BENEDIZIONI PASQUALI 2024

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BOLLETTINO PARROCCHIALE NR. 376 QUARESIMA E PASQUA 2024

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ORARIO SANTE MESSE

Orari Sante messe :

 

Feriali: ore 18,30 Lunedì, Martedì, Giovedì e Venerdì  

             ore 20,00  Mercoledì  

Prefestiva: ore 18.00   

Festiva: ore 09.45 e ore 11.00

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CALENDARIO LITURGICO SETTIMANALE

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Tutti i mercoledì

  

 

SANTA MESSA ORE 20.00 E A SEGUIRE LA RECITA DELLA CORONCINA ALLA DIVINA MISERICORDIA 

TUTTE LE DOMENICHE

 

 

 

ALLE ORE 16.00 ADORAZIONE EUCARISTICA E RECITA  DEL SANTO ROSARIO

IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

PREGHIERA DELLA SETTIMANA

Preghiera del 3. marzo 2024

LA FOTO DELLA SETTIMANA

La  foto del  25.febbraio 2024

CANTARE INSIEME FA BENE!

CORO SAN GIACOMO
CORO SAN GIACOMO
Cantare in coro fa bene perchè stimola la creatività, le relazioni sociali e affettive, sviluppa l'ascolto, l'attenzione, l'espressione e la comunicazione e fa' apprendere un nuovo linguaggio, quello musicale.
Nel coro non ci sono differenze, alti e bassi, grassi o magri, giovani e meno giovani, tutti sono ugualmente importanti e ognuno contribuisce con la propria voce a creare un suono magico e meraviglioso, il suono del CORO.
Il Coro S. Giacomo di Piumazzo, presente in parrocchia da 25 anni anima le celebrazioni liturgiche della comunità e organizza concerti e attività culturali e musicali.
Stiamo cercando nuove voci, femminili e maschili, e una potrebbe essere proprio la tua!
Per informazioni rivolgersi a don Remo o alla direttrice Maria Teresa. Ti aspettiamo! 
Elenco dei prossimi appuntamenti del Coro S. Giacomo: 

Vedere Dio

(Bruno Ferrero, Il canto del grillo)

Una volta un re, convocò tutti i maghi, i sapienti e i sacerdoti del suo regno. Li minacciò dei castighi più terribili se non gli mostravano Dio. Quei pove­retti si disperavano e si strappavano i capelli senza saper cosa fare, quando arrivò un pastore che annun­ciò a tutti di essere in grado di risolvere il problema. 
Si affrettarono a presentarlo al re. Il pastore allo­ra condusse il sovrano su un terrazzo e gli indicò il sole. 
«Guardalo!», disse. 
Dopo un istante, il re abbassò gli occhi, gridan­do: «Vuoi accecarmi?». 
«Mio Signore», disse il pastore, «il sole è solo una piccola cosa del Creatore, neanche una scintilla del suo splendore... come puoi pensare di posare gli oc­chi su Lui in persona?». 

Ogni giorno il discepolo poneva la stessa doman­da: «Come posso trovare Dio?». E ogni giorno ri­ceveva la stessa misteriosa risposta: «Devi deside­rarlo». 
«Ma io lo desidero con tutto il mio cuore, no? Al­lora perché non lo trovo?». 
Un giorno, il maestro si stava bagnando nel fiu­me con il discepolo. Spinse la testa del giovane sot­t'acqua e ve la tenne mentre il poveretto si dibatteva disperatamente per liberarsi. 

III DOMENICA DI QUARESIMA

Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere

3. MARZO 2024

Cacciando i mercanti dal tempio, Gesù vuole purificare la casa del Padre dagli abusi che vi si erano instaurati: Inoltre vuole soprattutto insegnare che il tempio dell’antico culto è destinato ad essere sostituito da un tempio nuovo: il corpo glorioso di Cristo risuscitato, che diventerà luogo e centro di un culto rinnovato in spirito e verità.

O Padre, tu hai costituito tuo Figlio Gesù tempio nuovo della nuova e definitiva alleanza, costruito non da mani d'uomo ma dallo Spirito Santo. Fa' che accogliendo con fede la sua parola, abitiamo in lui e possiamo così adorarti in spirito e verità. Amen.

