DIARIO DAL 24/12/2017

24 Dicembre 2017 Domenica

Messa unica al mattino, partecipata. Bella l'organizzazione delle catechiste, con inviti augurali e canto finale dei bambini. Clima gioioso; chiedo allo Spirito sia anche clima di preghiera.

 

Il babbo sta per essere trasportato a casa in ambulanza. Ogni ricovero per lui è soluzione di un problema e apertura di un altro. Stamattina attraverso il racconto, da parte della moglie, dei sei anni di malattia estrema di Romano Mezzanotte, capisco che, pur grave e infinitamente limitante la condizione del babbo, la "voglia di vivere" ha un potere immenso. Quale sorte ci aspetta? 

 

Sempre dal ricordo di don Giovanni Benassi, prete molto "serio", capisco quanto la "gioia" sia importante testimonianza cristiana. Non sta bene chiedersi troppo "chi siamo", "cosa dobbiamo fare", "quale è il proprio carisma". Tuttavia oggi ispira rapportare questa domanda, alla risposta data prima: "la gioia" è vera vocazione, carisma, servizio. Ci sono anime che sanno fare e dire poco, ma hanno il dono di innata letizia, semplicità; a loro pare di donare niente, invece donano Dio, attraverso la gioia.

 

La povertà, tanto conclamata da Papa Francesco, oggetto di una domanda costante, ricerca e anche disagio, di fronte a tante possibile risposte, non autentiche, o non realizzabili, oggi trova prospettiva nuova, personale e positiva. Non nel vivere di fame e di freddo, non la mancanza di soldi, cibo e vestiti, ma la "mancanza di tempo", la "impotenza di fronte a situazioni più grandi", come l'avere in casa un malato grave, cronico, due genitori anziani. Vivere con semplicità e gratitudine questa situazione, senza omettere, per quanto possibile, la cura di se stessi e del proprio lavoro, questa è la "povertà buona" che chiede Gesù; accettare con pace e gioia le limitazioni concrete del proprio destino, non sentendole come ostacoli, ma occasioni. 

 

Lo scenario evangelico, anche la tradizione classica della spiritualità, non contempla il caso della malattia, la malattia moderna, quella che trova sempre una risposta clinica, la quale non fa che  prolungare l'infermità, spostare in avanti la morte, con conseguenze assolutamente nuove, per l'anima del malato e di chi gli sta vicino. Le lunghe malattie fino a poco tempo non esistevano, dunque sono ambito di una condizione spirituale nuova. Come detto, i malati gravi cronici sono sacramento insieme del Natale e della Pasqua, di Gesù bimbo e di Gesù che soffre, qualcosa di inauditamente nuovo, e misteriosamente, drammaticamente, completo.

 

in casa abbiamo cambiato i letti, al babbo quello attrezzato, alla mamma il mio singolo, io il loro. Adesso dormo nel matrimoniale, lettone in cui andavo da piccolino. Adattamento al presente, recupero del passato, conformazione a colui "che esce come sposo dalla stanza nuziale

27 Dicembre 2018. Mercoledì 

Natale e S. Stefano con bella preparazione, di chiesa, altare, liturgie, presepe, mostre, ecc confortante presenza di gente ai vari momenti. Continua alternanza per me fra chiesa e camera del babbo, dona dimensione intensa. Se il rischio della routine (religiosa) è la banalità, gli eventi me ne preservano. Vivo una forte limitazione, apparentemente. Ma la presidenza nelle celebrazioni, pubblica, comunicativa, ne risente positivamente.  

 

Continuo a frequentare l'universo spirituale di Gianni Zaccherini, la lettura personale della Apocalisse, i commenti di D. Barsotti, le omelie di Dossetti. Sento l'aiuto di questi testimoni e maestri e parimenti il dovere di percorrere una mia strada, non per egoismo, ma sincerità, responsabilità, gioia. Nella mia ricerca, incrocio la relazione del Prof. Massimo Cacciari sulla Apocalisse: non dice tutto, ma qualcosa di importante lo dice proprio bene. 

Durante le pulizie in teatro, per preparare il Concerto Banda del 26 Dicembre, mi lascio andare con Stefano alla idea di una lettura pubblica e continuata della Apocalisse: "Immagina 22 lettori, che si alternano, in un pomeriggio o sera ... sento che leggerla tutta, in una volta sola, sia una esperienza vera, straordinaria, utile, che può fare del bene e aprire tante strade ...".

 

Babbo mangia sempre di meno, dorme sempre di più. Potrebbe riprendersi, potrebbe non riprendersi. In casa si è trovato equilibrio nel gestire tecnicamente la situazione. Il nuovo lettino attrezzato, dal babbo accettato (temevo un rifiuto, per l'evidente messaggio di gravità) aiuta molto e lui sente protezione. Anche mamma più serena: con l'aiuto dei servizi infermieristici domiciliari, avverte di poter affrontare le necessità. Ovviamente si appoggia molto a me, questo è naturale e benefico, per entrambi. 

 

Visita a Teresa, bimba di 14 anni, venuta con la famiglia ad abitare a Piumazzo da poco, gravemente cerebrolesa, minutissima, non parla, non cammina. Insistentemente prende il mio braccio perchè la avvolga e la mano perchè la accarezzi. Mamma Floriana stupita dice: "è sempre molto sospettosa con chi incontra la prima volta ... si vede che la sente subito uno di famiglia".  Poco dopo, alla Messa leggiamo: "Ciò che i nostri occhi hanno visto, le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, perchè la Vita si è fatta visibile, noi lo comunichiamo a voi, perchè la nostra gioia sia piena" I Giov 1-2

 

28 Dicembre 2017 Giovedì 

La lezione di Cacciari e la omelia di Dossetti, alla messa del giorno di Natale, sono la luce del giorno. Visioni estreme, dunque semplificate e fortissime, che spingono a conversione. Chiavi per un rinnovato ministero, che avverto significative anche per il cuore dei giovani.

 

Immagino di lasciare tutto, "con solo un sacchetto sulle spalle" - lo so bene che è solo una immagine - partire, per vivere di Cristo, solamente e totalmente. C'è qualcosa che lo impedisce, anche nel presente. Una vita parrocchiale che non tocca il centro delle cose, banale e mondana, triste e inutile. Non lo dico contro persone o cose, in mezzo alla quali vivo, verso cui c'è stima e riconoscenza, ma contro di me, che non mi decido alla luce. 

 

Trovare Cristo nella preghiera, nella Parola, quella "del giorno". Comprendo come sia importante non scegliere la Parola, ma lasciarsi scegliere da lei. Perchè in essa ci sono temi molto diversi: invito alla lotta e invito alla pace, inviti al pianto e inviti all'allegria, inviti alla azione e inviti all'attesa. La Parola "del giorno" è quella da ascoltare, per capire la quale, occorre consuetudine a tutta la Sacra Scrittura. Ecco il senso dello studio e della lectio divina.

 

Si impone sicuramente una conversione, anche operativa, esteriore. Ma essa deve procedere da quella interiore. In molta parte è la vita stessa che costruisce il cambiamento, anche la vecchiaia e malattia fanno parte di questa opera divina. Ma è certo che, se non nasce da Dio, ogni cambiamento è inutile, e più dannoso dell'inerzia, "perchè nasce da orgoglio" come ha detto papà, nella sua ultima, solenne, parola magistrale. Eppure proprio il rapporto con mio padre, dalla personalità così diversa, dalla costante tensione, fra una mia forma di strada che lui non capisce, disapprova, eppure alla fine commosso accetta e stima, è chiave per la svolta. 

 

Il Papa, in una Lettera Apostolica del 11 luglio 2017, stabilisce un terzo "criterio di santità", nei processi di canonizzazione, accanto a "martirio" e "eroicità delle virtù", quello di "dare la vita per gli altri". La virtù personale passa in secondo ordine rispetto all'amore, che acquista così evangelicamente il primo posto. Nello stesso giorno, il Papa proclama la Festa di Maria Maddalena, solenne come quella degli Apostoli. La fede del futuro, più mariana, femminile e popolare, legata a Maria e ai poveri, dove "ascoltare e dare rilievo di più le donne, alle religiose"

 

Marisa (nome fittizio), telefona dicendo di avere bisogno. So che chiederà soldi. Le do appuntamento in chiesa, per sacralità e creare difesa. Mentre racconta per l'ennesima volta le sue disavventure, dove emerge, fra le necessità, il regalino ai figli, (già trentenni), benzina, meccanico, gommista, sigarette, oltre che bollette scadute, affitto non pagato, ecc. Combatto fra la volontà di ascoltarla, in quanto "povera", vedervi Cristo, e la voce di mio padre, che taglierebbe corto, dicendo "è una stupida, viziosa, assecondarla non le si fa bene". Resisto nel non dare soldi, ma cerco di lasciare aperto il discorso, nella gentilezza. Se ne va serena.

 

In una prospettiva apocalittica, da fine di ogni cosa, di "Cristo Tutto in Tutti", cosa importa se una creatura non riesce a creare armonia con questo mondo; se pur corteggiandolo ne rimane costantemente scartata; cosa importa se sciupa il suo tempo e le sue energie ad inseguire briciole di un benessere che non ha più consistenza, a fronte di Splendore altro, per tutti. La cosa drammatica è che in me, prete e chiesa, non vede questo Splendore altro, ma un rubinetto di quel mondo vecchio, fatto di pochi spiccioli, per benzina, regalini e sigarette. 

 

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Dopo la Messa del Santi Innocenti, lettura di un testo di don Umberto Neri, su "Indicazioni per una nuova evangelizzazione", dal sito "Esegesi delle Scritture". Riflessione intelligente e ispirata, per orientare presente e futuro nella verità. Collegata al nostro Anno della Missione, della Parola e al nostro leggere in parrocchia l'Apocalisse: 

"La vita cristiana infine dovrà connotarsi come vita “escatologica”.

Nella consapevolezza del compimento dei tempi ormai avvenuto in Cristo, e nell’orientamento costante alla “fine” che rivelerà la giustizia e la verità del Signore, compiendo, finalmente, “giustizia vera” per tutti coloro che nel mondo hanno subìto afflizione e hanno atteso l’epifania del Salvatore.

