VIA CRUCIS 31.MARZO 2023

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QUARESIMA 2023

QUARESIMA  2023

22 FEBBRAIO: MERCOLEDI DELLE CENERI: ORE 20,30 S. MESSA - INIZIO DELLA QUARESIMA (giornata di Digiuno e Astinenza dalle carni)

TUTTE LE DOMENICHE DI QUARESIMA VIA CRUCIS IN CHIESA ALLE ORE 16.00

STAZIONI QURESIMALI ZONA PASTORALE CASTELFRANCO EMILIA:

Venerdì 24 febbraio a Manzolino alle ore 20,45 Ora di adorazione Eucaristica guidata.

Venerdì 3 marzo a Castelfranco Emila alle ore 20,45 celebrazione della S. Messa.

Venerdì 10 marzo alla Cavazzona, ore 20,30 Lectio Divina.

Venerdì 17 marzo a Panzano, ore 20,30 Santa Messa

Venerdì 24 marzo a Castelfranco Emilia, ore 20,30 Liturgia penitenziale, e confessioni.

Venerdì 31 marzo a Piumazzo, ore 20,30 Via Crucis per le vie del paese, animata dai giovani.

MERCOLEDI' 22 MARZO ORE 20.45 LECTIO DIVINA GUIDATA DA STEFANO TAMPIERI

SABATO 25 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE-SOLENNITA’ SANTA MESSA ORE 18.00 AL SANTUARIO DELLA PROVVIDENZA

VENERDI 31 MARZO Via Crucis dei giovani ore 20.00

Giovedì 30 Marzo CONFERENZA SUI SIMBOLI CRISTIANI DEL Dott. Fra Mauro Giorgio Ferretti, Magister Templi 

LETTERA DEL PARROCO

La quaresima è un tempo “forte” che ci offre l’energia per affrontare e vincere le insidie del tentatore, che purtroppo non sta mai con le mani in mano, e si dice non dorma nemmeno di notte. E le studia tutte per attirarci lontano dal Signore. Per non dare l’impressione che nella lotta contro il male possiamo farcela da soli, sarebbe meglio dire che in questo tempo dovremmo stare più uniti al Signore Gesù, e con Lui sostenere la dura battaglia contro le tentazioni; sicuri che il ruolo più importante e impegnativo in questa partita lo gioca proprio Lui. La Chiesa in questo tempo di grazia mette a nostra disposizione gli strumenti indispensabili per vincere il male e il peccato. Uno di questi è la preghiera. A questo proposito San Benedetto da Norcia nella Regola che ha scritto per i suoi monaci ha un capitolo proprio sulla quaresima.

Al numero 49 raccomanda ai suoi monaci che si applichino, durante questo tempo, a una preghiera “accompagnata da lacrime”, siano esse di pentimento o dell’amore.

Mi sembra questo un buon suggerimento anche per ciascuno di noi, pur non essendo tenuti al rispetto della regola monastica. La preghiera condita di lacrime mi sembra un’ottima partecipazione alla Passione del

Signore, che per noi ha versato non solo lacrime, ma anche il suo prezioso sangue. Quando ripensando la nostra vita di fede ci accorgiamo di aver tradito il Signore col nostro peccato, di avergli voltato le spalle perché volevamo affermare la nostra autonomia da Lui, quando ci sentiremo il cuore pesante, ecco che viene il momento di alleggerire il carico e di fare ammenda dei nostri peccati. E se le calde lacrime righeranno il nostro volto, saranno come un balsamo per il nostro cuore; e se poi avremo anche il coraggio di andarci a confessare, gusteremo nuovamente l’abbraccio amoroso del Padre che ci accoglierà come figli prodighi. E le nostre lacrime di amarezza si confonderanno con quelle d’amore del Signore, e sarà gioia vera.

