Il sacerdote è morto all'età di 99 anni alla Casa del Clero nel pomeriggio di sabato 2 luglio
Il sacerdote, 99 anni, si è spento nel pomeriggio di sabato 2 luglio alla Casa del Clero
Monsignor Giulio Cossarini, parroco emerito di Piumazzo, si è spento all’età di 99 anni nella Casa del Clero nel pomeriggio di sabato 2 luglio.
Nativo di Pieve di Cento dove nacque il 10 aprile 1923, fu ordinato sacerdote dal cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca il 6 aprile del ’46. Per 37 anni, dal 1968 al 2005, resse la
parrocchia di San Giacomo di Piumazzo.
Funerali giovedì mattina 07.luglio ore 09.00
Fin da giovanissimo – si legge nella biografia presente sul sito della parrocchia di Piumazzo – sente il richiamo della vocazione, tanto da essere ordinato sacerdote a soli 23 anni, nel 1946.
Il suo primo incarico è il cappellanato nella parrocchia della Sacra Famiglia, servizio che ha svolto fino al 1960. In seguito viene nominato parroco a Caselle di Crevalcore. Sono anni
difficili, nei quali serpeggiano tensioni sociali e politiche, ma la carica umana di don Giulio riesce a conquistare gli animi, tanto che numerosi parrocchiani si prodigarono per il restauro
della chiesa parrocchiale. Nel 1968 viene nominato parroco di Piumazzo, incarico che ha mantenuto fino a oggi. Durante questi anni, numerose sono state le innovazioni introdotte assieme ai
parrocchiani: ad esempio, l’istituzione del Carnevale dei Ragazzi; la celebrazione della giornata del Ringraziamento; l’apertura del bellissimo presepe meccanico nell’oratorio; l’istituzione
della Paraliturgia durante la Veglia di Natale. Inoltre don Giulio, col suo gusto artistico, ha reso bella la chiesa di Piumazzo, prodigandosi negli interventi di restauro. Don Giulio è
famoso anche per le sue omelie, sempre toccanti, profonde e per le sue liturgie, organizzate nei minimi particolari.
BOLLETTINO PARROCCHIALE NR. 366 MAGGIO-GIUGNO 2022
Cantare in coro fa bene perchè stimola la creatività, le relazioni sociali e affettive, sviluppa l'ascolto, l'attenzione, l'espressione e la
comunicazione e fa' apprendere un nuovo linguaggio, quello musicale.
Nel coro non ci sono differenze, alti e bassi, grassi o magri, giovani e meno giovani, tutti sono ugualmente importanti e ognuno contribuisce con la
propria voce a creare un suono magico e meraviglioso, il suono del CORO.
Il Coro S. Giacomo di Piumazzo, presente in parrocchia da 25 anni
anima le celebrazioni liturgiche della comunità e organizza concerti e attività culturali e musicali.
Stiamo cercando nuove voci, femminili e maschili, e una potrebbe essere proprio la tua!
Per informazioni rivolgersi a don Remo o alla direttrice Maria Teresa. Ti aspettiamo!
Elenco dei prossimi appuntamenti del Coro S. Giacomo:
Il Santo Curato d'Ars incontrava spesso, in Chiesa, un semplice contadino della sua Parrocchia.
Inginocchiato davanti al Tabernacolo, il brav'uomo rimaneva per ore immobile, senza muovere le labbra.
Un giorno, il Parroco gli chiese:
"Cosa fai qui così a lungo?".
"Semplicissimo. Egli guarda me ed io guardo Lui".
Puoi andare al tabernacolo così come sei. Con il tuo carico di paure, incertezze, distrazioni, confusione, speranze e tradimenti. Avrai una risposta straordinaria:
«Io sono qui!».
«Che ne sarà di me, dal momento che tutto è così incerto?». «Io sono qui!».
«Non so cosa rispondere, come reagire, come decidermi nella situazione difficile che mi attende». «Io sono qui!».
«La strada è così lunga, io sono così piccolo e stanco e solo...». «Io sono qui!».
Attendere Gesù, predisporsi alla sua venuta, significa cambiare la nostra vita, leggere gli avvenimenti di
cui è intessuta con gli occhi della fede. Giovanni è un testimone privilegiato del Messia. È colui che lo riconosce come veniente e già presente, e ci insegna come attenderlo, come prepararci
alla sua venuta. Chiediamo al Signore, che ci invita ad attenderlo con amore, di riconoscere il suo irrompere nella storia.
O Dio, abbiamo scoperto ancora una volta che tu sei "grande nell'amore" perché "chiami gli uomini alla luce gloriosa del tuo regno". Ti
chiediamo: "raddrizza nei nostri cuori i tuoi sentieri, spiana le alture della superbia e preparaci a celebrare con fede ardente la venuta del nostro salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio" che
impariamo ad attendere ed accogliere in questo tempo che tu ci doni, o Dio che sempre ci ami. Marana tha, vieni Signore Gesù!