Ma “vita escatologica” significa anche esistenza vissuta in quella integralità di fedeltà che può derivare solo dalla consapevolezza che effettivamente gli ultimi tempi sono giunti, e che sarebbe stoltezza suprema abbarbicarsi alle realtà già giudicate transeunti e illusorie.

Anche qui, è proprio necessario precisare che questo “escatologismo” non comporta affatto distacco dalle contingenze storiche e dall’impegno storico, ma anzi – nella nuova, inaudita libertà che ne deriva – una capacità incomparabilmente più grande di giocare la propria vita, tutta la propria vita, per la verità.

Don Umberto Neri

Scopro un libro, nella mia biblioteca: IL SIGNORE - di Romano Guardini -  un classico, il cui ultimo capitolo è tutto sulla Apocalisse. So già come passerò la notte.

 

l’Apocalisse è un libro di consolazione. Non è una teologia della storia o dei Novissimi, ma un conforto che Dio ha dato in mano alla sua Chiesa sul finire dell’epoca apostolica. Di questo conforto essa aveva bisogno, perché era molto tribolata. Lo Stato romano aveva dichiarato il cristianesimo suo nemico  e pose tra se stesso e quella fede l’aut aut. Ora ebbero inizio le persecuzioni vere e proprie e durarono più di duecento anni - facciamo bene a tenere a memoria questo numero. La prima di esse, quella di Domiziano, è la persecuzione dalla cui esperienza vissuta nasce l’Apocalisse...

Ma come consola Dio? Non come se dicesse: “La situazione di angustia, in fondo, non è tanto negativa”; essa è negativa e viene anche vista come tale. Dio non promette neppure interventi prodigiosi. La storia ha il suo tempo e il suo potere, anche quando si dirige contro Dio, ed essi non vengono aboliti. Tuttavia al di sopra della realtà terrena è indicata quella celeste. Al di sopra delle potenze della storia, che danno tribolazione, appare, silenzioso e inatteso, colui che esse attaccano, Cristo. Egli tutto vede, pondera tutto, dall’esordio intimo nel cuore fino all’estremo esplicarsi degli effetti nel corso degli eventi, e tutto scrive nel “libro” del suo sapere infallibile. E un giorno scoccherà l’ora in cui tutte le cose avranno avuto il loro tempo. Allora esse passeranno, ma Cristo vive. Tutto verrà di fronte a lui, ed egli pronuncerà la parola che svela ogni opera dell’uomo, assegna a ciascuna il suo preciso valore e permane in eterno... È questa la consolazione.  

                        Romano Guardini, testimone di carità intellettuale, apostolo dei giovani

 

29 Dicembre 2017 Venerdi 

Buon giorno, Gesù! Mi preparo, nella consolazione e nella tribolazione, ad un nuovo giorno, sulla tua Parola. Nella notte, papà ha chiamato più volte, per essere sollevato dalle sue pene fisiche. Per me è stato dolce, per lui di aiuto. Beato il figlio che può soccorrere il padre e Beato il padre che è soccorso dal figlio. 

 

"Signore apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode". Urge un bisogno apostolico, di donazione di vita, per il bene delle anime. Nella fede, per la loro fede -  Preghiera - Coltivare la divina Presenza. Lasciandosi andare con la chiesa dei santi - immagino di pregare a fianco di S Theresa di Gesù Bambino e a fianco di mio papà - Mi preparo al funerale di Silvana Zanna. 

 

Il tema della evangelizzazione dei giovani. Ingannevole coltivare illusioni, percorrendo strade sbagliate, obiettivi fuorvianti, ansie inopportune. Essi, come noi e più di noi, respirano il clima del tempo. Tentazione di uno spiritualismo razionalista (es. buddismo), tentazione di una ideologia tecnicistica (culto per la hi teh, in ogni sua forma). Vero problema, una chiesa di Cristo spenta. Lasciare che lo Spirito ci riaccenda. Preghiera, Parola, Luce, Verità. Ora!  Rosario! 

 

L'attaccamento alla Parola si compie con l'esercizio ordinato, appassionato e continuo della sua lettura e ascolto. "Chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto" I Gv. 2,4 Importante costruire un cammino, un ordine, un programma. Poi rimanere fedele alla "pratica", seguendo i criteri consueti: premettere e accompagnare con la preghiera dello Spirito Santo; intercalare silenzi; cercare vie di concretizzazioni, piccole, nella mia vita, nei miei rapporti. Se poi qualche volta, o spesso, non si riesce a capire, o a capire adeguatamente, non importa, è un atto di amore umile, quello di rimanere tranquilli e fiduciosi, proseguendo nel cammino. Orgoglioso e superbo chi vuole capire subito, capire tutto, sa quasi di volontà di possedere una sapienza, qualcosa di proprio, che contraddice lo Spirito della fede, che è umiltà, solo ricevere, con adorazione grata e operosa. 

 

 Le 7 stelle, che stanno nelle mani dell'Agnello, davanti ai 7 candelabri d'oro, sono i 7 angeli delle 7 chiese. Angeli, che poi nella interpretazione dei Padri, accanto alle creature celesti, sono i rispettivi Vescovi. Dunque, nel mio ministero di presidenza, in comunione col vescovo, sono anche io "stella" della comunità di Piumazzo. Come sarò oggi luce?

Al funerale di Zanna Silvana (10/1/1948 - 27/12/2017) si respira un clima che ricorda le caratteristiche descritte da D. Umberto Neri, sulle comunità nate dal vangelo : semplicità, serenità, libertà, pace, gratitudine, affetto. Ispira leggere alla Messa le letture del giorno, liberi di proclamare la fede, la "parola", senza bisogno di minimizzare o mediare. Il Coro dei giovani canta, anche questo è un "segno". 

Dal saluto di Luca Palazzolo: 

"Se c'è un aggettivo adatto a descriverti, cara Silvana, questo è "serena". In questi anni non c'è mai stato un momento in cui ti abbia vista arrabbiata, agitata, nervosa. Nemmeno in questi ultimi giorni, in quel posto nuovo per te, Avevi sempre un sorriso per tutti, una parola buona, un consiglio da dare. "Eh tanto passa!" amavi dirci ogni volta che ti raccontavamo le nostre paure, o le nostre sofferenze. E questa tua leggerezza e positività, la terremo sempre di insegnamento, per tutti i giorni che avremo davanti. Ora però concedicelo, non so quando passerà, e so già che tu ci guarderai storto, come facevi sempre quando dicevamo qialcosa di sbagliato. "No" ci dicevi quando qualcosa non ti piaceva, ma con quella dolcezza ed educazione che ti hanno sempre contraddistinto. Piccola di statura, ma fortissima. I tuoi occhi azzurri, sempre sorridenti alla vita, sempre curiosi. Curiosi come quell'estate, di qualche anno fa, quando per la prima volta hai visto il mare. Curiosi anche in questi giorni, con tutte quelle persone in camice bianco che ti giravano attorno. i tuoi occhi non li scorderò mai. Grazie per esserci sempre stata vicina. Nel tuo stesso modo noi saremo sempre vicini a Silvano. Ora ciao Silvanina e come amavi dirci tu ... Baci Baci  Ti vogliamo bene 

6 Gennaio 2018 Epifania del Signore

Continua il cammino sulla Parola. Uno dei gesti più significativi di questi giorni è la sistemazione della libreria, nella quale i testi sulla Sacra Scrittura, sparsi un pò ovunque, ora sono raccolti in una unica sezione.

 

E' interessante la sistemazione data alla mia libreria. Chiari i comparti di "agiografia" e "spiritualità", con una sezione dedicata a Don Divo Barsotti, a don Giuseppe Dossetti, al card Biffi e a Papa Ratzinger. Importante la zona di "letteratura", con molte opere classiche e moderne. Poi i mondi "pellegrinaggio" e "montagna", parte significativa nel mio cammino umano e religioso. Due piccoli settori di "storia" e "liturgia", poche opere di teologia, pastorale e catechesi. Adesso la Parola di Dio risplende, anche fisicamente, al mio sguardo. I libri che possiedo non sono tanti, importante che siano amati e frequentati. 

in casa le cose pare abbiano trovato un loro equilibrio. La situazione del babbo è stazionaria, tale comunque da richiedere sempre costante presenza e dedizione. Sono anziano io e ho due genitori anzianissimi. E' un momento così, della vita. In un commento alla Apocalisse, precisamente al cap 4,4: "Vidi un trono e attorno 24 seggi, sui quali erano seduti 24 vegliardi, ciascuno con corone d'oro sul capo" Romano Guardini dice: "Non è la gioventù che comprende l'umano. Ma esso è espresso pienamente dalla età che ha attraversato tutte le prove e le altezze, maturata ogni cosa" 

 

Cerco di riprendere il ministero parrocchiale, anche la visita all'Ospedale di Castelfranco, i vari impegni, fra cui il calendario delle benedizioni, in preparazione alla Pasqua. Si può e si deve fare ancora molto; il Papa nel messaggio di capodanno sulla Pace, indica la figura esemplare di S. Francesca Cabrini, patrona degli emigranti, donna di somma dedizione, pur con forze ficiche limitate. Mi coinvolge particolarmente, essendo la Cabrini morta il 22 dicembre. Comunque sono contento che al centro del cuore rimanga la Parola, fulcro attorno a cui ruota tutto, la ripresa, la azione, la contemplazione, la consolazione, l'avvenire. 

Ora al Policlinico, nel reparto dove è stato il babbo, dove presemibilmente a breve dovrà tornare, c'è Simoni Dina, Giusy Fossacreta, Nino Maccaferri ... dentro quelle finestre, un pò di Piumazzo


Oggi 'Epifania. Grande festa di luce e gioia. Il misero della benevolenza e della grazia ci avvolge e ci innonda. Eppure rimane un grande dolore, per l'impressione di non vedere i frutti. Mi colpisce particolarmente, nella Parola di Dio, l'accenno alla fecondità del credente: "Ecco guarda, i tuoi figli vengono da lontano, esulta e si commuove il tuo cuore" Isaia 60,4. Pregare, credere, fare penitenza e aspettare il realizzarsi di promesse incalcolabili. 