Nel bollettino che avete fra le mani troverete anche altre iniziative per vivere bene la quaresima, a partire dall’inizio con la celebrazione delle Ceneri, mercoledì 22

febbraio; le stazioni quaresimali, la Via Crucis ogni domenica pomeriggio in chiesa e

tante altre belle cose che ci aiuteranno nel cammino. Termino questa mia lettera con il messaggio quaresimale dell’anno 2013, di Papa Benedetto XVI: “In questo tempo di quaresima, in cui ci prepariamo a celebrare l’evento della Croce e della Risurrezione, nel quale l’amore di Dio ha redento il mondo e illuminato la storia, auguro a tutti voi di vivere questo tempo prezioso ravvivando la fede in Gesù Cristo, per entrare nel suo stesso circuito d’amore verso il Padre e verso ogni fratello che incontriamo nella nostra vita”. Buona quaresima e Santa Pasqua.

don Giancarlo

BENEDIZIONI PASQUALI 2023

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BOLLETTINO PARROCCHIALE NR. 370 QUARESIMA E PASQUA 2023

ORARIO SANTE MESSE DA DOMENICA       29 GENNAIO 2023

Orari Sante messe :

 

Feriali: ore 18,30 Lunedì, Martedì, Giovedì e Venerdì  

             ore 20,00  Mercoledì  

Prefestiva: ore 18,00   

Festiva: ore 09.45 e 11.00

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CALENDARIO LITURGICO SETTIMANALE

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Tutti i mercoledì

  

 

SANTA MESSA ORE 20.00 E A SEGUIRE LA RECITA DELLA CORONCINA ALLA DIVINA MISERICORDIA 

TUTTE LE DOMENICHE

 

 

 

ALLE ORE 16.00 ADORAZIONE EUCARISTICA E RECITA  DEL SANTO ROSARIO

IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

PREGHIERA DELLA SETTIMANA

Preghiera del 19.marzo 2023

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LA FOTO DELLA SETTIMANA

La  foto del  12.marzo 2023

CANTARE INSIEME FA BENE!

CORO SAN GIACOMO
CORO SAN GIACOMO
Cantare in coro fa bene perchè stimola la creatività, le relazioni sociali e affettive, sviluppa l'ascolto, l'attenzione, l'espressione e la comunicazione e fa' apprendere un nuovo linguaggio, quello musicale.
Nel coro non ci sono differenze, alti e bassi, grassi o magri, giovani e meno giovani, tutti sono ugualmente importanti e ognuno contribuisce con la propria voce a creare un suono magico e meraviglioso, il suono del CORO.
Il Coro S. Giacomo di Piumazzo, presente in parrocchia da 25 anni anima le celebrazioni liturgiche della comunità e organizza concerti e attività culturali e musicali.
Stiamo cercando nuove voci, femminili e maschili, e una potrebbe essere proprio la tua!
Per informazioni rivolgersi a don Remo o alla direttrice Maria Teresa. Ti aspettiamo! 
Elenco dei prossimi appuntamenti del Coro S. Giacomo: 

 Egli guarda me ed io guardo Lui 

Il Santo Curato d'Ars incontrava spesso, in Chiesa, un semplice contadino della sua Parrocchia.
Inginocchiato davanti al Tabernacolo, il brav'uomo rimaneva per ore immobile, senza muovere le labbra.
Un giorno, il Parroco gli chiese:
"Cosa fai qui così a lungo?".
"Semplicissimo. Egli guarda me ed io guardo Lui".

Puoi andare al tabernacolo così come sei. Con il tuo carico di paure, incertezze, distrazioni, confusione, speranze e tradimenti. Avrai una risposta straordinaria: «Io sono qui!».
«Che ne sarà di me, dal momento che tutto è così incerto?». «Io sono qui!».
«Non so cosa rispondere, come reagire, come decidermi nella situazione difficile che mi attende». «Io sono qui!».
«La strada è così lunga, io sono così piccolo e stanco e solo...». «Io sono qui!».

Bruno Ferrero, Il canto del grillo

III DOMENICA DI QUARESIMA A

Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.

12. MARZO 2023

Cristo ci assicura della presenza di Dio. Egli non è più da ricercare su un monte o in un tempio, ma nella persona di Gesù, l’unico capace di saziare qualsiasi sete di verità, di libertà, di giustizia, di vita, di amore, di pace. 