Tutto il Vangelo di questa domenica
si può sintetizzare in: "siate misericordiosi, come misericordioso è il Padre vostro che è nei cieli". E' questo il volto del Padre che Gesù è venuto a presentarci. E l'impegno di noi cristiani e
amici di Cristo, sta proprio nel praticare questa misericordia nella propria vita, con l'impegno, l'amore per gli altri, incominciando da non giudicarli. Chi si comporta in modo diverso, dice
Gesù, è come un cieco che vuol guidare un altro cieco e cadranno certamente tutti e due in un burrone. La verità è che oggi seguiamo falsi modelli di vita, proposti soprattutto dai mass media.
Diciamocelo, sono "cattivi maestri". Usare la carta carbone di ciò che fanno gli altri, senza domandarci se sia la strada giusta per la nostra vita. L'immagine dell'occhio e della vista, Gesù la
usa anche per ricordarci che tutti siamo peccatori e bisognosi della misericordia di Dio. "Perchè guardi la pagliuzza nell'occhio del fratello tu che hai una trave nel tuo occhio?" Gesù ha
ragione Quanta fatica a riconoscere i nostri sbagli ed errori. E quanto siamo impegnati a giustificarli e minimizzarli. E se noi non ci riteniamo bisognosi della misericordia e del perdono del
Padre, i frutti del nostro albero certamente non produrranno frutti buoni. E' come quando, dice la prima lettura, è come quando si scuote un setaccio, che restano solo i
rifiuti.
VIDEO VANGELO PER I BAMBINI
+ Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,39-45 La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un
cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è
nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel
tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero
cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono trae fuori il bene dal buon
tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore».
IL VIDEO DEL MESE
Per le religiose e consacrate – Il Video del Papa 2 – Febbraio 2022
Il video con l'intenzione di preghiera di Papa Francesco per il mese di febbraio 2022: Preghiamo per le religiose e le consacrate, ringraziandole per la loro missione e il loro coraggio, affinché continuino a trovare nuove risposte di fronte alle sfide del nostro tempo. A cura della Rete Mondiale di Preghiera del Papa - Apostolato della Preghiera.
NOTIZIE DAL MONDO
Civiltà Cattolica. Il grido del Papa da amplificare: «No alla guerra, è una pazzia»
Per la prima volta dal 1850 La Civiltà Cattolica mette sullo sfondo la sua testata. Abbiamo deciso di far spazio all’appello di papa
Francesco: Fermatevi! Egli, infatti, dopo l’Angelus di domenica 6 marzo, ha esclamato davanti all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia:
«La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà! ». All’Angelus del 13 marzo il Pontefice ha aggiunto: «Non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare
l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri». E alla fine ha lanciato l’appello: «In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!».
La Civiltà Cattolica ha rilanciato l’appello su tutti i media sociali della rivista con l’hashtag #Fermatevi, soprattutto su Twitter, Facebook e
Instagram. Ringraziamo chi lo ha diffuso, unendosi a noi rafforzando così il messaggio: il Sacro Convento di Assisi, Il Centro Astalli, Avvenire, RaiNews, l’associazione di giornalisti Articolo
21, e tante altre realtà. Oggi, a nove anni dalla sua elezione, comprendiamo pienamente quanto giusta sia la definizione di 'Terza guerra mondiale a pezzi' che il Pontefice ha coniato: una guerra
progressiva, che coinvolge altri scenari insanguinati quali lo Yemen, la Siria, l’Etiopia, e che sembra inarrestabile.
L'appello di Francesco è alle coscienze davanti a un conflitto che non risparmia nessuno, neanche i bambini. E bisogna fermarsi perché l’escalation potrebbe condurre l’umanità in un vicolo cieco
dal quale sarà difficile uscire. Più crudele sarà la guerra, più il fiume di lacrime e sangue sarà in piena, più sarà tortuoso il percorso di una possibile riconciliazione. E sullo sfondo, per la
prima volta dopo la crisi cubana del 1962, appare lo spettro della minaccia atomica. Da qui la nostra scelta di gridare dalla nostra copertina e sui social: Fermatevi! Ci ha colpito pure che Francesco abbia fatto esplicito riferimento alla Costituzione italiana per dire che chi ama la pace 'ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali' (art. 11). Come cittadini e come credenti, noi ci uniamo al suo appello, e lo
rilanciamo nella speranza di contribuire a far tacere le armi. Fermatevi!
