martirii quotidiani. Insieme a san Lorenzo ricordiamo i genitori che soffrono per i loro figli senza perdere la speranza in Dio, coloro che sono oppressi dalla malattia e sanno fare del loro dolore una fonte positiva di bene, tutti coloro che pur vivendo situazioni disagiate economiche, fisiche e morali sanno mantenere viva la loro fede. Non è forse anche questo martirio? E se vissuto in unione alle sofferenze di Cristo non diventa servizio a favore di tutti i fratelli? “Se il chicco di grano caduto in terra non muore…”. Buona giornata

 

 

Venerdì 9 agosto 2024, Festa di Santa Teresa Benedetta     della Croce

PREGHIERA DEL MATTINO

Questa mattina ti ringrazio, Signore, per il dono della vita, perché ogni giorno nuovo mi permette di ricominciare, di rimediare agli errori commessi, di ripartire alla ricerca del bene che tu vuoi che io faccia. Fà che oggi mi rivolga a te in modo che, alla fine della giornata, possa dire di avere davvero, per grazia tua, sentito la tua voce e risposto alla tua chiamata.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 25,1-13
Ecco lo sposo! Andategli incontro!


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Parola del Signore.

 

 

 

Le letture bibliche per le feste dei santi hanno lo scopo di farci comprendere come questi amici di Dio hanno vissuto e incarnato eroicamente la Parola di Dio con perfetta coerenza. Santa Teresa Benedetta della Croce, in secolo Edith Stein, Vergine e martire, è rimasta affascinata da una voce misteriosa che l’ha convinta e avvinta con profondi e inscindibili legami di amore allo Sposo divino. È questa in sintesi la storia della sua conversione e della sua piena adesione a Cristo. «Ecco, la condurrò nel deserto». Sì, proprio da un dialogo e da una proposta divina di intimità sgorga la convinta risposta di un totale dono di sé al Signore. «Parlerò al suo cuore. Mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza». È un vero atto sponsale con cui in antico Dio solennemente legava a sé il suo popolo con una alleanza perenne: «Io sono il tuo Dio, tu sei il mio popolo». Era una promessa di reciproca fedeltà sempre mantenuta da Dio, molte volte tradita e disattesa dal popolo eletto. Ora alle anime predilette e pronte a rispondere, il Signore dice amorevolmente: «Ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore». La sposa che “conosce”, ama e si sente amata è vigilante e trepidante quando è in attesa dello sposo, come le vergini sagge del brano evangelico. Poiché la sposa è ignara dell’ora dell’arrivo dell’amato, ha con sé ardente la lampada dell’amore e un buon rifornimento di olio, che significa la perseveranza, la vigilanza e la prontezza nell’ascolto. Sono le condizioni per entrare a far parte del gioioso corteo nuziale degli eletti e poi per essere ammessi con l’abito nuziale al festoso banchetto. «Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Dinanzi a Dio non sono mai ammessi colpevoli ritardi: Dobbiamo affermare sempre il suo primato nella nostra vita. «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Buona giornata

 

Giovedì 8 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

 

Padre che sei nei cieli, tu ci hai fatto dono di tuo Figlio. Anche la notte scorsa, molti dei nostri fratelli hanno conosciuto la sofferenza, la povertà, la malattia e si sono sentiti soli e abbandonati. Abbi pietà di loro; dona loro un po’ di gioia. Rendici attenti nei loro confronti, affinché li aiutiamo in quanto ci è possibile. Rendici forti, in questo nuovo giorno, sulla via della croce della nostra vita.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,13-23
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.


In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Parola del Signore.

 

 

 

Gesù prende in disparte i suoi discepoli perché deve preannunciare loro gli eventi futuri che riguardano la sua persona: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». È più che evidente che Gesù parla della sua passione morte e risurrezione. Pare però che i dodici non capiscano e non vogliono intendere quel linguaggio, tant’è vero che due di loro, Giacomo e Giovanni, si accostano al maestro per chiedere qualcosa che non ha nulla a vedere con l’annuncio che egli ha appena fatto: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Tremendo contrasto! Viene da chiedersi come è possibile nutrire pensieri di gloria e aspirare ai primi posti mentre il maestro sta parlando di passione e di morte. Come è difficile per noi assimilare i pensieri di Dio, comprendere ed accettare i suoi progetti! Tuttavia Gesù non disattende la loro richiesta per quanto assurda possa sembrare, ma nella sua divina sapienza pone le condizioni inderogabili per raggiungere la vera grandezza e il posto che ci è riservato. «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Bere il calice amaro della sofferenza, essere disposti a subire il battesimo di sangue, cioè il martirio, seguire Cristo nella sua passione, queste sono le condizioni per poi sedere con Cristo nella sua gloria. Tutto ciò non ha però neanche la minima somiglianza con il potere umano e la gloria che sognano i due Apostoli ed è perciò anche ingiustificata l’invidia e lo sdegno che nasce nel cuore degli altri dieci. Anche loro hanno bisogno di una salutare istruzione che Gesù non manca di dare loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Questo è un messaggio che vale per tutti gli apostoli, vale per tutta la chiesa, vale soprattutto per coloro che dovranno assumere compiti di guida e dovranno essere i primi nel popolo santo di Dio. Non il potere, ma il servizio dovrà essere il proposito costante da vivere nella chiesa di Dio. Buona giornata

 

Mercoledì 7 agosto 2024

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 15,21-28
Donna, grande è la tua fede!


In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
 Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Parola del Signore.

 

 

Nel Vangelo di oggi vediamo Gesù costretto dai suoi nemici a lasciare la Galilea, la terra della sua infanzia, e a trovare rifugio nelle regioni pagane attorno a Tiro e Sidone, dove regnavano materialismo e vizio. Una donna cananea, pagana, discendente da un popolo odiato dagli Ebrei, avendo sentito parlare di Gesù e dei suoi poteri miracolosi, voleva convincerlo a guarire sua figlia, posseduta da uno spirito maligno. Raggiunse dunque Gesù e i discepoli sulla strada, gridando e implorando, in modo inopportuno, la clemenza di Gesù. Ma Gesù non le prestò la minima attenzione. La donna non si diede per vinta: lo seguì, si prostrò davanti a lui supplicandolo con ostinazione. Gesù allora le disse con delicatezza, ma fermo: “Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini”, ricordandole la sua estraneità al popolo eletto. Le parlò in questo modo per spingerla ad un atto di fede più grande. La risposta della donna fu infatti coraggiosa e profonda: “È vero, Signore, ...ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Con queste parole, la donna fece cadere ogni resistenza, perché Gesù poté allora vedere in lei una figlia di Israele, che aveva fede nel suo potere e nella sua autorità. Ne guarì subito la figlia dicendo: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. Buona giornata

 

 

Martedì 6 agosto 2024, Trasfigurazione del Signore

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,2-10

Il suo volto brillò come il sole.

 

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Parola del Signore.

 

 

 

La Trasfigurazione non era destinata agli occhi di chiunque. Solo Pietro, Giacomo e Giovanni, cioè i tre discepoli a cui Gesù aveva permesso, in precedenza, di rimanere con lui mentre ridava la vita ad una fanciulla, poterono contemplare lo splendore glorioso di Cristo. Proprio loro stavano per sapere, così, che il Figlio di Dio sarebbe risorto dai morti, proprio loro sarebbero stati scelti, più tardi, da Gesù per essere con lui al Getsemani. Per questi discepoli la luce si infiammò perché fossero tollerabili le tenebre della sofferenza e della morte. Breve fu la loro visione della gloria e appena compresa: non poteva certo essere celebrata e prolungata perché fossero installate le tende! Sono apparsi anche Elia e Mosè, che avevano incontrato Dio su una montagna, a significare il legame dei profeti e della Legge con Gesù. La gloria e lo splendore di Gesù, visti dai discepoli, provengono dal suo essere ed esprimono chi egli è e quale sarà il suo destino. Non si trattava solo di un manto esterno di splendore! La gloria di Dio aspettava di essere giustificata e pienamente rivelata nell’uomo sofferente che era il Figlio unigenito di Dio. Buona giornata

 

Lunedì 5 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio Padre, che mi hai protetto per tutta la notte, ti ringrazio di nuovo per il dono della vita e del tuo amore. Continua, ti prego, a nutrirmi della tua grazia, perché trovi il coraggio necessario per seguire il tuo cammino di verità e rispondere prontamente a tutto quello che mi chiedi di dire o di fare; permettimi di offrirti in questo modo l’onore e la gloria che ti sono dovuti. Te lo chiedo tramite Gesù Cristo, tuo Figlio, mio Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14,13-21
Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.


