DIARIO DON GIANCARLO
Giovedì 1 giugno 2023, memoria di San Giustino martire. San Procolo per la Chiesa di Bologna

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,46-52
Rabbunì, che io veda di nuovo!
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo,
Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo
e lo seguiva lungo la strada.
Parola del Signore.
“Figlio di Davide, Gesù abbi pietà di me”
Non è il giovane ricco il modello del discepolo. E nemmeno Giacomo e Giovanni che, pur volendo seguire Gesù fino in fondo, non sono disposti a condividere la sua pena. L'evangelista Marco con un'abile messinscena pone a Gerico, il punto più basso della terra, luogo che Gesù raggiunge dopo un lungo percorso dalle sorgenti del Giordano, il vero discepolo: il mendicante Bartimeo. Come noi, Bartimeo vive nell'oscurità. Come noi sta ai margini della strada. Come noi mendica senso e felicità. Ma, diversamente da noi, Bartimeo ha il coraggio di gridare, di non arrendersi. Qualcuno gli dice che passa Gesù Nazareno. È ciò che dovrebbe fare la Chiesa: raccontare a tutti i mendicanti della vita che Gesù continua a passare. E Bartimeo grida forte la sua pena e il suo dolore anche se, intorno a lui, tutti gli dicono di tacere. Anche a voi, forse, è successo: appena decidete di avvicinarvi alla fede c'è qualche anima pia che vi dice di lasciar perdere... Insiste Bartimeo, e fa bene. Gesù invia la stessa folla che poc'anzi era ostacolo ad annunciargli: coraggio, alzati, ti chiama. E Bartimeo guarisce, diventa discepolo e inizia a seguire Gesù sulla via. Come noi. Buona giornata
Mercoledì 31 maggio 2023, festa liturgica della Visitazione della Beata Vergine Maria

Per Piumazzo Festa di
MARIA VERGINE MADRE DELLA
DIVINA PROVVIDENZA
Nel 1744 Benedetto XIV (†1758) concesse alla Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo (Barnabiti) una messa della beata Vergine Maria, «madre della divina Provvidenza», piamente venerata a Roma nella Chiesa di san Carlo detta «ai Catinari», da celebrarsi il sabato che precede la terza domenica di novembre. Questa memoria è celebrata anche da numerosi altri Istituti religiosi. Sotto questo titolo si onora la missione che Dio, la cui «provvidenza tutto dispone secondo un disegno di amore» (Colletta), affidò alla beata Vergine affinché fosse: - benegnissima Madre di Cristo (cfr Orazione sulle offerte); per la provvidenza divina che si è dispiegata nell'economia della salvezza, «la beata Vergine Maria (...) ha generato il Salvatore del mondo» (Prefazio); - provvida madre degli uomini, «che Cristo Gesù le ha affidato dalla croce» (Prefazio); - dispensatrice di grazia (Prefazio); colei che a Cana di Galilea pregò il Figlio in favore degli sposi (cfr Vangelo, Gv 2,1-11; cfr Prefazio), «ora, assisa alla destra del Figlio, veglia sulla Chiesa che lotta, che soffre, che spera» (Prefazio). La beata Vergine e chiamata «madre della divina Provvidenza» perché da Dio ci e stata data come premurosa madre, che ci procura con la sua intercessione i beni del cielo. Come Dio non può dimenticarsi del suo popolo (cfr Antifona d'ingresso, Is 49,15) e che proprio come una madre lo consola, così la Madonna ha compassione di noi (cfr Antifona d'ingresso), intercede per noi (cfr Colletta, Orazione sulle offerte, Orazione dopo la Comunione), ci occorre nelle nostre necessità (cfr Prefazio), ci ricolma di consolazione (cfr Prima Lettura, Is 66, 10-14). I fedeli, sorretti dal patrocinio di una Madre così sublime, trovano grazia e sono aiutati al momento opportuno (cfr Orazione sulle offerte; cfr Eb 4,16) e cercando, secondo il comando del Signore, anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, sperimentano in ogni circostanza della vita la provvidenza del Padre (cfr Orazione dopo la Comunione; cfr Mt 6,33). La maggior parte dei testi è tratta dal volume Messe Proprie, Curia Generalizia, Chierici Regolari di san Paolo, Roma 1981, pp. 60-76.
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Dal Vangelo secondo Giovanni C'era la madre di Gesù. I suoi discepoli credettero in lui.
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In
quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la
madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi
discepoli.
Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli
disse: «Non
hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te,
o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
Vi erano là sei giare di pietra per la
purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite
d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene
portarono.
E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i
servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il
vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora
il vino buono».
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua
gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Parola del Signore.
Meditazione
Don Franco Mastrolonardo
Certo oggi lo sposo delle nozze di Cana fa un figurone. Si prende auguri, complimenti e meriti. Gli auguri ovviamente d’obbligo per il matrimonio, i complimenti per aver messo in tavola un vino doc e i meriti per aver gestito in maniera del tutto speciale la questione del vino. Infatti gli fa notare il direttore del banchetto: tutti mettono in tavola dapprima il vino buono e solo quando tutti sono un po’ brilli e quindi incapaci di giudizio il vino meno buono. Invece tu hai messo in tavola il vino migliore alla fine. Speriamo che sappia almeno restituirli al mittente questi complimenti, altrimenti questo sposo rischia addirittura di credere di averla fatta davvero lui la scelta del vino buono alla fine. Si perché tante volte, nel nostro infantile opportunismo ci prendiamo meriti che non ci appartengono e non sappiamo dare a Dio ciò che è di Dio. Padre Pio soleva dire che noi uomini siamo un po’ come le mosche sopra le mucche: pensiamo orgogliosamente di essere noi a dirigerle dove vogliamo. Quindi caro sposo delle nozze di Cana, Fly down come dicono i ragazzi: vola basso. Sappi che il vangelo non ti nomina neppure e sai perché? Perché a quelle nozze il vero sposo è Gesù, e la vera sposa è Maria che rappresenta l’umanità. Se la sono giocata loro due queste nozze di Cana e hanno scelta la tua festa per sigillare il primo segno della gloria di Dio in terra. Sii onorato di questo! Ma siccome Gesù è il Signore ed è anche un signore ti ha fatto fare un figurone davanti a tutti. Ma Gesù fa sempre così con noi. A noi piccole e insensate mosche permette di viaggiare con Lui e spesso lasciarci credere di avere noi in mano le briglie del comando.
Martedì 30 maggio 2023
33° anniversario della dedicazione della chiesa parrocchiale San Giacomo di Piumazzo per il ministero del Cad. Biffi, 30 maggio 1990

VANGELO Gv 17,1-11a
Essi hanno creduto che tu mi hai mandato
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».
Parola del Signore.
Pietre vive
La vita e l’unità nella fraternità e nella preghiera della prima comunità dei discepoli del Risorto, ci dice quale deve essere anche lo stile della nostra parrocchia e della sua liturgia. Anche noi, infatti, ci dirà l’apostolo Pietro, potremo essere il popolo che Dio ama e crescere come una costruzione armoniosa se sapremo stringerci a Cristo, pietra angolare. Gesù nel vangelo, la sera prima di morire, prega per i suoi discepoli di allora e di sempre. Chiederà anche per noi il dono della fede, di credere che lui è l’inviato di Dio. Senza questa fede non c’è Chiesa e il gruppo dei discepoli si frantuma.

Lunedì 29 maggio 2023

Memoria della Beata Vergine Maria Madre della Chiesa
Il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la beata Vergine Maria «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima». La Sede Apostolica pertanto, in occasione dell’Anno Santo della Riconciliazione (1975), propose una messa votiva in onore della beata Maria Madre della Chiesa, successivamente inserita nel Messale Romano; diede anche facoltà di aggiungere l’invocazione di questo titolo nelle Litanie Lauretane (1980). Papa Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito nel 2018 che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia celebrata dal Calendario Romano nel lunedì dopo Pentecoste.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 19,25-34
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo
l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in
cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro
le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non
gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Parola del Signore.
“Ho sete”
Ai piedi della croce, presso Gesù morente, sono rimasti Maria Santissima e Giovanni, il
discepolo che, nell'Ultima Cena, aveva posato il capo sul Cuore di Cristo Dio.
Quel "convenire" insieme, lì accanto a Gesù, quando tutti se ne sono andati, li ha certamente uniti in quelle profondità spirituali a cui si giunge, purificati
da tanto amore e altrettanto dolore.
Ecco, Gesù ha colto nel segno e, coinvolgendoli entrambi, nel "dono supremo" dell' "ora suprema" li ha resi essi stessi dono l'uno per l'altro: Maria è
diventata Madre di Giovanni e l'apostolo prediletto è divenuto figlio di tale Madre.
Radicato in queste profondità, il dono si è amplificato quasi all'infinito. Generazioni e generazioni di cristiani, come Giovanni hanno ricevuto in dono Maria:
Madre della loro appartenenza a Gesù. Uno sterminato numero di credenti, lungo i secoli, ha potuto, come Giovanni, introdurre nella casa del proprio cuore Maria Santissima: madre e maestra di
cristianesimo vissuto.
Domenica 28 maggio 2023, Pentecoste