Papa Francesco ha incontrato tre volte il presidente russo Putin (2013, 2015 e 2019), una volta il presidente ucraino Poroshenko (2015) e una volta il suo successore, il presidente Zelenskyy
(2020). Nel 2015 Francesco aveva parlato con Putin circa la situazione riguardante l’Ucraina, affermando «che occorre impegnarsi in un sincero e grande sforzo per realizzare la pace». Con lui
aveva «convenuto sulla importanza di ricostituire un clima di dialogo e che tutte le parti si impegnino per attuare gli accordi di Minsk». E nel 2020 i colloqui con Zelensky erano stati dedicati
– recita un comunicato di allora – «alla ricerca della pace nel contesto del conflitto che, dal 2014, sta ancora affliggendo l’Ucraina». Al riguardo, si era condiviso l’auspicio che «tutte le
Parti implicate dimostrino la massima sensibilità nei riguardi delle necessità della popolazione, prima vittima delle violenze, nonché impegno e coerenza nel dialogo». Il Pontefice oggi indica la
strada: «Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri». Ripetere l’appelloFermatevi!– anche da una copertina – ci sembra, dunque, aiuti a collocarci bene nella richiesta di pace.
La diplomazia vaticana guarda al momento presente, ma anche al prossimo futuro. In questo senso è chiara nella condanna, ma intende tessere e cucire, non tagliare. Non attacca capi religiosi o
politici, così da poter restare di ausilio. Fa invece appello alla soluzione dei conflitti e condanna azioni e scelte politiche o strategiche maligne. In generale, lavora sempre per la
riconciliazione e per una stabilità che resti nel tempo: accompagna i processi in modo che resti uno spazio per la riconciliazione, che attualmente appare sempre più lontana, purtroppo, almeno
per la generazione presente. Per questo il Papa parla chiaro, dicendo che questa non è un’«operazione militare» – come Putin vorrebbe che si dicesse – ma una vera e propria «guerra»,
un’«inaccettabile aggressione armata», frutto di miopia strategica. Ma, d’altra, parte chiede di puntare 'veramente e decisamente sul negoziato' tra le parti, mettendosi a disposizione, se
dovesse servire. L’alternativa al negoziare sembra una violenza senza fine. Per questi ripetiamo l’appello di Francesco: Fermatevi!
E il Pontefice si sofferma sul fatto che a pagare è la povera gente, come sempre. Dopo l’Angelus del 27 febbraio aveva detto: «Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non
guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere». Dunque, «si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera
vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini...». Ed è questo che tante
giornaliste e tanti giornalisti ci fanno vedere e che – ha detto lo stesso Francesco – «per garantire l’informazione mettono a rischio la propria vita', permettendoci 'di essere vicini al dramma
di quella popolazione». Davanti a queste immagini possiamo gridare dalla nostra copertina e sui social Fermatevi!
Certo, di fronte all’orrore dell’invasione è naturale immergersi nelle strategie militari e politiche. Attribuiamo colpe e lodi, soppesiamo cause e giustificazioni, e dividiamo il mondo in amici
e nemici. Noi oggi però siamo chiamati a meditare anche sul fatto che ciò che distrugge sia gli amici sia i nemici è la guerra. Dobbiamo concentrarci sul dolore, e occuparci con compassione di
tutte le persone le cui vite sono e saranno devastate. Dobbiamo abbracciare il dolore degli ucraini che hanno perso la vita e le loro case, le persone rese profughe che affrontano la separazione
dalla loro nazione, dalla loro lingua, da tutto ciò che fa di una nazione una casa. E dobbiamo avvertire il dolore delle famiglie russe, vittime di una guerra che pure le ha divise al loro
interno tra fratelli, o tra mariti e mogli, separando amici, esponendole a una grave crisi e al risentimento. Avvertiamo il dolore di chi è inviato allo sbaraglio, e di chi è arrestato per dire
no all’aggressione bellica, che in sé è un crimine contro l’umanità. Il dolore di questa guerra di invasione comprende anche gli effetti della rabbia sul cuore umano: l’incapacità di riconoscere
l’umanità delle persone riunite sotto una bandiera diversa. Per questo è il tempo di gridare con Papa Francesco, così come possiamo, Fermatevi!
IL LIBRO DELLA SETTIMANA
Santa Messa. 100 domande, 101 risposte - Novità editorialedi Rocco Salemme, Francesco Apponi
Descrizione
In questo libro trovi tutte le domande che ti sei sempre fatto partecipando alla Santa Messa e tutte le risposte secondo i canonici Liturgici.
Prefazione del Card. Comastri.
Rocco Salemme (9/11/1991) è docente IRC presso il Liceo ginnasio statale “G.
Cesare” di Roma e membro della cappella musicale “Giulia” della basilica di san Pietro in Vaticano. Svolge contestualmente le sue attività di studio e ricerca presso la facoltà di sacra Teologia
della Pontificia Universitas Lateranensis, nell’ambito della teologia fondamentale.