 

Alla sera leggo "Guerra e Pace" di Tolstoi. Tutto è nato da una conversazione col marito dell'architetto Adriana, ha citato questo libro e in me si è accesa come una luce, una chiamata, a questo autore, mai frequentato, il cui cristianesimo sincero e problematico, la cui tensione etica, può essere fuorviante. Comunque anima viva, genio dell'umano, forse mio compagno di cammino nel 2018 

 

Molto bella la giornata parrocchiale della Epifania: S Messa con Presepe Vivente, calza della Befana, Tombola al pomeriggio, e visite interminabili al presepe in Oratorio

Leggo in Romano Guardini, "il Signore",  un capitolo sulla ADORAZIONE:

"Adorare Dio è espressione di verità: della verità che non si logora mai, che non si esaurisce mai, che si dispiega sempre più profonda. Per questo è buona cosa adorare. Per questo la volontà dell'uomo vi rimane tutelata - di più: vi si fonda, perchè la dignità dell'uomo viene dalla verità, e l'uomo, quando si inchina davanti a Dio, è giusto e libero. L'atto di adorazione ha in sè qualcosa di infinitamente casto, benefico, edificante. Qualche cosa di salutare. Quanti rapporti si intersecano qui! In essa è anche la purezza. La purezza dello spirito è qualcosa di molto grande. Il corpo ha la sua purezza, il sentimento ce l'ha, così pure lo spirito"

9 Gennaio 2018 Martedi

Avrei dovuto essere a questa ora ad Abadin, sull'altipiano, nella parte finale del Cammino del Nord, a 140 km da Santiago de Compostela. Un altro cammino invece a Provvidenza mi fa percorrere, non meno bello, purificante e edificante.

 

Stamattina funerali di Giovanni Zannoni, il caro "moviola" (per il suo incedere in bicicletta a lentezza impressionante) amico del babbo, sedevano a fianco, a messa, nello stesso banco. Sono contento di essere rimasto a Piumazzo, anche solo per essere stato presente al funerale di Giovanni. Durante l'omelia, nello sfondo riecheggiava una frase, ascoltata ieri sera, durante la finale del film: "Lo Hobbit", di un autore profondamente cristiano: -  "Si ritiene che solo un grande potere riesca a tenere il male sotto scacco. Ma non è ciò che ho scoperto io. Ho scoperto che sono le piccole cose…le azioni quotidiane della gente comune che tengono a bada l’oscurità. Semplici atti di gentilezza e amore. Perché Bilbo Baggins? Forse perché io ho paura… e lui mi da coraggio». [J.R.R.Tolkien – Lo Hobbit]

17 Gennaio 2018 Mercoledì S. Antonio Abate

Quasi una settimana che non scrivo. Mercoledi scorso, 10 gennaio, appuntamento in H per ecografia e visita di controllo al babbo. Niente di nuovo, un piccolo equilibrio, molto in basso.

Stanotte, sentendone la voce, mi avvicino: "babbo hai chiamato?" "non ho chiamato, mi lamento". Una pena infinita, che mi ispira un pensiero:

 

"ll lamento è l'ultima parola dell'uomo prima del silenzio. Non possiamo impedire questa estrema voce, togliere questo sussurro. Beato chi saprà ascoltare ogni sussurro di vita"

 

Chiama in media 15-20 volte per notte. Ad alta voce, con insistenza, come bimbo che sa come toccare il cuore di chi ha vicino. Spesso è proprio solo un lamento, un bisogno di rassicurazione, un dire: "ci sono, voi ci siete?". A volte improvvisi attacchi di nausea, un malessere dentro che lo fa gemere. In quelle circostanze dice: "ma cosa ho?" "Cosa è questo?" Chiede da bere, di spostarsi, alleviare il prurito, "che ore sono?" ... Ormai ci stiamo abituando, ma mi chiedo, accanto alla umana capacità di adattarsi a tutto, quali potranno essere le conseguenze di questo dormire a pezzettini, e quanto durerà. 

 

Spiritualmente vivo bene tutto questo. Mi do le mie ragioni: i doveri filiali, oppure la strada, non desueta, del "prete lavoratore". Lo spendere tante ore, per un impegno non direttamente pastorale, però "servizio" vero, necessario, che qualcuno deve pur fare, da un lato dà alla mia umanità una struttura "reale", molto vicina alla vita di tante famiglie, per un problema che prima o poi tutti devono attraversare. Poi la Scrittura dice "chi non lavora non mangi". 


Certo che le attività ne risentono. Mi accorgo di essere sovente distratto, in ritardo sulle cose, affaticato, non lucido. E se, in questo contesto, faccio anche qualche piccola passeggiata, o leggo letteratura, o guardo qualche film, è solo per non perdere il contatto con l'altra realtà, quella sana, vitale, serena. Tuttavia sento tutta la potenza della Parola di Dio, specialmente del libro della Apocalisse, che è bellissimo, in questi giorni, intrecciare con la vita. 

 

Sono iniziate le benedizioni alle famiglie. Ovviamente è un impegno in più, molto oneroso, ma finora è estremamente utile anche a me, a creare equilibrio operativo, interiore, fra un agire famigliare, domestico e uno pastorale, parrocchiale. Anche gli impegni vicariali e diocesani cerco di non trascurare, compresa la importante "Riunione dei Saggi", lunedi prossimo a Panzano, per delineare spirito e linee del cammino futuro, nelle nostre comunità di Castelfranco. 

10 Febbraio 2018 Sabato

Il babbo muore giovedì 8 Febbraio, alle ore 11,05. L'annuncio mi arriva durante il ritiro sacerdotale Vicariale a Castelfranco Emilia. Ero incerto se andare, ma parto dopo alcune benedizioni alle famiglie. L'ultima notte del babbo è abbastanza drammatica. Dopo averlo salutato, la sera prima verso le 23, lasciando mamma accanto a lui, in camera, mi corico, per essere svegliato verso le 4,00 "Ti sta chiamando, vieni subito!". Respira a fatica, continuamente allontana le coperte e quanto gli si vuole mettere addosso perchè non prenda freddo. Alza stentatamente il braccio, per afferrare qualcosa, aggrappandosi, con un filo di forze, alla maniglia del sollevatore. Gli occhi sono chiusi, non riesce a parlare, solo qualche gemito, difficile comprendere il grado di coscienza, e se, quanto e come soffra. E' evidente che sta morendo, ma quanto durerà la agonia? Ha le labbra secche, da tanto non beve, ma non riesce più a ingerire liquidi, nè con la cannuccia, nè col cucchiaino. Solo una garza imbevuta d'acqua, attorno alle labbra. Dopo aver detto insieme alcune preghiere, mamma dice di avvertire capogiri e chiede di andare a coricarsi. Continuo da solo la lunga e amorosa veglia: traccomandazione dei moribondi, inizio del libro di Daniele, in cui si parla di Misaele, Unzione dei malati, Coroncina della misericordia. Alle 8,00 arriva Laura a fare le pulizie e mamma è ancora addormentata sul divano nella sala a finestre chiuse. E' una situazione surreale: finestre spalancate e rumore dell'aspirapolvere da una parte, buio e gente che dorme da un altra, il babbo in agonia. Alle 8,30 riunione col comitato amministrativo, per i lavori alla Provvidenza, dopo la quale saluto velocemente il babbo ed esco. E' il nostro ultimo rapporto da vivi.  

 

Dopo l'annuncio di morte, rientro immediatamente e dopo aver avvisato mio fratello, che arriva subito con la nuora, cominciano le trafile organizzative, il medico, le pompe funebri, l'avviso ai parenti, le prime telefonate e visite di cordoglio. Dopo una notte come quella passata, le forze sono poche, ma l'evento suscita in me, più che protrazione, una attivazione di pace e dolce amorevolezza. Cerco di trattare tutti, la dottoressa, gli addetti alle onoranze, con molta gentilezza, interessandomi, da subito, più a loro che a me, o al babbo, quasi che ciò che dovevamo avere, già ci è stato dato, ed ora è il momento di restituire. Neppure riesco a riposare al pomeriggio, ma la pace del cuore ristora più del sonno. 

 

Cerchiamo di fare le cose per bene, ma senza preoccuparci troppo dei dettagli, una cassa piuttosto che un altra, una foto piuttosto che un altra, un vestito piuttosto che un altro. L'unica cosa che chiediamo è di potere conservare la salma in casa, non in camera, dove dorme la mamma, ma nella "saletta del camino", appartata, dove il babbo, del resto, da anni passava parte delle sue giornate. Che bella la nostra casa canonica, così ampia, articolata, compatta, luminosa! La presenza del babbo, nella immobilità della morte, non ci imbarazza, né oggetto di esagerate attenzioni, ma una presenza affettuosa e, come dire, sapienziale. E' tanto eloquente sulla vita, il silenzio della morte! A sera recitiamo il rosario in Cripta, partecipassimo, benchè sia stato annunciato solo poche ore prima, alla fine del quale dico: "abbiamo pregato per il babbo, ma assieme a lui ho pregato per ciascuno di voi, sento come non mai, ora, la sua partecipazone al mio sacerdozio". Poco prima del rosario, avevo incontrato una famiglia con una condizione drammatica di un figlio. E' stato naturale, quella sera, chiedere al babbo di pregare la Madonna per quel giovane. 

 

Venerdi è il giorno dei via vai delle gente, delle telefonate, della organizzazione della celebrazione. A sera in programma c'è anche la Riunione coi genitori della Prima Comunione, mi si chiede se sia il caso di rimandarla, ma, per il gran numero di persone coinvolte, e perchè questa parentesi di normalità, di vita buona che continua, fa bene anche a me e quasi al babbo. Decidiamo di conservarla, con esiti mi pare molto buoni, anche in virtù della ottima organizzazione dei catechisti. Dopo la riunione, vado in chiesa e sacresia a preparare tutto per l'indomani, la preghiera dei fedeli, l'omelia, infine, dopo mezzanotte, dal babbo a salutare, meditare e cercare un sonno, che stenta ad arrivare, più che per tensione, per eccitazione.