NON DI SOLO PANE NR.1121

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PREGHIERA IN FAMIGLIA

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Riflessione Vangelo: III DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Ascoltando il Vangelo di questa domenica, vien voglia di compiacersi e felicitarsi con Cristo per il gesto che sta facendo. Finalmente, finalmente Gesù ci insegna a fare piazza pulita di tutte le storture e deformazioni che si fanno in nome della fede e della carità. Magari riferendosi a tariffe per servizi religiosi, matrimoni, funerali, celebrazione di Messe, vendita di medaglie, candele e roba varia. "Dio non ha nulla a che vedere con i soldi", ha detto Papa Francesco denunciando la deriva affaristica della Chiesa. Ma se ci fermassimo solo a questo avremmo una visione riduttiva e strumentale del gesto di Gesù. C'è anche e soprattutto il mercanteggiare e il negoziare con il Signore. E questo riguarda tutti e ognuno di noi. Venire al Tempio per sentirsi a posto in coscienza, ascoltare la Messa perchè c'è un preciso comandamento, credere di sistemare le nostre cose poco buone con la santa Comunione, questo, questo non è altro che mercanteggiare con Dio. Siamo mercanti del tempio se, usciti di Chiesa, continuiamo a calunniare, sfruttare, derubare il nostro fratello. Siamo mercanti del tempio se, usciti di Chiesa, calpestiamo la giustizia, ricerchiamo guadagni, titoli, privilegi con inganno e imbrogli. E siamo ancora mercanti del tempio se, usciti di Chiesa, non siamo capaci di imboccare la strada della pulizia interiore, di onestà, di giustizia, di attenzione al prossimo, di rispetto agli altri. Se non è così, vuol dire che si è frequentata la Chiesa sbagliata, o meglio, non si è neppure entrati in Chiesa. E allora, "la Messa è cominciata, andate in pace", dovremmo dire alla fine di questa celebrazione eucaristica.

VIDEO VANGELO PER I BAMBINI

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 2,13-25
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere

   

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

IL VIDEO DEL MESE

Per i malati terminali – Il Video del Papa 2 – febbraio 2024

Il video con l'intenzione di preghiera di Papa Francesco per il mese di febbraio 2024: Preghiamo perché i malati nella fase terminale della propria vita, e le loro famiglie, ricevano sempre la cura e l’accompagnamento necessari, sia dal punto di vista sanitario che da quello umano.

NOTIZIE DAL MONDO

Vivere la Quaresima. I santi ci spiegano perché bisogna confessarsi

Con il suo richiamo alla preghiera e alla penitenza, la Quaresima è tempo privilegiato per preparare e ricevere il sacramento della riconciliazione. Dice del resto il Catechismo, al numero 1457 che, «secondo il precetto della Chiesa, ogni fedele raggiunta l'età della discrezione, è tenuto all'obbligo di confessare fedelmente i propri peccati gravi, almeno una volta nell'anno». La preparazione alla Pasqua e il tempo di Avvento sono in questo senso dei momenti privilegiati. Importante anche l’esempio dei santi, molti dei quali sono stati veri e propri apostoli del confessionale.

Per esempio, l’importanza di confessarsi bene e di frequente spesso è stata uno dei punti cardinale dell’insegnamento di don Giovanni Bosco ai ragazzi. «Per prima cosa – diceva il santo dei giovani – vi raccomando di far quanto potete per non cadere in peccato: ma se per disgrazia vi accadesse di commetterne, non lasciatevi mai convincere dal demonio a tacerlo in confessione. Pensate che il confessore ha ottenuto da Dio il potere di rimettervi ogni tipo e ogni numero di peccati». Nessuna vergogna, dunque, in quanto il confessore «è un padre, il quale desidera ardentemente di farvi tutto il bene possibile, e cerca di allontanare da voi ogni sorta di male». E di sé don Bosco diceva: «Ricordo che fu la mamma a prepararmi alla prima confessione. Mi accompagnò in chiesa, si confessò per prima, mi raccomandò al confessore e dopo mi aiutò a fare il ringraziamento. Continuò ad aiutarmi fino a quando mi credette capace di fare da solo una degna confessione».