Grazie, Signore, ci offri un'acqua che non osavo sperare. Ci hai donato te stesso, acqua che non ristagna, acqua che disseta per sempre. Scava in noi il vuoto, riempilo di desiderio. Fa’ emergere la sete, attraici con il tuo dono. Dilata il nostro cuore, infiammane l’attesa. Da’ nome a quella sete che dentro ci brucia, senza che sappiamo chiamarla con il suo vero nome. Riportaci in noi stessi, nel centro più segreto dove nessun altro giunge. Tra le dure pietre dell’orgoglio, il fango dei compromessi, la sabbia dei rimandi, scava tu stesso un varco al tuo Santo Spirito. "Dacci sempre o Signore  l'acqua viva che disseta!"

NON DI SOLO PANE NR.1076

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PREGHIERA IN FAMIGLIA

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Riflessione Vangelo: III domenica Quaresima A 2023

E' mezzogiorno, affaticato ed accaldato, Gesù si siede sul pozzo e senza tanti preamboli dice alla donna: dammi da bere. Se è solo una richiesta è una richiesta fatta attraverso un verbo imperativo, una richiesta fatta in maniera un pò perentoria, che a prima vista può dare l'effetto di una sgradita imposizione: dammi da bere, non per cortesia, ma per diritto. Quel Cristo,oggi con la faccia di un padre senza casa e senza lavoro, chiede a me, ripeto, non per cortesia ma per diritto, chiede a me: dammi da bere. E dammi da bere me lo chiedono quelle famiglie sconvolte dall'inquietudine e dalla insicurezza, quella povera gente spazzata via dagli tsunami di turno, da politiche corrotte, da soprusi e ingiustizie. Dammi da bere, in bocca ai bambini seviziati e maltrattati, a donne umiliate e calpestate. Quel Cristo, oggi con la faccia di una società ormai allo sfascio e con pezzi di stracci che volano per aria, forse con la faccia di chi vive accanto a me o addirittura insieme, è quello stesso Cristo che chiede: dammi da bere. Tutti quelli che abbiamo spogliato col nostro egoismo, la nostra indifferenza e la nostra stupida superbia. Il paradiso sono gli altri e spesso quello che ricerchiamo lassù fra le nubi lo troviamo invece quaggiù nei nostri fratelli che chiedono: dammi da bere, e non per cortesia, ma per diritto.

VIDEO VANGELO PER I BAMBINI

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 4,5-42
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, [ vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

IL VIDEO DEL MESE

Per le vittime di abusi – Il Video del Papa 3 – Marzo 2023

Il video con l'intenzione di preghiera di Papa Francesco per il mese di marzo 2023: Preghiamo per quanti soffrono a causa del male ricevuto da parte di membri della comunità ecclesiale: perché trovino nella Chiesa stessa una risposta concreta al loro dolore e alle loro sofferenze. A cura della Rete Mondiale di Preghiera del Papa - Apostolato della Preghiera. In lingua spagnola con traduzione e sottotitoli in italiano.

NOTIZIE DAL MONDO

Francesco 10. Molti semi devono ancora maturare: Chiesa in uscita, un cantiere aperto

Dieci anni di pontificato di papa Francesco non sono l’ora di un bilancio. Piuttosto, dopo dieci anni, bisogna guardare avanti. Non siamo in una fase finale. Infatti, alcuni “semi” del pontificato devono ancora maturare. Prima di tutto, quello subito gettato nel 2013 con l’Evangelii gaudium: una Chiesa in uscita sulla strada, che dialoga con tutti e comunica il Vangelo. Un sogno antico, che risale al Concilio, all’Ecclesiam suam di Paolo VI: quello «di chi avverte – scrisse papa Montini – di non poter più separare la propria salvezza dalla ricerca di quella altrui, di chi si studia continuamente di mettere il messaggio, di cui è depositario, nella circolazione dell'umano discorso».

Invece è cresciuta, negli ultimi due decenni, una tendenza alla “separatezza”, che vuol dire ripiegamento, tradizionalismo, autoreferenzialità. Questo è forse dovuto all’infrangersi, tipico della società globale, del senso del “noi” ecclesiale, che il Concilio aveva rafforzato parlando di popolo di Dio, comunione e comunità. È invalso, in parte, un soggettivismo, che spiega il distacco dalla realtà storica, il non fare popolo con la Chiesa. Questo è derivato anche dalla delusione di un’evangelizzazione, di cui tanto si è discusso, ma che non ha dato i suoi frutti. La Chiesa ne ha molto parlato, ma sono diminuite la sua partecipazione e rilevanza nella vita sociale e delle persone.