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,19-23
Come il Padre ha mandato me anch'io mando voi
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore
dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati,
saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Parola del Signore.
“Pace a voi!”
Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo ed è la Persona divina che diffonde nel mondo la possibilità di imitare Cristo,
dando Cristo al mondo e facendolo vivere in noi.
Nell’insegnamento e nell’opera di Cristo, nulla è più essenziale del perdono. Egli ha proclamato il regno futuro del Padre come regno dell’amore misericordioso. Sulla croce, col suo sacrificio
perfetto, ha espiato i nostri peccati, facendo così trionfare la misericordia e l’amore mediante - e non contro - la giustizia e l’ordine. Nella sua vittoria pasquale, egli ha portato a
compimento ogni cosa. Per questo il Padre si compiace di effondere, per mezzo del Figlio, lo Spirito di perdono. Nella Chiesa degli apostoli il perdono viene offerto attraverso i sacramenti del
battesimo e della riconciliazione e nei gesti della vita cristiana.
Dio ha conferito al suo popolo una grande autorità stabilendo che la salvezza fosse concessa agli uomini per mezzo della Chiesa!
Ma questa autorità, per essere conforme al senso della Pentecoste, deve sempre essere esercitata con misericordia e con gioia, che sono le caratteristiche di Cristo, che ha sofferto ed è risorto,
e che esulta eternamente nello Spirito Santo. Buona Pentecoste
Oggi inizia il 149° Ottavario della Madonna della Provvidenza

Sabato 27 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,20-25
Questo è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e la sua testimonianza è vera
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo
petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché
io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che
egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per
una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
Parola del Signore.
Giovanni, il discepolo che rende testimonianza
Il Vangelo di Giovanni termina con questa sequenza quasi cinematografica. Gesù si allontana. È seguito da Pietro. Pietro si gira e vede Giovanni che li segue. Ancora confuso per la fiducia che Gesù gli ha appena dimostrato (Gv 21,15-17), interroga il Maestro sul conto di questo discepolo che si è comportato certo meglio di lui. Ma Gesù non risponde in modo chiaro. Ma, a dire il vero, non importa molto la sua risposta. Ciò che conta è che Giovanni l’abbia sentita e che possa perciò riferirla. Ciò che conta è la fiducia data al testimone. E, al termine del proprio Vangelo, Giovanni insiste sulla serietà della sua testimonianza: “Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera” (Gv 21,24). Niente importa più di questo. Bisogna che sia vero, altrimenti perché credere? Giovanni lo ripete continuamente. Si ricordi quest’altro passo: “Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate” (Gv 19,35). La nostra fede si fonda sulla testimonianza degli apostoli, come la fede degli apostoli si fonda sulla testimonianza di Gesù (Gv 8,18). Gesù ha dato la vita in segno di fedeltà alla verità che egli stesso testimonia. Così, gli apostoli moriranno martiri, non perché fanatici, ma perché testimoni di fatti e non di idee. Quand’anche li si ucciderà, i fatti resteranno delle realtà, proprio come la morte e la risurrezione di Gesù. È su tale realtà che Giovanni insiste concludendo il suo Vangelo. È questa realtà che noi dobbiamo testimoniare. Ecco perché gli apostoli e, dopo di loro, tutti i fedeli tengono a sottolineare che Gesù è risorto veramente e che è veramente vivo. E ciò è vero perché reale (Lc 24,34). Cristo è risorto, alleluia! È davvero risorto, alleluia! Buona giornata
Venerdì 26 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,15-19
Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore
In quel tempo, quando [si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro:
«Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse "Mi vuoi bene?", e gli disse: «Signore, tu conosci tutto;
tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio
tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Parola del Signore.
Simone, … mi ami più di costoro
Gesù mette un po' alla prova Pietro. Egli si è dimostrato fedele ed infedele, fatuo ed intelligente allo stesso tempo. Eppure la scelta di Gesù non cambia. Lo fa capo e pastore del suo gregge. Lo vuole pescatore di uomini e capo della nascente comunità cristiana, della Chiesa. Non lo vuole perfetto e infallibile, ma desidera che sia consapevole della propria fragilità e della propria forza. Desidera che si senta un "perdonato" e consapevole di essere tale. Desidera che sia umile, abbandonato e per questo fedele. Se dovessimo guardare con occhi disincantati la storia di Pietro, scopriremmo che non ha nulla di eroico, di nobile e di desiderabile. Eppure è uno dei testimoni privilegiati che Dio stesso ci mette davanti, a modello della novità che la sua Parola ha portato. Nell'amore accolto e corrisposto si trasforma la fragilità in forza, l'infedeltà in fedeltà, la paura e la viltà in coraggio e parresia. Buona giornata
Memoria di San Filippo Neri
Filippo (Firenze 1515 – Roma 26 maggio 1595), sacerdote (1551), fondò l’Oratorio che da lui ebbe il nome. Unì all’esperienza mistica, che ebbe le sue più alte espressioni specialmente nella celebrazione della Messa, una straordinaria capacità di contatto umano e popolare. Fu promotore di forme nuove di arte e di cultura. Catechista e guida spirituale di straordinario talento, diffondeva intorno a sé un senso di letizia che scaturiva dalla sua unione con Dio e dal suo buon umore.
Giovedì 25 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 17,20-26
Siano perfetti nell'unità
In quel tempo, [Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi,
perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu
mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del
mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore
con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Parola del Signore.
Prego perché siano una cosa sola
Cristo garantisce che per tutta l’estensione del tempo pregherà per l’unità dei cristiani e
noi viviamo immersi nella sua preghiera. Lui certo non si illudeva sulle nostre capacità di vivere nella sua unità e neppure noi possiamo illuderci. Le forze disgregatrici, forze diaboliche
perché il diavolo è colui che divide, sono presenti fuori e dentro la vita della Chiesa fin dai tempi di Gesù: “Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano, ma io ho
pregato per te” (Lc 22-31). La tentazione di snaturare l’unità dei credenti fondandola su qualche cosa d’altro che non fosse lo stesso Cristo e il suo corpo vivo che è la Chiesa non ha mai
cessato di ostacolare il piano provvidenziale, ma tutta la perversità dell’uomo e delle strutture sociali non possono far dubitare dell’efficacia della preghiera di Cristo e dell’efficacia della
preghiera umana che si unisce a quella di Cristo. Per questo posso e devo sperare “contro ogni speranza” (Rm 4,18). L’onnipotenza e la misericordia divina che la preghiera di Cristo fa
sprigionare sorpassa di gran lunga la nostra miseria.
Ma come sempre l’opera di Dio s’intreccia con la nostra libertà. Contare sulla preghiera di Cristo accresce più che sminuire la nostra responsabilità. È l’orizzonte della sua preghiera che fissa
i nostri traguardi: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una sola cosa”. È a questa intimità che siamo chiamati. “Perché il mondo creda”. La tensione all’unità spalanca
alla missione universale. Buona giornata
Mercoledì 24 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 17, 11-19
Siano una cosa sola, come noi
In quel tempo, [Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una
sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la
Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in sé stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi
non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato
me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».
Parola del Signore.
Consacrali nella verità
In tutto il Vangelo Gesù rivela uno straordinario rapporto personale con il Padre: egli è
il Figlio prediletto e il Padre è sempre con lui.
Ma in questo stesso rapporto Gesù ha voluto inserire anche noi. Il Maestro, ormai vicino a morire, col cuore pieno di tenerezza per i suoi discepoli, prega: “Padre, custodisci nel tuo nome coloro
che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi”. Egli invoca il Padre di renderci suoi figli - anche se lontani per colpa nostra - e, di conseguenza, di affratellarci tra noi nella più
salda, perché divina, unità.
Così, in Gesù, siamo divenuti “figli” e da questo sentirci figli nasce l’esperienza della pienezza della gioia, la stessa che ha sostenuto Gesù nell’arco della sua esistenza terrena.
Questa “figliolanza” è la parola, la verità, l’interiore certezza che ci affranca da tutti i limiti esteriori e interiori dell’esistenza. Siamo figli, e perciò tutto possiamo attenderci dal Padre
nostro onnipotente.
Ma, se siamo figli di un unico Padre, siamo anche fratelli tra di noi. Occorre dunque vivere da fratelli, per testimoniare la nostra figliolanza, e perché possa realizzarsi un giorno l’ardente
desiderio di Gesù: “Che tutti siano uno”.
Martedì 23 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 17,1-11a
Padre, glorifica il Figlio tuo
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse:
«Padre, è venuta l'ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre,
glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da
te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel
mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».
Parola del Signore.
Essi sono nel mondo, e io vengo a te
La “preghiera sacerdotale” di Gesù è il suo testamento ed è di perenne attualità, per ciò
che egli affida alla sua Chiesa pari ai doni che egli invoca dal Padre perché sia sempre più sacramento di salvezza.
Sono i doni della “vita eterna” ossia della conoscenza dell’unico vero Dio e di colui che egli ha mandato, Gesù Cristo.
È questo il fine dell’evangelizzazione alla quale la Chiesa non potrà mai rinunciare contro ogni tentazione di disimpegno missionario, o di seguire proposte mondane per essere accolta con
benevolenza nei salotti dei talk show o nei consessi umani dove si discetta di attualità.
“Il potere” dato a Gesù dal Padre è quello di donare “la vita eterna” a tutti gli uomini. Ed egli lo ha trasmesso per sempre alla sua Chiesa.
Questa è anche “l’opera” che il Padre gli ha “dato da fare”. Ed anche ha il medesimo compito. Per cui, come il Figlio ha “glorificato” il Padre sopra la terra compiendo “l’opera”, cioè la
missione salvifica, così la Chiesa glorifica il Padre prolungando la stessa missione nel tempo: donando a tutti “le parole” e “le cose” che il Figlio ha ricevuto dal Padre, i doni della salvezza,
parola, sacramenti, carità.
È qui la sua singolare grandezza: il suo servizio insostituibile per la vita del mondo. Buona giornata
Lunedì 22 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,29-33
Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!
In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che
tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
Parola del Signore.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me
Il Vangelo odierno ci mostra quanto gli Apostoli avessero ancora bisogno dello Spirito Santo per capire a fondo la Parola del Maestro. Essi, sono pronti a mostrare a Gesù di aver capito tutto! Infatti, quando egli, aprendo loro il suo cuore, rivela qualcosa del mistero della sua vita col Padre e della sua missione nel mondo: «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre», essi rispondono con una certa dose di presunzione: "Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio". Ma la risposta di Gesù raggela subito le loro eccessive certezze: "Adesso credete? Ecco, viene l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo". Essi manifestano la superficialità di coloro che pensano che la fede sia il risultato di formule apprese solo astrattamente e in superficie.
Ma Gesù, che è un Maestro buono e paziente, continua ad approfondire il discorso per farli crescere nella vera conoscenza e nell'amore. Non li lascia
cadere nel loro orgoglio presuntuoso di essere già arrivati alla "verità tutta intera". Piuttosto li mette di fronte alle loro debolezze e fragilità, che di lì a poco, li porteranno a fuggire
tutti di fronte agli eventi dolorosi della passione.
Un po' la stessa cosa che è accaduta agli Apostoli, avviene anche a noi, oggi. Non è forse vero che anche noi, tante volte, ci accorgiamo che nella nostra vita certe cose dovrebbero essere
cambiate, migliorate, ma ci manca poi il coraggio di farlo? Buona giornata
Memoria liturgica di Santa Rita da Cascia