Francesco Apponi (21/11/1991) si è formato presso la Pontificia Universitas
Lateranensis, dove ha conseguito la laurea magistrale in Diritto Civile, con una tesi sullo statuto giuridico del Papa emerito e, successivamente, il Baccalaureato in Scienze Religiose, svolgendo
contemporaneamente la pratica forense sia nel settore pubblico che privato. Attualmente approfondisce i suoi studi e la sua ricerca presso la facoltà di sacra Teologia della medesima
università.
Abbiamo bisogno di un cambiamento profondo, di una conversione, che smilitarizzi i cuori, permettendo a ciascuno di riconoscere nell’altro un fratello. #Pace #FratelliTutti
PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 18 maggio 2022
Catechesi sulla Vecchiaia - 10. Giobbe. La prova della fede, la benedizione dell’attesa
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il brano biblico che abbiamo ascoltato chiude il Libro di Giobbe, un vertice della letteratura universale. Noi incontriamo Giobbe nel nostro cammino di catechesi sulla vecchiaia: lo incontriamo
come testimone della fede che non accetta una “caricatura” di Dio, ma grida la sua protesta di fronte al male, finché Dio risponda e riveli il suo volto. E Dio alla fine risponde, come sempre in
modo sorprendente: mostra a Giobbe la sua gloria ma senza schiacciarlo, anzi, con sovrana tenerezza, come fa Dio, sempre, con tenerezza. Bisogna leggere bene le pagine di questo libro, senza
pregiudizi, senza luoghi comuni, per cogliere la forza del grido di Giobbe. Ci farà bene metterci alla sua scuola, per vincere la tentazione del moralismo davanti all’esasperazione e
all’avvilimento per il dolore di aver perso tutto.
In questo passaggio conclusivo del libro – noi ricordiamo la storia, Giobbe che perde tutto nella vita, perde le ricchezze, perde la famiglia, perde il figlio e perde anche la salute e rimane lì,
piagato, in dialogo con tre amici, poi un quarto, che vengono a salutarlo: questa è la storia – e in questo passaggio di oggi, il passaggio conclusivo del libro, quando Dio finalmente prende la
parola (e questo dialogo di Giobbe con i suoi amici è come una strada per arrivare al momento che Dio dia la sua parola) Giobbe viene lodato perché ha compreso il mistero della tenerezza
di Dio nascosta dietro il suo silenzio. Dio rimprovera gli amici di Giobbe che presumevano di sapere tutto, sapere di Dio e del dolore, e, venuti per consolare Giobbe, avevano finito per
giudicarlo con i loro schemi precostituiti. Dio ci preservi da questo pietismo ipocrita e presuntuoso! Dio ci preservi da quella religiosità moralistica e quella religiosità di precetti che ci dà
una certa presunzione e porta al fariseismo e all’ipocrisia.
Ecco come si esprime il Signore nei loro confronti. Così dice il Signore: «La mia ira si è accesa contro di [voi][…], perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. […]»:
questo è quello che dice il Signore agli amici di Giobbe. «Il mio servo Giobbe pregherà per voi, affinché io, per riguardo a lui, non punisca la vostra stoltezza, perché non avete detto di me
cose rette come il mio servo Giobbe» (42,7-8). La dichiarazione di Dio ci sorprende, perché abbiamo letto le pagine infuocate della protesta di Giobbe, che ci hanno lasciato sgomenti. Eppure –
dice il Signore – Giobbe ha parlato bene, anche quando era arrabbiato e anche arrabbiato contro Dio, ma ha parlato bene, perché ha rifiutato di accettare che Dio sia un “Persecutore”, Dio è
un’altra cosa. E in premio Dio restituisce a Giobbe il doppio di tutti i suoi beni, dopo avergli chiesto di pregare per quei suoi cattivi amici.
Il punto di svolta della conversione della fede avviene proprio al culmine dello sfogo di Giobbe, là dove dice: «Io so che il mio redentore è vivo / e che, ultimo, si ergerà
sulla polvere! / Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, / senza la mia carne, vedrò Dio. / Io lo vedrò, io stesso, / i miei occhi lo contempleranno e non un altro». (19,25-27). Questo
passaggio è bellissimo. A me viene in mente la fine di quell’oratorio geniale di Haendel, il Messia, dopo quella festa dell’Alleluja lentamente il soprano canta questo passaggio: “Io so che il
mio Redentore vive”, con pace. E così, dopo tutta questa cosa di dolore e di gioia di Giobbe, la voce del Signore è un’altra cosa. “Io so che il mio Redentore vive”: è una cosa bellissima.
Possiamo interpretarlo così: “Mio Dio, io so che Tu non sei il Persecutore. Il mio Dio verrà e mi renderà giustizia”. È la fede semplice nella risurrezione di Dio, la fede semplice in Gesù
Cristo, la fede semplice che il Signore sempre ci aspetta e verrà.