 

Sabato 10 Febbraio, già mezz'ora prima della messa, in chiesa c'è tanta gente, parenti venuti da Argile, amici da Pieve, Pizzano, molti di Piumazzo. Fra i sacerdoti, c'è il Vicario Pastorale don Amilcare, il mio compaesano e omonimo don Remo, il Vicario Epicopale Mons. Silvani, don Graziano, don Guido, don Remigio, don Giuseppe di Calcara, don Gabriele delle Budrie. Bel gruppo di chierici e cantori con Teresa e Lauro. Alla messa sono sereno e partecipe. 

Omelia alla messa:

Il vangelo delle Beatitudini è il vangelo del nostro arrivo a Piumazzo, 13 anni fa, il 30 gennaio 2005, e oggi ne riviviamo il clima e cantiamo l’adempimento. Siamo qua per salutare e ricordare Misaele. Nella prima lettura, pagina del libro profetico di Daniele, appare per la prima volta il singolare nome "Misaele", che nostra bisnonna Florinda scelse per il nuovo nato in casa Resca, il 6 Marzo 1928. In principio, babbo, ti vergognavi di questo nome, ma quando imparasti che veniva dalla Bibbia e raccontava di un giovane, bello, forte e sapiente, allora ti piacque e ne andavi orgoglioso. 

Ringrazio, anche a nome tuo, tutti quelli che sono venuti a salutarti: mio fratello e la sua famiglia, gli zii Resca e Santi, i parenti, i parrocchiani di Piumazzo, di Pizzano, di Pieve, di Argile, i confratelli sacerdoti, e, commosso e grato, ciascuno di voi. 

 

Il semplice ricordare è un atto altissimo. Si ricorda infatti la vita, l’amore, la gioia; il male non lo si ricorda e non si vuole ricordare. E se si fa memoria del dolore e della morte, lo si fa come momento di lotta ed epilogo vittorioso. Ogni ricordo è celebrazione del Dio della vita, e aiuta a scoprire la vita, e in sé ha qualcosa di corrispondente alla adorazione e al ringraziamento.

Per questo, in occasione del lutto, sta bene ricordare qualcosa nella vita di chi salutiamo. Potete immaginare che, avendo davanti il mio babbo, innumerevoli siano i ricordi, allora scelgo di condividere con voi qualche ultima sua parola, perché nella impietosa spoliazione della malattia, la Provvidenza ha voluto che non solo conservasse fino all’ultimo la consapevolezza, ma addirittura la affinasse, con esiti di commovente sapienza.

 

Circa due mesi fa, consapevole di quanto il babbo mi conoscesse bene e avesse il carisma del giudizio, mi avvicinai al letto, dicendo :
- Babbo ho una una cosa seria da chiederti: cosa debbo cambiare, per diventare un sacerdote migliore?

- Anche io ti rispondo in modo serio - disse - rimani come sei, perché talvolta si fanno questi pensieri per orgoglio, dando dispiacere a molte persone. 

 

Qualche settimana dopo, ispirò aprirgli il cuore su una nuova domanda:

- Babbo, cosa deve fare uno se ha difetti che non riesce a correggere?

- Tenerseli!

- E se fa danni?

- Pazienza! … ma bisogna sempre sforzarsi di correggere i propri difetti, senza mollare, perché può venire il momento di riuscirci. 

 

Una settimana prima di morire, per sostenerlo con piacevoli ricordi i giovinezza, sapendo che da ragazzo partecipava ad un gruppo parrocchiale, chiamato “i donboschiani”, gli dissi:

- Babbo, oggi è san Giovanni Bosco!

- Era uno dei miei santi preferiti. Perché amava i ragazzi. Uno non è santo, se non ama i ragazzi

- Ma i ragazzi, a volte, sono pesanti ...

- Non sarebbero ragazzi 

 

Fedeltà al proprio posto, perseveranza nell’impegno, amore alla gioventù, è il suo testamento. 

 

In questi momenti di saluto, anche se è importante ricordare e confessare virtù umane, cosa è mai tutto questo, a confronto di quella bontà misteriosa, che accompagna ogni nostro passo, che lo indirizza, corregge e corona? Sicché nella trama dei ricordi, sempre si intravede, nelle nostre azioni, piccole o grandi, buone o meno buone, la traccia di un disegno soprannaturale, più grande di noi, per noi, che non si può che ascrivere alla dolce e divina Provvidenza. 

 

Ancora grazie, della vostra presenza, di quanti sono stati vicini al babbo, sempre, e specialmente negli anni di malattia, i medici, gli amici, le Suore, quanti ora hanno preparato questa liturgia e finalmente nostra madre Adriana, vissuta con lui 66 anni, per la sua pazienza, stima e dedizione. 

 

A corona di questa liturgia pronunciamo con Misaele la preghiera del pubblicano, santa e benefica nell’incontro definitivo con Dio: “Signore, abbi pietà di me, peccatore. “ 

 

A funerale concluso, dopo la movimentata tumulazione a Castello d'Argile, avverto tutta la grazia da cui siamo stati avvolti. Difficile indicare uno o più motivi di questa grazia, come l'umanità del babbo, l'unità della nostra famiglia, la vicinanza della parrocchia, le Suore, la fede, il mio sacerdozio ... Ciascuno di questi è un motivo importante, ma non è qui il centro. Riposa piuttosto in un disegno di amore, che si intravede alla luce della morte, che può essere solo opera di Dio, attraverso una moltitudine di strumenti. E il beneficiario di questo disegno, non è solo Misaele, la nostra famiglia, o qualcuno in particolare, ma potremmo dire tutto quello che attorno a noi e in noi esiste. Abbiamo visto le opere di Dio. 

11 Febbraio 2018 Domenica - Festa Madonna di Lourdes - Giornata dei malati

Messe partecipate, nonostante una giornata freddissima e grigia. Ho nel cuore i temi biblici del giorno: l'esortazione a vivere tutto al cospetto di Dio; la accessibilità del malato grave a Gesù; volontà di nascondimento. Temi semplici, profondi, che mi riesce semplice comunicare alla messa delle 10, in modo più pasticciato a quella seguente. E' da un po' di tempo che, non volendo, "tratto male" i fedeli delle 11,00 

 

Nel pomeriggio la comunità è tutta presa dal Carnevale, cui in qualche modo sento doveroso partecipare, ma faccio fatica, e poi oggi, fresco di lutto, lo sento inopportuno. Passo il pomeriggio a riordinare cartelle, lavori, cassetti, preparandomi a ricominciare l'impegno pastorale, dopo mesi  di trascuratezza, per l'impegno in famiglia. Una telefonata di Don Nino Solieri, oltre a fare piacere affettivamente, dà anche una interpretazione incoraggiante a questa stagione: "E' bello che il parroco dia l'esempio, della cura famigliare ai propri anziani malati; molti preferiscono la soluzione delle case di riposo o degli ospedali, ma perdono tanto" Abbiamo condiviso la bellezza, per il malato, ma anche per i congiunti, di questa stagione di cura, vicinanza e sostegno. Rimane nel nostro cuore una sensazione di grande consolazione, anche se è così strano, vivere in casa senza Misaele. Prescindendo dalla personalità di chi muore, dal suo ruolo, in quella particolarissima e definitiva partenza che è la morte, si ingenera uno squilibrio, indefinibile. Pur avendone il tempo non riposi, pur potendo non parli, pur muovendoti non lavori ... tutto pare come sospeso, inconsistente. 

 

Fa piacere e bene una parola mandatami da Raphaela: "sarà oggi la prima domenica che tuo padre vive nella esperienza più liberata e profonda, l'incontro con il Signore risorto". Mi stupisco di non aver collegato, nel mio cuore, nè ieri, nè oggi, il giorno della partenza, il sabato vigiliare, con la connessione domenica-risurrezione ... che disastro di credente! Ovviamente ripenso spesso al babbo, lo ricordo nelle messe, ripercorro i luoghi da lui più frequentati, cerco di vivere nella fede e affetto la stagione di passaggio. 

 

Uno dei temi di questo nuovo inizio, è quello dell'affetto, gentilezza, presenza, nella vita delle persone che ti stanno accanto, specialmente nei loro momenti più difficili. Oltre a quanto mi hanno trasmesso tutti quelli che, nelle nostre vicende famigliari ci sono stati vicino, mi aiutano molto in questa prospettiva, due letture similari, che ho fatto vegliando al letto del babbo: due diari di famiglie locali, in un contesto generalmente dolce e bucolico, ma attraversato da grandi tragedie: il libro di Gabriella degli Esposti, scritto dalla figlia Savina e il diario di Cesare Biavati, il papà di Mauro Biavati, che copre un arco di tempo dal 1921 al 2003. 

Sotto una apparenza di libri di lotta, per la fede politica ed etica dei loro estensori, quello che appare più evidente, è che il pilastro, positivo o negativo, di una vita, sono i legami affettivi, famigliari e paesani, entro i quali, trovano spessore e senso anche gli altri. Dopo la lettura del testo su Gabriella, non ho potuto non fare immediatamente un pellegrinaggio, nei luoghi degli aventi narrati, visitando infine la figlia Savina, ancora nel pieno delle sue forze fisiche e intellettive. Sorpresa finale: il giorno 17 dicembre, anniversario della uccisione di Gabriella e compagni è la Festa di S. Misaele e i tre fanciulli ebrei, deportati in Babilonia.

 

Il testo di Cesare Biavati, fa capire l'enorme potere consolatorio della scrittura autobiografica,  e anche spirituale, perchè nell'atto della narrazione, anche gli avvenimenti più dolorosi, divengono in qualche modo accettabili, li vedi come vita, anche se si tratta di un lutto o doloroso percorso. 