Santa Rita. Prega per noi!
Domenica 21 maggio 2023, Ascensione del Signore

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 28,16-20
A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli,
battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo».
Parola del Signore.
Andate e fate discepoli tutti popoli
Il Signore risorto è ritornato nella Galilea pagana. È qui che egli aveva cominciato ad annunciare la conversione e il
Vangelo del Regno (cf. Mt 4,15.17.23). È qui, in questo luogo di frontiera, che egli aveva dato appuntamento ai suoi discepoli, che si erano dispersi quando egli, il pastore, era stato ferito
(cf. Mt 28,8-10). È ritornato sui luoghi dell’inizio, per dare loro la pienezza: il Risorto è la luce decisiva che rischiara tutti coloro che camminano nelle tenebre e nell’ombra della
morte.
Egli ha convocato i discepoli - in numero di undici - su una montagna, come all’inizio li aveva condotti sulla montagna, quando parlò loro per annunciare la via della felicità del regno dei cieli
(cf. Mt 5,1). Dio ha anche convocato il popolo ai piedi del Sinai quando ha voluto fare di lui la sua “ekklesia” (cf. Es 19). Il Risorto è su questa montagna in Galilea, che simboleggia
l’incontro tra il cielo e la terra, dichiarandosi, solennemente, come colui che ha ricevuto tutta l’autorità nei cieli e sulla terra (cf. Mt 28,18).
Da questa montagna egli invia i discepoli - e in loro, e con loro, noi tutti che li seguiamo lungo la storia - a convocare la Chiesa per riunirla dai quattro punti cardinali del mondo nel regno;
nessuno è escluso dalla parola e dalla partecipazione alla vita della famiglia divina: la comunione del battesimo con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (cf. Mt 28,19-20).
Oggi noi, come gli undici discepoli sulla montagna, lo adoriamo e riaffermiamo la nostra obbedienza al suo comando missionario. Egli sembra assente ma è in realtà sempre presente tra di noi (cf.
Mt 28,20). È per questo che si è fatto uomo nel seno della Vergine Madre: per essere l’Emmanuele, il Dio con noi (cf. Mt 1,23), fino alla fine del mondo. Buona giornata
Sabato 20 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,23b-28
Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia
piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l'ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che
pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
Parola del Signore.
La voce di Sant'Agostino
"Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa (Gv 16, 24). Questa gioia completa di cui parla, non
è certamente una gioia carnale, ma è la gioia spirituale; e sarà completa solo quando ad essa non ci sarà più nulla da aggiungere. Qualunque cosa dunque si chiede in ordine al conseguimento di
questa gioia, la si deve chiedere nel nome di Cristo, se davvero comprendiamo il valore della grazia divina, se davvero chiediamo la vita beata. Chiedere altra cosa, è chiedere nulla; non perché
ogni altra cosa sia nulla, ma perché qualunque altra cosa si possa desiderare è, in confronto a questa, un nulla. Non si può certo dire che l'uomo come tale sia nulla, anche se l'Apostolo dice:
Se uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla... (Gal 6, 3); tuttavia in confronto con l'uomo spirituale, che sa di essere quello che è per grazia di Dio, chiunque aspira a cose vane, è
nulla. È questo probabilmente il senso della frase: In verità, in verità vi dico: qualunque cosa domanderete al Padre in nome mio, ve la darà, se con l'espressione qualunque cosa si intende non
qualsiasi cosa, ma ciò che, nei confronti della beatitudine eterna, abbia qualche importanza. Ciò che segue: Finora non avete chiesto nulla nel mio nome, si può intendere in due modi: nel senso
che essi non avevano chiesto nulla sino allora in nome suo, perché ancora non avevano conosciuto il suo nome come deve essere conosciuto; oppure nel senso che quanto sino allora avevano chiesto
era nulla in confronto alla vita eterna che dovevano chiedere. È dunque per impegnarli a chiedere nel suo nome, non ciò che è nulla, ma la gioia completa (dato che chiedere qualcosa di diverso, è
come chiedere nulla) che li esorta dicendo: Chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa; cioè a dire: Chiedete nel mio nome ciò che può rendere perfetta la vostra gioia, e
l'otterrete. La divina misericordia, infatti, non defrauderà i suoi eletti che sono perseveranti nel chiedere questo bene". (Commento al Vangelo di San
Giovanni, omelia 102). Buona giornata
Venerdì 19 maggio2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,20-23a
Nessuno potrà togliervi la vostra gioia
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo.
Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
Parola del Signore.
La voce di S. Agostino
"Ora dobbiamo spiegare quelle parole del Signore: In verità, in verità vi dico: qualunque cosa chiederete al Padre nel nome mio, egli ve la darà (Gv 16, 23). [...] L'espressione: nel mio nome,
non è da prendere secondo il suono materiale delle parole, ma nel senso vero e reale che il nome di Cristo contiene e annuncia. Chi dunque ha di Cristo un'idea che non corrisponde alla realtà
dell'unigenito Figlio di Dio, non chiede nel nome di Lui, anche se pronuncia le lettere e le sillabe che compongono il nome di Cristo, perché quando si mette a pregare chiede nel nome di colui
che ha in testa. Chi invece ha di Cristo un'idea conforme a verità, chiede nel nome di Lui, e se la sua domanda non è contraria alla sua eterna salvezza, egli ottiene ciò che chiede. Tuttavia
ottiene quando deve ottenere. Vi sono infatti delle cose che non vengono negate, ma vengono differite per essere concesse al momento opportuno. Così in quelle parole: egli ve la darà, dobbiamo
intendere quei benefici che sono destinati a coloro che pregano rettamente. Tutti i giusti vengono esauditi quando domandano a proprio vantaggio, non quando domandano in favore dei loro amici o
nemici o di qualsiasi altro: il Signore non dice infatti genericamente darà, ma: vi darà." (Commento al Vangelo di San Giovanni, omelia 102). Buona giornata
Giovedì 18 maggio 2023, Solennità della Beata Vergine di San Luca, Patrona della Città e Diocesi di Bologna

Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,39-56
Beata colei che ha creduto
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di
Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran
voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il
bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore».
Parola del Signore.
Meditazione di Don Franco Mastrolonardo e Cristian Messina.
"Maria si alzò e andò in
fretta”: spesso Signore Gesù, schiacciato dal mio peccato, dalla presunzione di vincerlo da solo o dalla poca fede che tu possa cancellarlo (cosa che in concreto hai già fatto!), mi
impedisce di “alzarmi” ed anche di aver fretta, quella di amare, di fare il bene senza indugio .. Donami la fede e la forza di colei che ha creduto, una fede che va oltre l’immediato della mia
pochezza. Ti ringrazio per averci dato una donna così grande! Grazie Signore, grazie Maria per il tuo piccolo, grande sì.
“Il bambino sussultò nel suo grembo”: letteralmente “saltellò”, quasi volesse uscire dal ventre materno. L'incontro con Gesù non può lasciarci inermi,
statici, fisicamente e spiritualmente. Ti chiedo Gesù, per intercessione di tua madre, e mia, colei che subito si è alzata e in fretta è partita, e di Giovanni, già scalpitante per te al 6° mese
di vita, la fede che sposta le montagne ma ancor prima i cuori; il mio a volte mi sembra di pietra! E’ pesante, rigido, bloccato..
“Benedetta Tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”: insegnami Elisabetta a dir bene di Dio Figlio, di Dio Spirito e di Dio Padre (quanta
fatica a lasciarmi abbracciare da Qualcuno che, evidentemente, continuo a considerare un giudice!?), e dei fratelli che ogni giorno mi ricordano, dovrebbero, che tutto comincia dal parlar bene
degli altri, primo passo per iniziare ad amarli davvero.
“Appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi”: insegnami ancora, Elisabetta, ad accorgermi del saluto di Dio nei miei confronti, quel saluto
quotidiano capace di far sussultare il Giovanni che è in me, cioè la volontà e il desiderio di annunciare Gesù a chiunque incontri, e in maniera decisa, attenta e discreta, ma senza
compromessi.
“Beata colei che ha creduto”: Maria, sei grande perché hai creduto, ti sei fidata. Così giovane .. era così assurdo, strano, difficile .. hai creduto:
brava! Sei beata, mia madre nella fede, in risposta ad Eva che non credette alle parole del Creatore: ti chiedo il dono della fede, quella capace di vedere il bene e la salvezza – già attuata,
anche per me! – oltre il mio peccato, nonostante il mio peccato, forse proprio in virtù del mio peccato! Donami la gioia di essere salvato, proprio in quanto peccatore!
Ti voglio bene Maria, aiutami a volertene di più; ti voglio bene Gesù, aiutami a volertene quanto Maria! Buona giornata
Mercoledì 17 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,12-15
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Parola del Signore.
Lo Spirito guida alla santità
Soltanto ricevendo lo Spirito i discepoli potranno capire la verità di Gesù. Gesù invierà
dal Padre alla comunità lo Spirito di verità che rimarrà sempre con loro. Si raggiunge così la saggezza attraverso l’incontro della verità che si incarna in Gesù e che oggi giunge a noi nella sua
Chiesa.
L’intercessione continua del Figlio di Dio, fonte dalla quale scaturisce lo Spirito, è la consolazione dei discepoli. Essi, come tutta la Chiesa al loro seguito, si uniscono alla supplica
dell’unico e supremo Sacerdote Gesù Cristo che dà il suo Spirito: segno di vittoria sulla morte, dell’accoglienza del Padre e della presenza della comunità.
Lo Spirito è chiamato Spirito di verità. La sua missione è di metterli in guardia contro lo spirito della menzogna. Li rende capaci di vivere e di
vedere le cose e di giudicarle come Gesù stesso. Ne è una dimostrazione concreta la vita dei santi, che appartengono alla Chiesa spiegando le loro vele al soffio dello Spirito, guidati per vie
che provocano un santo stupore. Là dove la Chiesa vive, si trova lo Spirito. Buona giornata
Martedì 16 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,5-11
Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre
e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Parola del Signore.
Ora vado da colui che mi ha mandato
Gesù risponde alla tristezza dei discepoli, provocata dal suo annuncio che presto se ne
sarebbe andato, con la promessa dello Spirito: “È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”. Mandando loro il suo Spirito, Gesù sarà presente in
loro. Ma la sua presenza non sarà puramente esteriore. Con la discesa dello Spirito, la sua assenza si trasformerà in una forma di presenza più profonda, più reale.
Questa nuova forma della presenza di Gesù nei suoi, tramite lo Spirito, porterà a compimento la sua vittoria definitiva sul mondo.
Nel corso della sua vita terrena, Gesù era stato respinto dagli Ebrei e stava per essere condannato a morte. Lo Spirito rivisiterà questo avvenimento, provando ai discepoli che il peccato è dalla
parte del mondo (perché non ha creduto in lui), che la giustizia è dalla parte di Gesù (poiché la sua vita non termina nel sepolcro, ma ritorna al Padre) e che è il principe del mondo ad essere
condannato. Testimoniando questa vittoria, lo Spirito Paraclito diventa un antidoto alla tristezza che attanaglia i cuori dei discepoli nel momento in cui Gesù se ne sta andando e, nello stesso
tempo, alla persecuzione che si scatenerà contro di loro. Buona giornata
Lunedì 15 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,26-16,4a
Lo Spirito della verità darà testimonianza di me
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal
principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché
non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l'ho detto».
Parola del Signore.
Anche voi date testimonianza
Il dramma non è finito con Gesù. Esso è ancora qui, sempre presente, attraverso i suoi.
Esso viene rinnovato nella Chiesa. “Un servo non è più grande del suo padrone” (Gv 15,20), li avvertì Gesù ed è per questo che “vi scacceranno dalle sinagoghe, anzi, verrà l’ora in cui chiunque
vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio” (Gv 16,2).
Si capisce in questo contesto la promessa del difensore, che Cristo invierà “dal Padre” ai suoi (“Io vi manderò”, v. 26). La sua missione non è tanto di ispirare i discepoli di modo tale che si
sappiano difendere davanti ai tribunali (cf. Mt 10,20), ma di preservarli quando la loro fede sarà messa alla prova. Davanti all’ostilità del mondo, i discepoli di Gesù saranno esposti allo
scandalo, sentiranno la tentazione di disertare, proveranno il dubbio, lo scoraggiamento. Ed è in questo preciso momento che lo Spirito di verità interverrà: darà testimonianza di Gesù nel cuore
dei suoi discepoli, li confermerà nella fede e li inviterà a rimanere fedeli nella prova. In questo modo anch’essi “renderanno testimonianza” di Gesù. Buona giornata
Domenica 14 maggio 2023, VI° di Pasqua

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,15-21
Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre
ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli
rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in
me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Parola del Signore.
Non vi lascerò orfani
L’uomo vive d’amore dal suo primo respiro fino all’ultimo. Amato, si sente protetto ed accettato. Amando, sente di appartenere e trova un senso ad offrirsi. L’amore che si porta a Dio si manifesta nella considerazione che si ha dei suoi comandamenti.
Considerando il vangelo odierno la riflessione che mi sovviene è quella di pensare a Gesù che non smette mai di farci dei regali. È questo il modo caratteristico di manifestare il proprio bene degli innamorati che si scambiano doni in continuazione, si rassicurano vicendevolmente della fedeltà del loro amore. Gesù adotta anche Lui questo linguaggio, segno che gli stiamo particolarmente a cuore. Anche nel brano odierno Gesù ci dice che “se” noi lo amiamo Lui “pregherà per noi il Padre” per ottenerci il dono dello Spirito, che ci darà la consapevolezza di essere amati, ed esprimerà al Padre i gemiti del nostro cuore. Di più: griderà “Abba, Padre” (con queste parole “Abba, Padre” il cui significato è “paparino mio”, Gesù si rivolgeva a Dio nella sua preghiera, esprimendo tutta la sua confidenza e il suo abbandono). Quelle stesse parole che lo Spirito innalza a Dio dal nostro cuore dicono il bisogno che abbiamo di Lui: e “In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”

San Mattia
Il 14 maggio la Chiesa ricorda San Mattia, l'Apostolo che ha sostituito Giuda. I “dodici sono costituiti perché stessero con Gesù e per mandarli a predicare il vangelo con il potere di scacciare i demoni”. Gli Apostoli sono le colonne della Chiesa. Bisognava perciò sostituire Giuda. Gli Atti (degli Apostoli) ci dicono che “ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato giusto e Mattia”. La scelta per sorteggio cadde proprio su Mattia che, non aveva alcuna benemerenza umana che lo potesse contraddistingue, a differenza di Giuseppe il cui appellativo invece era giusto. Anche in questa scelta Dio segue una logica diversa da quella umana. Non sceglie sempre i migliori o coloro che hanno più benemerenze per riuscire nella missione. Senza nulla togliere a Mattia, Dio ci dice San Paolo: sceglie ciò “che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio sceglie ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1 Cor. 127ss). Mattia fu associato al gruppo degli Apostoli, divenendo con loro testimone della Risurrezione di Gesù.
Sabato 13 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,18-21
Voi non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il
mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: "Un servo non è più grande del suo padrone". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche
la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
Parola del Signore.
Se il mondo vi odia
Dopo averci dichiarato il suo amore e la sua amicizia, Gesù ci prospetta un futuro doloroso. Ci avverte che il destino di un vero credente è identico al suo. Se è stato perseguitato Lui, lo saremo anche noi. Certamente il contesto attuale non risulta facile e accogliente per chi vuole seguire Gesù e il suo Vangelo senza compromessi. L'amore generoso verso i poveri; l'accoglienza dei diversi; la sobrietà di vita; la sopportazione di chi non ci stima o di chi ci rifiuta. È evidente che Seguire Gesù non è molto comodo oggi. Tuttavia c'è una forza e un coraggio che ci viene dalla speranza. È lo stesso Signore che ce lo conferma "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?". Che meraviglia però, pensare di essere stati scelti da Lui, che ha donato la vita per noi. Allora, chiediamo al Signore di aumentare la nostra fede, di darci sempre più coraggio, di non farci intimorire o piegare dalle parole ostili che il mondo ci riserva.
Il 13 maggio si celebrano le apparizioni della Vergine Maria a Fatima, in Portogallo nel 1917. A tre pastorelli, Lucia di Gesù, Francesco e Giacinta, apparve per sei volte la Madonna che lasciò loro un messaggio per tutta l'umanità. Il Vescovo di Leira, nella sua lettera pastorale a chiusura del cinquantenario, ha affermato che il messaggio di Fatima " racchiude un contenuto dottrinale tanto vasto da poter certamente affermare che non gli sfugge alcuno dei temi fondamentali della nostra fede cristiana...". Buona giornata