La parabola del libro di Giobbe rappresenta in modo drammatico ed esemplare quello che nella vita accade realmente. Cioè che su una persona, su una famiglia o su un popolo si abbattono prove
troppo pesanti, prove sproporzionate rispetto alla piccolezza e fragilità umana. Nella vita spesso, come si dice, “piove sul bagnato”. E alcune persone sono travolte da una somma di mali che
appare veramente eccessiva e ingiusta. E tante persone sono così.
Tutti abbiamo conosciuto persone così. Siamo stati impressionati dal loro grido, ma spesso siamo anche rimasti ammirati di fronte alla fermezza della loro fede e del loro amore nel loro silenzio.
Penso ai genitori di bambini con gravi disabilità o a chi vive un’infermità permanente o al familiare che sta accanto... Situazioni spesso aggravate dalla scarsità di risorse economiche. In certe
congiunture della storia, questi cumuli di pesi sembrano darsi come un appuntamento collettivo. È quello che è successo in questi anni con la pandemia di Covid-19 e che sta succedendo adesso con
la guerra in Ucraina.
Possiamo giustificare questi “eccessi” come una superiore razionalità della natura e della storia? Possiamo benedirli religiosamente come giustificata risposta alle colpe delle vittime, che se li
sono meritati? No, non possiamo. Esiste una sorta di diritto della vittima alla protesta, nei confronti del mistero del male, diritto che Dio concede a chiunque, anzi, che è Lui stesso, in fondo,
a ispirare. Alle volte io trovo gente che mi si avvicina e mi dice: “Ma, Padre, io ho protestato contro Dio perché ho questo problema, quell’altro …”. Ma, sai, caro, che la protesta è un modo di
preghiera, quando si fa così. Quando i bambini, i ragazzi protestano contro i genitori, è un modo per attirare l’attenzione e chiedere che si prendano cura di loro. Se tu hai nel cuore qualche
piaga, qualche dolore e ti viene voglia di protestare, protesta anche contro Dio, Dio ti ascolta, Dio è Padre, Dio non si spaventa della nostra preghiera di protesta, no! Dio capisce. Ma sii
libero, sii libera nella tua preghiera, non imprigionare la tua preghiera negli schemi preconcetti! La preghiera dev’essere così, spontanea, come quella di un figlio con il padre, che gli dice
tutto quello che gli viene in bocca perché sa che il padre lo capisce. Il “silenzio” di Dio, nel primo momento del dramma, significa questo. Dio non si sottrarrà al confronto, ma all’inizio
lascia a Giobbe lo sfogo della sua protesta, e Dio ascolta. Forse, a volte, dovremmo imparare da Dio questo rispetto e questa tenerezza. E a Dio non piace quella enciclopedia – chiamiamola così –
di spiegazioni, di riflessione che fanno gli amici di Giobbe. Quello è succo di lingua, che non è giusto: è quella religiosità che spiega tutto, ma il cuore rimane freddo. A Dio non
piace, questo. Piace più la protesta di Giobbe o il silenzio di Giobbe.
La professione di fede di Giobbe – che emerge proprio dal suo incessante appello a Dio, a una giustizia suprema – si completa alla fine con l’esperienza quasi mistica, direi io, che gli fa dire:
«Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (42,5). Quanta gente, quanti di noi dopo un’esperienza un po’ brutta, un po’ oscura, dà il passo e conosce Dio meglio
di prima! E possiamo dire, come Giobbe: “Io ti conoscevo per sentito dire, ma adesso ti ho visto, perché ti ho incontrato. Questa testimonianza è particolarmente credibile se la vecchiaia
se ne fa carico, nella sua progressiva fragilità e perdita. I vecchi ne hanno viste tante nella vita! E hanno visto anche l’inconsistenza delle promesse degli uomini. Uomini di legge, uomini
di scienza, uomini di religione persino, che confondono il persecutore con la vittima, imputando a questa la responsabilità piena del proprio dolore. Si sbagliano!
I vecchi che trovano la strada di questa testimonianza, che converte il risentimento per la perdita nella tenacia per l’attesa della promessa di Dio – c’è un cambiamento, dal
risentimento per la perdita verso una tenacia per seguire la promessa di Dio – questi vecchi sono un presidio insostituibile per la comunità nell’affrontare l’eccesso del male. Lo sguardo dei
credenti che si rivolge al Crocifisso impara proprio questo. Che possiamo impararlo anche noi, da tanti nonni e nonne, da tanti anziani che, come Maria, uniscono la loro preghiera, a volte
straziante, a quella del Figlio di Dio che sulla croce si abbandona al Padre. Guardiamo gli anziani, guardiamo i vecchi, le vecchie, le vecchiette; guardiamoli con amore, guardiamo la loro
esperienza personale. Essi hanno sofferto tanto nella vita, hanno imparato tanto nella vita, ne hanno passate tante, ma alla fine hanno questa pace, una pace – io direi – quasi mistica, cioè la
pace dell’incontro con Dio, tanto che possono dire “Io ti conoscevo per sentito dire, ma adesso ti hanno visto i miei occhi”. Questi vecchi assomigliano a quella pace del figlio di Dio sulla
croce che si abbandona al Padre.