In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

 

Parola del Signore.

 

 

Da un po’ di tempo stiamo seguendo le vicende del popolo eletto e il mistero di salvezza iniziato con loro. È la storia sacra, la storia della Promessa fatta da Dio, la Promessa che verrà mantenuta sempre, «perché Dio non può smentire sé stesso». È una storia sacra ma essa è anche una storia dell’uomo. La storia della salvezza ma anche la storia della disobbedienza, della ribellione, del peccato. E anche oggi gli Israeliti si lamentano, protestano: Stavamo meglio quando stavamo peggio… eravamo schiavi ma avevamo buoni pesci, bei cocomeri, la cipolla, l’aglio… Ma Dio è paziente, Dio ascolta i loro lamenti, li dà la manna da mangiare, li dà tutto gratuitamente. Nel Vangelo la folla non ha tempo di lamentarsi. Gesù previene il loro desiderio, la loro fame, si preoccupa della loro sorte. Con fiducia guarda verso il celo, rende grazie in un momento in cui non c’è abbondanza, c’è solo un po’ di qualcosa. Non si abbatte, non si lamenta. Confida. Quante volte ci siamo trovati in difficoltà, magari non di mancanza di cibi ma di qualche altra cosa… Qual era il nostro atteggiamento? Quello degli Israeliti che protestano, che si ribellano, che rimpiangono le cose passate o quello di Gesù che anche in difficoltà sa ringraziare, sa alzare le mani a Dio, sa guardare il cielo con supplicante fiducia… Chiediamo che il Signore aumenti la nostra fede perché anche nelle situazioni difficili siamo in grado di trovare la giusta via. Buona giornata

 

Domenica 4 agosto 2024, XVIII° del Tempo Ordinario

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore Gesù Cristo, tu hai detto: “Chi crede in me non avrà più fame né sete:”. Ogni giorno, io mi impegno di nuovo sulla via che porta alla verità e alla vita, piena di senso e di pienezza. Tu mi hai offerto la grazia della fede, mi hai permesso di capire che tu sei l’inviato di Dio, la guida che porta alla verità e alla vita. E io voglio cominciare questo giorno con la forza della speranza che porta la fede. Accompagnami con la tua bontà e la tua fedeltà. Fa che molti uomini riconoscano che solo attraverso di te si accede alla verità della vita, e quindi a Dio.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,24-35
Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

 
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Parola del Signore.

 

 

 

Continua il discorso eucaristico del Capitolo sesto del Vangelo di San Giovanni. Il Maestro introduce i suoi discepoli nel mistero eucaristico a tappe. Ha iniziato questa sezione con il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ora esorta i discepoli a leggere in profondità questo evento e non fermarsi solo sul risultato immediato dello sfamare migliaia di persone. Inizia quindi il suo insegnamento a partire dall’Antico Testamento e leggerlo alla luce della Verità che Egli stesso proclama. La Liturgia della Parola inizia con una lettura biblica tratta dall’Antico testamento. È la consapevolezza che senza di esso anche per noi è difficile comprendere in pieno il messaggio di salvezza portato da Cristo. Noi, che accogliamo la completezza della Rivelazione di Dio, nell’Antico e Nuovo Testamento, possiamo comprendere appieno i misteri che Cristo ci rivela. L’esortazione di oggi è, nel considerare l’episodio della manna dell’Esodo una prefigurazione del mistero Eucaristico e quindi nella necessità del sostentamento. Gesù parla del sostentamento e del cibo ma di altra natura. Lui è il nostro cibo, lui dobbiamo mangiare. La sua parola, il suo corpo e il suo sangue devono essere il nostro pane quotidiano. Anche il Santo Padre ci esorta spesso a leggere di più la Bibbia, a meditare la Parola di Dio, ad adorare il Santissimo Sacramento dell’altare, ad accostarci alla comunione eucaristica… Quanto tempo dedico alla lettura della Bibbia…? O forse, ahimè, quando, l’ultima volta, ho avuto la Bibbia in mano? Eppure questo è il nostro cibo spirituale, senza il quale la nostra anima non può vivere… Buona Domenica

 

Sabato 3 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

“Erode ebbe notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: “Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti…”. Tu ci hai raccomandato, Signore, di non temere chi uccide il corpo, ma piuttosto chi può far morire l’anima. L’esempio di Giovanni Battista ci mostra che, seguendo ciecamente lo Spirito che aveva designato l’Agnello di Dio, noi non dovremo più aver paura né per il nostro corpo né per la nostra anima. Giovanni continua a vivere e a mettere in luce ciò che viene dallo spirito del male. Concedici, Signore, secondo l’esempio di Giovanni Battista, di non avere paura, perché troppo spesso la paura ci fa scendere a patti col male.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14,1-12
Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.


In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodiade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

Parola del Signore.

 

 

Ogni testimonianza per Dio ha come sua logica conclusione la persecuzione, che per alcuni avviene nell’oscurità della vita e in una sorta di martirio che si consuma attraverso l’incomprensione e il disprezzo e per altri può compiersi in forma più cruenta, come lo è stato per Giovanni Battista. Il profeta mette in discussione delle geometrie consolidate, dà fastidio ai potenti, scardina vizi che sono ormai stabiliti. I potenti, coloro contro cui gli strali del profeta si rivolgono sono naturalmente infastiditi da una voce che li richiama al dovere, ai princìpi a cui ogni essere umano dovrebbe attenersi e si rivolgono contro questa voce la cui unica colpa è proprio quella di seguire la volontà di Dio. La prepotenza in qualunque forma si presenta, subdola o manifesta, non può essere un atteggiamento che il cristiano può sostenere, ma devo combatterlo al di fuori di lui e dentro di lui. Buona giornata 

 

Venerdì 2 agosto 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, fa che non valuti priva di senso nessuna parola, nessuna vicenda, nessuna persona. Donami un cuore che sappia meravigliarsi anche davanti alle realtà più usuali, che sono sempre stupende. Donami la capacità di scoprirti anche nei momenti più ovvi: e fa che sappia intuire il tuo amore che mi cerca e mi sollecita. Donami il coraggio di risponderti senza esitazioni e senza difese.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,54-58


Non è costui il figlio del falegname? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?


In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Parola del Signore.

 

 

Nel Vangelo di oggi abbiamo una reazione all’insegnamento di Gesù. L’evangelista Matteo precisa dove nasce la contestazione a Gesù. Non nelle strade, non tra il popolo dove Gesù ha operato, guarito, consolato e perdonato i peccatori. Nasce nella sinagoga dove Gesù ha la pretesa di insegnare. La classe colta, che non comprende l’insegnamento di Gesù, è quella che si dimostra più restia ad accettare il suo messaggio di salvezza. Gesù non è attaccato sul contenuto del suo insegnamento ma disprezzato per le sue umili origini; Egli non proviene dalla classe sacerdotale e vuol pretendere di insegnare la sua dottrina nella sinagoga! Può capitare anche noi di non voler accettare un consiglio o un insegnamento. Può, allora succedere che siamo tentati a colpire quelli che riteniamo i nostri avversari sul piano personale. Gesù invece ci insegna a non disprezzare ciò che ci sembra umile. È l’invito a non giudicare dalle apparenze e nel saper accettare tutti senza nessun pregiudizio. Buona giornata 

 

 

Giovedì 1 agosto 2024, Memoria di Sant'Alfonso Maria de' Liguori - Perdono di Assisi

Perdono di Assisi

 

 

Indulgenza plenaria della Porziuncola.