Entrambe sono anime di lotta. Vorrei iniziare, con la grazia di Dio, questo nuovo periodo, alla insegna della buona lotta per il vangelo. "Chi muore lottando, lascia in eredità la sua energia"

12 Febbraio 2018 - Lunedì. 

Dopo le preghiere, mattinata dedicata alla banca, all'ufficio anagrafe, al marmista per la lapide. Continuano le procedure post mortem, altrettante occasioni di incontro e affetto, come quello con lo zio Emanuele, che, per le sue difficoltà di salute, non ha potuto venire al funerale del fratello. Durante questo incontro, tanto affettuoso, mi racconta una storia del babbo che non conoscevo. 

 

"Quando nel 1950 otto fratelli Resca, uscirono di casa, per andare ad abitare e lavorare nella azienda agricola Minelli di Bagno, in località chiamata "bgol", molti amici del nonno Agostino manifestarono la loro disapprovazione, per aver lasciato andare i figli in una delle più agguerrite enclave rosse della zona. "Diventeranno tutti comunisti!" dicevano. "Voi non conoscete i miei figli!" rispondeva.

Gli otto fratelli erano tutti giovani, forti e anche abbastanza belli. La tattica scelta dai rossi fu di mandare in avanscoperta le loro ragazze, che non disdegnarono usare anche i mezzi della seduzione. Il leader degli otto fratelli Resca era Misaele, il più deciso e autorevole, uomo di principi, poco teologo o devoto, ma fortemente incline ad un cristianesimo sociale, insomma un convinto democristiano. Le cinque ragazze procaci arrivarono, mentre i ragazzi lavoravano i campi, per invitarli alla riunione di cellula. Mio padre, sapendo che in quei giorni cominciavano le Missioni al Popolo, disse: "Benissimo, veniamo volentieri, ma prima voi venite alle Missioni" La capa delle ragazze rispose affermativamente, ma col proposito di usare quella occasione per irridere la religione. La sera della Missione si presentarono tutte, fra lo stupore dei parrocchiani, e pur provando le ragazze a disturbare l'incontro, non riuscirono a imbarazzare il bravo missionario. Alla fine dissero: "adesso tocca a voi Resca venire in cellula!" Misaele rispose "non vi siete comportate bene stasera, facciamo così: tornate alla Missione anche domani e dopo noi verremo alla cellula". Dai capipartito, quel giorno venne l'ordine di lasciar stare i Resca, commentando: "Più facile che loro convincano voi, che voi convinciamo loro!"

 

Nacquero rapporti di amicizia, fra i Resca e le famiglie rosse della zona: i Bonantini, i Poluzzi, i Munerati. Carla Munerati divenne una mia amichetta d'infanzia. Da bimbo ascoltavo spesso aneddoti, affettuosi e divertenti, su queste famiglie. I Resca li conquistarono, non col proselitismo, ma con l'ironia, la rettitudine e la benevolenza. Un giorno, il giovane zio Luciano giocava a carte con alcuni di loro, fra cui un incallito bestemmiatore. Qualcuno gli intimò di piantarla. Lo zio commentò: "Vut turg al sangu?!". Come dire, "chi bestemmia per abitudine, ha come bisogno di bestemmiare, basta che si limiti un poco, non bisogna chiedere troppo". Un sorriso vale talvolta più di un ammonimento. 

15 febbraio 2018 Giovedi dopo le Ceneri

Bella celebrazione ieri di inzio quaresima. Messa partecipata, tema evangelico della "castità- pudore". Mai usate queste parole, nè dal vangelo, nè dalla mia spiegazione liturgica, ma mi paiono i termini più riassuntivi della parola di Gesù. Mentre l'istinto porta a "mostrare", quella esibizione di sé, mossa dal desiderio di "essere ammirati", Gesù contrappone il "fare nel segreto" . All' "esibire", il vangelo contrappone il "coprire". Francesco Gandolfi, parlando di facebook, da cui si è cancellato, definisce dilagante "pornografia", "in senso letterale", quel generalizzato impulso a "mostrare tutto".

 

Vado a trovare Francesco, per salutarlo, ringraziare lui e famiglia delle condoglianze, ma anche lanciargli una proposta, di aiutarci in una riflessione profonda sulle nostre prospettive sociali, in vista del 4 marzo. Un aiuto a leggere la situazione, nelle sue genesi culturali. So quanto lui sia attrezzato in proposito. Ha dato la sua disponibilità. Contemporaneamente mi arriva fra le mani un libretto di don Matteo Prodi, ampiamente lodato da Avvenire di domenica scorsa, di aiuto alla riflessione, in vista delle elezioni. Lui è laureato in Economia e Commercio, in Diritto e nella disciplina teologica di Morale Sociale. Il libro è bellissimo, sintetico, intelligente e delicato, come si conviene ad un libro di un prete, su tali tempi. Sento questo cammino come una eredità di papà Misaele, della sua passione per il cristianesimo sociale, e la pastorale conseguente. Non amava i preti che andavano in tv, o quelli che si dedicavano alla politica, ma pensava che i preti dovrebbero essere competenti in questo ambito umano così importante. 

27 Febbraio 2018 martedì 

Da una decina di giorni il tempo atmosferico fa pioggia, neve e molto freddo. Stando alle previsioni, ne avremo ancora per un poco. Acqua, neve, freddo fanno bene alla campagna, ma troppo freddo può nuocere alle piante, alcune già gemmate. Mamma si è ammalata di influenza. Dopo una vita a servire, senza mai una malattia, adesso si fa servire, e manifesta l'età. Oltre a necessitare di servizi minimi, come la spesa, o il bisogno di essere accompagnata dal medico, è proprio cambiata dentro, perdendo in sucurezza e voglia di fare. Forse è una stagione di passaggio, oppure un declino naturale. 

 

In parrocchia continuiamo il programma fissato, ad inizio anno, sul tema della Parola. Le Suore sono molto brave a portare avanti, oltre che l'Asilo, anche il catechismo, per il quale preparano una serie di efficaci segni, in chiesa. La domenica, nonostante il maltempo, la frequenza è confortante, anche di bambini e genitori. Oltre alle benedizioni, i numerosi lutti, le visite allìOspedale, che ho ripreso, sono impegnato in un riordino-recupero del mio filo interiore, obligato e favorito, da quell'evento "di svolta" che è la morte del babbo. Dal granaio riprendo e riordino tutti i miei diari dal 1977 a oggi, che mi fa tanto bene rileggere, o comunque tenere vicino, sotto lo sguardo. Danno il senso di un cammino, o meglio, come dissi al funerale del babbo, "di una Provvidenza che ti guida per mano".

 

Valore del sacerdozio, come sacramento, come presenza di Dio, attraverso di te e nonostante te, non ostacolata dalla nostra umana limitatezza, ma solo e fortemente dalla mancanza di fede, oppure dal solo affievolirirsi della fede, speranza e carità. Non è facile capire quanto sia "fervida" la nostra fede, non è da una consapevolezza emotiva che lo si coglie. Possiamo solo sforzarci, ogni istante ricominciare, ravvivare, convertirsi. 

 

L'incontro con Francesco Gandolfi è stato molto bello. Eravamo un piccolo gruppo, ma perfetto per questa esperienza, che oltre ad essere valida di contenuto, ha dato come un esempio, una possibilità, di un lavoro futuro con i giovani e per i giovani. Anche come metodo. Rimane la suggesione che oggi, i due "temi/scelta" sono, sia in chiave civica che ecclesiale: "O lavorare per la apertura, o per la chiusura" "O lavorare a breve termine, o a lungo termine"

 

La mia fantasia, grata e "tentata", corre in questi giorni, lungo i sentieri del Cammino del Norte, attraverso S. Sebastian, Bilbao, Santander, fra il vento e gli spruzzi dell'Oceano, lungo il Paseo di Islatur, gustando sole e pioggia, esaltato, riposato e sfinito, da silenzio, preghiera e fatica.   

Incontro sulla Parola, in casa Stanzani, il 6 marzo 2018

 

18 marzo 2018 Domenica

Quaresima sotto il segno della pioggia. Ogni domenica freddo, ci sono state anche giornate di neve. Impedito il Carnevale e, alla vigilia delle Palme, in paese ancora i segni di una attesa, il palco davanti alla chiesa, gli striscioni pubblicitari per le strade. Però il cammino di comunità è continuato e anche nelle domeniche più inclementi non sono mancate le presenze alle messe e anche la partecipazione a momenti speciali, come l'incontro dei cresimandi col vescovo a Bologna. Sotto, foto del gruppo genitori prima di entrare in S Petronio

Prime Confessione dei bimbi, che si preparano alla Comunione, sabato 10 Marzo 2018. Ingresso solenne dal fondo della chiesa, a fianco del battistero, per indicare che il sacramento della Penitenza è un rinnovo del Battesimo. Attraverso il rito del "cuore di luce", costruendo davanti all'altare tre cuori, i rispettivi gruppi dei bambini, ciascuno dei quali tiene in mano un piccolo cero. Canto del Padre Nostro: la nostra figliolanza, fondamento della speranza della misericordia, con la parabola del Padre Misericordioso, e collocazione della "luce" davanti al "crocifisso" sorgente del perdono dei peccati. Invece delle parole, i riti dicono il senso di quel sacramento; infine le confessioni individuali. Giornata bellissima, nonostante freddo e pioggia.

Continua la rielaborazione del lutto, momento intimo e costruttivo, come lo è stato il cammino della malattia e della morte del babbo. In questi giorni, sento il  bisogno di riappropriarmi del passato, fissare per sempre, in un sentimento di gratitudine ed stabile memoria, le grazie della vita. Da qualche parte esiste un album di vecchie fotografie di famiglia, smarrito nel trasloco del 2005, con gli scatoloni dei miei libri di montagna e di mare. Dagli anni 80 al 90 ebbi una grande passione per l'alpinismo e la vela. Dove è finito tutto quel materiale? Lo ritrovo, collocandolo in ordine nella mia libreria. Possedere il proprio passato, dà tanta pace e forza di ricominciare. 