Venerdì 12 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,12-17
Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre
mio l'ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo
conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Parola del Signore.
Io ho scelto voi
Nell’antichità, l’amicizia era stimata al di sopra di ogni cosa. Era considerata qualcosa di raro, di cui poteva godere
solo l’uomo virtuoso ed educato, in quanto era vista come il più spirituale di ogni tipo di amore. Cristo ha chiamato “amici” i suoi discepoli a lui
più vicini solo alla fine della sua vita, dopo aver fatto loro conoscere tutto ciò che aveva sentito dal Padre, dopo aver rivelato la verità a coloro che egli aveva scelto. Per provare che non
esiste amore più grande del suo, egli ha offerto la propria vita per i suoi amici. Di conseguenza, ciò che era raro nell’antichità, è comune nella Chiesa, in cui uomini e donne conoscono e vivono
la verità.
Tale verità distrugge ogni barriera sociale, culturale o razziale; unisce i cuori e gli spiriti che cercano di conoscere e di vivere quella verità, che è la nostra fede.
Così nella Chiesa cattolica, come nella vera amicizia, uomini e donne provenienti dagli ambienti più diversi possono amarsi davvero, come ci ha amati Cristo.
Giovedì 11 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,9-11
Rimanete nel mio amore, perché la vostra gioia sia piena
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Parola del Signore.
Attendiamo la gioia piena
Accettare l’amore non meritato di Cristo, accettare il fatto che egli ci ami di un amore eterno, significa provare una gioia senza limiti, quella gioia che si esprime nelle lacrime del pentimento e negli inni di lode e di ringraziamento per essere fatti oggetto di tale preferenza. Perché questa gioia raggiunga la pienezza, l’anima deve permanere nell’amore di Gesù, sforzandosi di fare sempre la sua volontà, ed essere pronta a portare la propria croce quotidiana, sopportando perfino l’assenza di ogni altra gioia, anche se legittima, fino a sopportare anche al silenzio di Dio che inaridisce il cuore, ma lo prepara all’abbraccio eterno.
Mercoledì 10 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni 15,1-8
Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore.
Senza di me non potete far frutto
Gesù si autodefinisce “vera vite”, nella quale opera un sapiente e provvido agricoltore, che è il Padre suo celeste. L’opera del vignaiolo è quella di togliere i rami secchi, ormai inservibili se non come roba da ardere, e pota quelli fecondi perché portino più frutto. La forza e la vitalità dei tralci è data proprio dall’attaccamento alla vite, da cui traggono alimento per produrre frutti buoni e abbondanti. Gesù, con questa immagine vuole dirci l’importanza di restare intimamente uniti a Lui, di formare un tutt’uno con la sua persona. Non possiamo cioè avere una vita autonoma e staccata dalla vite, pena l’infecondità, la morte, il fuoco. I legami che ci tengono attaccati saldamente alla vite sono l’ascolto della Parola di Gesù, la conformità della nostra vita alla sua, il vivere nell’intimità con Lui nella preghiera e nell’adorazione. Inoltre non dobbiamo temere le necessarie potature, cioè rimuovere dalla nostra vita tutte le inutili pesantezze, e tutto ciò che ci distoglie o ruba tempo dallo stare con il Signore. Buona giornata
Martedì 9 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,27-31a
Vi do la mia pace
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: "Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me.
Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io
agisco».
Parola del Signore.
Dio in noi, noi in Dio
I potenti di questo mondo regnano per mezzo della paura e dell’intimidazione. Ma Cristo
dice: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.
Ci dà in dono la sua pace, non la pace del mondo, cioè la pace della sazietà e della noia, la pace nata dal compromesso, la pace dei morti viventi, ma la pace dell’unione con Dio, nell’unità del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questa pace, nata nel perdono dei peccati e nutrita dall’amore, l’amore di Dio per noi, aumenta in proporzione a ciò che siamo disposti a spenderci
per Cristo. Buona giornata
Lunedì 8 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,21-26
Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi
ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?».
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che
voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho
detto».
Parola del Signore.
Lo Spirito Santo v’insegnerà ogni cosa
Nel Vangelo oggi, il Signore Gesù ripete per tre volte: se uno lo ama, osserverà la sua
parola, le sue parole e i suoi comandamenti. Osservare i suoi comandamenti (riassunti in quello dell’amore), osservare le sue parole (cioè il suo insegnamento trasmesso dalla Chiesa), è possibile
solo se consideriamo la sua parola, in particolare quando la Parola del Padre si è impossessata dei nostri cuori (sant’Agostino).
È l’opera dello Spirito Santo, l’amore fra il Padre e il Figlio, che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dei sacramenti. Come la missione del Figlio ha avuto per effetto di condurci
presso il Padre, così la missione dello Spirito Santo ha per effetto di condurci al Figlio (san Tommaso d’Aquino). È proprio lo Spirito Santo che ci rende capaci di affrontare ogni cosa per
Cristo. Vieni, Spirito Santo!
Domenica 7 maggio 2023, V° di Pasqua

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,1-12
Io sono la via, la verità e la vita
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede
anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò
con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete
conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu
dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
Parola del Signore.
Mostrare Dio al mondo
Quanto più saremo simili a Gesù, cioè avremo in noi i suoi stessi sentimenti, e le sue parole orienteranno le nostre scelte umane e cristiane, tanto più realizzeremo le parole che ascoltiamo oggi nel Vangelo: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv. 14,9). Gesù è una sola cosa con il Padre, in quanto Figlio Unigenito, è della stessa sostanza del Padre, la seconda Persona della Santissima Trinità. Noi, creati ad immagine e somiglianza di Dio, conformati cioè a Cristo Signore, rifletteremo la sua luce nella misura della nostra bontà. Si racconta che un pellegrino che si era recato ad Ars per conoscere il parroco di quel piccolo paese francese che era San Giovanni Maria Vianney, dopo averlo incontrato, così esclamò: “Ho visto Dio in un uomo”. Il Signore vuole che questo si possa dire anche di noi. Se saremo buoni di cuore, non mediocri ma santi cristiani, compiremo l’opera più bella ed importante, quella di mostrare Dio al mondo. Buona Domenica
Sabato 6 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,7-14
Chi ha visto me, ha visto il Padre
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora
lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e
il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro,
credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome,
la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Parola del Signore.
Io sono nel Padre e il Padre è in me
Nel dialogo con Filippo, Gesù, quasi stupito, ribadisce all'apostolo di origini straniere, che Lui è in profonda comunione con il Padre. La comunità cristiana, dopo la resurrezione del Signore, capirà il significato di quella sconcertante affermazione: Gesù e Dio sono una cosa sola, egli è in Dio e Dio è in lui, non attraverso una particolare sensibilità spirituale, ma in una vera e propria identificazione. Gesù è il figlio di Dio che ci rivela il vero volto del Padre. Superiamo, allora, la più che parziale visione di Dio che portiamo nel cuore per fidarci di ciò che Gesù ha detto e per convertirci, infine, alla sua vera identità. In Gesù anche noi diventiamo figli adottivi, abbiamo accesso a Dio e cresciamo nella sua conoscenza. Buona giornata
Venerdì 5 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,1-6
Io sono la via, la verità e la vita
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando
sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Parola del Signore.
La verità del Vangelo aiuta a vincere i turbamenti del cuore
“Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Ma cosa significa concretamente avere fede? Significa prima di tutto conoscere Gesù, e intrattenere con Lui un rapporto di vera amicizia, seguendone l’insegnamento, e lasciando che la sua parola orienti le nostre scelte. Credere cioè che Lui è la via che conduce alla pienezza della vita, che Lui è la verità che svela la volontà del Padre; e puntare sul fatto che Lui è l’unica possibilità di accesso al Padre, senso e meta ultima del nostro esistere terreno. Ma se diciamo di credere in Gesù e poi non viviamo quello che Lui c'insegna, o decidiamo noi ciò che è bene o male, siamo come chi vuole conoscere a fondo l’Australia senza mai decidersi di partire per visitarla. Chiediamoci allora se la nostra fede non sia soltanto un fatto intellettualistico, un insieme di verità da credere, o non piuttosto la sequela dell’amabile persona di Gesù, alla quale ho consegnato la mia vita e il Vangelo me ne svela la profondità e nella Chiesa, attraverso i sacramenti, ho la possibilità d'incontrare. Infine ci dobbiamo assicurare che il cammino intrapreso abbia come meta il Paradiso, l’incontro definitivo e appagante con Dio, oppure non ci porti da un’altra parte. Buona giornata
Giovedì 4 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 13,16-20
Chi accoglie colui che manderò, accoglie me
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: "Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno". Ve lo dico fin d'ora, prima che
accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Parola del Signore.
Un servo non è più grande del padrone
Quando moltissimi santi uomini partirono l’uno dopo l’altro per il deserto per vivere come
eremiti, san Gregorio fu costernato: “Se partite tutti per il deserto - chiese loro -, a chi laverete i piedi?”. Una domanda pertinente, che evoca un’azione di Cristo entrata nel cuore di ogni
cristiano. Essa ricorda, infatti, la notte in cui il Signore si mise al posto del servo e raccomandò a tutti gli uomini di fare questa inversione di ruoli, non come un gesto effimero, ma come
risposta alla ricerca - eterna per la società umana - della felicità.
“Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica”. Lavare i piedi ai poveri è una metafora cristiana che va contro tutte le regole del buon senso. Per il mondo invece, che disprezza
i deboli, i vulnerabili, gli esclusi, il potere risiede nella dominazione e la felicità nella triade empia del potere, del prestigio e del possesso.
È un’idolatria seducente. Forse anche Giuda fu attirato da questa dottrina quando decise di vendere il proprio Signore per denaro, negando così la sua formula per raggiungere la felicità. Questo
è il peccato, il peccato più brutale. Esso avrebbe spaventato i discepoli! Per questo Cristo l’aveva predetto, per mitigare lo choc e, insieme, per dare prova di essere colui che era stato
mandato. Perché questa è la sua prima preoccupazione. Buona giornata
Mercoledì 3 maggio 2023