 Il sacramento della penitenza fu certamente fondamentale in san Leopoldo Mandic (1866-1942), frate cappuccino di origine croata morto a Padova dove passò una fetta importante della sua esistenza, dedicando lunghe ore a confessare i penitenti. A chi lo accusava di assolvere con troppa facilità rispondeva: «Se il Signore mi rimproverasse di troppa larghezza potrei dirgli: Paron benedetto, questo cattivo esempio me l’avete dato voi, morendo sulla croce per le anime, mosso dalla vostra divina carità». Quanto alla scoperta dell’importanza di trattare con dolcezza chi si accostava al confessionale, citava un episodio: «Quand’ero bambino di 8 anni, commisi una mancanza che non mi sembrava grave, e tale la giudico ancor oggi. Mia sorella mi rimproverò, e poi mi condusse dal parroco perché mi correggesse e mi castigasse. Io confessai al parroco la mia colpa, ed egli dopo avermi aspramente rimproverato, mi mise in ginocchio in mezzo alla Chiesa. Rimasi tanto addolorato, e dicevo tra me stesso: perché trattare tanto aspramente un bambino per una mancanza leggera? Quando sarò grande voglio farmi frate, diventare confessore, e avere tanta bontà e misericordia con i peccatori!».

Padre Pio da Pietrelcina che passava anche più di 15 ore al giorno ad ascoltare i penitenti invitata a confessarsi molto frequentemente. In proposito “Il Settimanale di padre Pio” racconta la testimonianza di Pietro Cugino un figlio spirituale del santo frate con le stimmate. «Voleva che mi confessassi ogni otto giorni. Se qualche volta io non andavo da lui, era lui a venirmi a cercare. E un giorno mi trovò in cucina mentre aiutavo il frate cuciniere. Mi chiamò e, prendendomi per mano, mi condusse in un angoletto del corridoio del chiostro, ove mi confessò. In un’altra occasione simile io gli feci presente che non avevo molto da dire, e lui: “Hai visto una donna di casa che ha un bel mobile? Lo spolvera tutte le mattine, perché lei ci nota sempre un po’ di polvere. Così dobbiamo fare noi con la nostra anima, dove si accumulano sempre delle imperfezioni”».

L’elenco dei santi che invitano a confessarsi bene potrebbe proseguire a lungo. E così i Papi. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno dedicato pagine importanti al sacramento del perdono. E Francesco, che alla misericordia ha dedicato un anno giubilare, nell’omelia del 17 marzo 2023 durante le “24 ore per il Signore” disse: «Questo dev’essere, il sacramento della Riconciliazione: un incontro di festa, che guarisce il cuore e lascia la pace dentro; non un tribunale umano di cui aver paura, ma un abbraccio divino da cui essere consolati. Una delle cose più belle di come ci accoglie Dio è la tenerezza dell’abbraccio che ci dà. Se noi leggiamo di quando il figlio prodigo torna a casa (cfr Lc 15,20-22) e incomincia il discorso, il padre non lo lascia parlare, lo abbraccia e lui non riesce a parlare. L’abbraccio misericordioso. E io qui mi rivolgo ai miei fratelli confessori: per favore, fratelli, perdonate tutto, perdonate sempre, senza mettere il dito troppo nelle coscienze; lasciate che la gente dica le sue cose e voi ricevete questo come Gesù, con la carezza del vostro sguardo, con il silenzio della vostra comprensione. Per favore, il sacramento della Confessione non è per torturare, ma è per dare pace. Perdonate tutto, come Dio perdonerà tutto a voi. Tutto, tutto, tutto».

 

 

IL LIBRO DELLA SETTIMANA

Il potere della Croce - Meditazioni sulla Passione 1980-2023

Descrizione

Per sapere chi siamo occorre tornare sempre alla Croce di Cristo. La contemplazione del Crocifisso ha segnato la fede, la vita e la pietà del popolo cristiano. Le riflessioni proposte in questo volume sono i commenti alla lettura della Passione tenuti nella basilica di San Pietro durante la liturgia del Venerdì Santo dal 1980 al 2023, sotto i pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Costituiscono una prolungata e amorosa meditazione sul mistero della Croce. Ideali stazioni di una via crucis, che invitano alla contemplazione, all'adorazione, alla sequela.

 

 

DIOCESI DI BOLOGNA

Per seguire le celebrazioni del cardinal Zuppi collegarsi a questo link:   www.youtube.it/user/12portebo

Prossimi appuntamenti

LE PAROLE DEL PAPA

Al centro della vita cristiana c’è il dono dell’amicizia con il Signore, che ci libera dalla tristezza dell’individualismo e dal rischio di una vita senza significato, senza amore e senza speranza.


PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 13 marzo 2024

Catechesi. I vizi e le virtù. 11. L'agire virtuoso

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Dopo aver concluso la carrellata sui vizi, è giunto il momento di rivolgere lo sguardo sul quadro simmetrico, che sta in opposizione all’esperienza del male. Il cuore dell’uomo può assecondare cattive passioni, può dare ascolto a tentazioni nocive travestite con vesti suadenti, ma può anche opporsi a tutto questo. Per quanto ciò possa risultare faticoso, l’essere umano è fatto per il bene, che lo realizza veramente, e può anche esercitarsi in quest’arte, facendo sì che alcune disposizioni divengano in lui o in lei permanenti. La riflessione intorno a questa nostra meravigliosa possibilità forma un capitolo classico della filosofia morale: il capitolo delle virtù.

I filosofi romani la chiamavano virtus, quelli greci aretè. Il termine latino evidenzia soprattutto che la persona virtuosa è forte, coraggiosa, capace di disciplina ed ascesi; dunque l’esercizio delle virtù è frutto di una lunga germinazione, che richiede fatica e anche sofferenza. La parola greca, aretè, indica invece qualcosa che eccelle, qualcosa che emerge, che suscita ammirazione. La persona virtuosa è pertanto quella che non si snatura deformandosi ma è fedele alla propria vocazione, realizza pienamente sé stessa.

Saremmo fuori strada se pensassimo che i santi siano delle eccezioni dell’umanità: una sorta di ristretta cerchia di campioni che vivono al di là dei limiti della nostra specie. I santi, in questa prospettiva che abbiamo appena introdotto riguardo alle virtù, sono invece coloro che diventano pienamente sé stessi, che realizzano la vocazione propria di ogni uomo. Che mondo felice sarebbe quello in cui la giustizia, il rispetto, la benevolenza reciproca, la larghezza d’animo, la speranza fossero la normalità condivisa, e non invece una rara anomalia! Ecco perché il capitolo sull’agire virtuoso, in questi nostri tempi drammatici nei quali facciamo spesso i conti con il peggio dell’umano, dovrebbe essere riscoperto e praticato da tutti. In un mondo deformato dobbiamo fare memoria della forma con cui siamo stati plasmati, dell’immagine di Dio che in noi è impressa per sempre.

Ma come possiamo definire il concetto di virtù? Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci offre una definizione precisa e sintetica: «La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene» (N. 1803). Non è dunque un bene improvvisato e un po’ casuale, che piove dal cielo in maniera episodica. La storia ci dice che anche i criminali, in un momento di lucidità, hanno compiuto atti buoni; certamente questi atti sono scritti nel “libro di Dio”, ma la virtù è un’altra cosa. È un bene che nasce da una lenta maturazione della persona, fino a diventare una sua caratteristica interiore. La virtù è un habitus della libertà. Se siamo liberi in ogni atto, e ogni volta siamo chiamati a scegliere tra bene e male, la virtù è ciò che ci permette di avere una consuetudine verso la scelta giusta.

Se la virtù è un dono così bello, subito nasce una domanda: come è possibile acquisirla? La risposta a questa domanda non è semplice, è complessa.

Per il cristiano il primo aiuto è la grazia di Dio. Infatti, in noi battezzati agisce lo Spirito Santo, che lavora nella nostra anima per condurla a una vita virtuosa. Quanti cristiani sono arrivati alla santità attraverso le lacrime, constatando di non riuscire a superare certe loro debolezze! Ma hanno sperimentato che Dio ha completato quell’opera di bene che per loro era solo un abbozzo. Sempre la grazia precede il nostro impegno morale.

Inoltre, non si deve mai dimenticare la ricchissima lezione che ci è arrivata dalla saggezza degli antichi, che ci dice che la virtù cresce e può essere coltivata. E perché ciò avvenga, il primo dono dello Spirito da chiedere è proprio la sapienza. L’essere umano non è libero territorio di conquista di piaceri, di emozioni, di istinti, di passioni, senza poter fare nulla contro queste forze, a volte caotiche, che lo abitano. Un dono inestimabile che possediamo è l’apertura mentale, è la saggezza che sa imparare dagli errori per indirizzare bene la vita. Poi ci vuole la buona volontà: la capacità di scegliere il bene, di plasmare noi stessi con l’esercizio ascetico, rifuggendo gli eccessi.

Cari fratelli e sorelle, cominciamo così il nostro viaggio attraverso le virtù, in questo universo sereno che si presenta impegnativo, ma decisivo per la nostra felicità.