Dal mezzogiorno del primo di agosto fino alla mezzanotte del due, a tutti i fedeli che visitano una chiesa francescana o parrocchiale, aggiungendo il credo e la preghiera per il papa (Pater, Ave e Gloria) è concessa l’indulgenza plenaria alle solite condizioni: confessione sacramentale, comunione Eucaristica e preghiere secondo l’intenzione del Papa. L’indulgenza è applicabile per sé o per i defunti.

 

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio onnipotente, anche oggi tu ci affidi il tuo mondo come un campo che è necessario lavorare. Anche oggi dovrò accorgermi che il grano cresce mescolato con la zizzania: non solo attorno a me, ma in me stesso non riuscirò spesso a distinguere completamente il bene dal male. Concedimi la grazia di avere una lunga pazienza, di rispettare i tempi che non mi appartengono, e le coscienze che non mi è dato di giudicare. Ma non permettere che la pazienza si tramuti in me in complicità e in indifferenza.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,47-53
Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Parola del Signore.

 

 

Le parabole, lette in questi ultimi giorni, non solo sono molto conosciute, certamente ognuno di noi le ha già lette o sentite. Tuttavia, la parola di Dio ha sempre nuovi spunti di riflessione e ciò che si potrebbe mettere in evidenza quest’oggi è che il cristiano ha il dovere di conoscere e saper interpretare l’Antico Testamento. È sbagliato l’atteggiamento di chi, convinto di essere detentore della verità, ha una sorta di preclusione nei riguardi della Prima Alleanza, la quale ha sì trovato un suo compimento in Gesù Cristo, ma mantiene tutta la sua forza e grandezza. Un esempio chiaro di ciò lo si potrebbe desumere dalla prima lettura, in cui è presentato Geremia la cui vita e le cui azioni divengono simbolo di ciò che Dio vuole comunicare all’uomo. Non è un debito di riconoscenza per aver preparato la venuta del Messia che noi abbiamo verso questa parte della Bibbia, ma è una vera e propria dipendenza di contenuti, di simboli e di figure. Il nostro fondamento cristiano risiede lì. Ogni qualvolta celebriamo l’Eucarestia, ad esempio, dovremmo avere ben presente che le parole della consacrazione non sono altro che la stipulazione di una alleanza la cui formula risiede e si comprende solo alla luce dei riti di alleanza veterotestamentari (Il mio corpo per te; Tu per me e io per te). Saper discernere e amalgamare cose nuove e cose antiche fa parte di una sapienza che al cristiano non deve mancare! Buona giornata

 

Mercoledì 31 luglio 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

 

Signore, guarda i desideri più nobili, le aspirazioni più alte che ci sono in me. Guarda anche la mia debolezza e la mia viltà. Avendoti incontrato, non voglio andarmene via triste a causa dei miei beni che sono soltanto miserie se comparate al tesoro del regno. Concedimi la forza di strapparmi a me stesso, di vendere tutto per acquistare la perla preziosa, per acquistare il campo come un tempo i nostri padri ad Anatot, che è la prima porzione della terra promessa.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,44-46
Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

Parola del Signore.

 

 

Regno dei cieli e Regno di Dio sono espressioni che, con ogni probabilità, per noi non hanno una valenza significativa. Possono anzi sembrare obsolete e frutto di elucubrazioni “monarchiche” dell’autore del vangelo. Bisogna quindi cercare di riscoprire questi termini per sottolineare il carattere eversivo che dovrebbero avere nella nostra esistenza. Le due parabole, infatti, ci dicono che questo regno è tanto prezioso da convincere chiunque a stravolgere la propria vita. In ognuno di noi c’è un sogno e Dio offre ad ogni persona la possibilità di realizzarlo. Il sogno che alberga dentro di noi si chiama libertà, avventura, mettersi in gioco, rischiare continuamente: e cioè vincere la paura che ci attanaglia per lanciarci verso nuove mete, per fare un salto verso l’Infinito. È questo l’ideale che il vangelo continuamente ci propone, il quale purtroppo spesso è offuscato da tante sovrastrutture che il tempo e i cristiani stessi hanno contribuito a mettere in piedi. Regno dei cieli, dunque, non ha niente a che fare con le istituzioni che, per associazione di idee, ci vengono in mente, ma è linguaggio umano per indicare una realtà che ci sovrasta; è metafora per indicare la pienezza di vita che si può trovare solo mettendosi sotto la signoria di Dio. Buona giornata

 

 

Martedì 30 luglio 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio onnipotente, anche oggi tu ci affidi il tuo mondo come un campo che è necessario lavorare. Anche oggi dovrò accorgermi che il grano cresce mescolato con la zizzania: non solo attorno a me, ma in me stesso non riuscirò spesso a distinguere completamente il bene dal male. Concedimi la grazia di avere una lunga pazienza, di rispettare i tempi che non mi appartengono, e le coscienze che non mi è dato di giudicare. Ma non permettere che la pazienza si tramuti in me in complicità e in indifferenza.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,36-43
Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.


In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore.

 

“I giusti splenderanno come il sole nel Regno del Padre loro”. Le ultime parole del vangelo odierno infondono coraggio e danno una visione più armonica rispetto a quanto precede. Le tinte fosche con cui sono descritti i vari elementi della parabola, quasi si placano e trovano la loro ragione d’essere in questi ultimi versetti. Ma, nella parola di Dio non vi è niente di edulcorato, e per questo dobbiamo essere pronti anche ad accettare i toni forti e a non censurarli per paura di un falso pudore. Dio chiede tutto il nostro essere, non perché è un padrone ottuso, al contrario egli conduce alla piena realizzazione della persona, anima e corpo. Questo non deve essere dimenticato, soprattutto quando da noi esige un impegno maggiore, più coerenza verso le nostre scelte di fondo e una più incisiva testimonianza della nostra fede. Sulla scia di queste considerazioni, mi piace ricordare che anche nel Prologo della regola di san Benedetto c’è un incoraggiamento a procedere lungo il percorso imboccato (è detto per i monaci, ma può applicarsi a qualsiasi cristiano) anche quando questo costa un po’ di fatica: “Ma se qualche cosa un pochino dura […] dovrà pure introdursi per la correzione dei vizi o per la conservazione della carità, non ti lasciar cogliere subito dallo sgomento da abbandonare la via della salute, che non può intraprendersi se non per uno stretto imbocco” Buona giornata.

 

 

Lunedì 29 luglio 2024, Memoria di Santa Marta

PREGHIERA DEL MATTINO

Onnipotente Iddio, tu sai ciò di cui ha bisogno il mio lavoro e qual è il mio desiderio. Io non ti chiedo scettro né tesoro, né città o castelli, ma solo, mio Signore caro, di trafiggere il mio cuore con la tua carità. (Girolamo Savonarola)

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 11,19-27
Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.


In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Parola del Signore.

 

 

Il brano evangelico, tratto da San Luca è caratterizzato dall’accoglienza del Signore. Le due sorelle, in due modi diversi accolgono lo stesso Gesù. L’una è preoccupata a pulire la casa e rendere accogliente l’ambiente che deve essere degno di ricevere Gesù. Maria invece è interessata ad accogliere la Parola stessa di Gesù in un atteggiamento raccolto da sua discepola. I due atteggiamenti non devono essere contrapposti, anzi possiamo unirli in un’unica esigenza per chi si accinge a partecipare alla Santa Messa. Per accogliere degnamente Gesù, nella forma Eucaristica dobbiamo prima purificare il nostro cuore. La Chiesa ci suggerisce come diventare degni di partecipare al banchetto eucaristico e richiede, quando necessario, la confessione sacramentale. In questo imitiamo Marta che pulisce la casa. E’ anche importante il nostro atteggiamento che favorisca l’unione intima con Gesù. In questo, invece, imitiamo Maria che si è scelta la parte migliore. Buona giornata 

 

 

Domenica 28 luglio 2024, XVII del Tempo Ordinario

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore Gesù Cristo, tu sei la via, la verità e la vita. Io sono sulla via con te. Tu mi conduci verso la verità. Tu sei la mia guida e il mio compagno. Tu mi dai le forze durante il cammino grazie al “pane della vita”. Io posso avanzare sul cammino della vita con tutti coloro che appartengono alla Chiesa. Tu agisci in me con le tue parole, con i sacramenti e con il tuo Spirito Santo. Tu hai già preparato, per tutti quelli che ti seguono, un posto eterno nel regno di tuo Padre. Ecco perché io amo partecipare alle celebrazioni liturgiche e all’Eucaristia, e amo cominciare con fiducia questo nuovo giorno. Ti raccomando particolarmente tutti coloro che, pieni di desideri su questo cammino che porta alla vera vita, non ti conoscono o che non ti hanno ancora riconosciuto. Perché tu sei l’ultimo inviato della rivelazione divina.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,1-15
Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano.