Festa dei Santi Filippo e Giacomo, Apostoli
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,6-14
Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo
di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e
il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro,
credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome,
la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Parola del Signore.
Mostraci il Padre
La domanda che Filippo rivolge a Gesù di voler vedere il Padre è piuttosto intrigante. La ricerca del volto di Dio è la questione fondamentale dell’uomo, la quale attraversa tutta la Scrittura. Emblematica è la figura di Mosé, l’amico di Dio, che gli chiede di poter vedere la sua gloria e Dio gli risponde: “Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome … Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare in vita” (Es. 33,18ss). Pensiamo anche ai Salmi che supplicano Dio di mostrarsi all’orante. Vedere Dio perciò è l’anelito dell’uomo religioso, sempre inquieto nella ricerca di colmare un vuoto profondo che trova nel suo cuore. A quel vuoto la Scrittura dà il nome di nostalgia di Dio: “Egli ha messo la nozione dell’eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l’opera compiuta da Dio” (Ecc. 311). Filippo vede il Signore Gesù, ha cioè davanti a sé il Dio che nell’incarnazione si è avvicinato all’uomo, ma non lo riconosce, e pertanto chiede un supplemento di rivelazione: “Mostraci il Padre, e ci basta!”. E Gesù che lo incalza: “Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?” È la risposta del Signore vale anche per noi. Le parole e i gesti di Gesù non gli appartengo del tutto, perché sono gesti e parole che il Padre compie attraverso di Lui, onde per cui vedere Gesù significa vedere il Padre. Buona giornata
Martedì 2 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,22-30
Io e il Padre siamo una cosa sola
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel
portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le
mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha
date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore.
Memoria di Sant’Atanasio Vescovo e Dottore della Chiesa
Il Vangelo presenta in modo molto realistico le difficoltà dei testimoni della fede: per
questo lo si legge nella festa di sant'Atanasio, quattro volte esiliato, costretto a fuggire e a nascondersi proprio per la sua fede nella divinità di Gesù. Gesù Figlio di Dio non è al nostro
livello, ci è infinitamente superiore, in un modo che possiamo appena intravedere nel racconto della trasfigurazione, e accettare nella fede. Ma nella storia della Chiesa sorgono ogni tanto
uomini che vogliono ridurre Gesù alla misura umana, alla nostra statura di creature. Così è accaduto ai tempi di sant'Atanasio, con l'eresia di Ario, affermante che Gesù era semplicemente un
uomo, grande, santo, adottato da Dio, ma non Figlio di Dio. E molti, anche vescovi, anche imperatori, accettavano questa teoria, perché è più facile, non esige l'adesione ad un mistero
ineffabile, incomprensibile.
Atanasio difese questa verità di fede: è un mistero da cui dipende la nostra salvezza, perché se Gesù non è Figlio di Dio, noi non siamo né redenti né salvati, essendo la salvezza opera di Dio.
Certo è una esistenza travagliata, una condizione penosa quella del fedele, e in più senza nessuna evidenza di vittoria. È difficile credere che Gesù abbia vinto il mondo quando si subiscono
persecuzioni. Ma la vittoria non ci può essere senza lotta, senza essere passati attraverso la passione del Signore. Crediamo nel mistero "totale" di Gesù: il mistero di una morte sfociata nella
risurrezione. Un cristiano non può meravigliarsi troppo di essere, come Gesù, perseguitato, perché solo a queste condizioni si giunge alla vittoria della fede.
Che cosa significa "vittoria della fede"? Significa continuare a credere, nelle tribolazioni, che Dio ci ama e ci prova per un maggiore bene.
Lunedì 1 maggio 2023

Memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,11-18
Il buon pastore dà la vita per le pecore
In quel tempo, Gesù disse:
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e
fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non
provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo
è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore.
Il buon pastore e il mercenario
Continua anche oggi l’insegnamento del Signore sulla figura del buon pastore, il quale per il proprio gregge dona la propria vita. A significare la dedizione amorevole con la quale Gesù difende e ama il suo gregge, e anche noi siamo compresi, si capisce proprio nel dono totale di sé stesso al Padre. Ma la sublimità del pastore vero risalta in tutta la sua grandezza proprio dal confronto con il mercenario (pastore pure lui, ma a differenza di quello vero il gregge non gli appartiene… e quando vede arrivare il pericolo abbandona il gregge al suo destino). Ma, il buon pastore, ha un rapporto intimo e intenso con ciascuna delle sue pecore, fatto di amore e donazione, che si manifesta proprio quando giunge il pericolo: Lui non pensa alla propria incolumità, perché è interessato unicamente a salvare le proprie pecore. Velatamente anche in questo insegnamento è sottinteso il mistero della passione che Gesù subirà, ma non sarà perché sarà sopraffatto dagli eventi, piuttosto la sua morte sarà un atto di amore volontario, una offerta totale di Sé al Padre, nella certezza che il Padre non lo abbandonerà negli inferi, ma lo risusciterà alla vita piena e totale. Lasciamoci “conoscere”, cioè “amare”, anche noi dal bel pastore per sentirci al sicuro nei pericoli che quotidianamente ci minacciano. Maria che in questo mese di maggio a lei dedicato ci aiuti a comprendere e ad amare il Signore Gesù, così come lo seguiva e lo amava Lei. San Giuseppe, sposo della Vergine ci custodisca nell'amore del Signore. Buona giornata
Domenica 30 aprile 2023, IV di Pasqua