In realtà, c’è da ricomprendere meglio il mondo in cui vive la Chiesa di Francesco. Abbiamo tanto ragionato di secolarizzazione. Abbiamo visto meno fedeli in chiesa. Abbiamo misurato la pratica religiosa. Ne abbiamo dedotto un declino costante. Sì, forse il declino c’è, ma la realtà della società è cambiata tanto, verso la fede e la Chiesa. Non c’è un mondo ostile, com’era prima o dopo il Concilio. E poi non si può misurare la domanda religiosa solo con la pratica della Messa domenicale. C’è un interesse più largo, discontinuo ma profondo, verso la Chiesa e il suo messaggio. C’è un mondo di credenti, anche se non praticanti, difficile da quantificare ma reale. Questo esige un dialogo approfondito, senza attitudini proselitistiche, e con grande disponibilità. Chi sono gli attori di tale dialogo con un clero, diminuito di numero, quindi molto occupato nella vita liturgica e istituzionale? Nel futuro, c’è un appuntamento vero con la proposta dell’Evangelii gaudium, che va discussa. La sinodalità deve riguardare il futuro della Chiesa e le scelte concrete (che sembrano prese a un livello “altro”).

Discutere di futuro è un segno di speranza in un tempo segnato dalla guerra in Ucraina e tanti, troppi, altrove. Il che induce al pessimismo, a non rischiare, a chiudersi. Francesco ha lottato e lotta contro la guerra. Fratelli tutti è un messaggio contro la guerra: è la proposta di colmare i vuoti del mondo globale e di superare le tensioni con la fraternità. La deglobalizzazione è il futuro, dopo un rapido processo di mondializzazione, che è stato tutto centrato sui mercati e l’economia e ha suscitato reazioni identitarie forti, quali lo scontro di civiltà e di religioni e i vari fondamentalismi. La Chiesa è, a suo modo e da sempre, una realtà globale, che armonizza la dimensione universale e locale. Un mondo che si deglobalizza riscopre muri e frontiere, manifestandosi poco partecipe della storia degli altri. La Chiesa non vive un cosmopolitismo irreale, ma propone una fraternità universale, radicata nelle comunità e nei popoli.

In dieci anni di pontificato, è maturato un patrimonio di esperienze e di visioni con cui affrontare saldamente questo complesso e combattuto secolo XXI, senza le ingenuità di ieri, ma senza nemmeno quel pessimismo chiuso e aggressivo che sta guadagnando troppi cuori e troppe politiche. Anche nelle faglie di un mondo diviso, nelle chiusure allo spirito o all’altro, persino negli scontri, la Chiesa – «esperta di umanità», come diceva Paolo VI – avverte una sete di Dio e un desiderio di essere fratelli e sorelle. Questo mondo prega, forse più di ieri: lo si vede in tanti angoli della vita, nell’incontro con le persone. C’è poi un’urgenza di pace, da sostenere e vivere. Non è l’ora del pessimismo del declino, ma della lotta e della speranza per aprire i cuori e liberare il mondo dalla paura del futuro. Papa Francesco agli occhi di tanti è il compagno e il maestro con cui affrontare le sfide del terzo decennio di questo XXI secolo.

IL LIBRO DELLA SETTIMANA

Le ultime parole di Gesù (Dimensioni dello spirito) -di Angelo Comastri

Descrizione

"Testamento Spirituale" è la sintesi di ciò che una persona vuole dire e vuole lasciare a coloro che gli sono cari. Gesù ci ha lasciato un Testamento? Ci ha lasciato una sintesi del suo messaggio? Nell'Ultima Cena, ci ricorda l'evangelista Giovanni, Egli ci ha consegnato un comandamento nuovo -- il comandamento dell'amore reciproco -- che è la sintesi di tutta la sua vita, di tutta la sua missione, di tutta la sua eredità.
Secondo il Card. Comastri, la sintesi più convincente della novità che Gesù ha portato nel mondo sono le parole che Egli ha pronunciato dalla Croce. Proprio perché in quel momento tutto era essenziale e ogni parola costava sacrificio, quelle parole sono il vero "Testamento Spirituale" di Gesù. Per questo è importante riascoltarle, meditarle, come fa l'autore nel presente volume, affinché entrino e parlino al nostro cuore. Quelle parole, infatti, hanno un'efficacia che non potrà mai invecchiare. Possono guidare il cammino e i pensieri di ogni uomo. Le immagini, a commento delle singole parole di Gesù, rendono il testo ancora più suggestivo e commovente.