In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Parola del Signore.

 

 

 

Sfamare, dissetare, saziare nell’anima e nel corpo è il compito a cui il buon Dio ha provveduto personalmente sin dal principio: Egli con sapienza infinita, creato l’uomo a sua immagine, ha provveduto con i frutti della natura a dargli l’habitat e tutto il necessario per vivere. Nell’atto creativo ha legato a sé la creatura con un vincolo di amore, fonte di un totale naturale benessere. Dopo il peccato tutto è diventato complicato e difficile per l’uomo. Dio, pur non cessando di coltivare la vita sul mondo con il suo Spirito, dice all’uomo: “Ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte” e aggiunge: “La terra ti germinerà triboli e spine”. Di conseguenza molti interventi straordinari nella storia della salvezza sono occorsi per venire incontro alla sete e alla fame dell’uomo o di un intero popolo. Basti ricordare le vicende del popolo eletto mentre vaga nel deserto. Anche ai nostri giorni quello della fame e della sete sono tra i più urgenti e gravi problemi per milioni di esseri umani. L’intero continente africano è assetato e affamato ed è un fenomeno in crescita! Gesù ci lancia ancora una duplice sfida: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?»: “comprare”: è la via iniziale di una umana debole solidarietà. “E Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». Il buon Dio sempre ci coinvolge nei nostri problemi, sempre chiede la nostra collaborazione, ma poi sa lui come sconvolgere e superare le logiche umane per far emergere la fede e imboccare la via feconda dell’amore. Nell’era della tecnica e della scienza è difficile comprendere la forza e le recondite infinite energie che scaturiscono da un sacramento di comunione dove il pane e il vino diventano la carne e il sangue del Figlio di Dio. Noi cristiani però dovremmo ormai sapere con la certezza della fede che proprio da quel banchetto umano divino sgorgano le virtù che uniscono l’uomo a Dio e l’uomo all’uomo con vincoli di carità, di generoso altruismo, di vera completa disponibilità. In gran parte questi sono valori da recuperare, li abbiamo persi miseramente in nome dell’egoismo. Buona Domenica

 

Sabato 27 luglio 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Un nuovo giorno di semina, o Signore, tu concedi alla mia vita. Anche oggi infatti tu mi chiami a collaborare con te nel seminare il bene ovunque il lavoro mi attende, come campo privilegiato della mia missione di uomo e di cristiano. Che io vinca, o Signore, il male che è in me, perché possa impedirlo negli altri. E cresca in me il bene seminato da te, perché cresca nella Chiesa e nel mondo.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,24-30
Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.

  
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo:
«Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”.
E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”».

Parola del Signore.

 

Anche oggi una parabola del seme. Anzitutto del “buon seme” seminato da Gesù nel campo della Chiesa e del mondo. Un rilievo importante che fa giustizia di ogni visione pessimistica della realtà umana. Il bene è sempre presente e opera dappertutto, anche se non sempre e non dovunque fa notizia. Al contrario del male che ha sempre l’onore delle prime pagine dei giornali. E al male fa anche riferimento la parabola: alla “zizzania” seminata dal “nemico”, ossia a tutto ciò che è in contrasto col regno, l’unico progetto di vita degno dell’uomo. Sconcerta il fatto che la zizzania venga seminata dal nemico, “mentre tutti dormono”: per mancanza cioè di vigilanza da parte dei servi e dei collaboratori del padrone. Interpella perciò la responsabilità delle
nostre omissioni: non è male soltanto il farlo ma anche non impedirlo per quanto e come lo dobbiamo e lo possiamo. Conforta, tuttavia, la tolleranza e la misericordia del Signore, il quale, nell’attesa del giudizio e della condanna definitiva, lascia che il bene e il male crescano insieme: non solo nel mondo ma anche nella Chiesa e in ciascuno di noi. Siamo perciò capaci di attese fiduciose e pazienti: come lo è il cuore di Dio. Buona giornata

 

 

Venerdì 26 luglio 2024, Memoria dei Santi Gioacchino e Anna, genitori di Maria

PREGHIERA DEL MATTINO

A te, divino Seminatore, si rivolge la mia preghiera, mentre ti accingi, in questo nuovo giorno, a seminare nel mio cuore il seme della tua parola, che dà senso alla vita e fecondità all’agire dell’uomo. Mentre ti ringrazio di questo tratto sempre nuovo del tuo amore gratuito e preveniente, chiedo di donarmi il tuo Spirito perché, liberando il mio cuore dai sassi e dalle spine dell’egoismo e dell’orgoglio, lo apra all’accoglienza e alla comprensione della tua parola di vita.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,18-23
Colui che ascolta la Parola e la comprende, questi dà frutto.


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Parola del Signore.

 

 

 

Nel darci personalmente la spiegazione della sua prima parabola Gesù ci invita a un esame personale di coscienza sulla risposta della nostra libertà e disponibilità alla “parola del regno”, oggi seminata come non mai dal divino seminatore, attraverso la missione evangelizzatrice della Chiesa. Quale risposta? Quella dell’indifferenza e del rifiuto di chi ascolta la parola distratto e annoiato, per cui cede facilmente ai pregiudizi del secolarismo, del materialismo e del laicismo? O è forse quella della superficialità e dell’incostanza di chi non sa cogliere le sfide della vita e della storia, che diventano per lui motivo di scandalo e lo portano gradualmente all’abbandono della fede? Oppure quella del calcolo umano di chi alle esigenze del regno antepone le seduzioni subdole e fallaci del consumismo, dell’edonismo, del permissivismo libertario che soffocano la parola e le impediscono di dare frutto? Se così fosse sarebbe ben triste il cammino della vita, arido e senza speranza. Sia invece la nostra risposta quella della “terra buona”, di chi ha scoperto il valore insostituibile della parola di Dio nella vita, la ricerca con interesse, l’ascolta e l’accoglie come un dono, la medita assiduamente, si confronta quotidianamente con essa e la mette in pratica. Buona giornata

 

Giovedì 25 luglio 2024, Festa di san Giacomo Apostolo

PREGHIERA DEL MATTINO

Nella festa del tuo apostolo Giacomo, aiutami, Signore, a ricordarmi che tu mi insegni ad amare. E se anche “possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla”. Non permettere mai che dimentichi fino a che punto ti sei umiliato per salvarci e che, se vogliamo seguirti, anche noi dobbiamo fare lo stesso. Aiutami a portare la mia croce, senza rumore e senza clamore, all’ombra della tua croce, e liberami dalla presunzione che mi tiene lontano da te.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 20,20-28
Il mio calice, lo berrete.


In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Parola del Signore.