PRIME COMUNIONI DOMENICA 6.GIUGNO e DOMENICA 26.SETTEMBRE 2021 SANTA MESSA ORE 11.00
SANTA CRESIMA MERCOLEDì 2.GIUGNO 2021 SANTA MESSA ORE 11.00
Sacramento della
Riconciliazione:
Sabato
mattinaore 09.00-12.00
PIUMAZZO
SAN GIACOMO
CARITAS PARROCCHIALE
CARITAS PIUMAZZO :APERTO TUTTI I MERCOLEDI -ORARIO :10-11 -VENERDI' MERCATINO:ORE 10-11.30
Un vivo ringraziamento ad Annamaria, Carla, Roberta, Antonella, Andrea, Mauro, Daniele e a quanti
si
dedicano al servizio delicato e prezioso per i poveri. Lo fanno uniti a tutta la comunità, che li sostiene e
dai
quali è educata all’amore. I problemi che devono affrontare sono tanti, ad essi si rivolgono persone in
gravi
difficoltà e quanto si può offrire spesso è solo un sostegno morale e piccolo aiuto materiale. Ma lo
spirito
della Caritas è che “nessuno soffra da solo”. L’esempio di Gesù mostra che l’amore fa miracoli e,
nello
stesso tempo, che l’amore è condividere il dolore. In questo anno vorremmo crescere in una Caritas
di
fede, che prega, che crescere nella vicinanza ai malati, assieme al parroco e al suo incarico in
Ospedale.
UN PENSIERO...
Signore, quante cose ti ho chiesto: la salute, la guarigione, il
benessere. Quante volte ti ho pregato di realizzare i miei sogni, di dare un volto ai mieidesideri. Ti ho trattato come un servo. Ma io che cosa ti ho dato?
La vita di ogni uomo è una favola scritta dalla mano di Dio. (H. C. Andersen)
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Un bambino può insegnare sempre tre cose a un adulto: a essere contento senza motivo, a essere sempre occupato con qualcosa e
a pretendere con ogni sua forza quello che desidera.
Paolo Coelho
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Anche se tu vedessi uno commettere peccati in punto di morte, non
devi condannarlo, il giudizio di Dio è ignoto agli uomini.
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Quando la vita è dolce, ringrazia e festeggia. E quando la vita è amara, ringrazia e cresci.
Shauna Niequist
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CCC COMPENDIO
255. Da quando e a chi la Chiesa amministra il Battesimo?
Nella mia
angoscia ho gridato al Signore
ed egli mi ha risposto. [2]Signore, libera la mia vita
dalle labbra di menzogna,
dalla lingua ingannatrice. [3]Che ti posso dare, come ripagarti,
lingua ingannatrice? [4]Frecce acute di un prode,
con carboni di ginepro.
[5]Me
infelice: abito straniero in Mosoch,
dimoro fra le tende di Cedar! [6]Troppo io ho dimorato
con chi detesta la pace. [7]Io sono per la pace, ma quando ne parlo,
essi vogliono la guerra.
Salmi
- Capitolo 121
Il custode di
Israele
[1]Canto
delle ascensioni.
Alzo gli
occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto? [2]Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.
[3]Non
lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode. [4]Non si addormenterà, non prenderà sonno,
il custode d'Israele.
[5]Il
Signore è il tuo custode,
il Signore è come ombra che ti copre,
e sta alla tua destra. [6]Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte. [7]Il Signore ti proteggerà da ogni male,
egli proteggerà la tua vita. [8]Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.
Salmi
- Capitolo 122
Saluto a
Gerusalemme
[1]Canto
delle ascensioni. Di Davide.
Quale gioia,
quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore». [2]E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!
[3]Gerusalemme
è costruita
come città salda e compatta. [4]Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore. [5]Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.
[6]Domandate
pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano, [7]sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
[8]Per
i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!». [9]Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.
Salmi
- Capitolo 123
Preghiera
dell'infelice
[1]Canto
delle ascensioni. Di Davide.
A
te levo i miei occhi,
a te che abiti nei cieli. [2]Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni;
come gli occhi della schiava,
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.
[3]Pietà
di noi, Signore, pietà di noi,
gia troppo ci hanno colmato di scherni, [4]noi siamo troppo sazi
degli scherni dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi.
Salmi
- Capitolo 124
Il salvatore di
Israele
[1]Canto
delle ascensioni. Di Davide.