DIOCESI DI BOLOGNA

Per seguire le celebrazioni del cardinal Zuppi collegarsi a questo link:   www.youtube.it/user/12portebo

Prossimi appuntamenti

LE PAROLE DEL PAPA

Rimaniamo uniti nella fede e nella solidarietà con i popoli che soffrono a causa della guerra, soprattutto non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino.


PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 8 marzo 2023

Catechesi. La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente. 6. Il Concilio Vaticano II. 1. L’evangelizzazione come servizio ecclesiale

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nella scorsa catechesi abbiamo visto che il primo “concilio” nella storia della Chiesa - concilio, come quello del Vaticano II -, il primo concilio, fu convocato a Gerusalemme per una questione legata all’evangelizzazione, cioè l’annuncio della Buona Notizia ai non ebrei – si pensava che soltanto agli ebrei si doveva portare l’annuncio del Vangelo. Nel XX secolo, il Concilio Ecumenico Vaticano II ha presentato la Chiesa come Popolo di Dio pellegrino nel tempo e per sua natura missionario (cfr Decr. Ad gentes, 2). Cosa significa questo? C’è come un ponte tra il primo e l’ultimo Concilio, nel segno dell’evangelizzazione, un ponte il cui architetto è lo Spirito Santo. Oggi ci mettiamo in ascolto del Concilio Vaticano II, per scoprire che evangelizzare è sempre un servizio ecclesiale, mai solitario, mai isolato, mai individualistico. L’evangelizzazione si fa sempre in ecclesia, cioè in comunità e senza fare proselitismo perché quello non è evangelizzazione.

L’evangelizzatore, infatti, trasmette sempre ciò che lui stesso o lei stessa ha ricevuto. Lo scriveva per primo San Paolo: il vangelo che lui annunciava e che le comunità ricevevano e nel quale rimanevano salde è quello stesso che l’Apostolo aveva a sua volta ricevuto (cfr 1 Cor 15,1-3). Si riceve la fede e si trasmette la fede. Questo dinamismo ecclesiale di trasmissione del Messaggio è vincolante e garantisce l’autenticità dell’annuncio cristiano. Lo stesso Paolo scrive ai Galati: «Se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema» (1,8). È bello questo e questo viene bene a tante visioni che sono alla moda…

La dimensione ecclesiale dell’evangelizzazione costituisce perciò un criterio di verifica dello zelo apostolico. Una verifica necessaria, perché la tentazione di procedere “in solitaria” è sempre in agguato, specialmente quando il cammino si fa impervio e sentiamo il peso dell’impegno. Altrettanto pericolosa è la tentazione di seguire più facili vie pseudo-ecclesiali, di adottare la logica mondana dei numeri e dei sondaggi, di contare sulla forza delle nostre idee, dei programmi, delle strutture, delle “relazioni che contano”. Questo non va, questo deve aiutare un po’ ma fondamentale è la forza che lo Spirito ti dà per annunciare la verità di Gesù Cristo, per annunciare il Vangelo. Le altre cose sono secondarie.

Ora, fratelli e sorelle, ci poniamo più direttamente alla scuola del Concilio Vaticano II, rileggendo alcuni numeri del Decreto Ad gentes (AG), il documento sull’attività missionaria della Chiesa. Questi testi del Vaticano II mantengono pienamente il loro valore anche nel nostro contesto complesso e plurale.