 

 

 

Il colloquio che si svolge nel brano evangelico, scelto per la festa dell’apostolo Giacomo, è fin troppo chiaro nell’indicarci lo spirito con cui ci si deve mettere al servizio del Vangelo. Le categorie del pensare e dell’agire comuni sono rovesciate, così come lo sono nella seconda lettera ai Corinzi. Provate a considerare quale messaggio radicale e in controtendenza ci viene da questi passi. Si parla di croce, di morte, di sofferenza, e tutto questo vissuto nella speranza che “colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù”, ed ancora si dice che se si vuole comandare bisogna servire, che i primi posti da ricercare sono quelli che ci mettono a servizio dell’altro. Tentiamo di rileggere la nostra vita cristiana alla luce di questa parola e a pensare all’incidenza che termini quali quelli proposti hanno nei nostri comportamenti quotidiani: nel rapporto con la mia comunità parrocchiale, con la mia famiglia, nell’ambito del mio lavoro e in fondo con me stesso. Sì, perché il ricercare spasmodicamente il primo posto, in ordine al potere e non al servizio, potrebbe anche voler dire non sentirsi capaci di “habitare secum”, espressione dei Dialoghi di Gregorio Magno e cara alla tradizione benedettina, con cui si vuole indicare la possibilità di un animo pacificato di stare solo e di non dover provare necessariamente qualcosa a qualcuno. Scoprire i propri punti deboli è già un passo per poterli gestire e per conviverci. Forse anche San Giacomo, dalla risposta di Gesù, si sarà sentito infastidito ed anche mortificato, ma il suo martirio ci dimostra che quell’insegnamento di Gesù è stato recepito e vissuto fino alle estreme conseguenze. Buona giornata

 

Mercoledì 24 luglio 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Padre Santo, all’inizio di questo giorno, rendimi consapevole del momento opportuno che è questa nuova giornata. Tu mi doni il tempo perché il seme, che cadde in un luogo solo e risuscitò nel mondo intero, sia oggi accolto nella mia persona. Donami il tuo Santo Spirito che irrighi il terreno arido e porti molto frutto.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,1-9
Una parte del seme cadde sul terreno buono e diede frutto.


Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Parola del Signore.

 

 

 

La divina Sapienza è uscita dalla sua casa: dal seno del Padre è venuta a dimorare fra noi. Venuta per nutrire l’uomo con la sua parola, raccoglie attorno a sé tanta folla. E la pagina del Vangelo narra precisamente il mistero dell’incontro fra la Sapienza di Dio e la persona umana. Ciò che la Sapienza comunica può essere paragonato solo ad un seme. La parola di Gesù è viva e chiede di piantarsi nel terreno della nostra esistenza, per fruttificare in opere buone: la Verità che è Gesù, chiede di divenire Verità intima alla nostra vita. Ma in questo punto si opera all’interno dell’umanità una quadruplice divisione: chi si chiude, chi è superficiale, chi non si decide per il Signore e chi, infine, accoglie in sé quella parola. Buona giornata

 

Martedì 23 luglio 2024, Festa di Sant'Apollinare, Vescovo e Martire, Patrono dell'Emilia Romagna

PREGHIERA DEL MATTINO

Mettermi in ginocchio davanti a te, Signore, è il mezzo migliore per restare in piedi davanti agli uomini. (Albert Bessieres)

Giovanni 10:11-16

11 Io sono il buon pastore; il buon pastore depone la sua vita per le pecore. 12 Ma il mercenario, che non è pastore e a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge; e il lupo rapisce e disperde le pecore. 13 Or il mercenario fugge, perché è mercenario e non si cura delle pecore. 14 Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore e le mie conoscono me, 15 come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e depongo la mia vita per le pecore. 16 Io ho anche delle altre pecore che non sono di quest'ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge e un solo pastore.

Parola del Signore.

 

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.
Dopo aver parlato del pastore in generale (Gv 10,2-4), al v. 11 Gesù afferma: Io sono il buon pastore. Il termine che in italiano troviamo tradotto con buon ha un significato molto più profondo. Si tratta del termine greco kalòs, che letteralmente significa bello, ma nel senso di una cosa di buona qualità, che risponde pienamente al proprio scopo.
Il pastore di cui sta parlando Gesù risponde pienamente al proprio scopo perché dà la sua vita per le pecore. Il termine indica in particolare il rischiare la propria vita, esporsi al pericolo che minaccia altre persone. Non si tratta dunque di un temerario che affronta spavaldo qualsiasi situazione, ma di un pastore attento, a cui interessa soprattutto la vita e l'incolumità del proprio gregge.

12Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Subito Giovanni ci propone il confronto con la figura del mercenario, che di fronte alla minaccia del lupo fugge, non è disposto a rischiare la sua vita. Ricordiamo che le pecore sono i credenti. Il lupo può essere inteso come i pericoli che insidiano la fede della comunità cristiana, e che la trascinano quindi verso l'oscurità e la lontananza da Dio e dalla fede, lontananza che esclude dalla salvezza. Per questo motivo il lupo può essere identificato come l'Avversario di Dio. L'atto del disperdere ricorda il passato tragico di Israele, la deportazione, la dispersione in mezzo agli altri popoli.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,
Al contrario del mercenario, che non ha nessuna relazione con le pecore, Gesù, il buon pastore, conosce ossia ama i suoi. La relazione tra Gesù e i credenti è di conoscenza, intesa nel senso biblico (e ripresa anche da Giovanni), di legame d'amore profondo.
15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.
Questo forte legame di conoscenza tra Gesù e noi trova fondamento nella relazione che vi è tra Gesù stesso e il Padre. Tale legame si esprime nel suo dare la vita per noi. Questa affermazione sembra uguale a quella del versetto 11, ma invece è più forte. Se sopra significava essere disposto a mettere a repentaglio la propria vita a favore delle pecore, qui significa letteralmente privarsi della vita. È l'atteggiamento peculiare di Gesù, quello che ha caratterizzato tutta la sua missione sulla terra e non solo la sua passione e morte.

16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Il discorso si allarga. Gesù non è venuto solo per Israele, ma per tutti i popoli. È l'unico pastore e condurrà (attraverso la sua morte e resurrezione) tutti alla salvezza, in un solo gregge. Gesù non parla di una realtà spaziale (un solo ovile), ma di un solo gregge, poiché centra l'attenzione sulle persone e sul loro rapporto con Gesù. In questo testo il tema ecclesiale e quello Cristologico sono strettamente legati, ma la preminenza è data al secondo.

17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo.
Quest'ultima sezione del brano si apre e si chiude con la figura del Padre. Ciò indica che la prospettiva della morte imminente di Gesù si colloca in un orizzonte di libertà reso possibile dalla relazione con il Padre. Nonostante il clima dell'intero vangelo e i diversi tentativi di uccidere Gesù, la sua morte dipende solo dalla sua volontà e dal suo amore per noi.
Ora l'espressione do la mia vita indica chiaramente la sua morte, ma poiché il testo di Giovanni afferma pure chiaramente il potere di Gesù di riprenderla l'espressione greca va tradotta con deporre. Gesù sta parlando della sua morte vista però nella prospettiva della resurrezione. Questo conferma l'affermazione di Gv 5,26 in cui Gesù dichiara di aver ricevuto dal Padre il potere di dare la vita.

Ancora una volta il vangelo di Giovanni dice che è Gesù che resuscita sé stesso, riprende la sua vita.

 

Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
La volontà del Padre e la necessità della morte di Gesù viene riaffermata dalla conclusione. In apparente contrasto con quanto detto appena prima, questa conclusione riafferma invece l'unità profonda tra il Padre e il Figlio, che subito dopo (10.30) Gesù ripeterà ai presenti: “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Buona giornata

 

Lunedì 22 luglio 2024, Festa di S. Maria Maddalena

PREGHIERA DEL MATTINO

Chi sono io? Questo porre domande da soli è derisione. Chiunque io sia, tu mi conosci, tuo son io, o Dio! (Dietrich Bonhoeffer)

 

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20,1-2.11-18
Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.


Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Parola del Signore.