DOMENICA DEL BUON PASTORE
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,1-10
Io sono la porta delle pecore
In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle
pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e
le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno
ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».
Parola del Signore.
La porta e il “bel” pastore
L’immagine della porta è piuttosto eloquente, essa permette di comunicare da un ambiente all’altro, e con l’esterno; e quando è ben chiusa rende sicura la casa, difendendo coloro che la abitano. Gesù usando questa immagine vuole dirci che Lui è l’unica possibilità che abbiamo per accedere a Dio. E' il mediatore fra Dio e noi, l'unico, non vene sono altri! La porta proprio perché ci permette di ottenere la vita piena e la vera felicità, ci dice un altro testo del vangelo di Luca (Lc. 13, 22-30), è una porta “stretta” e bisogna compiere uno sforzo notevole per poter passare. Il restringimento della porta è la conformazione a Cristo, che si attua proprio abbracciando la propria croce e seguendo il Signore sulla via dell’amore. Nonostante il passaggio sia angusto e difficile, questa è l’unica possibilità per ottenere la felicità piena e duratura. Del resto anche tutte le conquiste umane, o il raggiungimento di obbiettivi significativi, richiedono grande impegno e dispiegamento di forze; così la vita eterna richiede la nostra totale dedizione e non è priva di difficoltà e pericoli. Ma Il Signore è il pastore che ci affianca a ciascuno di noi per sorreggerci e guidarci, e come dice il Salmo responsoriale. “Se anche vado per una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (Sal. 22, 1ss). Le porte larghe e le vie facili non conducono alla gioia, ma alla perdizione. Potremmo ravvisare in questo l’accenno che Gesù fa ai ladri e ai briganti che entrano nell’ovile non dalla porta, ma vi salgono scavalcando il muro di cinta Essi vengono non per fare il bene delle pecore, piuttosto quello di disperderle e ucciderle; o anche di proporre loro una via facile per raggiungere la felicità; ma pur sempre di rapina e morte si tratta. Accanto all’immagine della porta c’è anche un’altra figura che Gesù usa per definirsi: quella del buon Pastore. In realtà la parola che Giovanni usa è molto più profonda e significativa, perché dice che Gesù “è il pastore bello”. L’aggettivo bello, come anche l’altro “buono”, non indicano qualità estetiche o sentimentali del Signore, ma si riferiscono al fatto che Lui è il pastore “vero”, l’unico, per questo è bello, anzi, come dice il Salmo 44,3: "il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre”. Gesù è il "più bello" in virtù del fatto che è il Figlio di Dio incarnato ed è il nuovo Adamo, senza peccato e obbediente in tutto alla volontà di Dio. Questa similitudine indica proprio che Gesù con la sua obbedienza al Padre fino al dono totale di sé nella passione, morte e risurrezione è diventato il pastore che attira a sé l'umanità intera, la raduna e la conduce ai pascoli della vita eterna. Lui stesso ha portato la nostra fragile umanità alla destra del Padre, e attira dentro alla sua donazione ciascuno di noi invitandoci a seguire le sue orme, ad avere in noi i suoi stessi sentimenti, a vivere cioè da figli amati dal Padre. In una parola a vivere secondo quello che ci dice San Pietro oggi nella seconda lettura: “se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito a davanti a Dio. A questo siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca” (1Pt.2,20-22). Buona Domenica
Sabato 29 aprile 2023, Festa di Santa Caterina da Siena, Patrona d'Italia

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,25-30
Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli
In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua
benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra
vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore.
Casa di preghiera San Biagio FMA
Commento al vangelo su Mt. 11,25
Le cose nascoste ai dotti sono da Dio rivelate ai piccoli. "Piccoli" che nella storia della Chiesa abbiamo più volte visto trasformarsi ed ergersi
come giganti, ricostruendo l'opportunità di tornare a Dio, di comprendere, interpretare più profondamente il Vangelo nel loro oggi.
Santa Caterina, patrona d'Italia. Una santa lontana nel tempo e nella nostra sensibilità, vissuta in un medioevo pieno di luce e di ombre che ancora molto può dirci. Caterina: donna di religione,
cioè consacrata alla preghiera e all'azione nel neonato ordine domenicano, scelta ritenuta sconveniente per una così giovane donna. Donna interventista, cosa del tutto inusuale per un'epoca
dominata da imperante maschilismo, ha agito nella vita politica del tempo con inattesa efficacia, richiamando tutti (anche il papa!) all'essenzialità. Contro il rischio di una Chiesa troppo
compromessa e timorosa nell'agire politico Caterina richiama il papa al suo dovere di restare nella propria Diocesi - Roma - abbandonando la provvisoria anche se più sicura Avignone. Abbiamo
bisogno di donne del genere, la Chiesa ha bisogno di lasciare più spazio (e molto!) al carisma femminile della Parola di Dio, di profetesse che richiamino la Chiesa e la nazione italiana alle
proprie origini, dicendo ancora e ancora che solo la fede e la preghiera e il silenzio possono plasmare caratteri e situazioni.
Venerdì 28 aprile 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,52-59
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da
mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è
il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Parola del Signore.
Riflessione di don Giampaolo Centofanti
La carne di Gesù è Lui stesso che viene nella sua persona divina e umana e ci porta in una nuova creazione. Un linguaggio davvero difficile per chi lo sente per la prima volta nella storia. Eppure la fede tocca il cuore dei discepoli e loro credono. Certo è un abisso di profondità credere sempre più profondamente che l'eucaristia dona una vita infinita a noi e tramite noi che la riceviamo anche agli altri. Talora nella comunione si sperimentano grandi gioie. Dono bello ma la fede ci orienta a credere che la vita che viene è infinitamente di più di quella che percepiamo. Cerchiamo l'eucaristia con fede che è il pane che ci porta ogni bene. Buona giornata
Giovedì 27 aprile 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,44-51
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio
ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore.
Il Padre attira chi vuole andare da Cristo
Possiamo andare a Dio per attrazione e non per dovere. Un cammino graduale che il Padre ci fa compiere mediante lo Spirito Santo. Il quale, bussando alla porta del nostro cuore, se lo trova aperto forma in noi l’immagine del Signore Gesù. Il dono dello Spirito fa sì che la nostra vita risorga integralmente, spiritualmente, umanamente. A darci vita è l’amore di Dio che ci guarda con comprensione, ci perdona, ci riempie il cuore. Lasciamoci attirare da Padre, senza opporre resistenza, per essere rinnovati interiormente e custodire il germe della risurrezione che ci sarà nell’ultimo giorno. Buona giornata
Mercoledì 26 aprile 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,35-40
Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque
vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Parola del Signore.
Il pane materiale è l’elemento base e fondamentale della nostra alimentazione e se non ci fosse forse non esisterebbero tanti altri alimenti, ed è anche il simbolo che riassume in sé tutto quello che ci serve per vivere. Gesù usando questa immagine dice che è Lui è il pane della vita che si dona a noi nell’Eucaristia. Egli è il nutrimento essenziale per la nostra vita spirituale. Infatti senza il suo amore la nostra esistenza risulterebbe vuota e insignificante; senza il suo perdono i nostri peccati si accumulerebbero sulle nostre spalle schiacciandoci sotto il loro peso enorme e insopportabile. Senza l’amicizia del Signore, la nostra vita sociale sarebbe priva di una prospettiva di gloria, e risulterebbe vuota e futile. Insomma senza Gesù, che si rendere presente nell’Eucaristia, la nostra vita sarebbe irrimediabilmente vuota e senza senso!
Quando poi mangiamo, abitualmente abbiamo bisogno anche di bere. Ebbene Gesù oggi ci dice che credendo in Lui non avremo mai più sete. Cioè si estinguerà in noi quel senso di vuoto, di non appagato, che rimane nel nostro cuore quando le cose che facciamo, anche le più gradevoli e buone, finiscono. Gesù solo è capace di colmare quel vuoto con la sua presenza d’amore, perché il Padre lo ha mandato per donarci la vita eterna e perché di noi nulla andasse perduto. Buona giornata
Martedì 25 aprile 2023, Festa di San Marco Evangelista

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 16,15-20
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni
creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni,
parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Parola del Signore.
“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato…”
Il passo di Marco che ascoltiamo nella festa di San Marco Evangelista appartiene a quello che si chiama “il luogo finale di Marco” che contiene il racconto delle apparizioni e l’ordine missionario dato ai Dodici (Mc 16,14) e con loro alla Chiesa intera (Mt 28,18-20). Il nostro testo comincia con il testamento del Signore. Le prime parole sono un comandamento ed un invio: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”. La Chiesa deve predicare, cioè la sua missione evangelizzatrice è un comando preciso e inequivocabile del Signore risorto. Destinatari dell’annuncio salvifico sono tutti gli uomini che esistono al mondo: “ogni creatura”. Ciò indica che tutti gli uomini hanno il bisogno e il compito di ascoltare il vangelo della salvezza. Il contenuto, l’oggetto della predica, è il Vangelo, il lieto messaggio della salvezza attraverso Gesù Cristo, la sua persona e la sua opera. Buona giornata
Lunedì 24 aprile 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,22-29
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, vide che c'era soltanto una barca e che Gesù non era
salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore
aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli
dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che
non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Parola del Signore.
La voce del papa Benedetto XVI
"Cari fratelli e sorelle, chiediamo al Signore di farci riscoprire l'importanza di nutrirci non solo di pane, ma di verità, di amore, di Cristo, del corpo di Cristo, partecipando fedelmente e con grande consapevolezza all'Eucaristia, per essere sempre più intimamente uniti a Lui. Infatti «non è l'alimento eucaristico che si trasforma in noi, ma siamo noi che veniamo da esso misteriosamente cambiati. Cristo ci nutre unendoci a sé; ci attira dentro di sé»
Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis 70" (Angelus- 29 luglio 2012).
Domenica 23 aprile 2023. III° di Pasqua