Dopo le elezioni del 4 marzo 2018, che hanno espresso il bisogno di protezione e di sicurezza, di regole e onestà, i cui risultati immediati sono paradossalmente una accresciuta insicurezza e timore, anche per gli scenari internazionali tuttaltro che rassicuranti, continua nello Spirito il cammino. In Zona Pastorale Castelfranco, sempre di più si parla - per la pressione dei preti giovani - di conversione "sinodale" e "missionaria". Questi ragazzi ci credono, sono seri, preparati e attivi, sono di fede, uniti, ma mi chiedo se siano questi i temi di punta per il presente e il futuro. L'esempio di Papa Francesco credo coniughi bene passato e futuro. Seguo la sua messa a S. Pio, a S Giovanni Rotondo, facendo mio programma le sue tre parole: Preghiera, Piccolezza, Sapienza.

 

il tweet oggi di Papa Francesco, è particolarmente bello e orientante: "Ascoltando le aspirazioni dei giovani possiamo intravedere il mondo di domani e le vie che la chiesa è chiamata a percorrere". 

 

Scopro il Concerto in Do maggiore di Mozart, per flauto e arpa, K 297, sento che il secondo movimento, l'"Andantino", corrisponde pienamente alla mia anima, aiutandomi, fra una azione e l'altra, a ritrovare me stesso, in una armoniosa e composta piccolezza.

22 Marzo 2018 Giovedi

Lunedi 19 marzo, S. Giuseppe, sotto un cielo nevoso, Festa del Papà alla Scuola Materna. Ritrovo alle 8,30 nel salone, per un momento di saluto, preghiera e canto del Padre Nostro, accompagnati alla chitarra da due papà. Una grande emozione nell'aria, sia da parte dei bimbi che dei papà, convenuti quasi alla unanimità, nonostante il disagio circa il lavoro. Ma si capisce  come valga la pena per i bimbi dedicare questa ora, in clima di affetto, comunità e fede.

 

Martedì 20 marzo, alla sera incontro coi genitori in preparazione al battesimo. Quattro famiglie, una assente per malattie, assai disponibili; bello il nostro presentare il tesoro spirituale del sacramento battesimale, per sobrietà, calore, verità. Impressione tuttavia dolorosa, dal constatare un certo calo numerico dei battesimi a Piumazzo, per la diminuzione di nascite, ma forse anche per famiglie che scelgono di non battezzare, il che comporta una prospettiva nuova di approccio pastorale a questo sacramento. 

 

Mercoledì 21 Marzo Via Crucis serale, organizzata dai giovani, per tutta la parrocchia. A motivo del freddo, decisione di farla in chiesa, con risultati espressivi e qualità di partecipazione, a detta di molti, migliore. Chiesa piena e partecipazione attiva di tanti i gruppi parrocchiali. Davvero si realizza la parola "Quando sarà elevato da terra attirerò tutti a me" Valore attrattivo della croce e consapevolezza che certi temi spirituali fondamentali, come il valore sacro dell'umano soffrire, solo con la Via Crucis si riescono a comunicare.  

 

Giovedì 22 Marzo S. Messa di Pasqua con i bimbi della Scuola Materna. E' la prima volta di una iniziativa simile. Alle ore 10 del mattino si raccolgono in cripta, trasformata per l'occasione in una succursale dell'Asilo: banchini piccoli al posto delle sedie. Ciascuna parte della messa è celebrata a livello di bambino, all'inizio quelli di tre anni portano un fiore, i più grandi fanno la preghiera dei fedeli, i panda portano offertorio, tutti cantano, ci sono anche due minuscoli chierici, emozionatissimi e compresi. Alla fine viene consegnata una pagnottina, per dire che la messa è un mangiare con Gesù, buono come il pane. 

14 Aprile 2018 Sabato

La domenica  Pasqua del 2018 è una giornata di sole, dopo una Settimana Santa di maltempo. Questo favorisce tantissimo la presenza alle messe, tanto che, mai come questo anno, c'è partecipazione. Anche il Triduo è bello, ma meno partecipato del solito. Valeria dice "occorre inventare qualche segno nuovo" sulla scia del racconto di Jasmin, del triduo polacco, con la notte di veglia delle "guardie al sepolcro", ecc. E' un segno di amore la fantasia creativa. Altro è la tradizione, altro la ripetitività pigra e demotivata.

 

Dopo una ripresa di equilibrio, personale e operativo, nel periodo attorno a Pasqua, una serie di eventi mi riportano in basso, a lottare contro i limiti. Papa Francesco, ai parroci di Roma, nella Quaresima 2018,  parla dell "Imbroglio dei limiti " che spesso diventano un alibi, per chiudersi e non fare. Occorre discernimento, col dialogo fraterno, per essere aiutati a leggerli e andare avanti, coi nostri limiti. 

 

Alle Quarantore sorprende della grande partecipazione dei bimbi del catechismo e famiglie, alla adorazione, oltre ogni aspettativa. Bella la processione eucaristica, della domenica, ben organizzata da Stefano e compagni, con una ampia assemblea. Durante la adorazione, per l'età e peso, fatico a stare a lungo in ginocchio: procurerò qualche cuscino. Il problema dell'incremento ponderale è il segno di uno squilibrio, anche spirituale e operativo. Sogno un futuro "magro e agile", in linea con la vision etica ed estetica del tempo presente.

 

Le Suore continuano ad essere un riferimento della parrocchia, essenziale e sostanziale, relazionale e organizzativo. Ce ne rallegriamo, ringraziamo, ma vorremmo non sovraccaricarle di pesi troppo gravosi, coordinare una collaborazione, perchè la parrocchia cresca in modo armonico, non sbilanciato o delegante. Anche la Scuola Materna, grazie ad esse e collaboratori, conosce una stagione di pace e fervore. In "zona", continua in cammino verso la comunione delle Scuole, cui è bene non sottrarsi. 

 

I sacerdoti giovani della Zona hanno come obiettivo primario la integrazione fra parrocchie. Vedono l'affannarsi continuo delle singole comunità, in una prospettiva con sempre meno gente, con sempre meno forze e crescenti oneri di gestione. E' sano questo costante e realistico guardare al futuro, voler cambiare il presente, credere alla unità. Quello che non va bene, e può essere l'apporto di noi "preti vecchi", è la speranza serena, di uno scenario, che comunque è sotto la Provvidenza di Dio, entro ad un suo disegno di salvezza, universare e integrale. Pastorale, oltre che dell'azione, "dell'ascolto, del sorriso e della preghiera". Il mondo sta vivendo un radicale cambiamento, da vivere ciascuno col proprio carisma, sia di giovinezza che di senilità.

 

Dopo tante incertezza, compresa una improvvisa e destabilizzante malattia di mamma, pare possibile la partenza per il mio ultimo piccolo Cammino. Da tempo dico che "è l'ultimo", sento che stavolta non è un bluff. Nella mia vita le grandi passioni hanno un ritmo decennale. Da dieci anni percorro la via del Pellegrino e ogni Cammino è stato infinitamente bello. Cosa mi aspetti in futuro, non so, anche se lo intravedo, buono, bello, pieno, compimento di un disegno sacerdotale, che non smetto di cercare, amare, offrire.

1959. cuginetti Resca con zia suora. Il maschietto più grande, a destra, con scarpe da cammino e attitudini educative
1959. cuginetti Resca con zia suora. Il maschietto più grande, a destra, con scarpe da cammino e attitudini educative

15 Aprile 2018 Domenica

Le prime persone che incontro, in chiesa, dopo la apertura delle 7,00, sono tutte oppresse da grandi preoccupazioni, di salute, economici, famigliari ... La liturgia della 3' domenica di Pasqua "Il Signore è veramente risorto, alleluia!" La risurrezione è in relazione ad una morte. 

Chiamati a vivere nella fede ogni incontro. Farci carico, come Gesù, di tutti i pesi. Sapendo che il Padre salva, in modo incommesuramilmente proporzionato. Se grandi sono i nostri dolori, grandissime le consolazioni che ci aspettano !!!! Anche fisiche, materiali, terrene, piccine ... "Gesù che mangia gli spiedini, con i suoi amici"   

 

In settimana c'è stata la riunione per l'Ottavario della Madonna della Provvidenza. A detta di tutti in futuo occorre farla prima, a febbraio. Riunione drammatica per il tono, forse oppressiva per alcuni contenuti, ma alla fine bella "finestra di speranza" con la assunzione di responsabilità da parte dei "giovani" e iniezione di entusiasmo. Le cose si cambiano in meglio quando si amano. Le difficoltà non sono mai un'ostacolo all'amore, ma una occasione per dimostrarlo più grande 

Cerco di aggiornare il Diario, col raccontare brevemente il Pellegrinaggio personale sul Cammino del Nord, dal 16 al 24 Aprile e le giornate recenti in parrocchia. 

25 Aprile - Festa della Liberazione, la vivo con particolare intensità: prima della benedizione pronuncio un discorsino, che fa riferimento alla lettura del libro su Gabriella degli Esposti. Questi temi, che mi erano lontani e ambigui, mi sono ora più vicini e partecipi. Mi colpisce la dedizione di Fusinato Romano, dimostrando col suo organizzare, chiamare, indirizzare, come devono fare "gli apostoli" di Gesù. Lavorando, superando tante inerzie e tanti rifiuti, prima o poi si ottengono frutti.  