 

 

Su Maria Maddalena, iconografia, letteratura e quant’altro si sono sbizzarriti nel delineare il personaggio, spesso confondendolo con altre Marie dei vangeli. Oggi, la liturgia ce la presenta nella scena del “giorno dopo il sabato”, tratteggiata nel vangelo di Giovanni. È un momento pieno di pathos e di drammaticità, in cui pianto, dolore, ricerca, delusione, gioia si mescolano a formare un quadro quanto mai realistico. Nel corso del racconto, scopriamo il percorso non solo di fede, ma umano di ognuno di noi e scorgiamo, come nell’arco di poco tempo, vengano racchiuse tutte le espressioni interne ed esteriori dell’agire dell’uomo. Maria Maddalena così, da personaggio pio e che la devozione ha trasformato rendendolo alquanto languido, può assurgere a donna forte, a modello di umanità. In lei e con lei ogni persona può esclamare: “Rabbunì”, riconoscendo e accogliendo il Cristo come il Signore della vita e come Colui che ci fa partecipi della sua missione salvifica. Ci insegna la forza di cercare il Signore. E lui ci mostra che, anche quando i nostri occhi non lo riconoscono, non lo vedono, egli è sempre con noi. Buona giornata

 

 

Domenica 21 luglio 2024, XVI del Tempo Ordinario

Sabato 20 luglio 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio, Padre nostro, tuo Figlio ci ha detto che nella nostra disgrazia, possiamo rivolgerci a te. Tu l’hai mandato per essere il tuo Salvatore e aiutare tutti quelli che, prigionieri della loro miseria o della loro colpa, non hanno nessuno che voglia e possa aiutarli. Noi, che facciamo parte del tuo popolo, ti ringraziamo di poterci rimettere oggi alla tua provvidenza e al tuo Figlio, che è attento a noi. Mettiamo tutte le nostre preoccupazioni e tutti i nostri impegni nelle tue mani per sottometterci con fiducia alle esigenze di questa giornata. Ti raccomandiamo tutti quelli che soffrono, che sono disperati, senza coraggio di vivere. Tu li aiuterai. E per tutti quelli che hanno oggi bisogno del nostro sostegno, fa che noi conserviamo il cuore e gli occhi aperti. La tua buona volontà si compia in tutti gli uomini.

 

Dal Vangelo secondo Marco Mc 6,30-34
Erano come pecore che non hanno pastore.

 
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Parola del Signore.

 

 

 

Il brano di oggi è commovente per la delicatezza che Gesù mostra verso i discepoli e i suoi seguaci. Gesù, il buon Pastore, si mostra sempre attento alle necessita materiali e spirituali di tutti. Il suo intervento è in due direzioni, che potrebbero sembrare in opposizione: una verso i discepoli e l’altra verso le persone che sono «come pecore senza pastore». In tutti e due i casi è la stessa misericordia di Gesù che opera. Gesù ha inviato i suoi discepoli con un mandato ben preciso; Egli è consapevole che l’impegno che richiede è totale e completo. Anche gli spiriti più pronti e ferventi hanno però bisogno di un momento di riposo per poter adempiere al mandato con dedizione assoluta. Gesù vuol stare un momento con i suoi discepoli proprio per poterli rinfrancare. E’ un momento di riposo con Gesù; non di totale ozio improduttivo. Nel momento in cui i discepoli sentono la necessità di rallentare il ritmo delle loro attività stanno però sempre con il Signore; possiamo dire che, in questo momento, sono a Lui più vicini di quando sono inviati in missione di villaggio in villaggio. Gesù però non si dimentica di tutti gli altri; sente che tra i suoi seguaci vi è un momento di sbandamento che può produrre rilassatezza; ed ecco che di nuovo si riprende la missione ed è Gesù che opera in prima persona, come un pastore che guarda prima di tutto al bene del suo gregge. In questa dinamica leggiamo delle utili indicazioni per noi che ricerchiamo un momento di legittimo riposo dopo un anno di lavoro. Le vacanze estive sono un periodo di riposo ma possiamo dimenticarci di essere cristiani? Lo spirito non va in vacanza e non possiamo trascurare che proprio lo Spirito ha sempre bisogno di essere alimentato dalla presenza del Signore. Buona Domenica 

 

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio, tu ci conosci a fondo, tu sai fino a che punto abbiamo bisogno di essere convertiti. Ma noi abbiamo paura di cambiare. Eppure tu vieni verso di noi con la tua parola buona e generosa. Fa che oggi non ci sottraiamo, che siamo aperti e pronti a ricevere la tua parola, in Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore, che vive con te nell’unità dello Spirito Santo, e regna per l’eternità. 

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 12,14-21
Impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto.

 
In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».

Parola del Signore.

 

 

Il Vangelo di oggi ci dice che Dio vuole la nostra felicità. Capisco veramente che cosa significa ciò? Dio vuole la felicità di noi tutti, qualunque siano i nostri limiti. Ciò che è straordinario è che tutto ciò che costituisce la nostra sofferenza o la nostra felicità si trova espresso nella Bibbia. Noi vi ci ritroviamo interamente: noi e le nostre esperienze. È in Gesù che la parola decisiva di Dio ci è rivelata, ed è in lui che ci è rivelato il “Sì” di Dio. Dio non può dirci di più, e con maggiore insistenza, che attraverso Gesù, suo Figlio, nostro Salvatore. Gesù ci ha detto prima di tutto questo: siamo accettati nella nostra vita. Ecco ciò che esprime la parola di Dio. Lo capiamo? Gesù dice: “Voglio la tua felicità infinita. Nella tua vita l’afflizione non avrà l’ultima parola quando sarai a pezzi, il tuo lume di speranza si sarà spento, e tu dirai: ‘‘Io sono cattivo””. Colui che accoglie le parole di Dio imparerà che, al di là di queste parole che gli sfuggono, la vita rinasce. La Chiesa non vive, se la Bibbia non raggiunge la vita nel cuore delle comunità. E la nostra vita è così spesso gelata! Le cose che escono dal congelatore sembrano spesso scipite, senza gusto, riconoscibili solo dalla loro etichetta. Ma è sufficiente che siano riscaldate perché riprendano gusto. Anche la nostra vita è spesso gelata, come pure le nostre relazioni. Ma la parola di Dio riscalda. La Bibbia ci dice: per quanto la sua situazione sia disperata, ciascuno di noi può ripartire da zero. Perché è chiamato, e può cominciare a sentire che cos’è la vita, la sapienza, la capacità d’amare. Troverà un senso nella sua vita, se questa sarà impregnata d’amore per la parola che l’ha raggiunto e l’ha reso capace di aprirsi sempre più a se stesso. Egli non ha niente di meglio da dire su ciò che può essere la vita. Metti la tua vita sotto il segno della parola, e vedrai tu stesso il risultato. Buona giornata 


Venerdì 19 luglio 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore e Padre, ancora non so che cosa mi porterà la giornata di oggi. Vi sono dei giorni in cui percepisco la libertà della mia forza creatrice, ma altri in cui gli obblighi mi opprimono. Fammi vivere oggi in vista della mia salvezza e di quella degli altri. Ti prego nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 12,1-8
Il Figlio dell'uomo è signore del sabato.

 
In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: "Misericordia io voglio e non sacrifici", non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

Parola del Signore.

 

 

Il brano del vangelo ci presenta una situazione di scandalo da parte degli scrupolosi osservatori della legge, gli apostoli avrebbero scandalizzato il mondo cogliendo spighe e mangiandone il frumento. Non è lecito far questo di sabato, secondo la tradizione ebraica: si manca a riposo del giorno di festa. Gesù prende le difese dei suoi discepoli ai quali aveva fatto notare come certe norme non appartengono alla legge del Signore ma alle tradizioni degli uomini. Porta anche l’esempio di David che si fa dare da sacerdote Abiatar i pani dell’offerta per sfamare i suoi uomini o anche il modo di agire dei sacerdoti che in giorno di sabato offrono sacrifici senza mancare alla legge. Ma in particolare Gesù vuol richiamare i suoi contemporanei come tutti noi, così proclivi al giudizio e alla condanna, a sentimenti di misericordia per gli altri almeno nella misura in cui la invochiamo per noi. Ci aiuti il Signore a essere meno spietati verso i nostri simili che giudichiamo troppo frequentemente nella colpa. Dio non solo è padrone del sabato, ma anche della vita. Buona giornata

 

Giovedì 18 luglio 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Tu ci hai dato il tuo comandamento, Signore, quello che impegna gli uomini uno verso l’altro. Tu sei diventato il nostro punto di riferimento, affinché noi siamo sicuri del modo in cui questo comandamento deve essere vissuto. Tu hai dato a tutti gli uomini diritti e dignità. Tu non hai evitato le cose scomode; non hai respinto quelli che prendono di più di quello che danno. Tu incoraggi quelli che sono inquieti, reputi le persone dipendenti capaci di essere libere. Permettimi oggi di trattare gli uomini come hai fatto tu; fammi vivere e restituire la gioia e la libertà che ci offri.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 11,28-30
Io sono mite e umile di cuore.

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

 

Parola del Signore.