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24,13-35
Lo riconobbero nello spezzare il pane
Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio
di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e
camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero
a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole,
davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che
avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e,
non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come
avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè
e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli
entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla
loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!».
Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Parola del Signore.
Ritrovare la fede e la speranza
La scena di Emmaus è un capolavoro di catechesi liturgica e missionaria. Vi è descritto
l’itinerario di due discepoli che lasciano Gerusalemme illusi e delusi e vi ritornano per ripartire gioiosi e fiduciosi verso la testimonianza, perché sono stati incontrati dal
Crocifisso-Risorto, hanno ascoltato la spiegazione di tutta la Scrittura e sperimentato la presenza perenne di Gesù risorto tra i suoi nel sacramento del “pane spezzato”.
L’inizio del cammino è un allontanarsi dal Crocifisso. La crisi della croce sembra aver
seppellito ogni speranza. Gesù che l’ha fatta nascere, l’ha portata con sé nella tomba. Non bastano voci di donne per farla rinascere. Gesù raggiunge i due subito a questo inizio e chiede di
spartire con loro domande e scandalo.
Ecco la prima tappa, quella del problema posto ad ogni persona dall’evento Gesù, il Crocifisso.
L’appello di Cristo ci raggiunge sulla strada della nostra fede incompiuta e della sua domanda.
Gesù non arriva di faccia, ma da dietro, come dice il testo greco, e cammina a fianco, da forestiero.
Il passaggio al riconoscimento ha bisogno della spiegazione delle Scritture. Solo il Risorto ne è l’interprete adeguato.
Il cuore riscaldato e riaperto dal segno della Parola spiegata implora il viatico di un segno più intimo, quello del pane spezzato. Gesù, però, sparisce.
La Chiesa non può trattenere Gesù nella visibilità storica di prima. Deve sapere e credere che egli è vivo con essa e la vivifica nell’Eucaristia. I discepoli capiscono e tornano a Gerusalemme
per condividere con gli apostoli la testimonianza.
Emmaus è un capolavoro di dialogo confortante. Emmaus assicura tutti che, quando ascoltano la Scrittura nella liturgia della Parola e partecipano allo spezzare del pane nella liturgia
eucaristica, sono realmente incontrati da Cristo e ritrovano fede e speranza. Buona giornata
Sabato 22 aprile 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,16-21
Videro Gesù che camminava sul mare
Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare
in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».
Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
Parola del Signore.
“Sono io, non abbiate paura!”
Dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani Gesù sale sul monte, da solo, dice il Vangelo, e nella solitudine prega il Padre. I discepoli rimasti sulla riva del lago verso sera decidono di partire alla volta di Cafarnao, sebbene il mare sia agitato dal forte vento: ma a casa bisogna pur tornare. E con il mare in subbuglio, Gesù finalmente li raggiunge camminando sulle acque. In un primo momento la sua presenza spaventa i discepoli, ma poi la sua voce amica li rassicura: “Sono io, non abbiate paura!”. A volte capita anche a noi di trovarci in acque agitate, o percorre sentieri tortuosi che non pensavamo di dover calpestare, o provare turbamento per qualche evento inatteso. E attorno a noi non vediamo nessuno, abbandonati anche dagli amici più fidati. Ma se guardi bene ti accorgi che qualcuno ti tende una mano, ma dubiti che anche lui possa farti del male e dice: “basta non mi fido più di nessuno!”. Ma poi una voce amica ti rassicura: “Sono io, non aver paura!”. Gesù non ci lascia mai soli perché ci ama veramente. Oggi accoglilo nella tua barca, anche se è in disordine o sporca, e Lui ti riporterà al porto sicuro, a casa, come fece quel giorno con i suoi discepoli. Buona giornata
Venerdì 21 aprile 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,1-15
Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne volevano
In quel tempo, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e lo seguiva una grande folla,
perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova;
egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli
sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli:
«Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di
nuovo sul monte, lui da solo.
Parola del Signore.
Servo per amore
Il brano del vangelo oggi ci presenta Gesù che compie il miracolo della moltiplicazione dei pani per una folla numerosa che lo sta seguendo da diversi giorni, circa cinquemila uomini. L’avvio del racconto, così come lo riferisce l’evangelista Giovanni, è molto solenne, e da alcuni elementi si può dedurre che l'evangelista ha voluto connotare il testo di una valenza eucaristica. Ad esempio dice che Gesù: “alzati gli occhi” vide la folla, poi preso i pani “rese grazie”, e infine il comando dato agli apostoli di raccogliere i pezzi dei pani avanzati perché “nulla vada perduto”. Ma ci sono anche altre cose sorprendenti. La prima: Gesù compie il miracolo senza che la folla numerosa lo richieda. La gente che lo sta seguendo da giorni, non chiede a Gesù di essere rifocillata. E' Lui, che di sua spontanea iniziativa, provvede alle sue necessità. E per far questo coinvolge i suoi discepoli chiedendo a Filippo "dove possiamo comperare il pane per sfamare la folla?". Ma Filippo non coglie la provocazione, si limita soltanto a quantificare che duecento denari non sono sufficienti a dare un pezzo di pane a ciascuno. Ovviamente nessuno di loro possedeva quei denari. Andrea trova un ragazzo disposto a rinunciare alla sua colazione, cinque pani e due pesci, per donarla a Gesù, ma poi sconsolato dice: “ma cos’è questo per tanta gente?” Eppure è proprio la generosità di quel ragazzo che permetterà a Gesù di compiere il miracolo. Perciò Gesù chiede ai discepoli di far sedere la folla e così può cominciare il miracolo, e sarà Gesù stesso a distribuire quei pani e quei pesci, quanti ne vollero. Ma c’è anche un’altra sorpresa. La gente visto il miracolo, vengono per prendere Gesù e farlo re, ma Lui si sottrae a questa pretesa. Questo significa che sia la folla, come i discepoli, non hanno compreso il segno, che cioè Gesù distribuendo quei pani ai commensali seduti si è fatto loro “servo per amore”. Impariamo anche noi da Gesù a servire e dal ragazzo generoso a mettere a disposizione del Signore, nelle sue mani, il poco che abbiamo, affinché Lui lo moltiplichi sfamando tutti coloro che ne hanno bisogno. Buona giornata
Giovedì 20 aprile 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,31-36
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa
Chi viene dall'alto, è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la
terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è
veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui.
Parola del Signore.
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna
Le categorie di “alto e basso”, usate dall’evangelista Giovanni, gli permettono di delineare la vita che si svolge nel mondo di Dio (alto), e la vita che pulsa nel mondo terreno (basso). Giovanni sa che Gesù è il Figlio di Dio ed è sempre stato vicino al Padre suo e sarà in eterno vicino a Lui. È sceso sulla terra in un preciso momento storico, divenendo uomo (incarnandosi) e mediante la sua morte in croce e la risurrezione ha compiuto una nuova elevazione nella quale è stata glorificata l’umanità che aveva assunta. La croce vista dal nostro punto di vista terreno è il fallimento di Gesù e dei suoi progetti; ma dal punto di vista di Dio rappresenta la sua vittoria sul mondo perché ha portato la salvezza dell'umanità. Credendo in Gesù si ha la vita eterna, partecipando fin da ora alla vita di Dio perché lo Spirito Santo è stato donato alla Chiesa “senza misura”.
Non ci resta che prendere le parole del Salmo 33 con le quali rivolgere al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo la nostra gratitudine: “Benedirò il Signore in ogni tempo/ sulla mia bocca sempre la sua lode, / ascoltino gli umili e si rallegrino. / Gustate e vedete quanto è buono il Signore, / beato l’uomo che in lui si rifugia”. Buona giornata
Mercoledì 19 aprile 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,16-21
Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque
crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui
non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non
viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Parola del Signore.
Dio ha tanto amato il mondo
Gesù nel Vangelo odierno ci aiuta a superare l’idea che Dio sia come un carabiniere col fucile puntato contro di noi, in attesa di vederci sbagliare per poi farci secchi. Una simile visione di Dio però è smentita dalla realtà. Quante volte nella nostra vita abbiamo sbagliato, a volte anche in modo grave? Eppure Dio non ci ha ancora impallinati o distrutti! Dio invece, secondo le parole che Gesù rivolge a Nicodemo, ama il mondo in un modo che noi non riusciamo nemmeno ad immaginare del tutto: lo ama fino a “dare il suo Figlio unigenito”, perché chi crede possa avere la vita eterna. Dio vuole salvare il mondo non solamente gli ebrei, popolo scelto come primizia. Il suo amore è rivolto a tutti gli uomini di tutti i tempi. Tra loro ci sono anche quelli che resistono al bene. Egli ama anche il nostro mondo secolarizzato, il quale vede con sospetto Dio, non sopportando che si impicci dei suoi affari non sempre leciti. Dio non prende le distanze nei confronti del male, ma lo vince affrontandolo in quel "prodigioso duello” dove vita e morte si sono scontrate (pensiamo al sacrificio della croce accettato da Gesù e alla sua vittoria sulla morte). Dio non osserva dall’alto tutte le cose, prendendo le distanze da ciò che non è bene. Egli entra nel mondo cattivo e lo trasforma con il suo amore e la sua luce! Anche nel nostro mondo interiore, dove spesso il bene è mescolato al male, Dio vi entra, se noi lo vogliamo, per sconfiggere i nemici di Cristo e sottometterli al suo potere liberante. Buona giornata