Se il Signore
non fosse stato con noi,
- lo dica Israele - [2]se il Signore non fosse stato con noi,
quando uomini ci assalirono, [3]ci avrebbero inghiottiti vivi,
nel furore della loro ira. [4]Le acque ci avrebbero travolti;
un torrente ci avrebbe sommersi, [5]ci avrebbero travolti
acque impetuose.
[6]Sia
benedetto il Signore,
che non ci ha lasciati,
in preda ai loro denti. [7]Noi siamo stati liberati come un uccello
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.
[8]Il nostro aiuto è nel nome del Signore
che ha fatto cielo e terra.
Salmi
- Capitolo 125
Dio protegge i
suoi
[1]Canto
delle ascensioni.
Chi confida
nel Signore è come il monte Sion:
non vacilla, è stabile per sempre.
[2]I
monti cingono Gerusalemme:
il Signore è intorno al suo popolo
ora e sempre. [3]Egli non lascerà pesare lo scettro degli empi
sul possesso dei giusti,
perché i giusti non stendano le mani
a compiere il male.
[4]La
tua bontà, Signore, sia con i buoni
e con i retti di cuore. [5]Quelli che vanno per sentieri tortuosi
il Signore li accomuni alla sorte dei malvagi.
Pace su Israele!
Salmi
- Capitolo 126
Canto del
ritorno
[1]Canto
delle ascensioni.
Quando il
Signore ricondusse i prigionieri di Sion,
ci sembrava di sognare. [2]Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.
Allora si diceva tra i popoli:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro». [3]Grandi cose ha fatto il Signore per noi,
ci ha colmati di gioia.
[4]Riconduci,
Signore, i nostri prigionieri,
come i torrenti del Negheb. [5]Chi semina nelle lacrime
mieterà con giubilo.
[6]Nell'andare,
se ne va e piange,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.
Salmi
- Capitolo 127
L'abbandono alla
Provvidenza
[1]Canto
delle ascensioni. Di Salomone.
Se il Signore
non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode. [2]Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno. [3]Ecco, dono del Signore sono i figli,
è sua grazia il frutto del grembo. [4]Come frecce in mano a un eroe
sono i figli della giovinezza. [5]Beato l'uomo che ne ha piena la faretra:
non resterà confuso quando verrà a trattare
alla porta con i propri nemici.
Salmi
- Capitolo 128
Benedizione sul
fedele
[1]Canto
delle ascensioni.
Beato l'uomo
che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
[2]Vivrai
del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d'ogni bene. [3]La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.
[4]Così sarà benedetto l'uomo
che teme il Signore. [5]Ti benedica il Signore da Sion!
Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita. [6]Possa tu vedere i figli dei tuoi figli.
Pace su Israele!
Salmi
- Capitolo 129
Contro i nemici
di Sion
[1]Canto
delle ascensioni.
Dalla
giovinezza molto mi hanno perseguitato,
- lo dica Israele - [2]dalla giovinezza molto mi hanno perseguitato,
ma non hanno prevalso. [3]Sul mio dorso hanno arato gli aratori,
hanno fatto lunghi solchi. [4]Il Signore è giusto:
ha spezzato il giogo degli empi.
[5]Siano
confusi e volgano le spalle
quanti odiano Sion. [6]Siano come l'erba dei tetti:
prima che sia strappata, dissecca; [7]non se ne riempie la mano il mietitore,
né il grembo chi raccoglie covoni.
[8]I
passanti non possono dire:
«La benedizione del Signore sia su di voi,
vi benediciamo nel nome del Signore».
Salmi
- Capitolo 130
De
profundis
[1]Canto
delle ascensioni.
Dal profondo
a te grido, o Signore; [2]Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
[3]Se
consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere? [4]Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore. [5]Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.
[6]L'anima
mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora. [7]Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione. [8]Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.
Salmi
- Capitolo 131
Lo spirito
dell'infanzia
[1]Canto
delle ascensioni. Di Davide.
Signore, non
si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze. [2]Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l'anima mia.
[3]Speri
Israele nel Signore,
ora e sempre.
DIZIONARIO
Arcivescovo
Arcivescovo è il nome che nella Chiesa cattolica, nelle Chiese ortodosse e nell'anglicanesimo si dà al vescovo che presiede un'arcidiocesi. Una diocesi prende il nome di arcidiocesi quando è la diocesi metropolitana di
una provincia ecclesiastica, oppure per motivi storici o di prestigio. Essere arcivescovo invece che vescovo non comporta una ulteriore ordinazione: è lo stesso grado del sacramento
dell'ordine; la distinzione non è di carattere sacramentale, ma di funzione nella chiesa.Nella chiesa cattolica tutti gli arcivescovi, metropoliti e non,
hanno un segno distintivo nella propria araldica: i cordoni che scendono dal galero sui due lati dello stemma hanno quattro file di fiocchi (i vescovi ne hanno tre; i cardinali cinque).