 

 

L’invito del Signore Gesù che apre a tutti, in particolare a chi sente maggiormente il peso della vita, il suo Cuore. Venite a me! A volte forse si ha paura di andare al Signore temendo che Egli ci chieda troppo… eppure egli afferma che il suo giogo è dolce e leggero. Possiamo gustare questa gioia rispondendo all’invito di andare a Lui, nelle nostre angosce, sia nell’Eucaristia, presente nelle nostre chiese, sia ascoltando o leggendo la parola del Signore che diventa come rugiada luminosa e quindi capace di darci ristoro e sostegno nel faticoso cammino quotidiano. Buona giornata

 

Mercoledì 17 luglio 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Io ti lodo, Dio, e ti ringrazio per il tuo Figlio Gesù. In lui tu ti avvicini a me. È grazie alla sua parola che io imparo a conoscerti. Egli mi libera dalla paura e mi dà coraggio. Per amore di lui, ho fiducia in te per dare ai miei giorni un senso e un compimento alla mia vita.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 11,25-27

Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

 

In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Parola del Signore

 

 

 

Il popolo di Israele si è allontanato da Dio. Egli si serve dell’Assiria per punire il suo popolo. Ma questa nazione si leva in superbia quasi che fosse solo per la sua forza che potesse eseguire la spedizione punitiva. Inoltre alla superbia aggiunge anche la crudeltà e la volontà di sterminio. Dio non approva questi sentimenti e fa predire dal profeta una punizione disastrosa, la peste che falcerà la vita del fior fiore delle sue milizie. La Parola di Dio ci spinge a fare la nostra riflessione. La sua validità è perenne. Non potrebbe essere questo passo un avviso per chi ha potere e responsabilità di guida? Se il potere viene da Dio, questo va esercitato non tanto come affermazione personale con tutte le deviazioni che le passioni umane possono suggerire, ma in spirito di servizio: Chi avrà bene amministrato merita lode. Comprendere queste verità e orientare secondo il loro dettame la nostra vita è molto difficile. È grazia del Signore che va impetrata con la preghiera e con il desiderio grande di penetrare nei segreti di Dio. Seconda la parola del vangelo questa comprensione esige di rinunciare all’alterigia per farci piccoli non solo dinanzi agli altri ma anche nel nostro cuore. Allora ci troveremmo nel numero di quanti, potrebbero essere illuminati dal Signore e entrare nella conoscenza del suo mistero, che si svela ai piccoli. Voglia il Signore mantenere ogni uomo nella verità della propria piccolezza per meritare la rivelazione delle realtà grandi. Viene così anticipato quello che ci sarà riservato in cielo dove né occhio vide, né orecchio udì, né mente mai può immaginare quello che Dio tiene preparato per chi lo ama! Buona giornata

 

Martedì 16 luglio 2024, Memoria della beata Vergine Maria del Carmelo

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, fammi riconoscere l’impronta della tua gloria sul cammino della mia vita. Fammi riconoscere i segni del tuo amore in tutto ciò che mi capita. Non lasciare che la mia fiducia si indebolisca, ma fammi diventare luce di speranza per tutti quelli che ti cercano.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 11,20-24
Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sodoma saranno trattate meno duramente di voi.


In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sodoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodoma sarà trattata meno duramente di te!».

Parola del Signore.

 

Gesù nel brano evangelico chiede fede alle città e villaggi dove ha compiuto un maggior numero di miracoli e di guarigioni meravigliose. La durezza di cuore degli abitanti li rende responsabili dinanzi alla parola di Dio risuonata ai loro orecchi non per la voce di un profeta ma del Profeta, il Signore Gesù. Dinanzi a tante opere portentose anche le città pagane di Tiro e Sidòne si sarebbero convertite e invece Cafarnao è come altre località, rimangono nella loro incredulità. La parola del Signore parla oggi a noi che viviamo nel cuore della cristianità e forse non riusciamo a far trasparire nella vita quella ricchezza spirituale che il battesimo ci ha donato e forse abbiamo quasi a noia tanti doni di grazia. È certo questo, che quando vediamo un neoconvertito vivere nel suo fervore tutta la profondità della vita cristiana, ne sentiamo quasi invidia e fastidio. È il caso di San Paolo che veniva guardato con sospetto e deve assaporare la diffidenza da parte dei fratelli che dubitavano della sua conversione. Chiediamo al Signore un animo grande e generoso, capace di accogliere il dono di Dio, ma anche la conversione di quanti vivono ai margini della Chiesa perché si faccia festa per loro in cielo ma anche in terra.

 

 

Lunedì 1 luglio 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

 

Signore della luce e del mattino. Condotto dalla tua parola e ispirato dal tuo Spirito, aiutami a preparare il giorno che sta cominciando. Voglio essere attento alla tua voce. Aiutami a seguirti come ti seguiva la folla della riva del Giordano. Che in ogni momento, in tutti gli avvenimenti del giorno, nell’incontro con i miei fratelli, io ti trovi. Che tutto traduca il mio atteggiamento verso di te. Che io lavori per te, che mi riposi su di te, che ami gli altri con il tuo amore. Così, risponderò al tuo appello: “Seguimi”, seguendo le tracce dei tuoi passi.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 8,18-22
Seguimi.


In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

 

Parola del Signore.

 

 

Quando si rimane affascinati da qualcuno o un ideale forte preme dentro di noi, ci accompagna spesso la convinzione che stiamo per intraprendere un percorso pieno di sicurezze e di garanzie. Non accade così con il Signore: egli, cominciando da Abramo, chiama a sé, propone il suo progetto, ma senza dare indirizzi precisi e ancor meno prospettive di successo. Allo scriba, che gli si accosta e, mosso da sicura ammirazione, fa la sua offerta di mettersi alla sua sequela: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai», Gesù risponde: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». Egli così sta proclamando non tanto la sua povertà, ma il necessario ed indispensabile distacco dalle cose del mondo. Sta ribadendo al suo interlocutore e a tutti noi che dobbiamo cercare tesori che non periscono. Dobbiamo guardare le cose di lassù e non quelle della terra. Vuole ancora dirci che in Lui dobbiamo riporre ogni nostra fiducia, è lui il tesoro nascosto che ci è dato di scoprire, lui la nostra vera ricchezza. Gesù lo scandirà ancora ai suoi quando affiderà loro la missione di andare ad annunciare il suo regno: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». La caratteristica del cristiano è il distacco dai beni del mondo per mettere al primo posto il Signore. I suoi ministri hanno il dovere di andare “sgombri” di ogni peso e liberi da ogni umana preoccupazione. È difficile oggi convincersi che il distacco dai beni materiali e l’abbandono fiducioso alla provvidenza divina possa essere motivo di interiore libertà e garanzia di vera ricchezza. Gesù mette sullo stesso piano per chi vuole seguirlo nel suo regno il distacco dalle umane sicurezze e quello dagli affetti umani: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti». San Benedetto dice ai suoi monaci che nulla debbono anteporre all’amore di Cristo, questo però vale anche per ogni cristiano. Buona giornata

 

 

Domenica 30 giugno 2024, XIII° del Tempo Ordinario

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, con tutta la nostra fede noi crediamo alla risurrezione della carne e alla vita eterna. Ma ci comportiamo spesso come persone sottomesse alla fatalità della vita e della morte, schiacciati dalla sofferenza o cercando dappertutto i mezzi per distoglierci da una realtà difficile da affrontare, o i mezzi per stordirci nei piaceri facili. Perdonaci, Signore, e concedici di credere con più vigore.

Dal Vangelo secondo Marco Mc 5,21-43
Fanciulla, io ti dico: Àlzati!


In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Parola del Signore.