 

il 28 Aprile c'è il pellegrinaggio della Prima Comunione a San Luca. Qui sono le catechiste e sr Theresa, ad impegnarsi concretamente, a chiamare, i genitori, il mago, i cantori, il parroco ... e il risultato, è una momento di comunità oltremodo confortante, ricco di segni di grazia e unità: Maria, la Messa, la Comunità, la Tradizione locale, la Gioia, ecc 

29 Aprile. Dopo le belle messe del mattino, sul tema della vite e i tralci e il monito "Rimanete con me", festa nel pomeriggio per i 99 anni di don Ernesto Tabellini, con tantissime persone (un centinaio) venuti da Altedo, Zenerigolo, Querciola, Castelfranco, Piumazzo, col sindaco, i confratelli, don Gallerani, Don Elmi, don Dalla Rovere. Momento che realizza la seconda lettura della messa: "La chiesa cresceva, e si consolidava, piena del conforto dello Spirito Santo

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Piccolo resoconto del

Cammino del Nord  16-24 aprile 2018

Nel 2008 ha inizio l'esperienza del Cammino di Santiago. Da 10 anni, ogni anno, percorro uno dei sette Cammini, che portano a Compostela. Gioia costante, crescente, in questo straordinario dono. La scelta del cammino da compiere, è dettata di volta in volta, da circostanze del momento. Alcuni cammini sono brevi, come l'Inglese, alcuni lunghissimi come La Plata. Li ho percorsi tutti, alcuni a piedi, altri in bicicletta, alcuni da solo, altri in gruppo. Ogni forma e ogni cammino ha la sua propria bellezza. Ne rimaneva ancora uno da fare, quello del Nord, verso il quale non avevo in passato avvertito particolare richiamo, né ci tenevo a completare "la collezione". Poi accade di acquistare la Guida del Nord, comincio a leggere qualcosa, scoppia l'amore! Preparo accuratamente il percorso, tappa per tappa, lunghezza, contesto, punti di sosta, ne faccio un programma, legato anche alla possibilità di accesso e rientro. Scelgo di farlo a piedi, da solo.  

 

Partenza da Bergamo, Orio al Serio, con volo il lunedi 16 aprile, arrivando a Lourdes in serata, alle 18,30. Semplicissimo il viaggio, non costoso. In aereo molte persone, che poi rivedo davanti alla Grotta delle Apparizioni, dove nascono begli incontri, di umanità e fede. S. Messa alla chiesa del Rosario, cena veloce, serata in processione aux flambeau. La cosa più commovente, nel mio cuore, è che oggi è il 16 Aprile, festa di S Bernadette, il giorno della sua morte santa. Ultimamente il carisma di questa santa mi coinvolge molto: piccolezza, fede, forza, preghiera e penitenza ... E' sepolta a Nevers, altro luogo di desiderio. 

17 Aprile 2018 Alle 6,30 parte da Lourdes il treno per Bayonne, e successivamente per Hendaye, sul confine franco spagnolo, inizio del Cammino del Nord . Alle 9,30 lo zaino è già sulle spalle, incerto se accorciare la prima durissima tappa, facendone un pezzetto in treno, ma la vista sul confine di una freccia del Cammino, seduce e invita. Così parto subito a piedi. La traversata della città è lenta, quando inizia la salita nel bosco, fa un caldo tremendo. Arrivo a mezzogiorno alla Chiesa di Guadalupe, in alto sul monte, con amplissima vista sulla baia. So che è tardi, che sono ancora all'inizio del percorso, ma cerco di non farmi prendere dall'ansia: "se anche arrivo a San Sebastian di notte, è lo stesso" Il sentiero continua a salire e mi trovo su un crinale, pieno di prati, mare a destra, grande valle a sinistra. Da un gruppo di pellegrini, mi faccio fare una foto, con un cavallo al pascolo ... Due creature libere e felici.

Giù dal primo mattino inizia il percorso di preghiera, con la Liturgia delle ore, il rosario e la meditazione, pressochè continua. Il dialogo con Dio riesce gioioso e facile, la memoria e riflessione sulla propria vita pastorale, si fa lucida e acuta. Sono molto contento. Sentendo bisogno di riposare, mi fermo una mezz'ora, presso un antico e suggestivo rudere di torre, al sole. Tanti pellegrini, dietro e davanti a me.  

 

Il percorso si fa veramente aereo, ampio, articolato, lunghissimo. Sempre stupendo il paesaggio ed estremanete vario. "Grande Dio è il Signore, grande Re su tutta la terra, sono sue le vette dei monti, suo è il mare egli l'ha fatto, le sue mani hanno plasmmato la terra". Verso le 17,00 scendo per un sentiero vertiginoso, verso Paisai S. Jean, che è una tappa intermedia, paesino di pescatori, graziosissimo. Verrebbe voglia di fermarsi, ma mancano ancora 15 km alla meta. Comincio a preoccuparmi, anche perchè i piedi danno segni di dolore. Tutta una serie di "provvidenze" si succedono, fino alla più evidente, la presenza di un autobus, che, evitando la montagna, porta esattamente alla mia meta. San Sebastian è una delle più belle città del mondo! Architettura, cultura, natura, gastronomia, tutto è incantevole, elegante, accogliente. La messa che celebro, di li a poco, è piena di consolante ringraziamento.  

18 Aprile 2018 Mercoledi 

E' talmente bella la città, che l'allontanarmi da essa, per il lungomare e le sue balaustre, si svolge con una lentezza estrema. "Gerusalemme nuova, immagine di pace, costruita per sempre sull'amore di Dio"! Ma anche il tratto seguente, non è meno bello, la salita a Monte Igueldo e il successivo sentiero, in mezzo ai suoi prati e poderi. Le ore del giorno si succedono, in una sorta di torpore-estasi, per vedute dolcissime, sentieri per nulla faticosi, campi, casette, alberi in fiore, animali, come pacificati da tanta bellezza. In questo spirito arrivo verso le 16,00, alla tappa di Zarautz.  Ma esiste al mondo posto più bello di questo? "Dentro le tue mura, si radunano in festa gli amici del Signore"

19 Aprile 2018 Giovedì 

Anche la partenza da Zarautz, il mattino presto, è lentissima. Non riesco a staccare gli occhi dal gioco delle onde, lungo le sponde che difendono la città. Mi chiedo quale sia il senso del fascino del mare, quella distesa di azzurro, magnetico, vitale, gioioso, infinito ... è il simbolo di Maria. Il primo tratto, una pista pedonabile, alta sul mare, lunga 4 chilometri, fino a Getaria. Penso a chi ha costruito una opera così ardita, bella e fruibile. Pur essendo un giorno di sole, le onde sono talmente potenti, che spesso fanno arrivare gli spruzzi sulla pista. A Getaria continuo il percorso lungo il mare, sul piccolo bordo, a fianco della statale, fino a Zumaia, nel cui golfo, rimango incantato alle evoluzione di un gruppo di surfisti.  

Guardando la loro tecnica, affascinato dalla loro passione e abilità, mi ispira scrivere su fb:

"Il surf insegna che le difficoltà, come le onde, sono energia. Non vanno affrontate di petto, ma bisogna voltare loro le spalle, e lasciarsi portare dalla loro forza. E quando le onde sono troppo alte, o non si è pronti allo slalom, chinare la testa e passarci sotto".

Il percorso fino a Deba attraversa ora boschi e colline. Questa ombrosa tranquillità, oltre ad aiutare la preghiera, favorisce anche il dialogo coi gruppi di pellegrini che incrocio: una famiglia di francesi, una coppia di giovani tedeschi, due coppie di spagnoli e tanti altri ... tutti accomunati da una intima gioia, che scintilla dagli occhi, stanchi per la fatica. 

20 Aprile 2018 venerdì 

Alle 6,30 prendo il treno, da Deba a Bilbao. Salto tre tappe del cammino, perchè non ho il tempo di percorrerle. Si tratta di sentieri di montagna, impegnativi, che attraversano Markina e Guernica, città bombardata durante la guerra civile, famosa per dipinto di Picasso, dallo stesso titolo. Alle 8,30 sono già nel Casco Vehio (la città vecchia) di Bilbao, fra le parti più interessanti di questa megalopoli. A piedi salgo al Santuario mariano cittadino, Chiesa di Nostra Signora della Begona, per la lunghissima scalinata, assistendo là ad una celebrazione liturgica della Parola e Comunione, presieduta e animata da sole donne. I fedeli sono tanti, attenti, devoti, e ho proprio uno specchio, di cosa saranno, di li a poco, anche nelle nostre chiese, tante possibili celebrazioni. Mi reco in Cattedrale, bellissima, purtroppo riservata ai turisti, sotto pagamento, e a mezzogiorno, lungo le rive della Ria, soleggiate e accoglienti, verso il Museo Guggheneim. Anche solo ad accostarsi a questa immensa e bellissima struttura, "ci si riconcilia con la modernità". Avendo tempo, decido di entrare, passare un paio di ore a respirare il clima di quel luogo. Nel pomeriggio in metrò a Portogalete, parte nord della città, da cui l'indomani riprenderò il Cammino. Pomeriggio di riposo, preghiera, messa, confortato in serata da un solenne Concerto di Corali, nella Basilica di S. Maria. Cosa può desiderare di meglio un pellegrino? 

21 Aprile 2018 sabato 

Da Bilbao, parte verso Pobena e il mare, una ciclabile-pedonabile, lunga 15 chilometri, nuova e bellissima. Essendo sabato, è letteralmente invasa da ciclisi o camminatori, che approfittano della giornata di sole e riposo, per fare una gita. Alle 11,00 sono al mare, per portarmi al fantastico Paseo Islasur. una passeggiata attrezzata, con ringhiere e panchine, vista oceano, lunga quasi 10 chilometri. Anche questa è strapiena di gente, famiglie intere che passeggiano, con bimbi e cani, davanti ad un panorama ineguagliabile. Verso le 16,30 arrivo alla meta, Castro Urdiales. Santa Messa prefestiva, presieduta da un parroco giovane, monumentale, attivo, autorevole, ma anche tanto strafugnato, grasso e trasandato, che forse pensa che la pulizia e la classe non si addicano alla dignità sacerdotale. Però è buono e simpatico, e alla sera, quando mi riconosce in mezzo alla folla, solo, nella piazza festosa, mentre assaggio gustosi pintxos, fa un cenno di affettuoso saluto. E' la domenica del Buon Pastore e le preghiere per le vocazioni sono tantissime, nel mio cuore e nelle mie labbra. Foto del Paseo e Castro Urdiales di sera

22 Aprile 2018 Domenica

La partenza da Castro Urdiales è gioiosa, serena, lenta, come sempre le uscite, attraverso i lungomare, di queste meraviglie cittadine balneari. E' domenica, mi pare naturale procedere tranquilli, in preghiera, in contemplazione, in gratitudine. Verso le 10,30 un cartello segnaletico mi allarma: Laredo km 35! E' la mia meta e ho ancora tantissima strada da fare! Accelero, comincia a prendermi l'ansia, che compromette la gioia e la preghiera, il tratto asfaltato è noioso, ho anche fame, non ci sono indicazioni di paesi. Finalmente verso le 11,00 in un borgo ho la possibilità di una sostanziosa seconda colazione. Penso che in parrocchia, a Piumazzo, stanno celebrando le Messe, mi unisco in preghiera a tutti, raccomando al Signore tutti e il mio rientro. Oltre alla consolazione della preghiera, mi aspetta uno dei tratti in assoluto più belli del Cammino, un sentiero di sei chilometri, sul mare, che conduce a Islares. Questo, assieme a quello che percorrerò, nel pomeriggio, in alta quota, sulle rocce a strapiombo sull'oceano, prima di Laredo, sono fra i tratti paesaggisticamente più straordinari del Cammino. E' proprio una tappa "da festa", anche se il cielo velato, fa pensare che il tempo cambi.