Prima di tutto, questo documento, AG, invita a considerare l’amore di Dio Padre, come una sorgente, che «per la sua immensa e misericordiosa benevolenza liberatrice ci crea e, inoltre, per grazia ci chiama a partecipare alla sua vita e alla sua gloria. Questa è la nostra vocazione. Egli per pura generosità ha effuso e continua a effondere la sua divina bontà, in modo che, come di tutti è il creatore, così possa essere anche “tutto in tutti” (1 Cor 15,28), procurando insieme la sua gloria e la nostra felicità» (n. 2). Questo brano è fondamentale, perché dice che l’amore del Padre ha per destinatario ogni essere umano. L’amore di Dio non è per un gruppetto soltanto, no… per tutti. Quella parola mettetela bene nella testa e nel cuore: tutti, tutti, nessuno escluso, così dice il Signore. E questo amore per ogni essere umano è un amore che raggiunge ogni uomo e donna attraverso la missione di Gesù, mediatore della salvezza e nostro redentore (cfr AG, 3), e mediante la missione dello Spirito Santo (cfr AG, 4), il quale, Spirito Santo, opera in ciascuno, sia nei battezzati sia nei non battezzati. Lo Spirito Santo opera!

Il Concilio, inoltre, ricorda che è compito della Chiesa proseguire la missione di Cristo, il quale è stato «inviato a portare la buona novella ai poveri; per questo – prosegue il documento Ad gentes – è necessario che la Chiesa, sempre sotto l’influsso dello Spirito Santo, lo Spirito di Cristo, segua la stessa strada seguita da questi, la strada cioè della povertà, dell’obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso fino alla morte, da cui poi, risorgendo, Egli uscì vincitore» (AG, 5). Se rimane fedele a questa “strada”, la missione della Chiesa è «la manifestazione, cioè l’epifania e la realizzazione, del piano divino nel mondo e nella storia» (AG, 9).

Fratelli e sorelle, questi brevi cenni ci aiutano a comprendere anche il senso ecclesiale dello zelo apostolico di ciascun discepolo-missionario. Lo zelo apostolico non è un entusiasmo, è un’altra cosa, è una grazia di Dio, che dobbiamo custodire. Dobbiamo capire il senso perché nel Popolo di Dio pellegrino ed evangelizzatore non ci sono soggetti attivi e soggetti passivi. Non ci sono quelli che predicano, quelli che annunciano il Vangelo in un modo o nell’altro, e quelli che stanno zitti. No. «Ciascun battezzato – dice Evangelii Gaudium - qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 120). Tu sei cristiano? “Sì, ho ricevuto il Battesimo…” E tu evangelizzi? “Ma cosa significa questo…?” Se tu non evangelizzi, se tu non dai testimonianza, se tu non dai quella testimonianza del Battesimo che hai ricevuto, della fede che il Signore ti ha dato, tu non sei un buon cristiano. In virtù del Battesimo ricevuto e della conseguente incorporazione nella Chiesa, ogni battezzato partecipa alla missione della Chiesa e, in essa, alla missione di Cristo Re, Sacerdote e Profeta. Fratelli e sorelle, questo compito «è uno e immutabile in ogni luogo e in ogni situazione, anche se in base al variare delle circostanze non si esplica allo stesso modo» (AG, 6). Questo ci invita a non sclerotizzarci o fossilizzarci; ci riscatta da questa inquietudine che non è di Dio. Lo zelo missionario del credente si esprime anche come ricerca creativa di nuovi modi di annunciare e testimoniare, di nuovi modi per incontrare l’umanità ferita di cui Cristo si è fatto carico. Insomma, di nuovi modi per rendere servizio al Vangelo e rendere servizio all’umanità. L’evangelizzazione è un servizio. Se una persona si dice evangelizzatore e non ha quell’atteggiamento, quel cuore di servitore, e si crede padrone, non è un evangelizzatore, no… è un poveraccio.

Risalire all’amore fontale del Padre e alle missioni del Figlio e dello Spirito Santo non ci chiude in spazi di statica tranquillità personale. Al contrario, ci porta a riconoscere la gratuità del dono della pienezza di vita alla quale siamo chiamati, questo dono per il quale lodiamo e ringraziamo Dio. Questo dono non è soltanto per noi, ma è per darlo agli altri. E ci porta anche a vivere sempre più pienamente quanto ricevuto condividendolo con gli altri, con senso di responsabilità e percorrendo insieme le strade, tante volte tortuose e difficili della storia, in attesa vigilante e operosa del suo compimento. Chiediamo al Signore questa grazia, di prendere in mano questa vocazione cristiana e rendere grazie al Signore per quello che ci ha dato, questo tesoro. E cercare di comunicarlo agli altri.