 

 

Ecco due miracoli di Gesù legati uno all’altro. Il loro messaggio è complementare. Si tratta di due donne: una all’inizio della sua vita, l’altra al termine di lunghe sofferenze che la sfiniscono. Né l’una né l’altra possono più essere salvate dagli uomini (vv. 23 e 26). Ma sia l’una che l’altra saranno salvate dall’azione congiunta della forza che emana da Gesù e dalla fede: per la donna la propria fede, per la bambina la fede di suo padre (vv. 34 e 36). Bisogna notare soprattutto che la bambina ha dodici anni (v. 42) e che la donna soffre da dodici anni (v. 25). Questo numero non è dato a caso. C’è un grande valore simbolico poiché esso è legato a qualcosa che si compie. Ci ricordiamo che Gesù fa la sua prima profezia a dodici anni (Lc 2,42 e 49). Gesù sceglie dodici apostoli, poiché è giunto il tempo. Significano la stessa cosa le dodici ceste di pane con le quali Gesù sfama i suoi discepoli (Mc 6,43). E la fine dei tempi è simboleggiata dalle dodici porte della Gerusalemme celeste (Ap 21,12-21). Così come la donna dell’Apocalisse (immagine di Maria, della Chiesa) è coronata da dodici stelle (Ap 12,1). Senza parlare dell’albero della vita originale che si trova, in un parco, al centro della città e di dodici raccolti. E quando sappiamo che il giorno per Gesù conta dodici ore (Gv 11,9) capiamo che i nostri due miracoli non sono semplici gesti di misericordia, ma che nascondono una rivelazione: essendo giunto il tempo, l’umanità peccatrice (Gen. 3,12) è liberata dai suoi mali. Gli uomini non possono fare nulla per lei, e lo riconoscono (v. 35), ma per Dio nulla è impossibile (Lc 1,37). Gesù non chiede che due cose: “Non temere, continua solo ad aver fede” (v. 36). Buona Domenica

 

 

Sabato 29 giugno 2024, Solennità dei Santi Pietro e Paolo

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore Gesù, presso Cesarea di Filippo, ci hai rivelato il mistero della Chiesa. Tu stesso sei la sua pietra angolare, e sei anche il suo costruttore. Sulle colonne, che sono i tuoi apostoli, tu hai costruito per Dio un tempio fatto di pietre vive. Tu hai fatto di me, grazie al battesimo, una di quelle pietre vive, concedendomi di prendere parte alla tua dignità e alla tua missione sacerdotale. Mediante la mia vita aspiro a porre con te e in te offerte spirituali gradite a Dio, desidero vivere in unione con tutta la Chiesa, nella quale tu hai affidato a Pietro e ai suoi successori il potere di legare e di sciogliere.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 16,13-19
Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli.


In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Parola del Signore.

 

 

 

Per capire l’azione e insieme la bellezza della narrazione del Vangelo, bisogna considerare il suo sfondo geografico. Cesarea di Filippo si estendeva ai piedi del monte Ermon. Una delle grotte era dedicata al dio Pan e alle ninfe. Sulla sommità di una rupe, Erode aveva fatto costruire un tempio in onore di Cesare Augusto, mentre Filippo, suo figlio, aveva ingrandito questa località dandole il nome di Cesarea. Venerare un idolo e un uomo dagli Ebrei era considerato un’opera satanica, e perciò la grotta era considerata l’ingresso del regno di Satana: l’inferno. Ci si aspettava che, un giorno o l’altro, gli abissi infernali scuotessero questa rupe e inghiottissero il tempio sacrilego. In questo luogo spaventoso, si svolse un dialogo fra Gesù, il Figlio del Dio vivente, e Simone, il figlio di Giona. Gesù parla di un’altra pietra sulla quale edificherà un altro tempio, la Chiesa di Dio. Nessuna potenza infernale potrà mai prevalere su di essa. Simone, in quanto responsabile e guardiano, ne riceve le chiavi, e così il potere di legare e di sciogliere, cioè l’autorità dell’insegnamento e il governo della Chiesa. Grazie a ciò, Simone ne è diventato la pietra visibile, che assicura alla Chiesa ordine, unità e forza. La Chiesa non potrà essere vinta né da Satana né dalla morte, poiché Cristo vive ed opera in essa. Ogni papa è il Pietro della propria epoca. Buona giornata

   

 

 

Venerdì 28 giugno 2024, Memoria di Sant'Ireneo di Lione

PREGHIERA DEL MATTINO

“…Ed egli guarì i malati, affinché si compisse la parola di Isaia: Egli ha preso le nostre infermità, si è caricato delle nostre malattie”. Come aspiriamo, Signore a questo “già – qui” del regno! Poiché, pur credendo che tu guarisci i malati e particolarmente i posseduti per mezzo dei sacramenti, vediamo che non tutti sono guariti. Fa crescere in noi la fede affinché ci venga dato secondo la fede, e si moltiplichino i segni della tua venuta e della tua gloria.

 

 

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 8,1-4

Se vuoi, tu puoi purificarmi.

 

Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guardati bene dal dirlo a qualcuno; va' invece a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

Parola del Signore.

 

 

La nostra lebbra è interiore! Si chiama orgoglio, erotismo, cupidigia! Se è così, rechiamoci da Gesù e, come i lebbrosi, inginocchiamoci davanti a lui nel Santo Sacramento e diciamogli: “Signore, se vuoi, tu puoi guarirmi”. Se la nostra fede è intensa, se la nostra speranza è solida, se il nostro amore è profondo, Gesù stenderà la mano sulla nostra anima e dirà al nostro orecchio interiore: “Lo voglio, sii sanato”. Noi saremo subito purificati dalla nostra lebbra interiore. Poi Gesù dirà: “Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va’ a mostrarti al sacerdote. E confessati, affinché ciò serva come testimonianza della tua riconciliazione per tutta la Chiesa!” Buona giornata

 

 

Giovedì 27 giugno 2024

PREGHIERA DEL MATTINO

Oggi tu ci insegni che la fede senza le opere è vana, che la pietà che non si apre all’azione è falsa, assomiglia alla sabbia mobile, sulla quale è impossibile costruire una strada. Le persone di grande spirito sono instancabilmente attive per il regno, anche se chiuse in un Carmelo, e le persone più attive sono soprattutto gli uomini di preghiera che, come san Vincenzo de Paoli, cominciano la loro giornata con molte ore di orazione.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 7,21-29
La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia.


In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Parola del Signore.

 

Nella storia dei regni, delle nazioni come in quella delle famiglie e delle singole persone si incontrano dei periodi belli ma anche oscuri, di sofferenza e a volte di crisi, di distruzione. Così avviene del Regno di Giuda che viene ridotto in cenere da Nabucodonosor che si impadronisce di Gerusalemme, distrugge tutte le sue fortificazioni, deporta il re Joiachim, la sua famiglia, quelle della gente più ragguardevole, lasciando solo i più poveri e inoffensivi per la coltivazione della terra. È la grande deportazione in Babilonia, quella che viene chiamata “schiavitù di Babilonia”. Dinanzi a questa distruzione, ci si chiede il motivo… E il motivo è così indicato dal sacro testo: “Joiachim fece ciò che è male agli occhi del Signore!” Quest’affermazione non potrebbe darci una chiave di lettura delle sventure che piombano su nazioni, famiglie e individui? Quanti mali ci producono i nostri errori, le trasgressioni, l’avidità di ricchezza e di una vita spensierata! Il brano odierno del vangelo di Matteo è una conferma di quanto sopra esposto. Non bastano le belle parole, nemmeno le ripetute invocazioni per entrare nel regno di Dio ed evitare quindi la perdizione eterna, la somma di tutti i mali: Occorre “fare la volontà del Padre mio che è nei cieli”. Il Signore porta la similitudine della casa per indicare la vita dei singoli come quella delle famiglie, delle comunità ecclesiali, delle nazioni… In ogni circostanza è necessario porre solide fondamenta, “sulla roccia”, perché nel momento della tempesta, della prova, della sofferenza non si venga meno e si cada nella sfiducia e nella disperazione. La roccia è Cristo Signore, il suo esempio, il suo insegnamento. Non c’è da meravigliarsi se i singoli fedeli, le famiglie, le comunità e le opere di apostolato cadono e vanno in rovina. Non hanno fondamenta solide. Sono fondate su valori umani, su interessi, su valori effimeri: salute, avvenenza, ricchezza… ignorando le esigenze dello spirito. Quanta sofferenza, quanto strazio semina nel mondo il rifiuto della legge di amore del vangelo! Buona giornata