E alla fine non sono gli anni nella nostra vita a contare,ma è la vita nei nostri anni.....
Custodisci il tuo cuore più di ogni cosa degna di cura,perchè e da esso che sgorga la vita....
Serba il ricordo dei momenti felici:formano un bel cuscino per la vecchiaia.....
SCRIVETE I VOSTRI COMMENTI E LE PROPOSTE NELLA PAGINA DEL MENU' DEDICATA AGLI OSPITI
L'altro (Kahlil Gibran)
Il tuo prossimo è lo sconosciuto che è in te, reso visibile.
Il suo volto si riflette
nelle acque tranquille,
e in quelle acque, se osservi bene,
scorgerai il tuo stesso volto.
Se tenderai l'orecchio nella notte,
è lui che sentirai parlare,
e le sue parole saranno i battiti
del tuo stesso cuore.
Non sei tu solo ad essere te stesso.
Sei presente nelle azioni degli altri uomini,
e questi, senza saperlo,
sono con te in ognuno dei tuoi giorni.
Non precipiteranno
se tu non precipiterai con loro,
e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.
PASQUA 2022
17.APRILE
LINK UTILI
Parrocchia Manzolino
e Cavazzona
OGGI...
Non credere in un Dio
lontano: quel Dio non
esiste. Credi invece nel
tuo Dio creatore padre
ed amico: egli è dentro di
te, non come se occupasse
uno spazio, ma come
essenza, come parte del
tuo essere. Tu sei
“tempio di Dio”, ha
detto san Paolo (1Cor
3,16). Pertanto sia che
tu lavori, riposi, parli o
pensi, Dio è con te perché
è nel tuo essere, come
presenza viva che ti accompagna
in ogni istante
della tua vita. Prendi
coscienza di questo per
vivere meglio.
Tutti
vorrebbero guarire dai mali del corpo, ma non possono, tutti potrebbero guarire dai mali dell'anima, ma non vogliono. (Annibal Caro)
Preghiera
La pace verrà
Se tu credi che un sorriso è più forte
di un'arma,
Se tu credi alla forza di una mano
tesa,
Se tu credi che ciò che riunisce gli
uomini è più importante di ciò che li
divide,
Se tu credi che essere diversi è una
ricchezza e non un pericolo,
Se tu sai scegliere tra la speranza o
il timore,
Se tu pensi che sei tu che devi fare il
primo passo piuttosto che l'altro,
allora...
La pace verrà.
Se lo sguardo di un bambino
disarma ancora il tuo cuore,
Se tu sai gioire della gioia del tuo
vicino,
Se l'ingiustizia che colpisce gli altri
ti rivolta come quella che subisci tu,
Se per te lo straniero che incontri è
un fratello,
Se tu sai donare gratuitamente un
po' del tuo tempo per amore,
Se tu sai accettare che un altro, ti
renda un servizio,
Se tu dividi il tuo pane e sai aggiungere
ad esso un pezzo del tuo cuore,
allora...
La pace verrà.
Se tu credi che il perdono ha più
valore della vendetta, se tu sai cantare
la gioia degli altri e dividere la
loro allegria,
Se tu sai accogliere il misero che ti fa
perdere tempo e guardarlo con dolcezza,
Se tu sai accogliere e accettare un
fare diverso dal tuo, allora….
VIGNETTA
IL NUOVO MESSALE
CONFESSO
Fratelli
e sorelle parole inclusive
L’atto penitenziale ha un’aggiunta “inclusiva”. Così diremo: «Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle...». SIGNORE, PIETÀ
Così prevale il «Kýrie»
Sono privilegiate le invocazioni in greco «Kýrie, eléison» e «Christe, eléison» sull’italiano «Signore, pietà» e «Cristo, pietà». GLORIA
Gli «amati dal Signore»
Il Gloria avrà la nuova formulazione «pace in terra agli uomini, amati dal Signore» che sostituisce gli «uomini di buona volontà». CONSACRAZIONE 1
La «rugiada» dello Spirito
Dopo il Santo, il prete dirà: «Veramente santo sei tu, o Padre...». E proseguirà: «Santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito». CONSACRAZIONE 2
«Presbiteri e diaconi»
Nella consacrazione si ha «Consegnandosi volontariamente alla passione ». E nell’intercessione per la Chiesa l’unione con «tutto l’ordine sacerdotale» diventa con «i presbiteri e i
diaconi». AGNELLO DI DIO
La «cena dell’Agnello»
Il prete dirà: «Ecco l’Agnello di Dio.... Beati gli invitati alla cena dell’Agnello ». LA CONCLUSIONE
Più sobrio il congedo
Al termine ci sarà la formula: «Andate e annunciate il Vangelo del Signore ».