La mia preghiera ha come riferimento la Liturgia delle Ore, il rosario pressochè continuo, la meditazione di Padre Gasparino "La preghiera del cuore" e la Messa serale, con la persuasione che, se incontro Dio in tanti modi ogni istante, con il creato soprattutto, massimamente mi si manifesta e "mi trasforma" nella Eucaristia. Vivo le Messe quotidiane con una grande attesa e raccoglimento, specialmente al momento della "preghiera dei fedeli", dilatata da tutte le persone e suggestioni, suscitati dal cammino, e il post-comunione, riposo e intimità con Colui che "un pò di più ti trasforma in sé". Nella convulsione della partenza, metto in zaino varie corone del rosario ... Così quando voglio ringraziare, uso la corona azzurra; quando voglio chiedere la corona nera; quando prego per il sacerdozio o le vocazioni, la corona bianca. 

23 aprile 2018 lunedì 

Parto da Laredo sotto la pioggia. Ho anche male ad un'anca, forse una infiammazione tendinea, e zoppico. Spero passi. Il lungomare ampio, lunghissimo e piastrellato di Laredo, con poche persone a passeggio col cane, alcuni pellegrini, è talmente arioso, che non si può non essere contenti. "Rosario azzurro". La spiaggia finisce in una punta sabbiosa, alla estremità della quale, un "imbarcadero" fa la spola con la riva opposta, la città di Santona. Nella piovviginosa mattina non ci siamo che noi pellegrini sul legno. Da Santona, dove mi fermo in preghiera nella bella chiesa di S. Maria in Porto, ignorando i cartelloni con la curiosa "Sagra delle Sardine", mi porto verso il mare. La meta è la città di Noia, preceduta dalla omonima Playa e da un promontorio, attraversato da un sentiero "alpinistico", che più esposto non si può. E' proprio come scalare una montagna, con precipizi vertiginosi sull'oceano, su un tracciato comunque chiaro e sicuro, bellissimo, adrenalitico! Uno dei tratti imperdibili del Cammino. Dopo, per la lunga spiaggia, costellata da rocce, che paiono un parco giochi, con castelli e animali giganteschi, di pietra. Dopo Noia, il sentiero si porta all'interno, per una serie di paesini di collina, fino alla tranquilla e boscosa Guemes. E' piuttosto tardi, quasi buio, ma intercetto ugualmente una cenetta rigenerante, una suggestiva casa di sasso per la notte, una gentilissima signora Maria, il cui garbo accogliente allevia ogni stanchezza. S Messa in camera alle 21,30 come ultimo atto di un altro giorno meraviglioso

24 Aprile 2018 Martedì

La buona notte di riposo, la straordinaria colazione della signora Maria, mi fanno partire lieto per l'ultimo giorno di cammino. Saluto tanti pellegrini, che il passare dei giorni ha resi famigliari e soprattutto mi dispondo a vivere gli ultimi meravigliosi scorci di oceano.

Vado lento, mi fermo spesso ad annotare, nel taccuino, le suggestioni, le ispirazioni interiori e operative del viaggio, tutto mi parla, la campagna, le casette della gente, gli animali che incontro, un cane che gioca con le onde, un falco che plana nel cielo, una famiglia di vitellini, che la madre mucca si affretta a proteggere, dalla mia attenzione sospetta ... La vita scorre, attorno a me, silenziosa e dolcissima, piccola e immensa.

Dopo la Playa de Los Tranquillos (che bel nome) incrocio una zona balneare di campeggi, con sulla arena folti gruppi di giovani che fanno ginnastica, addestramento, coordinati ... Mi avvicino e vedo trattarsi diu una scuola di surf, lo sport che ha accompagnato la vista e l'ammirazione in tutti questi giorni di Cammino del Nord. La esuberanza gioiosa di questi ragazzi, mi fa pensare a quelli che incontrerò a casa, che voglio preparare e accompagnare, ad affrontare e "giocare" con le onde della vita.

Ormai la mia meta di arrivo è vicina. A Santander c'è l'aeroporto, che con volo serale mi riporta a Bergamo, dove ho l'auto. Passo le ultime ore lungo le belle vie della città, dove è tornato il sole, gusto gli ultimi pintxos e soprattutto mi fermo in Adorazione davanti alla Eucaristia, nella Cattedrale, dedicata a S Maria Assunta. Non poteva esserci conclusione più bella!

Ho vissuto il Cammino del Nord nella serena consapevolezza di una conclusione. Speravo fosse bello, invece è stato bellissimo. Non poteva compiersi in modo migliore questa stagione pellegrina/ piumazzese, iniziata 10 anni fa, col Cammino Francese integrale, dal 24 Agosto al 21 Settembre 2008. Il pensiero costante era rivolto al sacerdozio, ora non più nella vaghezza dei primi anni, ma in quella concretezza derivata dalla esperienza, anche drammaticamente problematica. Ho ancora pochi anni da vivere, gli ultimi, sento il desiderio di essere sacerdote a pieno. L'esperienza pellegrina è stata il compimento della dimensione creaturale, benedizione del Padre alla mia umanità, scoprendone tutte le sue piccole- grandi possibilità. Ora è il tempo perché questo tesoro divenga offerta, totale, a Dio e alle anime. Durante questo Cammino, ho sperimentato spessissimo, quasi fisicamente, una "presenza" provvidente, protettiva e indirizzatrice. Ho incontrato spesso "angeli", che fermavano, o mostravano la via, o riempivano il cuore, la mente, di motivi, pensieri-guida, tanto concatenati, personali, sacerdotali. Cosa mi aspetta nel vicino futuro non lo so, ma sento che è qualcosa di nuovo, grande e bello, tutto da scoprire o semplicemente aspettare si manifesti.  Grazie S. Giacomo. 

Fine

MEDITAZIONE DEL PRIMO MAGGIO - DA UN TESTO DI RENE VOILLAME

Mai il mondo ha avuto tanto bisogno di segni esteriori della Chiesa. I valori più soprannaturali, i più divini, la Chiesa deve esprimerli esteriormente. Il realismo dello spirito contemporaneo, il tedio che provoca la diffusione, tramite la stampa e la radio, di discorsi e ideologie fanno si che sempre di più l’uomo non sarà convinto che dai fatti concreti, viventi. Ma quali segni il mondo aspetta soprattutto dalla Chiesa?

È necessario che, visibilmente la Chiesa esprima tramite i religiosi, i battezzati, i militanti, i preti quel distacco e quella povertà segno che si preoccupa prima di tutto dei veri valori divini. Questa povertà deve essere l’attesa di un’altra cosa; non è solo interiore, deve apparire all’esterno e tradursi in un linguaggio accessibile agli uomini del nostro tempo, questo è un caso in cui cose materiali, di per sé indifferenti, acquisiscono una certa importanza. Immenso interrogativo posto alla Chiesa: non è triste constatare a volte quanto siano pochi coloro che lo risentono con angoscia?

Il secondo segno della Chiesa, ed è più grande del primo, è il segno del vero amore dell’uomo e del rispetto che gli si deve. Anche a questo proposito la Chiesa deve subire delle trasformazioni nelle maniere adottate fino ad ora, per manifestare questo segno. Certo, le opere di assistenza, di carità misericordiosa, di quella carità che è molto tenera con tutti quelli che soffrono, queste opere rimangono; ma non sono più sufficienti. Quello di cui ora il mondo ha sete, ovunque l’amore dell’uomo debba esprimersi, quello che il mondo aspetta dalla Chiesa, è un atteggiamento che possa realmente preparare, in maniera efficace, la pace tra gli uomini, è una condanna degli inverosimili mezzi di distruzione, attualmente forgiati, è di contribuire a sviluppare la giustizia sociale, è che ci sia nella cristianità una più grande attenzione, più diffusa nei confronti della condizione dei poveri ovunque essi siano.

Vi è infine un ultimo segno che ci si aspetta dalla Chiesa: è quello della trascendenza di Dio, il segno della preghiera, del sacro, il segno di Colui nel quale essa crede. Di fronte allo spirito materialista contemporaneo, abituato a un nuovo stile, marcato dall’uso delle tecniche, la Chiesa sembra un poco inadatta in alcuni suoi modi di espressione. Qui non si tratta solamente della liturgia, ma della vita di preghiera della Chiesa, nelle anime tanto quanto nei segni esteriori (paramenti liturgici, architettura delle chiese, ecc.). I valori tra scendenti della vita divina della Chiesa, che si esprimono più profondamente nella sua vita contemplativa, debbono coesistere con una totale presenza agli uomini del nostro tempo e una vera comprensione dei loro bisogni. Ciò non è contraddittorio, perché la contrapposizione tra la trascendenza e la presenza della Chiesa a questo mondo si risolve in valori interiori. La soluzione si trova nelle parole del Cristo: “Voi non siete del mondo, ma vi .lascio nel mondo…Voi siete nel mondo senza essere del mondo…”

1 Maggio 2018 - gruppo di pellegrini in bicicletta verso il Santuario di S. Luca a Bologna
1 Maggio 2018 - gruppo di pellegrini in bicicletta verso il Santuario di S. Luca a Bologna